Basterebbe semplicemente visitare
la pagina loro dedicata su Wikipedia per scoprire l’opinione che l’informazione
di massa ci propugna sui Fratelli Musulmani. Essi, infatti, costituirebbero una
delle più importanti organizzazioni islamiche internazionali rifiutante
l’influenza Occidentale.
In realtà, visto lo scenario
politico attuale in Libia e soprattutto in Egitto (dove il partito “Libertà e
Giustizia” guidato appunto dal gruppo dei Fratelli Musulmani può vincere, nel
primo caso, e ha già vinto , nel secondo, le presidenziali) delle osservazioni (tre
in particolare) a riguardo su questa organizzazione sono più che necessarie.
La prima si ricollega al finale
dell’articolo del nostro giornale del 29 Novembre 2011 (badate bene più di sei
mesi fa) quando i Fratelli Musulmani si ritirarono per chissà quale arcana
ragione dall’opposizione al regime
militare del maresciallo Tantawi reo (per i manifestanti) di aver soppresso nel
sangue la sete di diritti degli egiziani come il suo predecessore Mubarak.
La casta militare egiziana, come
testimoniato da qualsiasi fonte informativa (internet, quotidiani, mass media
vari), è indipendente dalle casse dello stato e parte dei suoi finanziamenti
proviene casualmente dagli Stati Uniti d’America.
Legittimo dunque pensare che
quella ritirata fu strategica e concordata a tavolino. Da una parte i militari,
appunto, forti del consenso dell’ONU, che chiedevano di non alimentare troppo
le voci di opposizione durante il loro mandato di transizione (dalla fine del
regime di Mubarak alle ultime elezioni nazionali). Dall’altra, i Fratelli
musulmani, che chiedevano un appoggio politico, sociale e chissà forse, anche
economico (tra l’altro molte fonti di contro informazioni non smentiscono
l’ipotesi anzi l’avvallano) per le
presidenziali di Giugno 2012.
Una ragionevole chiave di lettura
che però nelle ultime ore sembra essere messa in discussione. È recente infatti
la notizia degli scontri a piazza Tahrir tra esponenti islamici e sostenitori
della giunta militare per la decisione del nuovo presidente egiziano Morsi di
ricorrere in appello riguardo la decisione della Corte Costituzionale che aveva
decretato lo scioglimento dell’Assemblea legislativa de Il Cairo dopo aver
giudicato incostituzionale la legge elettorale che aveva portato alla vittoria
degli schieramenti islamici. Il neo presidente islamico, altrimenti,
rischierebbe di rituffarsi in una nuova campagna elettorale (assai pericolosa
visti i consensi in crescita per i liberali) per il mantenimento del potere.
La seconda osservazione è quella
relativa alla situazione politica in Siria. Da mesi ormai, infatti, i Fratelli
Musulmani si son detti favorevoli ad un intervento militare immediato delle
Nazioni Unite per spodestare il regime nazional socialista di Al Assad.
La terza e ultima osservazione
riguarda la reazione della Casa Bianca dopo i risultati elettorali in Egitto.
Il presidente Obama,dopo essersi congratulato con Morsi telefonicamente, ha
definito la vittoria dei Fratelli Musulmani come una “pietra miliare” (stessa
identica affermazione di quella usata per la Libia) nella transizione
dell’Egitto verso la Democrazia augurandosi (ovviamente) che l’Egitto rimanga
pilastro mediorientale di pace, sicurezza e stabilità riguardo i rapporti con
Israele soprattutto.
Inevitabili dunque degli
scetticismi a riguardo di questa organizzazione islamica ormai protagonista di
quasi tutte le notizie di politica estera araba. Forse dietro di loro ci sono
davvero gli Stati Uniti d’America. Forse, se ciò fosse confermato con il tempo,
per l’intero popolo egiziano inizierebbe davvero una “nuova era”(citazione
dello stesso Morsi) caratterizzata dalla schiavitù politica, sociale ed
economica al dominio a stelle e strisce. Forse il New World Order (progetto di
dominio del mondo) è già a buon passo dati che riesce ad assoggettare con
facilità anche movimenti storicamente avversi.
Ma rimanendo queste solo ipotesi,
ci fidiamo (per così dire) delle speranze del popolo egiziano e delle promesse
di Democrazia di Obama & Co. Attendiamo anche noi allora, come più volte
affermato, pace e diritti in tutto il medio Oriente. Nel frattempo, prendiamo
però atto, di un dato incontrovertibile: i morti e gli attentati in tutto il
territorio Arabo non si placano.
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