martedì 31 maggio 2016

Governo Pinocchio, l'economia italiana non riparte


"Più piccola è la mente più grande è la presunzione" è un famoso detto di Esopo, scrittore greco antico. Un aforisma che ci sembra più attuale che mai, soprattuto se applicato alla politica italiana attuale con un chiaro riferimento al governo guidato dal presidente Renzi. Un governo che sembra vedere solo quello che vuole, solo quello che conviene loro. A sentrli parlare, infatti, l'Italia è ripartita, la crescita è costante e l'Europa è soddisfatta.

Recenti dichiarazioni del ministro dell'economia Padoan raccontano di " una crescita che accelera in buona parte trainata dall'effetto delle misure del governo e si accompagna al miglioramento continuo delle finanze pubbliche sia in termini di deficit che di debito» durante la stesura del DEF,il Documento di economia e finanza, annunciando che il Pil 2016 crescerà dell'1,2, rispetto all’1,6% precedentemente previsto. L’aumento del Pil sarà dell'1,4% nel 2017 e dell'1,5% nel 2018. Quanto alle privatizzazioni «l'obiettivo fissato è dello 0,5% di Pil di introiti». «Stiamo esaminando varie opzioni che ci permetteranno di raggiungere quell'obiettivo» ha aggiunto Padoan.

Dichiarazione accompagnate da quelle del primo ministro Matteo Renzi che afferma "Spero che nel prossimo anno possiamo tornare ai livelli di media europea. l'Italia ha avuto nel 2012 con il governo Monti una crescita negativa. Nel 2013 con il governo Letta ha avuto -1,9. Ora siamo a +0,8 "

Ma i numeri, forniti soprattuto dall'Istat, e i fatti, non concordano con queste ottimistiche visioni.

Negli ultimi dodici mesi hanno chiuso ogni giorno oltre 390 imprese ed è stato osservato che lo scorso anno si è consumata una vera e propria strage di piccole e medie imprese.I principali responsabili di questo disastro sono: lo stallo del mercato interno, l’aumento del prelievo fiscale, il crollo del credito e l’incremento del peso di adempimenti inutili e costosi.

Ma, la crisi non è uguale per tutti. Se, infatti, gli imprenditori italiani arrancano, l’esercito delle aziende condotte da immigrati continua a ingrossarsi: oggi sono oltre cinquecentocinquantamila, ovvero il 9,1% delle aziende totali. Di queste, la stragrande maggioranza (94,2%) è di esclusiva conduzione straniera.


Ma, il dato più importante è quello che riguarda soprattutto il saldo tra imprese nate e cessate nel 2015: quello degli stranieri è in attivo di 24.795 unità, al contrario, le imprese italiane mostrano un saldo negativo di circa diecimila unità. I dati testimoniano la crescente importanza dell’imprenditoria straniera: una realtà in crescita in tutte le regioni e in tutti i settori. Ciò dimostra che  solo con un sistematico sfruttamento della manodopera si può ridurre l’impatto delle tasse sui ricavi delle imprese. Il fisco per le aziende italiane è  un socio occulto che pur non condividendo il rischio d’impresa partecipa alla distribuzione degli utili.  Siamo il paese in Europa che subisce invadenza dello stato nelle attività economiche dei cittadini e delle imprese attraverso la leva del fisco. Il fisco italiano pesa sulle imprese con un tax rate del 64,8%. Inoltre, la burocrazia certo non incoraggia la voglia di investire. L’Italia, infatti, è ultima per costi degli adempimenti burocratici per pagare le tasse (7.559 euro) staccando pure la Germania (7mila euro circa) e il Belgio (6.295 euro). A questi costi si aggiunge la perdita di tempo (e di denaro) per pagare le tasse (269 ore annue): solo in Europa dell’Est le procedure sono più farraginose delle nostre.

Ma andiamo avanti: nel mese di gennaio 2016, la richiesta di elettricità in Italia ha fatto registrare una flessione dell’1,0% a parità di calendario rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ovviamente possiamo ipotizzare che di anno in anno i comportamenti degli italiani diventino più “parsimoniosi”


Sale solo il consumo di petrolio a gennaio ma meno bene sono andati i prodotti di autotrazione, con la benzina che nel complesso ha mostrato un calo del 6,3% rispetto a gennaio 2015 (livello più basso da 10 anni).

