Quando le Nazioni Unite,
pilotate come al solito dai governi degli Stati Uniti e delle altre potenze
occidentali, dichiararono guerra alla Libia, Sempre Domani denunciò questa vile
e pericolosa aggressione con comunicati politici e affissioni di numerosi
striscioni in tutta Roma. Ciò che andava sottolineato, ancora una volta, erano
due punti fondamentali: primo (ma non per importanza) il progetto di dominio
del mondo del neo liberismo americano che non incontrava ostacoli nel suo
percorso ormai secolare e che stava colpendo inesorabilmente la porzione del
mondo Nord Africano (vedi anche rivolte in Tunisia ed Egitto), secondo la
totale mancanza di sovranità politica dell’Italia che rappresentata da un
insieme di camerieri della grande finanza internazionale, non ha mai alzato la
voce per sottolineare che ne sarebbe uscita danneggiata soprattutto a livello
economico. Ovviamente la nostra fu una delle poche voci fuori dal coro e come
tale tenuta lontana dai riflettori. Oggi lo scenario si ripresenta. Forse diverso nella forma,ma non di certo nel contenuto.
In Siria, infatti, (come già riportato in un articolo di Marzo de “Il Maestrale”) è in atto una delle tipiche “rivoluzioni moderne”. Una di quelle rivoluzioni popolari sollevate dal volere finanziario e politico internazionale. Una di quelle rivoluzioni popolari giustificate dalla solita trama: la lotta per la pace in territori infetti dalla tirannia. Una di quelle rivoluzioni popolari che nel consumo di armi e nella divisione sociale ha trovato il suo habitat naturale. Una di quelle rivoluzioni popolari che è costata fin’ora la vita ad oltre diecimila civili (esclusi dunque militari).Una di quelle rivoluzioni popolari cieche, che non hanno una fine e soprattutto un fine (se non quello di spodestare governi scomodi per instaurare fantocci meglio pilotabili).
Il governo Siriano,
nazionalista e socialista, è accusato dalle Nazioni Unite di aver represso nel
sangue le legittime manifestazioni popolari democratiche negli ultimi mesi.
Inoltre è imputato per la strage di Hula
di pochi giorni fa nella quale persero la vita 180 innocenti cittadini siriani
(tra cui 40 bambini). Strage per la quale va precisato che il governo siriano
si è dichiarato assolutamente estraneo ai fatti.
In realtà però è da anni
nel mirino di molti poteri politici. Anche diversi tra loro. Da una parte le
sue posizioni laiche non gli hanno attirato la simpatia di alcuni gruppi
militari islamici come quello dei Fratelli Mussulmani. Dall’altra il suo
sostegno economico ad Hezbollah (partito libanese) e la protezione del
movimento palestinese Hamas non gli hanno certo fatto guadagnare un giudizio
positivo sul versante atlantico. Inoltre, se si aggiungono le sue posizioni
anti israeliane e filo iraniane, il quadro si completa. Insomma un paese
scomodo questa Siria. Non troppo
vasto,non troppo ricco ma pur sempre da sconfiggere.
Così, i neoliberali - imperialisti atlantisti hanno in un primo momento deciso
di mettere in pratica la strategia della “guerra fredda” attuando una seria di
provocazioni indirette al governo locale. Hanno convinto migliaia di giovani a
scendere in piazza con utopiche speranze. Hanno cacciato dal loro territorio
gli ambasciatori siriani in quanto persone non gradite. Hanno sottolineato le atrocità
(tutte però da provare)della dittatura di Al Assad, hanno indignato l’opinione
pubblica.
Un giorno forse
decideranno di attaccare di nuovo militarmente (magari dopo aver superato
l’ultimo baluardo di resistenza europea in questa tematica, la Russia,
contraria più che mai ad un cambio di regime in Siria). Per ora si godono i
morti, gli attentati, la disperazione.Nel frattempo, a Roma, c’è chi non si è arreso dinanzi a questo progetto di colonizzazione nonostante la totale inibizione della nostra classe politica. Il 16 Giugno, infatti, alle ore 17:00 avrà luogo a piazza del Popolo un manifestazione organizzata dal Comitato Italia - Siria per sostenere la sovranità, il legittimo governo, il popolo e tutta la nazione siriana.
Ovviamente invitati tutti
gli uomini liberi !




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