Quante volte abbiamo pubblicato articoli riguardanti il tema del lavoro
con la speranza di poter invertire la rotta al prossimo approfondimento?
Quante volte abbiamo analizzato queste problematiche, rilanciando a
nostro modo risoluzioni concrete affinché risuonasse con sempre minor
insistenza quella parola che dovrebbe far tremare anche i "potenti"
comodamente seduti in poltrona? Purtroppo ciò che è stato continua ad
imperversare tutt'ora: è ancora crisi lavoro.
Sì, ancora, perché nonostante una lenta ripresa del Mercato del Lavoro, continua a rimanere stabile il tasso di disoccupazione.
Se da un lato c'è chi esulta per l'abolizione dell'articolo 18, dalla
parte opposta ci sono ancora centinaia di migliaia di persone in cerca
di un impiego. Se a tutto ciò aggiungiamo anche le ormai consuete
follie, partorite da vere menti criminali, circa l'obbligo morale di
garantire un'occupazione stabile agli immigrati, non ci resta che
assistere ad un vero e proprio capovolgimento della realtà. I numeri
parlano chiaro: in Italia i cittadini "attivi economicamente" e con un
lavoro sono nel 67% dei casi italiani, mentre nel 72% stranieri
extraeuropei. Colpa di chi favorisce l'immigrazione incontrollata, di
chi cerca manodopera a basso costo sfruttando i falsi profughi che
occupano le nostre coste. L'Italia, in questo senso, è tra i paesi
peggiori d'Europa.
Inoltre, dal mese scorso, il numero di ore di cassa integrazione è
aumentato pericolosamente, così come le domande di disoccupazione.
La situazione sta precipitando; queste cifre da capogiro non sono
semplici numeri scritti su carta; dietro tutto ciò ci sono migliaia di
italiani che continuano, paradossalmente, ad ignorare non per colpa
loro, l'espressione "arrivare a fine mese"; qui ci sono cittadini che
stentano ad arrivare all'indomani. Poi ci si meraviglia se la
percentuale dei cosiddetti "poveri" raggiunge picchi vertiginosi.
Ora più che mai è necessario favorire i nostri concittadini in difficoltà; basta parole al vento, pretendiamo fatti concreti!
giovedì 23 giugno 2016
martedì 14 giugno 2016
La crisi del welfare anche nei seggi elettorali

"Il welfare state", o stato del benessere, o ancora stato sociale, può essere definito come uno stato che garantisce ad ogni suo cittadino, come diritto politico e non come carità, degli standard minimi di reddito, di alimentazione, di salute, di abitazione, di educazione. Pertanto è un’organizzazione istituzionale, politica ed economica che si pone come obiettivo la produzione di benessere e di sicurezza sociale attraverso la politica sociale. Il welfare state utilizza il proprio potere organizzativo per modificare il gioco delle forze di mercato in almeno tre direzioni: “garantendo agli individui ed alle famiglie un reddito minimo indipendentemente dal valore di mercato del loro lavoro e della loro proprietà; restringendo l’arco dell’insicurezza, mettendo individui e famiglie in condizione di far fronte a certe ‘contingenze sociali’ (malattia, vecchiaia, disoccupazione) assicurando che a tutti i cittadinivengano offerti gli standard più alti in relazione ad una gamma riconosciuta di servizi sociali.
Queste elezioni che dovrebbero in qualche modo rappresentare una nuova possibilità e una speranza di migliorare il nostro stato di benessere generale, partono invece in maniera scoraggiante e con i presupposti più sbagliati anche nelle piccole questione sociali.
In occasione di queste votazioni per eleggere il nuovo primo cittadino di Roma sono stati coinvolti per le operazioni di seggio moltissimi dipendenti Atac e Ama. Nello specifico sono stati circa ottocento i permessi retribuiti a dipendenti Atac, in gran parte come scrutatori. Più contenuti ma non meno rilevanti i numeri relativi all’Ama, che contava ben quattrocento spazzini di servizio nei seggi.
La corsa di tutti questi dipendenti delle due aziende capitoline a fare i rappresentanti di lista mostra chiaramente l’alto grado di politicizzazione e di sindacalizzazione del personale. Ovviamente l’assenza sui posti di lavoro di questi dipendenti che nella loro quotidianità ricoprono ruoli essenziali per il corretto funzionamento della città e per il quieto vivere dei cittadini ha creato notevoli disagi. Le due aziende Municipalizzate sono costantemente alle prese con ricorrenti disservizi, numerosi sono gli scioperi che si susseguono nella capitale e in continuazione gettano un’intera città nel blocco totale. Ovviamente alcuni di questi scioperi c’erano stati anche prima della fase preliminare di queste elezioni, e il susseguirsi di questo ulteriore disagio relativo all’assenza dei dipendenti Atac e Ama dai posti di lavoro ha definitivamente gettato ancora una volta la città nel caos. Ed ecco che lo Stato già viene meno a quello che è il 3° punto fondamentale per un corretto welfare state.