A dicembre 2015 il fatturato dell’industria registra una diminuzione dell’1,6% rispetto a novembre (-1,7% sul mercato interno e -1,4% su quello estero). Negli ultimi tre mesi, l’indice complessivo registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti

A dicembre gli indici del fatturato segnano flessioni congiunturali per l’energia (-4,6%), per i beni strumentali (-2,2%), per i beni intermedi (-1,2%) e per i beni di consumo (-0,7%).

La spesa pubblica, elevatissima e causa di una pressione fiscale abnorme, non accenna a calare. Lo scorso anno essa è aumentata di 52 miliardi di euro e le tasse sono cresciute di quasi 26 miliardi. Rispetto al 2014, nel 2015 le uscite correnti del bilancio pubblico sono passate da 483,8 miliardi a 536,4 miliardi, mentre le entrate tributarie suono salite da 407,5 miliardi a 433,4 miliardi.


Nel nostro Paese il pil  è sceso di oltre 8 punti, i consumi delle famiglie di 6,5 punti e gli investimenti quasi 27,5 punti percentuali. La disoccupazione, invece, è pressoché raddoppiata.
Per recuperare il terreno perso ci vorrà molto tempo. Se nel prossimo futuro il pil crescesse di almeno 2 punti ogni anno, il nostro Paese  tornerebbe alla situazione pre-crisi solo nel 2020. E così non sarà; l’Ocse rivede al ribasso le sue stime per il Pil italiano per il 2016, prevedendo una crescita all’1%

Non riparte la produzione industriale, che dopo il dato di febbraio (-0.6%) fa segnare un’altra performance non esaltante. l’Istat nel suo bollettino di Maggio 2015, segna una variazione nulla rispetto a febbraio. Zero percento netto. La produzione industriale è un indice anticipatore della tendenza di medio periodo, che non sembra così capace di confermare le attese: non più tardi di inizio mese l’Ue ha già limato  di 0.3 punti, a +1.1% (per confronto: è un taglio di oltre il 20%) la crescita del Pil nel 2016.

A ottobre il tasso di disoccupazione in Italia si è attestato all’11,5 per cento, raggiungendo livelli minimi dal dicembre del 2012 quando era all’11,4 per cento. Lo ha riferito l’Istat. Bisogna considerare che il tasso di disoccupazione non tiene conto del numero di persone senza un lavoro che non stanno cercando un impiego, quelle che rientrano nella categoria statistica degli “inattivi”, che sono aumentati.

Tra l’ottobre del 2014 e l’ottobre 2015, il numero degli occupati è cresciuto dello 0,3 per cento, con 75mila occupati in più, ma il dato positivo non è strettamente legato alla creazione di nuovi posti di lavoro perché molto dipende anche dall’invecchiamento della popolazione. Infatti, il numero di occupati è aumentato soprattutto tra le persone con più di 50 anni, fascia di età che dall’inizio del 2013 è cresciuta del 4,7 per cento.

I lavoratori permanenti diminuiscono di 97mila unità. Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila), presumibilmente associata al meccanismo di incentivi introdotto dalla stabilità 2015 il calo dell’ultimo mese riporta i dipendenti permanenti ai livelli di dicembre 2015 A febbraio 2016 la disoccupazione torna a salire (+0,1%) e calano gli occupati (-97mila posti) a causa della riduzione dei lavoratori permanenti. A pesare è la fine dell’effetto degli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità del 2015.

Secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat, il tasso di disoccupazione a febbraio 2016 è pari all’11,7 per cento, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio. L’istituto stima che i disoccupati siano aumentati di circa 7mila unità.

La disoccupazione giovanile a febbraio 2016 è stata pari al 39,1%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.



Emerge dunque un dato incontrovertibile: finiti gli incentivi fiscali alle aziende (che sono soldi dei cittadini, non di Renzi), la disoccupazione risale. La sensazione è che il Def 2016 sia costruito in funzione di continuare una politica di qualche aggiustamento di qualche decimale che, non determina le condizioni per quella crescita di cui il Paese ha bisogno. Per tornare a livelli pre-crisi, di questo passo, potremmo metterci più di venti anni. Complimenti vivissimi per il lavoro svolto, presidente Renzi ma soprattutto complimenti vivissimi per la presunzione quotidiana che ormai vi contraddistingue. Presuntuosi e Bugiardi!


mercoledì 18 maggio 2016

"Il Faro di Mussolini" di Alberto Alpozzi

"Il Faro di Mussolini" (l'opera coloniale più controversa e il sogno dell'Impero nella Somalia Italiana) è l'ultima ricerca storica,presentata anche presso lo Spazio Libero Tenaglia, di Alberto Alpozzi, fotoreporter piemontese che ha lavorato per "La Stampa", "Il sole 24 Ore", "Il Giornale" e "Famiglia Cristiana" documentando le guerre in Afghanistan, Libano, Kosovo e la missione antipirateria in Somalia.

