Son passati
ormai più di dieci anni dal termine del conflitto in Kosovo, ma i postumi della
guerra e della infinità crudeltà politica ancora sono ben evidenti. Che il
Kosovo, infatti, pur dichiaratosi ufficialmente indipendente dalla Serbia nel
2008, non sia ancora terra di pacifica convivenza tra le varie etnie, è cosa
risaputa in Geopolitica. Numerosi, ormai da anni, sono i casi di violenza che
interessano (sul lato passivo) soprattutto la minoranza serba all’interno del
paese balcanico. Intoccabili e protetti dalla comunità internazionale (NATO e
ONU in primis) , invece, ieri come oggi, i terroristi albanesi impegnati nella
lotta per la liberazione del Kosovo dalle genti serbe.
Non a caso
dal 1999 ad oggi davvero poche son state le notizie apparse nei nostri
quotidiani o mass media riguardanti sviluppi della situazione in Kosovo. Il
vile mondialismo, infatti, dovendo mistificare in qualche modo gli atti
terroristici dei loro alleati nel Balcani ha preferito proprio non parlarne.
E così, non
casualmente, ecco che Internet torna ad essere strumento utile ai fini della
contro informazione, della resistenza al mondialismo e la battaglia al pensiero
unico.
Da qualche
mese a questa parte, infatti, apprendiamo da siti praticamente oscurati dal
grande palcoscenico dell’informazione occidentale che il senatore svizzero Dick
Marty ha denunciato alla commissione europea il traffico di organi in Kosovo
messo in atto dai terroristi albanesi ai danni dei prigionieri serbi. Più
precisamente, dopo le macabre dichiarazioni (anzi confessioni per la verità) di
un ex terrorista albanese dell’AKSH (esercito separatista kosovaro) si è aperta
una vera e propria indagine politica che ha rivelato nuovamente le falle di
questo progetto di dominio mondiale. In Kosovo, da anni, i prigionieri serbi
vengono prima rapiti e poi portati in stanze sotterranee per essere sdraiati in
squallidi lettini ed essere privati, da vivi, dei loro organi vitali (reni,
soprattutto). Gli strumenti per le amputazioni sono semplici coltelli e pinze.
Non solo, inoltre, questa gratuita violenza viene attuata per un ideale
politico (l’odio tra albanesi e serbi, infatti, ha visto cose anche peggiori in
passato) ma anche per un rendiconto economico: gli organi vengono venduti in
ogni angolo del pianeta in un vero e proprio mercato illegale e internazionale.
Già diversi
anni fa il giornale tedesco “Spiegel” diffuse la notizia, ma nessun organo
istituzionale al mondo dette grande risonanza a queste informazioni. Negli
ultimi anni, sulla spinta oltre che del senatore Marty anche di molti e
certificati decessi, l’Unione Europea ha finalmente aperto un’inchiesta
riguardo questi atroci fatti, la quale ovviamente favorevole il presidente
della Repubblica serba Nikolic che ha espresso piena collaborazione e fiducia
verso le istituzioni europee, sottolineando che “la Serbia aspettandosi molto
dalle indagini di Clint Wlliamson (responsabile operativo di queste indagini)
offrirà a lui e ai suoi uomini piena collaborazione”.
Ma il peggio
non ha mai fine. Infatti, in un comunicato ufficiale, l’AKSH ha dichiarato che
”se il governo serbo continuerà ad alimentare queste indagini e permetterà ai
suoi cittadini residenti in Kosovo di votare per le elezioni parlamentari, una
nuova ondata di violenza si abbatterà nei Balcani”.
D’altronde
questi “audaci terroristi” son forti dell’appoggio anche del governo kosovaro, il
quale in una nota recente ha sostenuto la tesi che le voci riguardo
l’espropriazione e la vendita di organi serbi sono solo “pura propaganda da
guerra fredda” e che sono notizie false messe in giro da Belgrado nel tentativo
di “offuscare un grande giorno per il Kosovo”.
Ma alla luce
delle svariate notizie di contro informazione giunte da ogni angolo
dell’Europa, appare davvero difficile credere ai terroristi albanesi o al
governo kosovaro. Non a caso in Kosovo sono tante le cose che non vanno negli
ultimi anni: dalla situazione politica che ancora non riesce a trovare
stabilità, al fatto che molti paesi del mondo (anche tra i più importanti come
Russia e Cina) non riconoscono la sua indipendenza, passando per una crisi
sociale ed etnica senza precedenti e per le continue morti dei militari
dell’Onu (tra i quali anche soldati italiani) per svariati motivi (anche
accidentali).
Ma il
mondialismo mai ammetterà l’errore dell’intervento armato nei Balcani.
Continuerà a sostenere l’idea falsa che il Kosovo abbia un diritto alla sua
indipendenza, che i terroristi albanesi non sono poi tanto dalla parte del
torto, che la Serbia fa pressioni ingiustificate all’Europa per un proprio tornaconto
nazionale.
Fortuna,
però, che a crederci son sempre di meno.
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