martedì 3 dicembre 2013

Le Monete Alternative in Grecia: Strada per la Libertà


La disastrosa situazione economica che la Grecia sta vivendo è nota a tutti, ciò che invece è ancora poco noto, è il fatto che il popolo greco ha trovato un modo per reagire alla crisi aggirando il governo e l’Unione Europea. I greci hanno riscoperto il baratto e con esso l’utilizzo della moneta complementare, con la quale stanno cercando di allontanare quelli che sono diventati i loro due nemici principali: l’euro e le banche.

Ma cos’è questa moneta complementare e come funziona?

In sostanza, se è vero che nella Grecia ci sono molte risorse, le quali tuttavia non possono essere sfruttate poichè scarseggia l'Euro nelle tasche e nelle casseforti dei Greci, allora perchè non creare una moneta “alternativa” per effettuare gli scambi che sia sconnessa alle vicissitudini della finanza? Dove e quando manca moneta e l'economia finanziaria non funziona, è necessario tornare all'economia reale utilizzando monete complementari per aumentare il potere d'acquisto collettivo. Beni e servizi vengono scambiati senza l'utilizzo dell'Euro, bensì attraverso l'utilizzo di una moneta diversa da quella ufficiale che si limita ad essere utilizzata in aree geografiche più o meno limitate. In Grecia le monete alternative più note sono l’Obolo a Patrasso, il Tem a Volos, e il Kinò a Salonicco.

Il focolaio del fenomeno è stata la città di Aigion, a pochi chilometri da Patrasso. Da gennaio 2012 un gruppo di persone sempre crescente ha iniziato a sostituire la moneta con il cambio merce. I commercianti, per poter procedere al baratto, devono essere iscritti ad una specifica associazione che, con i suoi volontari, controlla l’equità degli scambi. In questo modo le persone possono preservare i pochi euro che la crisi gli ha lasciato nel portafogli, soldi indispensabili a pagare le bollette e tutto ciò che non può essere scambiato con il metodo “non ufficiale”.  Il modello del baratto è stato talmente vincente in questa città che in seguito molte altre hanno ne hanno seguito l’esempio traendone giovamenti nel corso del tempo.

Nei vari statuti che regolano l’organizzazione delle monete
alternative l’accento è posto sull’aiuto verso il prossimo e l’allontanamento da un sistema finanziario arbitrario che ha eroso la capacità economica del Paese e speculato sulla vita dei greci. Tutto ciò è confermato dal primo obiettivo che, chi aderisce a questo progetto, s’impegna a perseguire, ovvero la creazione di reti di solidarietà e di sostegno reciproco, a livello locale, per la protezione di chi è finanziariamente più debole.


La forma mista di scambio e autofinanziamento si è rivelata un successo, e con i primi soldi ottenuti è stato possibile intervenire a livello di infrastrutture pubbliche la cui manutenzione da parte dello Stato era stata da tempo ignorata e lasciata da parte.


Queste forme di micro economie locali dimostrano come i greci, in un momento di grande difficoltà, abbiano saputo reinventarsi e provare a riemergere con le sole loro forze. In un sistema di baratto, mercato solidale e moneta alternativa le banche 'tradizionali' appaiono quasi obsolete e così anche le imposizioni del sistema europeo. Certo questo sistema non può essere applicabile a tutto il Paese e non sono soluzioni gestibili su larga scala, ma possono comunque essere uno spunto per il rinnovamento, un punto di partenza per cambiare modo di pensare, e non si parla solo della Grecia ma anche della stessa Italia, un’Italia che, noi lo sappiamo bene, ne ha viste fin troppe negli ultimi anni e la crisi economica che sta vivendo ora rischia di dare il fatidico “colpo di grazia”.

domenica 1 dicembre 2013

SVENDESI TRASPORTO PUBBLICO 2.0


Cio’ che sta accandendo a Genova in questi giorni e’ il frutto di una politica inefficiente e appiattita sui diktat europei i quali, con la scusa del risanamento del debito  pubblico, indeboliscono quelli che si presentano come gli asset strategici ed i servizi dei singoli stati dell’UE.