Il meccanismo di selezione dei lavoratori ai seggi è una delle tantissime procedure che andrebbero riviste e modificate. L’inefficienza della legge italiana si vede anche in queste piccole cose. E’ assurdo che a fare gli scrutatori vadano categorie di lavoratori legati a servizi essenziali per il cittadino e vengano invece esclusi disoccupati, cassintegrati o quantomeno studenti e liberi professionisti che in ogni caso avrebbero la possibilità di organizzare in modo funzionale i loro impegni e il loro lavoro. E se vogliamo qui viene anche meno quello che sarebbe il 1° punto dello welfare state, visto e considerato che lo Stato pur potendo mettere a disposizione posti di lavoro (seppur a prestazione occasionale) a chi di lavoro non ne ha, concede invece la precedenza a chi il lavoro per sua fortuna già lo possiede.
Queste sono solo alcune considerazioni che potrebbero essere ulteriormente approfondite portando ad esempio tante altre situazioni anomale e prive di logica che possiamo riscontrare anche personalmente
ogni giorno in prima persona. Noi come al solito siamo abituati a soffermarci in particolare sul panorama romano essendo quello che ci tocca più direttamente, ma ovviamente lo Stato è uno, e la situazione nel resto d’Italia non è tanto differente da città a città.
Come ben sappiamo il prossimo fine settimana ci sarà una nuova chiamata alle urne, bisognerà decretare il nuovo sindaco di Roma con la fase di ballottaggio. Viene spontaneo chiedersi: verranno presi in considerazione gli errori di organizzazione delle recenti votazioni? Dubitarne ormai è diventata cosa lecita per noi italiani. Ma siamo sicuri che nulla cambierà, nè riguardo gli scrutatori nè tantomeno riguardo il nuovo sindaco (che vinca uno o l'altro è indifferente) e le sue proposte di miglioramento dello stato sociale e dei servizi offerti ai romani. Per esempio, si aprirà l'era degli autobus colorati, non dell'efficenza dei trasporti. D'altronde è quello che vogliono i romani...
domenica 12 giugno 2016
Non si fermerà la marcia. Nel ricordo di Luigi Guardiera...
Chi ha mai sentito parlare di Luigi Guardiera? Pochi. E allora ve lo spieghiamo noi per ricordarlo con giustizia: Luigi era un giovane ventitreenne francese, militante del Front National ucciso la notte del primo Maggio 2016 con La sua unica colpa di appartenere al più grande partito della destra francese il "Front National" . Aggredito in un parcheggio di una discoteca a Tarbes. Era talmente innamorato della sua patria che aveva il desiderio di arruolarsi nell’esercito francese.
"Stranamente" in Italia sotto campagna elettorale nessuno ha avuto il coraggio di ricordare questo ragazzo innocente ucciso da vigliacchi servi del sistema. Ma d'altronde cosa aspettarci da chi ha taciuto riguardo gli assalti ai banchetti elettorali di Casapound che hanno portato al ferimento di un ragazzo disabile e di una donna? Per i ridicoli e corrotti media italiani è più importante parlare del "coraggio" di una donna nera che fa il pugno chiuso davanti un corteo di nazionalisti svedesi. Ma il povero Luigi era un patriota e forse questa qualità non è ben vista dalla stampa. E da una parte è anche motivo di fierezza. Va aggiunto, inoltre, in questo caso che anche l’Europa è complice Sempre pronta a sputare sentenze senza sapere cosa c’è dietro un movimento radicale. La stessa Merkel giura che ce la metterà tutta per fermare l’avanzata del Front National sulla scena politica francese.
Tre anni fa perse la vita un militante antifascista francese e tutta la stampa scrisse di tutto contro chi aveva provocato la morte. Addirittura tutta la classe politica si espresse su quella vicenda. I colpevoli erano appartenenti ad un movimento nazionalista. Secondo loro però! Perché poi si scoprì che il giovane ragazzo era morto per scontri causati dagli estremisti di sinistra. Il solito discorso dei due pesi e due misure. Troppe anche in Italia sono state le morti "coperte". Siamo abituati,non dovrebbe essere cosi. E durante questa campagna elettorale nel nostro Paese abbiamo sentito le migliori promesse,ma nessuna parola è stata spesa per ricordare una vittima innocente. Giustamente non avrebbe fatto guadagnare voti una presa di posizione forte in merito.