Si tratta di un'accurata analisi storico-politica sul più grande faro con la forma di un fascio littorio al mondo, ancora oggi alto più di venti metri, dedicato a Francesco Crispi e finito di realizzare nel 1924 dopo decenni di progetti e discussioni sui costi, situato a capo Guardafui ("guarda e fuggi" dal portoghese, per la poca cordialità degli autoctoni), nel Corno d'africa, la punta più ad est del continente africano.

Una dettagliata analisi che racconta, oltre alle principali informazioni sull'opera (tempi del progetto, costi della realizzazione, discussioni politiche) addirittura la fase preparatoria della costruzione, i primi viaggi dei turisti italiani in Somalia, le celebrità che lo inaugurarono e visitarono, il destino del monumento durante la Seconda Guerra Mondiale.

Alpozzi descrive in maniera estremamente minuziosa la storia di questo importante monumento non solo per la Somalia ma per tutte le nazioni del mondo, visto l'enorme quantitativo di navi che attraversavano in quegli anni (e ancora oggi) il Corno d'Africa (afflusso inferiore solo al Canale di Suez). Una storia che svela una serie di retroscena politici non indifferenti: in primis la meschina politica inglese in Somalia che più volte sottolineò, anche sotto il suo protettorato, la necessità di costruire un faro in quel promontorio nel quale centinaia di navi, in pochi decenni, erano finite nelle trappole dei pirati somali (con i marinai che più volte subirono casi di razzia e di cannibalismo) ma che non si volle mai far carico delle spese della costruzione e del mantenimento. In secondo luogo, la politica coloniale italiana in Somalia mai aggressiva (la Migiurtina, la regione più a nord della Somalia, divenne protettorato del Regno d'Italia ma non fu mai conquistata militarmente ma solo concessa dagli inglesi in virtù di accordi politici) ma anzi sempre propensa a cercare via conciliative con i sultani locali (nonostante più volte tradirono gli accordi presi) e addirittura più volte lodata da giornali e ufficiali inglesi (testimonianze presenti nel libro), che seppur in origine restii a complimentarsi col nostro paese, alla fine non poterono far altro che ammettere la differenza sostanziale tra i due colonialismi: il loro governo depredava, l'Italia costruiva.

Il Faro fu comunque costruito dal regime fascista nonostante gli enormi costi di costruzione e di mantenimento dell'opera (provviste, militari a difesa, tecnici specializzati) e soprattuto senza l'aiuto economico di nessun altro paese al mondo che ne beneficerà direttamente con il passaggio sicuro delle proprie navi (a Suez per esempio fu imposta una tassa durante il passaggio delle navi per le spese di mantenimento del canale).

"Così l'italia irradiò ormai con una triplice luce di grande portata una delle vie più importanti della navigazione mondiale, via di comunicazione tra mari asiatici e africani con il Mar Rosso e il Mediterraneo, ponendo fine a suggello all'ecatombe di navi e di uomini du quella costa infausta e desolata dell'Africa Orientale" (Cesare Cesari, 1935, scrittore, "Somalia Italiana")

martedì 26 aprile 2016

Analisi dei servizi sociali e culturali nel VII Municipio

Il VII Municipio di Roma, nato dall'accorpamento del vecchio IX e X dopo la  con delibera n.8 del 7 marzo 2013, è la circoscrizione più popolata dalla capitale, con i suoi trecentodiecimila abitanti circa. Essendo, dunque, uno dei municipi più importanti della città eterna, soprattuto in chiave di campagna elettorale, è giusto analizzarlo sotto vari punti di vista (servizi, amministrazione, produttività) in maniera quasi analitica per bene informare i cittadini su quelle che possono essere le sue potenzialità mai sfruttate dalla gestioni politiche precedenti. In questo articolo ci occuperemo del tema dei servizi sociali e culturali che mette a disposizione il nuovo municipio ai suoi residenti. Nello specifico parleremo di: biblioteche, teatri e cinema, centri anziani, ludoteche, asili nido e proporremo l'apertura di spazi dedicati a centri per disabili, centri per detenuti, centri per padri separati o ragazze madri, associazionismo di quartiere. 

