In Egitto, come ormai tutti sanno, visto il bombardamento
mediatico che stiamo subendo da dieci giorni a questa parte, il premier Morsi,
eletto col 51% delle preferenze nelle ultime elezioni amministrative, è stato
deposto e arrestato da parte dell’esercito egiziano guidato da El Sissi.
Insieme a lui son finiti in manette anche altri leader del partito radicale dei
“Fratelli Musulmani”. Le accuse sono svariate e cominciano dall’ incitamento
alla violenza, fino all’accusa di essere nemici del popolo. La costituzione è
stata sospesa, mentre è alla stessa corte costituzionale che sono stati
spostati temporaneamente i poteri di governo, oltre alla responsabilità di
organizzare le elezioni e di mettere nuovamente mano alla carta fondamentale
dello stato.
L’Egitto, però. si trova senza un governo stabile (per ora affidato al liberale El Beblawi affiancato dal leader democratico e filo americano El Baradei) , sull’orlo di una guerra civile e religiosa, e vicina alla catastrofe economica. Insomma, la storia si ripete dopo la caduta di Mubarak. Infatti, dopo l’arresto di Morsi ,ci sono state in tutto il paese delle contro manifestazionI dei Fratelli Musulmani che hanno provocato scontri con l’esercito, decine di morti e vigliaccherie sadiche come
l’uccisione nella zona del Sinai di un innocente prete copto. Non mancano, poi, le accuse delle donne
egiziane di abusi sessuali subiti durante le manifestazioni pubbliche sotto gli
occhi delle forze governative, impassibili e omertose.
In poche parole un paese spaccato, diviso, fortemente a rischio
tracollo economico. Con il Turismo, fonte maggiore di reddito e ricchezza per
gli Egiziani, completamente immobile viste le gravi vicissitudini politiche e
sociali.
Nel frattempo, l’Onu, gli Stati Uniti e l’Europa delle
Banche mostrano preoccupazione per quello che succede in Egitto; sicuramente
preoccupati dall’instabilità economica di uno dei più grandi partner
commerciali in Medio Oriente. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon,
mettendo in guardia gli egiziani dal ricorrere a vendette e dall'escludere
partiti e comunità dalla vita politica, dopo il colpo di stato tecnico che ha
deposto il presidente islamista Mohamed Morsi, afferma con tutta la solita
ipocrisia del caso:” Seguo con crescente preoccupazione gli sviluppi della
crisi egiziana, da cui arrivano inquietanti notizie di arresti e restrizioni
della libertà di espressione e orribili racconti di violenze sessuali.” Il
segretario generale dell'Onu ha chiesto alle forze di sicurezza di «proteggere
i manifestanti e impedire scontri violenti» e ha invitato chi scende in piazza
a farlo «in modo pacifico».
Ma forse dietro questa crisi, c’è proprio la mano del New
World Order. La crisi sociale egiziana che porta instabilità politica ed
economica, infatti, giova, guarda caso, solo ad Israele che nel Medio oriente
vede ora accrescere sempre più la sua egemonia e che può minacciare ancor di
più e sempre senza tanti problemi, la
Siria e l’Iran. Solo il tempo, comunque, potrà confermare
questa tesi.
Una Siria, però, sempre più unita e sempre più al centro
dello scenario geopolitico mondiale. che sta dando una lezione militare,
economica e sociale a tutti i suoi avversari. Pian piano stanno crollando
tutti: dai Fratelli Musulmani in Egitto a Erdogan in Turchia. E dire che Assad
doveva essere spodestato, secondo i loro piani, in meno di un anno e mezzo!
È questo, dunque, forse l’unico motivo di gioia della crisi
egiziana: il fondamentalismo islamico, nemico numero uno della Siria laica del
legittimo presidente Assad è giunto al capolinea del suo apogeo. Non ci resta
che salutarli con un ironico: Bye Bye Morsi, Game Over!