C’è chi invece chiude le proprie campagne elettorali in posti come Acca Larentia, luogo simbolo per tutti i camerati che vogliono ricordare non solo i tre ragazzi caduti quel maledetto 7 gennaio 1978, ma tutti quei martiri che hanno sacrificato la propria vita per un ideale. Noi come comunità militante ci sentiamo in dovere di ricordare Luigi perché rappresenta anche la nostra scelta. Una scelta scomoda per molti. Ci sentiamo tutti Luigi Guardiera. Anche noi vogliamo fare una promessa a questo punto, ma non una promessa elettorale bensì un giuramento di lotta: NON SI FERMERA’ LA MARCIA!
"Stranamente" in Italia sotto campagna elettorale nessuno ha avuto il coraggio di ricordare questo ragazzo innocente ucciso da vigliacchi servi del sistema. Ma d'altronde cosa aspettarci da chi ha taciuto riguardo gli assalti ai banchetti elettorali di Casapound che hanno portato al ferimento di un ragazzo disabile e di una donna? Per i ridicoli e corrotti media italiani è più importante parlare del "coraggio" di una donna nera che fa il pugno chiuso davanti un corteo di nazionalisti svedesi. Ma il povero Luigi era un patriota e forse questa qualità non è ben vista dalla stampa. E da una parte è anche motivo di fierezza. Va aggiunto, inoltre, in questo caso che anche l’Europa è complice Sempre pronta a sputare sentenze senza sapere cosa c’è dietro un movimento radicale. La stessa Merkel giura che ce la metterà tutta per fermare l’avanzata del Front National sulla scena politica francese.
Tre anni fa perse la vita un militante antifascista francese e tutta la stampa scrisse di tutto contro chi aveva provocato la morte. Addirittura tutta la classe politica si espresse su quella vicenda. I colpevoli erano appartenenti ad un movimento nazionalista. Secondo loro però! Perché poi si scoprì che il giovane ragazzo era morto per scontri causati dagli estremisti di sinistra. Il solito discorso dei due pesi e due misure. Troppe anche in Italia sono state le morti "coperte". Siamo abituati,non dovrebbe essere cosi. E durante questa campagna elettorale nel nostro Paese abbiamo sentito le migliori promesse,ma nessuna parola è stata spesa per ricordare una vittima innocente. Giustamente non avrebbe fatto guadagnare voti una presa di posizione forte in merito.
C’è chi invece chiude le proprie campagne elettorali in posti come Acca Larentia, luogo simbolo per tutti i camerati che vogliono ricordare non solo i tre ragazzi caduti quel maledetto 7 gennaio 1978, ma tutti quei martiri che hanno sacrificato la propria vita per un ideale. Noi come comunità militante ci sentiamo in dovere di ricordare Luigi perché rappresenta anche la nostra scelta. Una scelta scomoda per molti. Ci sentiamo tutti Luigi Guardiera. Anche noi vogliamo fare una promessa a questo punto, ma non una promessa elettorale bensì un giuramento di lotta: NON SI FERMERA’ LA MARCIA!
martedì 31 maggio 2016
Governo Pinocchio, l'economia italiana non riparte
"Più piccola è la mente più grande è la presunzione" è un famoso detto di Esopo, scrittore greco antico. Un aforisma che ci sembra più attuale che mai, soprattuto se applicato alla politica italiana attuale con un chiaro riferimento al governo guidato dal presidente Renzi. Un governo che sembra vedere solo quello che vuole, solo quello che conviene loro. A sentrli parlare, infatti, l'Italia è ripartita, la crescita è costante e l'Europa è soddisfatta.
Recenti dichiarazioni del ministro dell'economia Padoan raccontano di " una crescita che accelera in buona parte trainata dall'effetto delle misure del governo e si accompagna al miglioramento continuo delle finanze pubbliche sia in termini di deficit che di debito» durante la stesura del DEF,il Documento di economia e finanza, annunciando che il Pil 2016 crescerà dell'1,2, rispetto all’1,6% precedentemente previsto. L’aumento del Pil sarà dell'1,4% nel 2017 e dell'1,5% nel 2018. Quanto alle privatizzazioni «l'obiettivo fissato è dello 0,5% di Pil di introiti». «Stiamo esaminando varie opzioni che ci permetteranno di raggiungere quell'obiettivo» ha aggiunto Padoan.
Dichiarazione accompagnate da quelle del primo ministro Matteo Renzi che afferma "Spero che nel prossimo anno possiamo tornare ai livelli di media europea. l'Italia ha avuto nel 2012 con il governo Monti una crescita negativa. Nel 2013 con il governo Letta ha avuto -1,9. Ora siamo a +0,8 "
Ma i numeri, forniti soprattuto dall'Istat, e i fatti, non concordano con queste ottimistiche visioni.