Nella nostra visione lo Stato deve garantire la gestione politica, economica e sociale all’interno di ogni singolo paese. Esso deve difendere lo sviluppo dei servizi per la cittadinanza, mantenendo cosi’ invariato il suo ruolo. In realta’ ci troviamo di fronte alla situazione opposta per la quale lo Stato, privatizzando i servizi, favorisce l’inserimento nei gangli vitali della nazione di interessi non solo privati, ma soprattutto sovranazionali. E’ dunque legittimo credere che il volano della svendita dei beni pubblici sia da ricercare nell’entrata in vigore della moneta unica, che rappresenta sia un sistema monetario integrato, ma in particolar modo la longa mano delle sempre piu’ asfissianti e inappellabili politiche di Bruxelles. A testimonianza di cio’ vi e’ la continua perdita degli ultimi rimasugli della sovranita’ nazionale.

Il paragone tra cio’ che si sta consumando a Genova e cio’ che in maniera piu’ diffusa si e’ verificato in Grecia e’ quantomeno scontato. E’ chiaro che la privatizzazione del trasporto locale e’ solo il primo passo per la svendita di tutti i beni pubblici come l’energia, l’acqua, le infrastrutture e le industrie strategiche.

Il governo Letta ed i principali partiti politici italiani sono l’ennesima compagine che avvalla e perpetra le politiche europee.



Nel caso specifico, a Genova, e’ in corso cio’ che precedentemente si era gia’ palesato a Firenze, dove l’azienda pubblica del trasporto (ATAF), e’ stata svenduta da parte del Sindaco Renzi, il quale oggi invece, per puro interesse politico, dichiara di essere contro le privatizzazioni attuate dal governo. L’ATAF, nonostante sia stata privatizzata, ha avuto forti ricadute negative sulla qualita’ dei servizi per i cittadini fiorentini, non risanando i bilanci ma peggiorando ancora di piu’ la situazione economica. E’ inoltre previsto per i primi giorni di dicembre lo spacchettamento in tre della stessa azienda.

Per  quanto riguarda la situazione genovese, dopo il via libera delle privatizzazioni indette dalla regione Liguria, sono seguite quelle del comune che ha in programma anche la privatizzazione di tutte le aziende con partecipazione pubblica, violando il risultato del referendum contrario alle suddette. Dopo quattro giorni di sciopero generale e manifestazioni dei lavoratori, con la conseguente paralisi della citta’, si e’ raggiunto un accordo tra le parti in causa, con la subdola partecipazione dei sindacati concertativi, i quali rappresentano sempre meno gli effettivi interessi dei lavoratori. Tale accordo, secondo il nostro punto di vista, e’ una vera e propria chimera che testimonia cio’ che inevitabilmente si concretizzera’. Rimarcando il fatto che le aziende sono in deficit, la loro unica soluzione e’ la privatizzazione. In realta’, la risposta a tutto cio’ e’ il risanamento della spesa,che non tocchi i lavoratori, ma gli stipendi d’oro dei dirigenti ed il taglio delle consulenze.


In conclusione e’ necessario riconoscere come le politiche liberiste attuate da qualsiasi partito di governo, senza alcuna distinzione, e la complice attivita’ dei sindacati, rappresentino due facce della stessa medaglia contro i lavoratori e gli interessi nazionali.

 

martedì 29 ottobre 2013

“La (dis)grazia italiana!”


 “La legge è uguale per tutti”. Questo è il principio basilare su cui venne fondato già dal 1942 l’intero ordinamento giuridico italiano, con l’emanazione del Codice Civile. Tutti uguali sotto ogni punto di vista: politico, economico, sociale. Non ci sono preferenze e non ci sono agevolazioni. L’Uguaglianza vince su tutto.

Purtroppo però in alcuni casi bisogna fare i conti con la realtà.

L’ordine naturale delle cose vuole che  se si viene ritenuti colpevoli, si sconta una pena. Sembra impensabile che ad alcuni cittadini italiani, condannati dalla giustizia ordinaria per motivi fiscali, possa venir accordata una grazia giuridica. Più che altro è impensabile che se ne parli ogni giorno sui media, sui quotidiani, sui social network solo perché il soggetto in questione si chiama Silvio Berlusconi, leader della coalizione di centro destra, ex presidente del Consiglio dei Ministri e noto imprenditore di fama mondiale, condannato dalla cassazione a quattro anni per frode fiscale e rinviato invece per discutere l’interdizione dai pubblici uffici.