Solo attraverso una prima e rapida consultazione del sito del comune di Roma (sotto la sezione dedicata al VII Municipio) ci possiamo rendere conto di quanto male siano distribuiti quei servizi sociali e culturali messi a disposizione della collettività. Approfondendo poi la ricerca, con reportage, articoli e dossier ci renderemo conto che la situazione non è affatto trascurabile.

Cominciando dall'analisi delle biblioteche pubbliche possiamo dedurne delle ovvie conclusioni: mentre nel vecchio X Municipio ci sono tre strutture adibite a biblioteche (Cinecittà Est, Anagnina, Viale dei romanisti), nel vecchio IX solo una (Via la Spezia) alle quali vanno aggiunte due piccolissime biblioteche adattate per necessità dentro istituti di scuole superiori (Russel ed Enzo Ferrari). Urge dunque aprire una struttura pubblica che possa garantire il servizio anche per tutta quella fascia di popolazione che vive tra le fermate della metropolitane di Colli Albani e di Re di Roma (passando quindi per Furio Camillo e Ponte Lungo)

Per quanto riguarda i cinema a e i teatri va aperto un nuovo capitolo. Qui non si tratta solo di proporre un'apertura, qui si tratta "solamente" di rimettere in piedi vecchie strutture che rischiano privatizzazioni immediate causa inefficenza della pubblica gestione. Ci sono quattro cinema chiusi che devono essere assolutamente riperti (almeno un paio, se tutti non sarà possbile), adibiti anche a teatri e dedicati per la maggior parte ad attività scolastiche degli alunni delle scuole elementari, medie e superiori del VII Municipio. Le strutture oggi chiuse sono: cinema "Arena Floro" (Tor Pignattara), "Cinestar" (Appia), "New York" (Via delle Cave) e "Paris" (via Magna Grecia).


Sul tema degli asili nido, va sottolineata soprattutto la situazione tragicomica di quello di Via di Val Cannuta (l'Aquilone), ennesima struttura chiusa per struttura fatiscente e pericolo sicurezza. Dal 15 febbraio 2016 cinquantacinque bambini e le loro rispettive educatrici sono stati ridistribuiti in altre scuole creando quindi non pochi disagi logistici alle famiglie.

E per quel che concerne i centri anziani si torna al solito problema della ineguale distribuzione delle strutture. Ben otto al vecchio X Municipio, solo cinque al vecchio IX Municipio. Preso atto che il vecchio X sia più popoloso e più esteso, ma la proporzione resta senza dubbio non equilibrata. Aprire un nuovo centro anziani nella zona tra Colli Albani e Arco di Travertino non sarebbe affatto male, inoltre non costerebbe praticamente nulla alla circoscrizione.

Infine capitolo ludoteche. Forse quello messo meno peggio in termini di quantità di servizi, ma tra i peggiori se si pensa che quasi tutte le strutture siano semi-privatizzate. Inoltre qui la distribuzione degli spazi è più preoccupante del solito: sette ludoteche al vecchio X Municipio, una sola (all'Alberone) al vecchio IX Municipio. Sul sito della circoscrizione è presente una guida per aprire una nuova ludoteca, ma non si fa riferimento al progetto di aprire nuove strutture ( pubbliche un paio almeno) atte a potenziare il servizio tra Colli Albani e Re Di Roma.

Quindi per i servizi sociali e culturali del VII Municipio c'è necesittà ed urgenza di portare avanti le seguenti battaglie:

-Apertura di una biblioteca comunale nel quadrante tra Colli Albani e Furio Camillo per ampliare il servizio gratuito e equilibrare il rapporto con le biblioteche del vecchio X Municipio

-Ristrutturazione di almeno due dei quattro cinema abbandonati nel vecchio IX Municipio, predisposti anche a teatri e dedicati principalmente alle attività scolastiche degli alunni delle scuole elementari, medie e superiori del VII Municipio

-Ristrutturazione e messa in sicurezza immediata dell'asilo nido di Via di Val Cannuta (l'Aquilone) e ricollocamente dei bambini in quella struttura


-Apertura di un centro anziani nel quadrante tra Arco di Travertino e Colli Albani, unica parte del municipio priva di questo servizio


-Concessione facilitata alle associazioni di quartiere (con bando pubblico e con concessione per tre anni) per l'apertura di due ludoteche nel vecchio IX Municipio per ampliare un servizio inefficente in zona(solo una ludoteca presente oggi in tutta la circoscrizione)

-Concessione in affitto a basso costo di locali sfitti e/o abbandonati di proprietà di enti pubblici alle associazioni di quartiere registrate e che ne facciano richiesta. Le quali offriranno servizi gratuiti di consulenza legale, fiscale e lavorativa con specialisti privati e comunali.