Negli ultimi dodici mesi hanno chiuso ogni giorno oltre 390 imprese ed è stato osservato che lo scorso anno si è consumata una vera e propria strage di piccole e medie imprese.I principali responsabili di questo disastro sono: lo stallo del mercato interno, l’aumento del prelievo fiscale, il crollo del credito e l’incremento del peso di adempimenti inutili e costosi.
Ma, la crisi non è uguale per tutti. Se, infatti, gli imprenditori italiani arrancano, l’esercito delle aziende condotte da immigrati continua a ingrossarsi: oggi sono oltre cinquecentocinquantamila, ovvero il 9,1% delle aziende totali. Di queste, la stragrande maggioranza (94,2%) è di esclusiva conduzione straniera.
Ma, il dato più importante è quello che riguarda soprattutto il saldo tra imprese nate e cessate nel 2015: quello degli stranieri è in attivo di 24.795 unità, al contrario, le imprese italiane mostrano un saldo negativo di circa diecimila unità. I dati testimoniano la crescente importanza dell’imprenditoria straniera: una realtà in crescita in tutte le regioni e in tutti i settori. Ciò dimostra che solo con un sistematico sfruttamento della manodopera si può ridurre l’impatto delle tasse sui ricavi delle imprese. Il fisco per le aziende italiane è un socio occulto che pur non condividendo il rischio d’impresa partecipa alla distribuzione degli utili. Siamo il paese in Europa che subisce invadenza dello stato nelle attività economiche dei cittadini e delle imprese attraverso la leva del fisco. Il fisco italiano pesa sulle imprese con un tax rate del 64,8%. Inoltre, la burocrazia certo non incoraggia la voglia di investire. L’Italia, infatti, è ultima per costi degli adempimenti burocratici per pagare le tasse (7.559 euro) staccando pure la Germania (7mila euro circa) e il Belgio (6.295 euro). A questi costi si aggiunge la perdita di tempo (e di denaro) per pagare le tasse (269 ore annue): solo in Europa dell’Est le procedure sono più farraginose delle nostre.
Ma andiamo avanti: nel mese di gennaio 2016, la richiesta di elettricità in Italia ha fatto registrare una flessione dell’1,0% a parità di calendario rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ovviamente possiamo ipotizzare che di anno in anno i comportamenti degli italiani diventino più “parsimoniosi”
Sale solo il consumo di petrolio a gennaio ma meno bene sono andati i prodotti di autotrazione, con la benzina che nel complesso ha mostrato un calo del 6,3% rispetto a gennaio 2015 (livello più basso da 10 anni).
A dicembre 2015 il fatturato dell’industria registra una diminuzione dell’1,6% rispetto a novembre (-1,7% sul mercato interno e -1,4% su quello estero). Negli ultimi tre mesi, l’indice complessivo registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti
A dicembre gli indici del fatturato segnano flessioni congiunturali per l’energia (-4,6%), per i beni strumentali (-2,2%), per i beni intermedi (-1,2%) e per i beni di consumo (-0,7%).
La spesa pubblica, elevatissima e causa di una pressione fiscale abnorme, non accenna a calare. Lo scorso anno essa è aumentata di 52 miliardi di euro e le tasse sono cresciute di quasi 26 miliardi. Rispetto al 2014, nel 2015 le uscite correnti del bilancio pubblico sono passate da 483,8 miliardi a 536,4 miliardi, mentre le entrate tributarie suono salite da 407,5 miliardi a 433,4 miliardi.
Nel nostro Paese il pil è sceso di oltre 8 punti, i consumi delle famiglie di 6,5 punti e gli investimenti quasi 27,5 punti percentuali. La disoccupazione, invece, è pressoché raddoppiata.
Per recuperare il terreno perso ci vorrà molto tempo. Se nel prossimo futuro il pil crescesse di almeno 2 punti ogni anno, il nostro Paese tornerebbe alla situazione pre-crisi solo nel 2020. E così non sarà; l’Ocse rivede al ribasso le sue stime per il Pil italiano per il 2016, prevedendo una crescita all’1%
Non riparte la produzione industriale, che dopo il dato di febbraio (-0.6%) fa segnare un’altra performance non esaltante. l’Istat nel suo bollettino di Maggio 2015, segna una variazione nulla rispetto a febbraio. Zero percento netto. La produzione industriale è un indice anticipatore della tendenza di medio periodo, che non sembra così capace di confermare le attese: non più tardi di inizio mese l’Ue ha già limato di 0.3 punti, a +1.1% (per confronto: è un taglio di oltre il 20%) la crescita del Pil nel 2016.
