domenica 3 febbraio 2013

Nord Irlanda: Ritorno al Passato?

Ad ogni uomo libero, sia esso militante o intellettuale, che vive lottando per la conquista della sovranità e la difesa dell’identità tradizionale del proprio paese, non può che non essere a cuore la questione Nord Irlandese. Questa, infatti, presenta tutte le caratteristiche di una vera e propria guerra per la salvaguardia della sovranità e dell’identità del popolo irlandese, per l’appunto, nei confronti dell’invasore britannico. 
 
Fin dai primi decenni del ‘900, dopo la guerra anglo-irlandese, vaste regioni dell’ Irlanda furono teatro di una vera e propria invasione coloniale inglese che vide i cittadini irlandesi come soggetti passivi in quanto costretti a subire discriminazioni nel trovare lavoro o nell’assegnazione delle case popolari proprio nelle loro stesse città governate però da reggenti stranieri. Tutto questo per motivi soprattutto religiosi: gli irlandesi erano prettamente cattolici, gli inglese protestanti. Inoltre le circoscrizioni territoriali introdussero un sistema elettorale (tutt’oggi in vigore) che permise ai protestanti (in minoranza) di vincere sempre e comunque le elezioni.
 
Il punto di conflitto massimo si raggiunse tra gli anni ’60 e ’90. Periodo nel quale tra civili, militari e militanti politici morirono ben 3000 persone. Tutto questo in un costante clima di guerra civile.
Le cose peggiorarono in realtà però solo dl 1976 quando il governo inglese abolì lo stato di prigioniero politico attribuito ai militanti irlandesi dell’IRA (Irish Republic Army; la più importante divisione paramilitare dei cattolici irlandesi ma anche un movimento politico per la conquista della sovranità della Repubblica Irlandese dal dominio britannico). Questi da quel giorno in poi non avrebbero goduto più dei privilegi attribuiti nelle carceri ai prigionieri politici ma sarebbero stati trattati come carcerati comuni. Come se il combattere per un’idea fosse paragonabile al rubare o all’uccidere per gloria o denaro. Inoltre furono utilizzate sempre meno guardie carcerarie regolari e sempre più militari della RUC (divisone para militare protestante opposta all’IRA).
 
Iniziarono proteste dentro e fuori dalle galere. Fuori ci fu una vera e propria guerra civile che cosò la vita a migliaia di persone. Dentro invece ci furono proteste inizialmente pacifiche come quella del rifiuto di indossare divisa carceraria rimanendo nudi o con una coperta addosso la notte. Dopo due anni di risultati fini a se stessi i carcerati decisero prima di non lavarsi e spargere le proprie feci sui muri delle carceri fino a passare veri e propri scioperi della fame. Questi costarono la vita, invece, a poco pi di venti eroi irlandesi (il primo tra i quali il celebre Bobby Sands) .
 
In questo breve excursus storico non si può certo dimenticare poi la tanto tragica quanto storica “Sunday Bloody Sunday”del 1972 che ha inspirato anche la nota canzone del gruppo rock irlandese degli U2. Quel giorno nella città di Derry nel Nord Irlanda la polizia e l’esercito inglese aprirono il fuoco contro i manifestanti filo repubblicani cattolici uccidendo quattordici persone.
 
Oggi, per amor del vero, la situazione è pressappoco migliorata. Ma negli ultimi mesi, in un clima sociale, politico e soprattutto economico davvero difficile per l’intera Irlanda, sovrastata dal debito, inflazione e disoccupazione, le cose peggiorano di giorno in giorno, facendo tornare alla mente ancora i tragici eventi del passato. Cristiani e protestanti a Belfast ancora in conflitto.
 
Son recenti, infatti, le notizie degli scontri, e dei numerosi conseguenti feriti (circa venti solo tra le forze dell’ordine), tra le due fazioni e la polizia locale dopo la storica decisione del governo nordirlandese di non far sventolare tutto l’anno ma solo in alcune date precise l’Union Jack, il vessillo britannico. I lealisti protestanti inglese la considerano come attacco alla loro identità, i cattolici irlandesi, invece, la considerano come primo passo verso il riconoscimento della propria indipendenza. Inoltre, sempre recenti sono le minacce di morte ricevute dal primo ministro nord irlandese, Robinson, da parte di alcuni estremisti politici ancora però non identificati dalla polizia inglese (solo un fermato di cui non si è svelato nome e fede politica) e gli attacchi dei militanti protestanti con molotov e sassi ai negozi e alle case di cattolici irlandesi.
 
