Fidesz (Unione Civica Ungherese) è il partito conservatore
di centro destra ungherese fondato nel 1990, guidato dal suo storico leader
Viktor Orbàn, che da circa cinque anni domina la scena politica nazionale
avendo raggiunto il 53% dei consensi durante le amministrative del 2010 e il
48% in quelle del 2014. Dopo le ultime elezioni europee, è entrato
prepotentemente anche nella scena internazionale inviando a Bruxelles i suoi
deputati euro scettici.
In Italia, l’argomento è pressoché sconosciuto. Perché i
media, al servizio della finanza internazionale, non possono permettersi certo
di diffondere esempi positivi di paesi coraggiosi e sovrani. Nostro compito, quindi, è quello di creare
controinformazione e di diffondere la nostra visione della vita su fatti non
noti all’opinione pubblica.
È bene, dunque, che si sappia che in Ungheria, l’attuale
governo Orbàn ha tagliato per tre anni di seguito le bollette della luce, del
gas e della nettenza urbana del 20%. , ha tagliato il numero di parlamentari da
386 a 199, ha tagliato il ticket dei trasporti del 10% e l’Iva per gli alimenti
dal 27 al 5%. È bene che si sappia che l’Ungheria è un paese che nel 2015 vedrà
il suo PIL crescere dell’1,2% e la sua disoccupazione scendere in soli cinque
anni dall’11,8 all’ 8,1%. È bene che si
sappia che Orbàn ha alzato del 18% il salario minimo di tutti i lavoratori,
privati e pubblici e che ha aumentato le tasse alla banche e alle imprese
assicuratrici.
Manovre economiche e sociali rese possibili solamente grazie
a coraggiose prese di posizione governative.
In primis, grazie alla schiacciante maggioranza ottenuta
dopo le elezioni del 2010 che ha consentito agli uomini di Fidesz di ottenere
2/3 dei seggi in Parlamento, Orbàn ha dato il via libera alla modifica della
Costituzione. In questo modo: ha obbligato gli studenti magiari che si sono
laureati con gli aiuti statali a non abbandonare il paese per 10 anni (evitando
la famigerata “fuga di cervelli”), ha vietato la definizione di “famiglia” alle
coppie non spossate o omosessuali, ha limitato la libertà di espressione se
ferirà la dignità della nazione ungherese. Inoltre, ha nuovamente nazionalizzato
la Banca Centrale Ungherese, ora sotto controllo governativo, che consentirà di
stampare banconota in futuro senza chiedere prestiti agli enti privati
internazionali. Ha anche anticipato il pagamento in contanti del debito di venti
miliardi (pagato in tre valute: dollaro, euro e sterlina) con il Fondo
Monetario Internazionale liberandosi definitivamente del suo cappio alla gola. A coronamento di ciò Orbàn ha recentemente dichiarato che
“In Ungheria non c’è posto per l’Unione Europea al servizio delle banche
private”
E in Italia cosa dicono sull’Ungheria? I media e i
quotidiani più importanti generalmente tacciono. Su internet, invece, qualcosa
si trova. Alcuni lodano giustamente le azioni coraggiose di Orbàn, altri,
invece, le criticano (per lo più voci liberali e filo marxiste). La critica è
composta soprattutto dalle solite ipocrite “etichette” di antisemitismo, ultra
nazionalismo, razzismo che contraddistinguerebbe il governo magiaro. Accusano
Orbàn di essere un nemico della democrazia, artefice di un vero golpe che ha limitato i poteri della magistratura, ha
reso “associazione criminale” il partito Comunista, è uno pseudo massone al
servizio di altri grandi poteri internazionali (chiaramente non specificati).
Inoltre, sostengono che l’Ungheria, economicamente crescerà nei prossimi anni,
ma di poco. (Roba da ridere ma è tutto vero!). E infine la chicca: la sovranità
monetaria viene criticata per la solita storia del rischio inflazione. Cioè c’è
il rischio che il governo ungherese stampi banconota illimitatamente svalutando
la propria moneta in futuro. Tradotto: la libertà nuoce per il rischio
ipotetico che se ne abusi, quindi meglio la schiavitù e l’usura che invece ti
controllano dettagliatamente.
A parte citare queste ridicole critiche, ciò che va
sottolineato è che in Europa oltre a Grecia, Francia, Austria, Danimarca e
perfino Germania, anche l’Ungheria sembra essersi svegliata da un sonno
profondo (seppur con una storia diversa dai paesi sopra citati) . Movimenti
nazionali e sociali hanno finalmente raggiunto una buona base di consenso in
tutto il vecchio continente smascherando ipocrisie e bugie dei movimenti
democratici strumento della finanza internazionale.
Mancano, però, ancora tanti pezzi per unire questo puzzle
europeo. Tra cui l’Italia. Una nazione ancora in coma, guidata da una classe
politica educata dai diktat dell’Unione Europea. Ma, visti i risultati inattesi
delle altre forze politiche nazionaliste in Europa, la speranza di
rivoluzionare questo paese non ce la toglie nessuno. Stavolta la strada ce
l’hanno anche tracciata. Sta a noi seguirla…..