-Apertura di uno spazio dedicato all'inserimento degli ex detenuti e dei disabili nella società, attraverso un piano di lavori sociali utili alla collettività (pulizia aree verdi, pulizia delle strade e dei muri, vigilanza degli attraversamenti pedonali all'entrata delle scuole elementari)

-Apertura di una casa comunale dedicata a ragazze madri e padri separati in evidente e accertata difficoltà economica. Concessione loro di stanze per un massimo di un anno, in attesa di una migliore sistemazione nonché favoreggiamento (con punti bonus) nelle graduatorie delle liste di collocamento ai centri di collocamento


E che il municipio non dica che non ci sono strutture pubbliche sfitte e abbandonate da dedicare a questi servizi perchè porteremo loro un lungo elenco (che per ovvi motivi non diffondiamo). Strutture inoltre che con qualche migliaia di euro di ristrutturazione possono essere all'avanguardia e soprattutto gratuite per i cittadini e per la collettività. Basta la volontà e la fermezza di portare avanti i propri punti. Ma forse è proprio qui che chiediamo troppo.

martedì 19 aprile 2016

DI ”FENDI” AMO L’ITALIA

Essere Italiani significa anche essere orgogliosi del proprio patrimonio culturale, artistico, storico. Significa esaltare i propri monumenti, testimoni diretti di civiltà e storia. Significa preservare l'identità di ciò che “risiede” sul suolo italiano. Ogni pietra presente sulle nostre strade è parte integrante della nostra Nazione. Ognuno di noi deve essere consapevole che quel particolare monumento è stato eretto con il sacrificio di molti concittadini. Ecco quindi che chiunque non abbia a cuore le proprie cose,per noi viene considerato un traditore della Patria perché implicitamente non ha rispetto di tutto il popolo italiano. Chi svende tutto o parte del patrimonio italiano per noi sarà sempre un nemico. Ma in questo caos cosmico, c’è ancora chi ha a cuore la propria identità nazionale e che farebbe di tutto per difenderla.  Ci piange il cuore, dunque, vedere quello che è successo a un monumento come il Palazzo della Civiltà Italiana,conosciuto anche come colosseo quadrato, ormai divenuto dimora del marchio "Fendi".



L'edificio è al 90% gestito dal ministero dell'economia e delle finanze e al 10% dal Comune di Roma. Un’operazione che ha visto la società “Eur spa” affittare il maestoso edificio al famoso marchio della moda LVMH proprietario del marchio Fendi.  Dettagli dell’operazione: quindici anni di affitto a due milioni e  ottocentomila euro l’anno. E alla festa inaugurale di riapertura ben duecentocinquanta invitati, principalmente dell'alta moda, ministri e imprenditori,hanno potuto "sfruttare" quella meraviglia. Al terzo piano hanno costruito gli uffici solo con lastre di cristallo. Secondo il marchio "Fendi" ciò rende trasparente le loro attività in modo che possano essere ben visibili all'esterno. Noi diciamo che di chiaro in tutto ciò c'è solo il fatto di aver perso  qualcosa di molto importante per noi. Oltre alla perdita dell'edificio in sè c'è anche la perdita della dignità.

La splendida opera di epoca fascista fu realizzata nel quartiere Eur di Roma per l’esposizione universale del 1942. Dotato di una facciata con cinquantaquattro archi,ha una forma quadrata e razionale,espressione dello stile ineguagliabile di quel tempo. Mix di cemento armato e travertino in esterno e marmo all'interno. Superficie di circa ottomila mq, al piano terra ci sono ben ventotto statue che rappresentano talenti e mestieri italiani.

L'aver concesso a Fendi di impadronirsi del monumento (seppur in affitto) è come aver contribuito ad accelerare il processo di svendita culturale e identitaria, ormai comunque in corso da decenni. Ma non basta: in questo caso assistiamo anche ad una deturpazione dell’edificio stesso. Non contenti di aver preso possesso di qualcosa che non gli appartiene culturalmente e storicamente ,la "Maison Fendi" ha deciso anche di compiere opere di dubbia bellezza sul tetto dell’edificio, aggiungendo un piano in più per il Colosseo Quadrato . E c'è chi ha parlato di settantadue anni di abbandono di questa struttura e che grazie a "Fendi" ha ritrovato una nuova vita. Roba da pazzi!  Guadagnare con le nostre bellezze artistiche non è certo il miglior biglietto da visita. Da proprietà della nazione a proprietà privata, ecco il fantastico risultato di questo mondo perfetto! Tutto ciò comunque è avvenuto nel silenzio mediatico più assoluto.