In definitiva, l’Irlanda sta forse ritornando al passato. L’ideale di indipendenza e libertà politica, sociale ed economica non ha abbandonato gli animi de coraggiosi irlandesi. Il progetto di occupazione dell’isola da parte del dominio britannico sta forse davvero volgendo al termine.
Dunque l’augurio resta che questi uomini ci siano d’esempio sotto l’aspetto della tenacia e del coraggio. Che ci siano da guida spirituale sotto l’aspetto umano. E alla fine, verrà il nostra giorno.

domenica 13 gennaio 2013

ILVA: Passato e Futuro

Società per azioni che si occupa principalmente della produzione e lavorazione dell’acciaio. Ha diverse filiali sparse in Italia ma lo stabilimento principale è quello di Taranto che è il più grande polo siderurgico in Europa e uno dei più grandi nel mondo. Questa è l’Ilva e solo per quello che rappresenta meriterebbe una sorte migliore rispetto a quella che invece sta accadendo. Ma partiamo dall’inizio. L’azienda viene fondata da un gruppo di industriali agli inizi degli anni novanta ma successivamente diviene un’azienda pubblica grazie all’IRI,l’ente pubblico italiano istituito nel 1933 durante il ventennio fascista. Segue poi una crisi del mercato dell’acciaio che porta a grandi problemi finanziari dell’azienda che viene rilevata dal gruppo privato Riva,tutt’oggi ancora a capo. Questa è la storia in breve dell’azienda.


Nell’estate del luglio 2012 il gip del tribunale di Taranto sequestra varie aree dell’azienda di Taranto,arrestando otto persone tra dirigenti ed ex dirigenti del gruppo Riva a causa dell’inquinamento ambientale prodotto dagli stabilimenti dell’azienda. Ovviamente i più danneggiati da questo provvedimento sono stati gli operai che lavorano in quegli stabilimenti e che prontamente hanno fatto sentire la loro voce. Il presidente della regione Puglia,Nichi Vendola apre dicendo subito che la regione si costituirà parte civile ma col passare del tempo e il trascorrere delle indagini si viene a sapere che il presidente della Regione Puglia avrebbe fatto pressioni indebite nei confronti del direttore dell’Arpa (società addetta al controllo dei livelli di inquinamento) per non far emergere i dati drammatici. Naturalmente il leader di Sinistra Ecologia e Libertà respinge le accuse come spesso accade, riponendo piena fiducia nei confronti della magistratura. E chissà che tipo di pressioni avrebbe fatto,mazzette,promesse di qualche tipo? Sta di fatto che si sta cercando di insabbiare la notizia.

Ci dispiace constatare il fatto che anche l’Ilva,ex azienda pubblica sia passata a dominio privato. Purtroppo il problema della privatizzazione di molte aziende ha afflitto il nostro Paese negli ultimi anni e viene messo in pratica lo stesso metodo utilizzato con l'Alitalia: si divide l'azienda in due parti, quella con i debiti rimane allo Stato e quella ripulita viene acquistata a prezzo super scontato dai privati. E tutto quello che sta accadendo questi giorni non sarebbe successo se ci fosse un governo eletto dal popolo,sicuramente la prima cosa che farebbe un tale governo è quella di togliere dalle mani private un’azienda che tanti anni fa era pubblica. E in tutto ciò l’Unione europea resta a guardare e declassa le produzioni vitali come quella siderurgica. Bell’Europa…