Con regolarità marziale, da mesi a questa parte non si parla d’altro. Ci hanno inondato di dichiarazioni, confessioni, testimonianze, prese di posizione e sentenze. Secondo il Pdl Berlusconi è candidabile e la sua carica da senatore non deve decadere: la legge Severino non è applicabile perché i fatti per i quali è stato condannato sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge stessa e la norma non può avere valore retroattivo. Inoltre c’è chi rivendica che in seguito all’indulto concesso nel 2006, la condanna a quattro anni per frode fiscale sarebbe in pratica di un solo anno. Berlusconi poi non può andare in carcere e dovrebbe essere affidato ai servizi sociali o andare agli arresti domiciliari.

Insomma una marea di dichiarazione socialmente e giuridicamente ingiuste. Alle quali vanno aggiunte poi le dichiarazioni solidali degli altri esponenti della politica italiana, sempre in prima linea per difendere gli “innocenti” colleghi.

Ma gli interrogativi che questa inutile vicenda solleva sono veramente tanti. In primis si chiediamo perché si parli tanto di questa sentenza quando il signore Silvio Berlusconi è in attesa di giudizio definitivo per altre questioni. Vi ricordate, per esempio, il caso Ruby? Anche li in primo grado Berlusconi è stato condannato a sette anni di reclusione per concussione ai danni della questura.

Inoltre ci chiediamo come mai si possa solamente immaginare che il Presidente della Repubblica Napolitano debba concedere la grazie per motivi fiscali ad un cittadino evasore (fino a prova contraria). Come mai alcuni sono arrivati a  credere che Napolitano possa concedere la grazia a Berlusconi sotto ricatto? Io Napolitano ti do la grazia e tu Silvio esci dalla scena politica. Come mai il capogruppo Pdl al senato, Renato Schifani, è arrivato al punto di pensare che la grazia la debbano chiedere i figli di Berlusconi invece che gli esponenti del suo partito.

Ma in fin dei conti ci chiediamo come mai il PDL sia ancora al 20-22% nei sondaggi elettorali. Saremmo curiosi di conoscere chi ancora crede in questa gente, chi non si è stufato di questi ipocriti giochi di potere, di questa falsa informazione tesa a confondere le menti della popolazione e ad allontanarle dai problemi reali. Saremmo curiosi di conoscere chi non prova disprezzo per una magistratura faziosa, un classe politica succube dei poteri finanziari internazionali.


Ma in fin dei conti saremmo curiosi di conoscere chi crede che se fosse stato condannato lui stesso per frode fiscale, si sarebbe alzato comunque questo polverone.

Sveglia Italiani, che in Italia “la legge non è uguale per tutti”

martedì 22 ottobre 2013

Sul Tema Omosessualità...

Tra la fine del IX sec. e l’inizio del XX vigeva ancora all'interno del mondo scientifico una visione chiamata "Relativismo culturale" che faceva si che le scoperte, le analisi e le ricerche sociologiche e antropologiche di quegli anni, quando si imbattevano in culture o manifestazioni di comportamenti omosessuali, venivano sottaciute alla comunità scientifica, negati o tutt'al più minimizzati e analizzati solo da un punto di vista di problematica morale.

Per molto tempo furono, infatti, soltanto pochi illustri che si occuparono del fenomeno considerando il comportamento omosessuale come qualcosa di acquisito, fortuito e accidentale, un "peccato" in cui ogni essere umano poteva saltuariamente cadere e per cui poteva anche essere condannato. Il paradigma del "Relativismo culturale" venne superato soltanto grazie all'apporto della medicina, la quale, iniziando ad interessarsi del fenomeno omosessualità offrì nuove chiavi di lettura. Kinsey fu il primo a definire l'omosessualità come variante del comportamento sessuale umano.

Oggi, è noto a tutti che esistono coppie di fatto. Non tutti però vivono tale condizione con equilibrio e buon gusto, ma questo vale anche per troppe coppie etero.  Il problema non consiste nel fatto che tali unioni abbiano un riconoscimento di tipo civile e amministrativo, con l’attribuzione di determinati diritti e doveri alla coppia,quanto quello relativo ad ogni ipotesi di adozione di bambini a coppie gay. La possibilità di riconoscere un’unione civile (riguardante persone dello stesso sesso o meno) che contempli al suo interno determinati diritti e altrettanti doveri da riconoscere ai contraenti deve essere una garanzia di tutti

La  concezione dello Stato deve essere organica, inclusiva, e non può tollerare che larghe frange della cittadinanza siano costrette a comportamenti “carbonari”. Un’idea di Stato che contempla una sovranità forte e che  non accetta diktat morali, religiosi o settari, da parte dei proibizionisti come da quella degli esibizionisti.