Ma qualche mese fa, il gruppo militante Sempre Domani ha voluto manifestare il proprio dissenso contro questa oscenità. Manifesti con scritto "scempio in corso" sono comparsi nelle vicinanze del monumento. Di notevole impatto lo striscione "giù le mani dalla civiltà",a sottolineare che niente e nessuno deve avere il diritto di appropriarsi di qualcosa che non è suo, nè di nessuno... Ma di tutti! Insomma, finalmente qualcuno che ha fatto sentire una voce fuori dal coro del pensiero unico, atto a favorire sempre le solite lobby economiche, sfruttatrici ora anche dell'identità e della cultura italiana. 



Speriamo solo che "Fendi" e chi le ha permesso di affittare il monumento, non si accorgano delle incisioni sul Colosseo Quadrato “Un popolo di poeti,di artisti,di eroi,di santi,di pensatori,di scienziati,di navigatori,di trasmigratori”. Venisse loro in mente di modificare pure questo...

giovedì 14 aprile 2016

Susi Fantino, cronache di una presidenza a senso unico


L’attuale VII municipio(ex IX e X) ha conosciuto senza ombra di dubbio un ottimo presidente, più volte riconfermato in carica, ovvero Susi Fantino. Ottimo si, ma a senso unico. Infatti la maggior parte delle iniziative che hanno visto impegnata la presidente di questo municipio riguardano soltanto una certa area politica, e tutelano molto spesso gli interessi di determinate associazioni o centri sociali.

 Per chi come noi, abita all’interno di questo municipio, ma non appartiene all’endorsement politico di centro sinistra la presidenza Fantino è una vera e propria presidenza fantasma. Tanto più da quando si è scelleratamente deciso di incorporare gli ex IX e X municipio nell’attuale VII, che arriva a contare circa 300'000 ed un’estensione che va da San Giovanni a Morena, le istituzioni locali risultano sempre più assenti nel territorio. 

Numerose sono state le iniziative che hanno visto protagonista la presidente in persona: ha presenziato alla collocazione di monumenti per i partigiani a via Gallia o per ricordare il rastrellamento al Quadraro, ma anche l’archeo pedalata al Parco degli Acquedotti. Tutto bello se non fosse che per quanto riguarda i disservizi sociali e sanitari, i disagi legati al campo nomade della Barbuta o dell’ex cartiera di Via Assisi, la situazione sicurezza a Morena, l’annosa questione riguardo il Teatro di Villa Lazzaroni e della struttura polivalente di Arco di Travertino, il degrado di Villa Fiorelli, sono stati i cittadini stessi ad organizzarsi ed a volte risolvere questi problemi o quanto meno farli presente al municipio. 

A troppi di questi problemi le istituzioni hanno risposto con sole “segnalazioni”, o hanno scaricato il problema in mancanze di piani alternativi(vedi la Barbuta) o addirittura alzando un muro di gomma senza rendere conto del loro operato ai cittadini(vedi Morena). Insomma un quadro non proprio positivo, ma in tutto ciò non è mancata da parte della Fantino la difesa a spada tratta dei centri sociali di zona. Prima con il Corto Circuito(già nel 2014 la presidente esultava di aver restituito l’acqua alla struttura), poi con lo Scup. Nel secondo caso i comitati di quartiere che si battevano per la riqualifica di Villa Fiorelli hanno manifestato il loro dissenso per la scarsa attenzione che la presidente poneva alle loro istanze per una questione che a detta loro, e giustamente, ne richiedeva almeno la stessa dello sgombero del centro sociale In aggiunta a ciò, non vi è nemmeno un contesto politico saldo a nostro avviso perché questa presidenza possa risolvere tali problematiche in un’eventuale riconferma. Infatti negli scorsi anni la Fantino si è fortemente scontrata con una
corrente interna del suo partito arrivando a criticare fortemente le scelte di Renzi e Zingaretti nella Capitale, parlando addirittura di “politiche che consegneranno Roma al centro destra o ai grillini”.