Nel 2006 alla vigilia delle elezioni politiche Emilio Riva finanzia le campagne elettorali di entrambi gli schieramenti contendenti,Forza Italia da una parte e Ds dall’altra,ma in quest’ultimo caso il finanziamento non arriva al partito vero e proprio ma va direttamente a Bersani che stava diventando ministro per lo sviluppo economico e controllore politico dell’Ilva. Si rientra quindi sempre nella logica partitica da cui sembra cosi difficile uscirne. Anche per questo oggi è importante uscire dagli schemi dei partiti e provare ad intraprendere una strada nuova che abbia alla base dei veri valori e che non si faccia influenzare dal particolare schieramento.
Si è proposto di spegnere lo stabilimento ma ciò è inaccettabile,troppi posti lavoro andrebbero persi e in un periodo come questo il fatto è ancor più pesante. Non ci si può permettere d’altro canto di uscire definitivamente dal settore della siderurgia,è un danno regionale ma soprattutto nazionale. Che poi documentandosi,ci si accorge che lo stabilimento è in regola con le emissioni e che non ci sono leggi o regole che prevedano la chiusura degli stabilimenti. Ma se proprio fosse vero che escono sostanze nocive dagli stabilimenti di Taranto si potrebbe tranquillamente affermare che a rimanere avvelenata sia stata solo la politica visto i “pericolosi” rapporti che intercorrevano e che intercorrono tutt’ora tra l’azienda e le istituzioni. L’esempio è sempre quello dei contatti frequenti tra dirigenti dell’azienda e presidente della provincia di Taranto e governatore della regione Puglia.

L’economia italiana non deve subire questo ulteriore danno,perché ad avvantaggiarsene sarebbero gli altri paesi europei e mondiali. Il lavoro e la produzione devono proseguire.
E poi chiudere un’azienda come questa è inaccettabile perché sarebbe una batosta all’economia italiana e al nostro sistema produttivo,si devono si ridurre le sostanze dannose(magari riconvertirle in un tipo di energia non dannosa) ma si deve sempre mantenere un minimo di produzione proprio come proposto dalla stessa azienda che ha stanziato una cifra per il risanamento ma che è stato ritenuto non congruo dal gip di Taranto.

Certo è che facendo un confronto con la vera Ilva di settanta anni fa e quella odierna male amministrata c’è da meditare,prima si praticava una vera politica sociale nei confronti dei dipendenti dell’azienda e per i familiari:assistenza sanitaria negli stabilimenti,asili e doposcuola sono solo alcuni esempi. Insomma l’azienda era molto più vicina alle famiglie ed era interessata ad una rinascita dell’industria italiana,esattamente il contrario di quello che sta accadendo oggi. Scusate se a volte siamo un po’ nostalgici ma i dati di fatto ci danno ragione.

venerdì 4 gennaio 2013

Seneca: Analisi Militante


E tuttavia, pur amando molto gli amici, che mette sul suo stesso piano, o che spesso addirittura antepone, il saggio delimiterà in sé ogni bene e ripeterà le parole di quel famoso Stilbone, lo stesso che Epicuro critica nella sua lettera. Costui, dopo la caduta della sua città, in cui aveva perso moglie e figli, uscì da solo, e tuttavia sereno, dall'incendio generale; gli fu chiesto da Demetrio, che ebbe poi il soprannome di Poliorcete per le città da lui distrutte, se avesse perso qualcosa. "Tutti i miei beni," rispose, "li ho con me." Ecco un uomo forte e valoroso! Egli vinse il nemico vincitore. "Non ho perso nulla," disse: e costrinse il nemico a dubitare della propria vittoria. "Tutti i miei beni li ho con me": senso di giustizia, virtù, saggezza e soprattutto l'intelligenza di non ritenere un bene ciò che può essere tolto. Ci meravigliamo vedendo certi animali che attraversano indenni il fuoco; quanto è più ammirevole quest'uomo che uscì illeso e indenne dalle armi, le rovine, le fiamme! Vedi quanto è più facile vincere tutto un popolo
che un solo uomo?"

In questo brano si evidenzia come la volontà spirituale si antepone alla volontà materiale.
Nella società di oggi, intorno al concetto di “bene”, vige una grande confusione, che affonda le sue radici, come facilmente si intuisce, nell’imperante materialismo che circonda l’umanità del III millennio e che ha totalmente identificato nell’ ”avere” il fine ultimo del vivere.
Per invertire questa tendenza ingannatrice, l’uomo libero oggi ha il dovere e il bisogno di riscoprire l’avere permanente, ossia il vero “bene” l’unico non soggetto all’azione disgregatrice del tempo, che coincide con le nostre conquiste interiori.
Conquiste faticose, perché ottenute nella lotta contro noi stessi, contro la nostra parte più mediocre e lasciva, ma la sua preziosità sta proprio in questo cioè che ogni brandello del nostro ego che sacrifichiamo in nome degli alti valori della spiritualità, della fratellanza, della natura, della comunità rappresenta un costitutivo di una vittoria viva e sincera.
E’ tutto qui il messaggio che dobbiamo fare nostro da questo estratto, opporre alle “vittorie” del mondo moderno fatte di macerie e rovine dovute ai valori tangibili, la fermezza del pensiero e del comportamento, che non può essere inficiata da nessuna avversità esteriore.