Ne è la conferma l’ultimo episodio verificatosi dopo le dichiarazioni dell’imprenditore Barilla,condannato per le sue dichiarazioni; le reazioni del mondo gay non sono state altro che l'ennesimo specchietto per le allodole, volto a creare vuoto chiacchiericcio mentre l'asse produttivo dell'Italia viene spolpato. Sono armi di distrazione di massa, buone solo a spostare il dibattito politico verso tematiche inconsistenti, banali e conformiste.

Lo stesso istinto libertario contro facili pregiudizi e visioni stereotipate ci induce del resto a ritenere inconcepibile e indesiderabile qualsivoglia estensione di leggi liberticide come la Mancino, che anzi non ha di per sé già senso di esistere.

L’intolleranza si combatte rifondando la comunità nazionale su basi condivise. Queste iniziative sono solo facile fonte di guadagno (su pubblici finanziamenti) per associazioni che non hanno nessuna intenzione a far finire il problema “omofobia”  perché il problema stesso diventa fonte di reddito per associazioni di nicchia.


Insomma il mondo omosessuale non dovrebbe avere la sindrome del “panda”, della specie particolare in via di estinzione. Al contrario aspirare alla uniformità con il resto del popolo italiano. Uniformità di fronte allo Stato e di fronte alla legge. Quindi diritti civili e riconoscimento restano l'unico passo necessario anche culturale per porre fine non tanto alla discriminazione, ma al retaggio culturale secolare che la genera. Crediamo al contrario che tanti, troppi omosessuali organizzati, preferiscano bivaccare nel limbo dell'incertezza giuridica per cavalcare il clamore politico della questione omosessuale.

A nostro avviso oggi ci sono troppe battaglie per le libertà delle singole categorie e non c'è quella essenziale per la libertà contro il pensiero unico, globale e omologante.

venerdì 18 ottobre 2013

Solo Al Tenaglia, Weekend con i Cittadini


Il Comitato di Quartiere del Quadrante di Via Assisi ha organizzato per il weekend del 19 e 20 Ottobre, una serie di iniziative sociali per combattere il degrado della zona e per sottolineare ancora una volta come la militanza riesca a coprire il ruolo svolto dalle inefficienti istituzioni locali.

Per la Giornata di Sabato 19 è prevista l’apertura straordinaria di tutti gli sportelli sociali, da quello fiscale a quello legale, passando per l’assistenza computer. Per domenica 20 Ottobre, invece, oltre alla consulenza veterinaria gratuita e all’intrattenimento dei bambini (presso lo spazio loro riservato a Via Nocera Umbra), è prevista la pulizia del quadrante intero.

Sono chiaramente invitati tutti i cittadini stanchi della noncuranza della politica comunale e municipale, lontana anni luce dalle istanze e dalle urgenze sociali. Sono invitati i cittadini che fino ad oggi ci hanno sostenuto perché hanno creduto che solo con l’azione concreta possiamo aver voce in capitolo e sollevare problematiche che stanno cominciando a divenire pian piano sempre più gravi.

Contro il Degrado e l’abbandono, non resteremo a guardare!

 

Comitato di Quartiere Quadrante Via Assisi

 

giovedì 17 ottobre 2013

Dominique Venner, Samurai d'Occidente

Dominique Venner naque il 16 aprile 1935 a Parigi, a diciotto anni si arruolò volontario come paracadutista nell’esercito francese durante gli anni della guerra d’indipendenza Algerina. Militante politico della Jeune Nation e dell’OAS fondò il gruppo Europe-Acion negli anni sessanta. Storiografo, e saggista vinse nel 1981 un premio dell’Académie Française con un saggio sulla guerra civile russa. E’ stato autore di numerosi libri, intellettuale d’area e studioso, reso maggiormente noto al mondo per il suo gesto estremo, sulle orme di Yukio Mishima, quando, il 21 maggio 2013 si toglie la vita presso la cattedrale di Notre Dame con un colpo di pistola.