Tra l’ottobre del 2014 e l’ottobre 2015, il numero degli occupati è cresciuto dello 0,3 per cento, con 75mila occupati in più, ma il dato positivo non è strettamente legato alla creazione di nuovi posti di lavoro perché molto dipende anche dall’invecchiamento della popolazione. Infatti, il numero di occupati è aumentato soprattutto tra le persone con più di 50 anni, fascia di età che dall’inizio del 2013 è cresciuta del 4,7 per cento.
I lavoratori permanenti diminuiscono di 97mila unità. Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila), presumibilmente associata al meccanismo di incentivi introdotto dalla stabilità 2015 il calo dell’ultimo mese riporta i dipendenti permanenti ai livelli di dicembre 2015 A febbraio 2016 la disoccupazione torna a salire (+0,1%) e calano gli occupati (-97mila posti) a causa della riduzione dei lavoratori permanenti. A pesare è la fine dell’effetto degli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità del 2015.
Secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat, il tasso di disoccupazione a febbraio 2016 è pari all’11,7 per cento, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio. L’istituto stima che i disoccupati siano aumentati di circa 7mila unità.
La disoccupazione giovanile a febbraio 2016 è stata pari al 39,1%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.
Emerge dunque un dato incontrovertibile: finiti gli incentivi fiscali alle aziende (che sono soldi dei cittadini, non di Renzi), la disoccupazione risale. La sensazione è che il Def 2016 sia costruito in funzione di continuare una politica di qualche aggiustamento di qualche decimale che, non determina le condizioni per quella crescita di cui il Paese ha bisogno. Per tornare a livelli pre-crisi, di questo passo, potremmo metterci più di venti anni. Complimenti vivissimi per il lavoro svolto, presidente Renzi ma soprattutto complimenti vivissimi per la presunzione quotidiana che ormai vi contraddistingue. Presuntuosi e Bugiardi!
mercoledì 18 maggio 2016
"Il Faro di Mussolini" di Alberto Alpozzi

Si tratta di un'accurata analisi storico-politica sul più grande faro con la forma di un fascio littorio al mondo, ancora oggi alto più di venti metri, dedicato a Francesco Crispi e finito di realizzare nel 1924 dopo decenni di progetti e discussioni sui costi, situato a capo Guardafui ("guarda e fuggi" dal portoghese, per la poca cordialità degli autoctoni), nel Corno d'africa, la punta più ad est del continente africano.
Una dettagliata analisi che racconta, oltre alle principali informazioni sull'opera (tempi del progetto, costi della realizzazione, discussioni politiche) addirittura la fase preparatoria della costruzione, i primi viaggi dei turisti italiani in Somalia, le celebrità che lo inaugurarono e visitarono, il destino del monumento durante la Seconda Guerra Mondiale.
Alpozzi descrive in maniera estremamente minuziosa la storia di questo importante monumento non solo per la Somalia ma per tutte le nazioni del mondo, visto l'enorme quantitativo di navi che attraversavano in quegli anni (e ancora oggi) il Corno d'Africa (afflusso inferiore solo al Canale di Suez). Una storia che svela una serie di retroscena politici non indifferenti: in primis la meschina politica inglese in Somalia che più volte sottolineò, anche sotto il suo protettorato, la necessità di costruire un faro in quel promontorio nel quale centinaia di navi, in pochi decenni, erano finite nelle trappole dei pirati somali (con i marinai che più volte subirono casi di razzia e di cannibalismo) ma che non si volle mai far carico delle spese della costruzione e del mantenimento. In secondo luogo, la politica coloniale italiana in Somalia mai aggressiva (la Migiurtina, la regione più a nord della Somalia, divenne protettorato del Regno d'Italia ma non fu mai conquistata militarmente ma solo concessa dagli inglesi in virtù di accordi politici) ma anzi sempre propensa a cercare via conciliative con i sultani locali (nonostante più volte tradirono gli accordi presi) e addirittura più volte lodata da giornali e ufficiali inglesi (testimonianze presenti nel libro), che seppur in origine restii a complimentarsi col nostro paese, alla fine non poterono far altro che ammettere la differenza sostanziale tra i due colonialismi: il loro governo depredava, l'Italia costruiva.
Il Faro fu comunque costruito dal regime fascista nonostante gli enormi costi di costruzione e di mantenimento dell'opera (provviste, militari a difesa, tecnici specializzati) e soprattuto senza l'aiuto economico di nessun altro paese al mondo che ne beneficerà direttamente con il passaggio sicuro delle proprie navi (a Suez per esempio fu imposta una tassa durante il passaggio delle navi per le spese di mantenimento del canale).