C’è chi fa, e chi antifà!

Siamo succubi di una deforme attività di diffusione di notizie, contraria ad ogni etica professionale, a tal punto da ignorare tutte le cose oneste, compiute in buona fede.
Fine novembre è stato un periodo caldo. Lo è stato per tutti quelli che, in buona o in cattiva fede, hanno deciso di fare politica.

Il 24 novembre si è tenuta la manifestazione nazionale di Casapound Italia. Un giorno prima è stata la volta di un’iniziativa locale, che ha visto impegnati i militanti di Sempre Domani Roma a fianco dei cittadini del IX municipio in una fiaccolata silenziosa per le vie del quartiere tuscolano.
In ordine di clamore, è stato certamente lo spostamento di un corteo programmato, autorizzato, pubblicizzato, a distanza di pochi giorni (ma forse sarebbe meglio dire ore) dall’inizio dello stesso.
Si perché, mentre la campagna pubblicitaria della manifestazione nazionale era già partita, pronta a radunare migliaia di simpatizzanti e militanti sotto le bandiere di Casapound Italia, i pennivendoli preannunciavano un clima di guerra nelle strade di Roma, in vista delle molteplici (fosse vero) iniziative speculari organizzate dagli antifascisti – militanti. Questi ultimi hanno di fatto organizzato un contro-corteo che si sarebbe mosso assieme a quello di Casapound, proprio per ribadire una presunta ostilità di Roma nei confronti del movimento stesso.
In sintesi poiché tutti conosciamo i fatti, per come sono andati-, Casapound è stata costretta, a rinunciare alle vie del centro per spostare il proprio corteo in una zona più a nord della città, in una fiumana ponderata di cittadini di tutta Italia che da Piazza Mazzini è giunta fino a Ponte Milvio.

Si temevano scontri, eppure non c’è stata una sola situazione violenta, il clima durante la
manifestazione è stato gioioso, vivo, attivo. La partecipazione altissima, nonostante elicotteri e polizia scortassero il corteo. Nonostante giornalisti abbiano infamato non tanto Casapound in sé, quanto piuttosto coloro che hanno partecipato, dicendoli “soggiogati” ad un non meglio precisato “obbligo di sventolamento”, oppure a quello di dover “marciare” come si trattasse di una nostalgica commemorazione.

In faccia agli sciacalli mediatici e non, si è risposto con il silenzio dato a chi, dipendente fazioso e servile, sarebbe stato pronto a “ricamare” su qualsiasi affermazione dei singoli militanti.
In parallelo, esattamente un giorno prima (il 23/11), la fiaccolata organizzata da Sempre Domani Roma ha avuto il suo indubbio riscontro. Si è denunciato lo stato di abbandono del quadrante di via Assisi in relazione agli eventi di cronaca che lo hanno interessato. La fiaccolata è stata una tappa che ha voluto portare in strada il dissenso denunciato da più di un anno dal comitato cittadino e dall’associazione stessa. Tutto anche in questo caso è avvenuto nel migliore dei modi: alta partecipazione, sfilata pacifica ed ordinata, scevra da ogni speculazione politica. Nonostante ciò, nonostante il fatto che l’unica realtà politica che da più di un anno denuncia i fatti che lo vedono coinvolto, ospita trasmissioni televisive nella propria sede, propone incontri con i rappresentanti delle istituzioni e collabora nel progettare rimedi concreti ai disagi dell’area; blogger paventatisi indipendenti, ma poi di fatto spalleggianti chi, nel quartiere ha parte delle responsabilità per le condizioni dello stesso, ecco imputare all’associazione di generare degrado affiggendo locandine per promuovere la fiaccolata stessa !