Come nel caso del Movimento 5 Stelle quindi non vi è una linea politica chiara e forte in grado di contrapporsi al malaffare che a Roma è parte integrante dei partiti politici che hanno governato questa città.

martedì 12 aprile 2016

I punti principali del programma di CasaPound Italia per il VII Municipio


Proprio nel giorno della Festa della Donna, l'8 Marzo 2016,  che Rebecca Mogliani ha deciso di lanciare la propria candidatura alla presidenza del VII Municipio per la lista di CasaPound Italia.  Se nel precedente articolo abbiamo intervistato e conosciuto in maniera approfondita la giovane candidata, in questo analizzeremo il programma elettorale stilato dalla suddetta lista, per il VII Municipio. 
 
Molte sono le problematiche politiche e sociali che da tempo affliggono il territorio: a queste la lista di CasaPound Italia controbatte proponendo iniziative, battaglie, risoluzioni dirette e concrete. Tra i punti salienti del programma si pretende non solo l'immediata chiusura del campo rom a La Barbuta e di tutti gli insediamenti abusivi, ma anche la demolizione di baraccopoli ed edifici fatiscenti come ad esempio l'ex Cartiera di Via Assisi, tematica che da anni viene portata avanti personalmente anche dalla stessa Mogliani; si esige la massima priorità per i cittadini italiani per quanto riguarda graduatorie, assegnazioni, bonus, maternità ed infanzia; si propone un contrasto attivo nei confronti del "caro nido", lo sviluppo ed il monitoraggio costante di edifici scolastici e la riappropriazione del controllo sulle strutture comunali, quali piscine, campi sportivi e teatri (come non citare il Campo Roma o il teatro di Villa Lazzaroni), lasciati alle associazioni assegnatarie senza alcun controllo. 
 
Nell'ambito del trasporto pubblico, oltre la proposta di una maggiore manutenzione del manto stradale, viene sottolineata l'importanza di un potenziamento delle linee urbane e la necessità di nuove aree sosta per taxi. 
 
Contro l'abusivismo si incoraggia la creazione di una confederazione di commercianti ed artigiani, dedicata interamente al turismo incoming; il recupero della struttura ad Arco di Travertino per ospitare o la Fiera del Libro Scolastico di Colli Albani o la trasformazione in un Centro della Salute polivalente. 
 
 
Per contrastare attivamente il degrado ambientale si richiede non solo la riqualificazione di tutte quelle specifiche aree verdi abbandonate ormai a loro stesse, non solo l'incremento di illuminazione pubblica e la bonifica del fiume Almone, ma in particolar modo la gestione ed il controllo di parchi e ville storiche da parte di uno specifico ente municipale, che possa coordinare in questo modo anche le attività di associazioni e comitati.
 
Questo e molto altro ancora è ciò che viene proposto per un'amministrazione seria ed efficiente del VII Municipio. Questo e molto altro ancora sarà possibile ascoltare direttamente da Rebecca Mogliani e dal candidato Sindaco Simone Di Stefano domenica 17 aprile dalle ore 10:30 presso il teatri Lo Spazio, in Via Locri 42 (Via Sannio). Esserci è altamente consigliato!

domenica 3 aprile 2016

Intervista a Rebecca Mogliani, candidata presidente al VII Municipio di Roma per CasaPound Italia

In questo bimestre analizzeremo le problematiche sociali e politiche del VII Municipio di Roma, la sua gestione istituzionale nel corso degli ultimi anni, la presenza di associazioni territoriali attive all'interno di esso. Abbiamo, dunque, recentemente contattato Rebecca Mogliani, giovane candidata di CasaPound Italia per la presidenza del VII Municipio di Roma, ma anche militante del comitato di quartiere Appio-Tuscolano, uno dei più attivi nel territorio, per farle alcune domande riguardo i punti del loro programma, le battaglie intraprese in questi anni e gli obiettivi nel prossimo futuro. La ringraziamo fin da subito per la disponibilità a rilasciarci l'intervista.

- Ciao Rebecca, cominciamo subito con una breve presentazione della tua persona: dove vivi, quali sono i tuoi titoli di studio, quando hai iniziato a fare politica e perche?