"Così l'italia irradiò ormai con una triplice luce di grande portata una delle vie più importanti della navigazione mondiale, via di comunicazione tra mari asiatici e africani con il Mar Rosso e il Mediterraneo, ponendo fine a suggello all'ecatombe di navi e di uomini du quella costa infausta e desolata dell'Africa Orientale" (Cesare Cesari, 1935, scrittore, "Somalia Italiana")
martedì 26 aprile 2016
Analisi dei servizi sociali e culturali nel VII Municipio

Solo attraverso una prima e rapida consultazione del sito del comune di Roma (sotto la sezione dedicata al VII Municipio) ci possiamo rendere conto di quanto male siano distribuiti quei servizi sociali e culturali messi a disposizione della collettività. Approfondendo poi la ricerca, con reportage, articoli e dossier ci renderemo conto che la situazione non è affatto trascurabile.
Cominciando dall'analisi delle biblioteche pubbliche possiamo dedurne delle ovvie conclusioni: mentre nel vecchio X Municipio ci sono tre strutture adibite a biblioteche (Cinecittà Est, Anagnina, Viale dei romanisti), nel vecchio IX solo una (Via la Spezia) alle quali vanno aggiunte due piccolissime biblioteche adattate per necessità dentro istituti di scuole superiori (Russel ed Enzo Ferrari). Urge dunque aprire una struttura pubblica che possa garantire il servizio anche per tutta quella fascia di popolazione che vive tra le fermate della metropolitane di Colli Albani e di Re di Roma (passando quindi per Furio Camillo e Ponte Lungo)
Per quanto riguarda i cinema a e i teatri va aperto un nuovo capitolo. Qui non si tratta solo di proporre un'apertura, qui si tratta "solamente" di rimettere in piedi vecchie strutture che rischiano privatizzazioni immediate causa inefficenza della pubblica gestione. Ci sono quattro cinema chiusi che devono essere assolutamente riperti (almeno un paio, se tutti non sarà possbile), adibiti anche a teatri e dedicati per la maggior parte ad attività scolastiche degli alunni delle scuole elementari, medie e superiori del VII Municipio. Le strutture oggi chiuse sono: cinema "Arena Floro" (Tor Pignattara), "Cinestar" (Appia), "New York" (Via delle Cave) e "Paris" (via Magna Grecia).
Sul tema degli asili nido, va sottolineata soprattutto la situazione tragicomica di quello di Via di Val Cannuta (l'Aquilone), ennesima struttura chiusa per struttura fatiscente e pericolo sicurezza. Dal 15 febbraio 2016 cinquantacinque bambini e le loro rispettive educatrici sono stati ridistribuiti in altre scuole creando quindi non pochi disagi logistici alle famiglie.
E per quel che concerne i centri anziani si torna al solito problema della ineguale distribuzione delle strutture. Ben otto al vecchio X Municipio, solo cinque al vecchio IX Municipio. Preso atto che il vecchio X sia più popoloso e più esteso, ma la proporzione resta senza dubbio non equilibrata. Aprire un nuovo centro anziani nella zona tra Colli Albani e Arco di Travertino non sarebbe affatto male, inoltre non costerebbe praticamente nulla alla circoscrizione.
Infine capitolo ludoteche. Forse quello messo meno peggio in termini di quantità di servizi, ma tra i peggiori se si pensa che quasi tutte le strutture siano semi-privatizzate. Inoltre qui la distribuzione degli spazi è più preoccupante del solito: sette ludoteche al vecchio X Municipio, una sola (all'Alberone) al vecchio IX Municipio. Sul sito della circoscrizione è presente una guida per aprire una nuova ludoteca, ma non si fa riferimento al progetto di aprire nuove strutture ( pubbliche un paio almeno) atte a potenziare il servizio tra Colli Albani e Re Di Roma.
Quindi per i servizi sociali e culturali del VII Municipio c'è necesittà ed urgenza di portare avanti le seguenti battaglie:
-Apertura di una biblioteca comunale nel quadrante tra Colli Albani e Furio Camillo per ampliare il servizio gratuito e equilibrare il rapporto con le biblioteche del vecchio X Municipio
-Ristrutturazione di almeno due dei quattro cinema abbandonati nel vecchio IX Municipio, predisposti anche a teatri e dedicati principalmente alle attività scolastiche degli alunni delle scuole elementari, medie e superiori del VII Municipio
-Ristrutturazione e messa in sicurezza immediata dell'asilo nido di Via di Val Cannuta (l'Aquilone) e ricollocamente dei bambini in quella struttura
-Apertura di un centro anziani nel quadrante tra Arco di Travertino e Colli Albani, unica parte del municipio priva di questo servizio
-Concessione facilitata alle associazioni di quartiere (con bando pubblico e con concessione per tre anni) per l'apertura di due ludoteche nel vecchio IX Municipio per ampliare un servizio inefficente in zona(solo una ludoteca presente oggi in tutta la circoscrizione)
-Concessione in affitto a basso costo di locali sfitti e/o abbandonati di proprietà di enti pubblici alle associazioni di quartiere registrate e che ne facciano richiesta. Le quali offriranno servizi gratuiti di consulenza legale, fiscale e lavorativa con specialisti privati e comunali.