Come se il problema fosse la locandina, che santifica le battaglie in favore dei cittadini condotte da anni. Come se il degrado che porta la gente a subire aggressioni tali da finire in coma, che porta i negozianti ad abbandonare l’area fosse causato dai manifesti di Sempre Domani.
Si riscontra, nel rispetto delle proporzioni, un parallelismo –questo sì estremo- tra quanto è accaduto a Casapound e quanto a Sempre Domani Roma. Il parallelismo è dato dal fatto che mentre gl’altri tacevano, gozzovigliavano nei loro prodotti “politici”, questi gruppi militanti agivano, denunciavano fatti, proponevano soluzioni.  

Avanti tutta, fino alla vetta, ed ancora più su !


domenica 23 dicembre 2012

Tutti contro Tutti, Tutti per Uno

 
Questo è un articolo che sembra quasi irriverente. Un articolo che può anche strapparci un sorriso ma soprattutto deve farci riflettere. Riflettere se rinnovare o meno tra pochi mesi la fiducia nei loro confronti oppure dargli un segnale definitivo di distaccamento completo. È un articolo, per chi ancora non l’avesse capito, che parla dell’attuale situazione politica italiana.
Che la politica parlamentare, democratica, altolocata abbia perso ormai la fiducia da parte dei cittadini è un dato scontato. Che quei benpensanti borghesi abbiano perso la faccia cadendo in innumerevoli scandali lavorativi e privati è altrettanto scontato. Ma che continuino a cercare (invano, per fortuna) di prendere in giro ancora una volta il popolo italiano per mantenere i loro sporchi privilegi è davvero ridicolo.
 
A pochi mesi dalla elezioni, infatti, stanno davvero dando spettacolo. Sono tutti contro tutti. È perfino nato il “partito degli arancioni” di De Magistris. Senza contare che Montezemolo è sceso in politica, Grillo si definisce il salvatore della democrazia e il cuscinetto contro l’ascesa del ”passo dell’oca” nazista. Berlusconi invece ha promesso di togliere l’IMU. Non importa se qualche mese fa i suoi colleghi l’hanno votata in Parlamento. Ora c’è da gettare fumo negli occhi. E con ogni mezzo ci stanno provando. Il Partito Democratico invece esulta per le primarie. Ha vinto il meno favorito: Bersani (si ironizza). I vinti, da Renzi a Vendola, invece, essendo tutti estremamente democratici, hanno accettato con grande spirito collettivo la sconfitte e ora vanno tutti verso la stessa direzione per il bene dell’Italia. Casini e l’UDC invece cercano validi alleati moderati (chissà che significa, in Italia chi non è moderato?). Fini non ha un’identità. Sta lì. Ma se non ci fosse chi se ne accorgerebbe? La Lega e l’Italia dei Valori, ai quali comunque dobbiamo dare l’unico merito per l’opposizione all’illegittimo governo Monti in tutti questi mesi, promettono battaglia. Ma in realtà, sotto sotto, gratta gratta, una qualche coalizione per piazzare qualche parlamentare in più certo non gli dispiacerebbe e quasi esplicitamente la stanno cercando. La Russa in una trasmissione televisiva ha annunciato la nascita di un suo partito “Fratelli d’Italia”. Come se far politica significasse dare spettacolo. Pannella indice lo sciopero personale della sete contro le condizioni primitive delle carceri italiane.
Eppure questi acerrimi nemici (eccezion fatta alcuni già sopra citati) casualmente, per innato senso di responsabilità, son tutti grati al buon liberal capitalista governo tecnico. Quasi tornano a litigare per accaparrarsi in quest’ultimo più simpatie. Quasi si odiano pur di avere nelle proprie file uno di loro (o magari più di uno). Tutti che promettono continuità alle riforme. Tutti che tornano nei propri passi se si sono azzardati a fare dichiarazioni discordanti con Monti & Co.
 
Che simpatici esemplari questi nostri politici. Mai concordi in nessun punto. Nemmeno per la riforma elettorale che avrebbe permesso di mantenere e rafforzare magari le loro poltrone. Anche lì dovevano far finta di discutere. Perché parliamoci chiaro: non sono per nulla avversari. Sono infatti al massimo due facce della stessa medaglia. Danno spettacolo: discutono, promettono, illudono e poi rispettano. Non il popolo sovrano. Ma le lobby finanziarie internazionali. I liberali, i capitalisti, i privati in parole povere. I detentori della ricchezza mondiale. Rispettano il loro volere, si inginocchiano ai loro programmi politici futuri votando a favore delle loro riforme.
 