Sono nata e cresciuta nelle Marche e a diciotto anni mi sono trasferita a Roma per studiare Scienze Politiche con la speranza di poter cambiare le cose davvero. La politica è sempre stata una mia passione, tant' è che la prima sezione che ho frequentato è stata all' età di sedici anni nelle file di Alleanza Nazionale. Lo slancio per trasformare la mia passione in azione fu proprio un discorso di Giorgia Meloni (Io non rinnego il mio passato a differenza sua) che, sotto campagna elettorale, fece una cena nel mio paese e mio padre mi portò con lui. Grazie al mio responsabile ho così allacciato i rapporti con i ragazzi romani di Azione Universitaria ma, dopo soli 3 mesi e dopo essere stata eletta al consiglio di facoltà di scienze politiche, ho capito che la mia strada non poteva coincidere con la loro: troppe parole, troppi compromessi. Ho abbandonato così questo gruppo di piccoli politicanti e con i "fuoriusciti-non allineati" da Azione Universitaria e Azione Giovani abbiamo deciso di fondare il nostro nido di rivoluzione: SEMPRE DOMANI ROMA, l' unico movimento per cui darei la mia vita. Tutto ha avuto più senso quando nel 2013 abbiamo dato un tetto ai nostri sogni occupando lo SPAZIO LIBERO TENAGLIA: la nostra casa, il nostro laboratorio.


- Perche hai scelto di entrare a dare parte dello Spazio Libero Tenaglia e perchè candidata nella lista di CasaPound Italia?


Il Tenaglia per me è come un figlio da accudire, crescere ed educare affinché le nuove generazioni possano custodire dentro di essi quella fiamma che alimenta la loro anima così da poter trasformare il rancore e la rabbia che la fanno da padrona in questa società, in qualcosa di positivo per la Polis. I ragazzi di oggi sono abbandonati a se stessi e se neache noi ci sentiamo addosso la responsabilità di doverli svegliare da questo mondo pieno di ipocrisia, il nostro ruolo sociale rimarrebbe incompiuto. Dietro al nome "Tenaglia" si cela una famiglia di Uomini e Donne che, lasciando il proprio ego da una parte, quotidianamente affrontano a testa alta tutti i problemi che dovrebbero invece risolvere i nostri politici stipendiati dalle nostre tasse. Noi lo facciamo volontariamente, solo perché è giusto, e perchè bisogna farlo. Noi dobbiamo difendere le categorie italiane più deboli, coloro che si trovano in difficoltà, chi è stato lasciato indietro, perché ormai in questa società venduta e corrotta, sembra che essere Italiano non è più un onore ma solo un onere.

Riguardo, invece, la mia scelta di candidarmi alla presidenza del VII municipio con Casapound va spiegato innanzitutto perché è l'unico movimento in Italia che da quindici anni fa politica per strada, tra la gente e si schiera in prima linea a fianco degli italiani senza mai chiedere nulla in cambio e poi perché avere un ruolo istituzionale oggi è importante per cambiare le cose.
È importante perché si ha un peso politico, è importante perché la mia parola avrebbe più valore, è importante perché quando una famiglia italiana viene sgomberata, l' unica alternativa per noi non resta solo la resistenza fisica affinché questo non avvenga ma, con un ruolo istituzionale, avremmo la possibilità di prevenire il problema rivedendo a monte il sistema delle graduatorie per le case popolari in base a chi le merita e non a chi ti fa guadagnare di più


- Quali sono state le vostre principali bataglie nel VII Municipio portate avanti in questi anni?


Durante questi anni, come Tenaglia, ci siamo tolti tante soddisfazioni, dalle più piccole quali aver coperto una buca, ripristinato linee di autobus, cassonetti, riqualificato diverse aree verdi etc... Fino a quelle più grandi, come aver prestato assistenza legale a diverse famiglie italiane sotto sfratto, aver organizzato una raccolta alimentare permanente per famiglie italiane indigenti o l' aver sgomberato quel ghetto di immigrati delinquenti che si rifugiavano all' ex cartiera di via Assisi 157. Siamo sicuri che , con Casapound, le nostre battaglie si possono trasformare in una guerra e, con un ruolo istituzionale, finalmente vincerla. Il nostro obiettivo, o meglio programma elettorale, per dirla in termini tecnici, è un programma etico e morale perché a noi non piace fare promesse al vento, il nostro modus operandi è il nostro programma elettorale: azione, onestà, meritocrazia, coraggio, sacrificio, disciplina e dedizione. Le parole le lasciamo ai partiti.

Infine volevo dare appuntamento a tutti i lettori del vostro giornale per il 17 Aprile alle ore 10.30 presso il teatro "Lo Spazio" in Via Locri 42 a Roma in quanto insieme a Simone di Stefano, candidato sindaco al comune di Roma, presenteremo il programma territoriale e municipale di CasaPound Italia. Non mancate perchè sarà un bell'evento all'insegna della sana politica.


Grazie Rebecca sei stata assolutamente esaustiva ed esplicita. In bocca al lupo per le elezioni e per le vostre prossime battaglie politiche e territoriali.