-Apertura di uno spazio dedicato all'inserimento degli ex detenuti e dei disabili nella società, attraverso un piano di lavori sociali utili alla collettività (pulizia aree verdi, pulizia delle strade e dei muri, vigilanza degli attraversamenti pedonali all'entrata delle scuole elementari)
-Apertura di una casa comunale dedicata a ragazze madri e padri separati in evidente e accertata difficoltà economica. Concessione loro di stanze per un massimo di un anno, in attesa di una migliore sistemazione nonché favoreggiamento (con punti bonus) nelle graduatorie delle liste di collocamento ai centri di collocamento
E che il municipio non dica che non ci sono strutture pubbliche sfitte e abbandonate da dedicare a questi servizi perchè porteremo loro un lungo elenco (che per ovvi motivi non diffondiamo). Strutture inoltre che con qualche migliaia di euro di ristrutturazione possono essere all'avanguardia e soprattutto gratuite per i cittadini e per la collettività. Basta la volontà e la fermezza di portare avanti i propri punti. Ma forse è proprio qui che chiediamo troppo.
martedì 19 aprile 2016
DI ”FENDI” AMO L’ITALIA
Essere Italiani significa anche essere orgogliosi del proprio patrimonio culturale, artistico, storico. Significa esaltare i propri monumenti, testimoni diretti di civiltà e storia. Significa preservare l'identità di ciò che “risiede” sul suolo italiano. Ogni pietra presente sulle nostre strade è parte integrante della nostra Nazione. Ognuno di noi deve essere consapevole che quel particolare monumento è stato eretto con il sacrificio di molti concittadini. Ecco quindi che chiunque non abbia a cuore le proprie cose,per noi viene considerato un traditore della Patria perché implicitamente non ha rispetto di tutto il popolo italiano. Chi svende tutto o parte del patrimonio italiano per noi sarà sempre un nemico. Ma in questo caos cosmico, c’è ancora chi ha a cuore la propria identità nazionale e che farebbe di tutto per difenderla. Ci piange il cuore, dunque, vedere quello che è successo a un monumento come il Palazzo della Civiltà Italiana,conosciuto anche come colosseo quadrato, ormai divenuto dimora del marchio "Fendi".
L'edificio è al 90% gestito dal ministero dell'economia e delle finanze e al 10% dal Comune di Roma. Un’operazione che ha visto la società “Eur spa” affittare il maestoso edificio al famoso marchio della moda LVMH proprietario del marchio Fendi. Dettagli dell’operazione: quindici anni di affitto a due milioni e ottocentomila euro l’anno. E alla festa inaugurale di riapertura ben duecentocinquanta invitati, principalmente dell'alta moda, ministri e imprenditori,hanno potuto "sfruttare" quella meraviglia. Al terzo piano hanno costruito gli uffici solo con lastre di cristallo. Secondo il marchio "Fendi" ciò rende trasparente le loro attività in modo che possano essere ben visibili all'esterno. Noi diciamo che di chiaro in tutto ciò c'è solo il fatto di aver perso qualcosa di molto importante per noi. Oltre alla perdita dell'edificio in sè c'è anche la perdita della dignità.
La splendida opera di epoca fascista fu realizzata nel quartiere Eur di Roma per l’esposizione universale del 1942. Dotato di una facciata con cinquantaquattro archi,ha una forma quadrata e razionale,espressione dello stile ineguagliabile di quel tempo. Mix di cemento armato e travertino in esterno e marmo all'interno. Superficie di circa ottomila mq, al piano terra ci sono ben ventotto statue che rappresentano talenti e mestieri italiani.
L'aver concesso a Fendi di impadronirsi del monumento (seppur in affitto) è come aver contribuito ad accelerare il processo di svendita culturale e identitaria, ormai comunque in corso da decenni. Ma non basta: in questo caso assistiamo anche ad una deturpazione dell’edificio stesso. Non contenti di aver preso possesso di qualcosa che non gli appartiene culturalmente e storicamente ,la "Maison Fendi" ha deciso anche di compiere opere di dubbia bellezza sul tetto dell’edificio, aggiungendo un piano in più per il Colosseo Quadrato . E c'è chi ha parlato di settantadue anni di abbandono di questa struttura e che grazie a "Fendi" ha ritrovato una nuova vita. Roba da pazzi! Guadagnare con le nostre bellezze artistiche non è certo il miglior biglietto da visita. Da proprietà della nazione a proprietà privata, ecco il fantastico risultato di questo mondo perfetto! Tutto ciò comunque è avvenuto nel silenzio mediatico più assoluto.