Insomma quello che per decenni è stato millantato è tutto falso. La democrazia (o meglio questa forma illusoria di potere) non da la possibilità al popolo di eleggere i loro governanti, bensì solo i camerieri dei veri padroni. I padri fondatori della Repubblica democratica italiana fondata sul lavoro(?) hanno svenduto l’Italia e la sua sovranità politica ed economica. L’ultimo governo tecnico ne è la prova. Andando a votare questi meschini soggetti non solo non avrete mai speranza di un futuro libero e dignitoso ma contribuirete sempre più al rafforzamento di questo sistema usuraio.
 
Alle prossime elezioni rifletti bene. Nessuna loro promessa economica vale quanto la nostra dignità popolare. Il vero estremista è chi ancora crede loro.

lunedì 3 dicembre 2012

Comunità Studentesca Augustea

Alla gioventù di oggi si sta togliendo tutto: il lavoro, la sicurezza, la scuola, la sanità, in una parola il futuro. Questa è una verità che è sotto gli occhi di tutti. 

Accanto a questa realtà palese, tuttavia, ne troviamo una strisciante, subdola, che pochi vedono ma i cui effetti si avvertono in modo netto: ai giovani è stata tolta la Giovinezza.
Può sembrare una contraddizione in termini, eppure è proprio così: i ragazzi oggi sono educati a snobbare il sacrificio, a sguazzare nella superficialità e nel disinteresse, a godere di entusiasmi artificiali e futili, a tendere sempre di più verso il mediocre e il meschino. Contro questa tendenza, è necessario più che mai riaffermare parole e valori quali: coscienza politica, azione disinteressata, fratellanza, solidarietà, partecipazione, azione, gioia, entusiasmo. In una parola: Giovinezza. 


Su questi presupposti nasce, nel luglio del 2012 in seno alla comunità politica Sempre Domani Roma, la volontà di creare un nucleo giovanile rivolto ai licei.

Un progetto che nasce in modo totalmente nuovo rispetto ad altre realtà politiche giovanili: al centro di tutto c'è, infatti, il concetto di "Comunità Studentesca". La "comunità" è un aspetto centrale, in quanto esprime un modo gerarchico, aristocratico (nel senso dei termini greci "areté", virtù, e "kratos", potere, potere ai virtuosi), solidarista di intendere la vita e i rapporti con gli altri. La nostra "comunità" è, tuttavia, "studentesca". Studentesca perchè è dagli studenti che questo progetto prende vita. Studentesca perchè è dalle scuole che bisogna partire e ri-partire. Studentesca perchè soprattutto i giovani, gli studenti, hanno bisogno di riscoprire dei valori che sono stati fatti volutamente e metodicamente dimenticare. Basandosi su questo concetto, ogni comunità studentesca, agirà in modo autonomo per evidenziare e combattere i problemi peculiari del liceo in cui si troverà ad operare, senza doversi conformare obbligatoriamente ad un rigido programma imposto su scala macroscopica. 

Il percorso delle Comunità Studentesche è iniziato dal liceo classico Augusto, uno storico riferimento per l'appio latino/tuscolano, dentro il quale si è già formata una piccola ma ben organizzata comunità militante, attorno alla quale si sono poi aggregati studenti provenienti da altre scuole di Roma, come per esempio il Manara o il Santa Teresa.

Una piccola unità d'azione e d'intenti, quella della Comunità Studentesca Augustea, che è riuscita a diventare un riferimento politico all'interno del liceo, sia a livello elettorale, portando a casa uno tra i quattro seggi della rappresentanza d'istituto, sia a livello pratico, con una miriade di iniziative che vanno dallo sport (CSA Sport) fino alla cultura (conferenze ed eventi di solidarietà organizzati con associazioni culturali e di promozione sociale). Per ultima, ma non meno importante, la presenza della CSA all'interno delle proteste studentesche che hanno riguardato l'Augusto (manifestazioni, occupazione), una presenza fatta di impegno e volontà, per aiutare gli studenti nell'affermare il loro diritto allo studio, in difesa della scuola pubblica.
L'impegno di CSA, pertanto è solo iniziato: davanti a noi si delinea un anno di lotta e di vittoria per migliorare noi stessi e la scuola in cui ci troviamo, con uno sguardo sempre rivolto alle realtà che ci circondano, perchè le Comunità Studentesche non si fermino solo all'Augusto.