Un gesto estremo che nella sua lettera argomenta magistralmente, incarnando con il suo gesto un modello di uomo ideale, di spirito, che è d’esempio per tutti quelli che si riconoscono nelle denunce di Venner e nelle sue critiche alla società moderna. Venner scrive, nella sua lettera rinvenuta subito dopo il suicidio:” … ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà. Offro quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali. … “ riferendosi all’anestetizzazione del popolo francese avanti ai grandi avvenimenti riformisti o pseudo tali che li ha visti in prima persona coinvolti. Un gesto che viene così spiegato:”Mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invadenti desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà plurimillenara.”, come un ultimo e profondo gesto di ribellione ai sistemi massivizzanti e globalisti che distruggono l’identità dei popoli che Venner, fino al giorno della propria morte, ha sempre tentato di ribadire e di difendere. Una battaglia generica a favore dell’identità di tutti i popoli europei, una denuncia che trasmigra la frontiera francese e si estende a tutta Europa e che noi potremmo allargare ad altri contesti geopolitici anche più distanti, come la Siria stessa.
 

Molti nel riportare la notizia della sua morte, hanno riferito di come Venner fosse indignato per l’approvazione della legge in favore dei matrimoni omosessuali e come la sua denuncia fosse in riferimento all’islamizzazione della società francese. A nostro giudizio l’analisi è riduttiva e non rende giustizia a quello che è stato il reale intento di Venner: dimostrare con l’esempio come un uomo debba essere disposto a tutto, anche all’estremo e più alto gesto umanamente concepibile, il suicidio, pur di affermare con forza il proprio dissenso. La ribellione di Dominique Venner è nei confronti di una classe politica lontana dalle istanze del popolo e di una società tutt’altro che dinamica e “assonnata” ed “ingannata” dai gruppi dirigenti, incapace di uno slancio attivo e realmente propositivo. Venner denuncia la dispersione dei valori tradizionali che privando il popolo della propria identità lo svuotano di quella coscienza idonea a contrastare le iniziative di chi tenta di unire con l’inganno a vantaggio di interessi individualistici e tutt’altro che solidali.

Dominique Venner, come Yukio Mishima, ha tentato di dare un esempio, ha tentato di offrire agliuomini un’occasione per riflettere donando la propria vita affinchè gl’uomini potessero fermarsi a riflettere. Un gesto disinteressato, che consacra Dominique Venner ad esempio di coerenza e coraggio ed a riferimento per tutti quegli uomini che ancora oggi non s’arrendono. Onore a Dominique Venner, samurai d’Occidente !

venerdì 4 ottobre 2013

Le Ottobrate, Tradizione Romana

Tradizionalmente le Ottobrate, erano le feste che a Roma chiudevano la stagione della vendemmia. I romani, per festeggiare, erano soliti andare “fori porta” tra vigne e Osterie, specie nelle zone tra Testaccio, San Giovanni, Ponte Milvio, Monte Mario e Porta Pia. Nel corso dei secoli la gita domenicale di ottobre si consolidò come forma di svago per tutta la popolazione: dai ceti più bassi e poveri ai nobili più ricchi.

Le giornate erano caratterizzate da sfrenata allegria e voglia di bere buon vino. Si giocava a bocce, a ruzzola e all’altalena. Poi si beveva ovviamente, si cantava e si ballava il “saltarello” e si mangiava (parecchio). Mai mancavano gnocchi, trippa, abbacchio. 

Per partecipare alla festa era solito recarsi con le “Carrattelle”  (trainati da cavalli bardati e adornati sfarzosamente) sulle quali sedevano le ragazze vestite a festa e ornate di fiori e piume. Gli uomini, parenti e amici, invece, seguivano il carro a piedi. Anch’essi comunque erano soliti portare durante queste giornate vestiti sfarzosi.

La tradizione delle Ottobrate toccò l’apice di partecipazione durante il governo papale, ma rimase viva anche fino ai primi decenni del XX Secolo. Non a caso, oggi si può ancora sentire qualche persona più anziana citare il detto “che bella ottobrata” per sottolineare la soleggiata giornata di Ottobre.

Per creare un ponte, sia ideale che concreto, tra passato e presente e per non far cadere nell’oblio una delle più antiche tradizioni romane all’insegna della socialità e dell’allegria (due fattori che certamente non caratterizzano questa vita moderna frenetica) l’associazione calcistica del Pro Appio ha organizzato per domenica 13 Ottobre alle ore 19:00 una bella ottobrata romana presso il centro sportivo Cucchiella (Via Appia Nuova, km 18) dove non mancheranno certo vino, allegria e musica.

Non mancare all'appuntamento con la tradizione romana