Ma qualche mese fa, il gruppo militante Sempre Domani ha voluto manifestare il proprio dissenso contro questa oscenità. Manifesti con scritto "scempio in corso" sono comparsi nelle vicinanze del monumento. Di notevole impatto lo striscione "giù le mani dalla civiltà",a sottolineare che niente e nessuno deve avere il diritto di appropriarsi di qualcosa che non è suo, nè di nessuno... Ma di tutti! Insomma, finalmente qualcuno che ha fatto sentire una voce fuori dal coro del pensiero unico, atto a favorire sempre le solite lobby economiche, sfruttatrici ora anche dell'identità e della cultura italiana.
Speriamo solo che "Fendi" e chi le ha permesso di affittare il monumento, non si accorgano delle incisioni sul Colosseo Quadrato “Un popolo di poeti,di artisti,di eroi,di santi,di pensatori,di scienziati,di navigatori,di trasmigratori”. Venisse loro in mente di modificare pure questo...
L'edificio è al 90% gestito dal ministero dell'economia e delle finanze e al 10% dal Comune di Roma. Un’operazione che ha visto la società “Eur spa” affittare il maestoso edificio al famoso marchio della moda LVMH proprietario del marchio Fendi. Dettagli dell’operazione: quindici anni di affitto a due milioni e ottocentomila euro l’anno. E alla festa inaugurale di riapertura ben duecentocinquanta invitati, principalmente dell'alta moda, ministri e imprenditori,hanno potuto "sfruttare" quella meraviglia. Al terzo piano hanno costruito gli uffici solo con lastre di cristallo. Secondo il marchio "Fendi" ciò rende trasparente le loro attività in modo che possano essere ben visibili all'esterno. Noi diciamo che di chiaro in tutto ciò c'è solo il fatto di aver perso qualcosa di molto importante per noi. Oltre alla perdita dell'edificio in sè c'è anche la perdita della dignità.
La splendida opera di epoca fascista fu realizzata nel quartiere Eur di Roma per l’esposizione universale del 1942. Dotato di una facciata con cinquantaquattro archi,ha una forma quadrata e razionale,espressione dello stile ineguagliabile di quel tempo. Mix di cemento armato e travertino in esterno e marmo all'interno. Superficie di circa ottomila mq, al piano terra ci sono ben ventotto statue che rappresentano talenti e mestieri italiani.
L'aver concesso a Fendi di impadronirsi del monumento (seppur in affitto) è come aver contribuito ad accelerare il processo di svendita culturale e identitaria, ormai comunque in corso da decenni. Ma non basta: in questo caso assistiamo anche ad una deturpazione dell’edificio stesso. Non contenti di aver preso possesso di qualcosa che non gli appartiene culturalmente e storicamente ,la "Maison Fendi" ha deciso anche di compiere opere di dubbia bellezza sul tetto dell’edificio, aggiungendo un piano in più per il Colosseo Quadrato . E c'è chi ha parlato di settantadue anni di abbandono di questa struttura e che grazie a "Fendi" ha ritrovato una nuova vita. Roba da pazzi! Guadagnare con le nostre bellezze artistiche non è certo il miglior biglietto da visita. Da proprietà della nazione a proprietà privata, ecco il fantastico risultato di questo mondo perfetto! Tutto ciò comunque è avvenuto nel silenzio mediatico più assoluto.
Ma qualche mese fa, il gruppo militante Sempre Domani ha voluto manifestare il proprio dissenso contro questa oscenità. Manifesti con scritto "scempio in corso" sono comparsi nelle vicinanze del monumento. Di notevole impatto lo striscione "giù le mani dalla civiltà",a sottolineare che niente e nessuno deve avere il diritto di appropriarsi di qualcosa che non è suo, nè di nessuno... Ma di tutti! Insomma, finalmente qualcuno che ha fatto sentire una voce fuori dal coro del pensiero unico, atto a favorire sempre le solite lobby economiche, sfruttatrici ora anche dell'identità e della cultura italiana.
Speriamo solo che "Fendi" e chi le ha permesso di affittare il monumento, non si accorgano delle incisioni sul Colosseo Quadrato “Un popolo di poeti,di artisti,di eroi,di santi,di pensatori,di scienziati,di navigatori,di trasmigratori”. Venisse loro in mente di modificare pure questo...
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