sabato 1 dicembre 2012

Svendesi Sanità Pubblica Italiana

Nel nostro ultimo articolo (“Malasanità e Incubo Privatizzazioni”) datato primo Novembre 2012 sottolineavamo come il rischio della privatizzazione totale della sanità italiana fosse non solo un problema da non trascurare ma che, con al governo un banchiere di fama internazionale, diventasse proprio una realtà da combattere.
 
Così, quando nella giornata di Martedì 27 Novembre, il premier Monti ha affermato che il sistema nazionale sanitario è diventato insostenibile per le casse dello Stato, noi non ci siamo di certo sorpresi. D’altronde come può un uomo al servizio della lobby finanziare, in una posizione ghiotta come quella di Presidente del Consiglio, non provare a mettere le mani su un servizio pubblico in linea di massima efficiente?
A dire la verità comunque numerose son state le critiche arrivate da ogni parte sociale. In primis dai sindacati come la CGIL «Se il governo ha intenzione di privatizzare, come denunciamo da mesi, lo dica. Noi lo combatteremo. Ma non può affamare la bestia per poi svenderla». Oppure Costantino Troise, segretario dell’Anaao-Assomed (Associazione medici dirigenti): «In sostanza dice che i soldi sono finiti e che la sanità se la devono pagare i cittadini, come già ora avviene con la non autosufficienza. Niente di nuovo sotto il sole».
 
Immediate successivamente, viste le reazioni, e come da classico copione democratico, le smentite dei tecnici: «Nessuno pensa alla privatizzazione del servizio sanitario nazionale» ha affermato il ministro Balduzzi«Monti ha parlato solo di nuove forme di finanziamento».
Una linea difensiva però che ci appare ancora una volta insufficiente visto che il banchiere Monti aveva esplicitamente dichiarato «Le proiezioni di crescita economica e quelle di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità dei sistemi sanitari, potrebbe non essere garantita se non ci saranno nuove modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi e delle prestazioni».
Insomma, una minaccia bella e buona. Una sorta di esca per sondare il terreno. E se poi a queste parole ci aggiungiamo che buona parte della politica italiana, del settore industriale (Della Valle in primis) e degli intellettuali accademici ( Guido Tabellini ex rettore della Bocconi) stanno aspettando a braccia aperte nuove manovre di privatizzazione per le loro sporche speculazioni, il quadro diventa drammatico.
 
Già dal governo Berlusconi che consentì ai privati di finanziare il servizio di sanità pubblica mettendo le mani sull’amministrazione di quest’ultima e già dai primi tagli alla sanità del governo Monti che ha visto scendere in piazza anche i “camici bianchi”,possiamo dedurre quale sia, quindi, lo scenario futuro della sanità pubblica italiana.
Una privatizzazione graduale inevitabile con questi meschini soggetti. Cosi come per la scuola e l’università. Una spesa insostenibile perché facente parte dello Stato sociale da smantellare per i mondialisti banchieri.
 
Eppure pochi mesi fa hanno firmato e sottoscritto ESM e Fiscal Compact (manovre economiche da circa quaranta miliardi l’anno di Euro che andranno solamente a rinsaldare le casse della Banca Centrale Europea) eppure continuano a finanziare il pagamento dei Caccia ultramoderni (circa 10 miliardi in totale) ad oggi fortunatamente inutili (ma chissà, il mondialismo riserba sempre grandi sorprese) .
In definitiva, ci stanno svendendo. Vogliono consegnarci un paese gestito e controllato da pochi privati che fanno gli interessi delle lobby internazionali, dove lo Stato sociale sia totalmente smantellato, dove a scuola, all’università e all’ospedale potrai andare solo se sarai ricco, dove a lavoro sarai considerato sempre più come un oggetto, sostituibile da uno più giovane quando non produrrai più come prima.
A chi affidare il tuo futuro sta solo a te decidere.