lunedì 16 luglio 2012

Fratelli Musulmani, vi(v)a la Democrazia!

Basterebbe semplicemente visitare la pagina loro dedicata su Wikipedia per scoprire l’opinione che l’informazione di massa ci propugna sui Fratelli Musulmani. Essi, infatti, costituirebbero una delle più importanti organizzazioni islamiche internazionali rifiutante l’influenza Occidentale.
In realtà, visto lo scenario politico attuale in Libia e soprattutto in Egitto (dove il partito “Libertà e Giustizia” guidato appunto dal gruppo dei Fratelli Musulmani può vincere, nel primo caso, e ha già vinto , nel secondo, le presidenziali) delle osservazioni (tre in particolare) a riguardo su questa organizzazione sono più che necessarie.
La prima si ricollega al finale dell’articolo del nostro giornale del 29 Novembre 2011 (badate bene più di sei mesi fa) quando i Fratelli Musulmani si ritirarono per chissà quale arcana ragione  dall’opposizione al regime militare del maresciallo Tantawi reo (per i manifestanti) di aver soppresso nel sangue la sete di diritti degli egiziani come il suo predecessore Mubarak.
La casta militare egiziana, come testimoniato da qualsiasi fonte informativa (internet, quotidiani, mass media vari), è indipendente dalle casse dello stato e parte dei suoi finanziamenti proviene casualmente dagli Stati Uniti d’America. 
Legittimo dunque pensare che quella ritirata fu strategica e concordata a tavolino. Da una parte i militari, appunto, forti del consenso dell’ONU, che chiedevano di non alimentare troppo le voci di opposizione durante il loro mandato di transizione (dalla fine del regime di Mubarak alle ultime elezioni nazionali). Dall’altra, i Fratelli musulmani, che chiedevano un appoggio politico, sociale e chissà forse, anche economico (tra l’altro molte fonti di contro informazioni non smentiscono l’ipotesi anzi l’avvallano)  per le presidenziali di Giugno 2012.
Una ragionevole chiave di lettura che però nelle ultime ore sembra essere messa in discussione. È recente infatti la notizia degli scontri a piazza Tahrir tra esponenti islamici e sostenitori della giunta militare per la decisione del nuovo presidente egiziano Morsi di ricorrere in appello riguardo la decisione della Corte Costituzionale che aveva decretato lo scioglimento dell’Assemblea legislativa de Il Cairo dopo aver giudicato incostituzionale la legge elettorale che aveva portato alla vittoria degli schieramenti islamici. Il neo presidente islamico, altrimenti, rischierebbe di rituffarsi in una nuova campagna elettorale (assai pericolosa visti i consensi in crescita per i liberali) per il mantenimento del potere.
La seconda osservazione è quella relativa alla situazione politica in Siria. Da mesi ormai, infatti, i Fratelli Musulmani si son detti favorevoli ad un intervento militare immediato delle Nazioni Unite per spodestare il regime nazional socialista di Al Assad.
La terza e ultima osservazione riguarda la reazione della Casa Bianca dopo i risultati elettorali in Egitto. Il presidente Obama,dopo essersi congratulato con Morsi telefonicamente, ha definito la vittoria dei Fratelli Musulmani come una “pietra miliare” (stessa identica affermazione di quella usata per la Libia) nella transizione dell’Egitto verso la Democrazia augurandosi (ovviamente) che l’Egitto rimanga pilastro mediorientale di pace, sicurezza e stabilità riguardo i rapporti con Israele soprattutto.  
Inevitabili dunque degli scetticismi a riguardo di questa organizzazione islamica ormai protagonista di quasi tutte le notizie di politica estera araba. Forse dietro di loro ci sono davvero gli Stati Uniti d’America. Forse, se ciò fosse confermato con il tempo, per l’intero popolo egiziano inizierebbe davvero una “nuova era”(citazione dello stesso Morsi) caratterizzata dalla schiavitù politica, sociale ed economica al dominio a stelle e strisce. Forse il New World Order (progetto di dominio del mondo) è già a buon passo dati che riesce ad assoggettare con facilità anche movimenti storicamente avversi.
Ma rimanendo queste solo ipotesi, ci fidiamo (per così dire) delle speranze del popolo egiziano e delle promesse di Democrazia di Obama & Co. Attendiamo anche noi allora, come più volte affermato, pace e diritti in tutto il medio Oriente. Nel frattempo, prendiamo però atto, di un dato incontrovertibile: i morti e gli attentati in tutto il territorio Arabo non si placano.






domenica 8 luglio 2012

L'altra faccia dell'ESM

Gli scorsi 28 e 29 giugno è andato in scena a Bruxelles l'ultimo di un'oramai lunghissima serie di summit tra i vertici dell'Eurozona, in questa fase molto concitata della crisi. Al centro di quest'ultimo importante incontro si colloca ildibattito sul "Fondo Salva-Stati", meglio noto come "ESM".
Per quanto riguarda il "Fondo Salva-Stati", negli articoli precedenti sono state tratteggiate le caratteristiche di questa nuova "creatura", ma che ruolo avrà l'ESM nelle politiche economiche dei singoli paesi? Nel concreto, qual è lo scopo di questo fondo e in che modo agirà?
 
Per dare una definizione concisa, il fine di tale fondo sarà quello di acquistare titoli di stato di paesi che, pur seguendo le direttive economiche emanate dall'Europarlamento, a causa,
ad esempio, dell'elevato debito pubblico, si ritrovano spesso sotto attacco della speculazione, riportando così i tassi d'interesse sui titoli di stato succitati a livelli stabili, o quantomeno, sostentenibili.
 
La disponibilità di liquidi di cui dovrebbe disporre il suddetto fondo ammonterebbe a più di 500 miliardi di euro, che potranno essere destinati all'acquisto di titoli sul mercato primario (ovvero in asta), oppure su quello secondario (ovvero sia quello in cui è possibile scambiare titoli di stato), oppure direttamente a prestiti destinati a Stati o alle Banche. Per poter usufruire dell'aiuto dell'ESM, il paese richiedente dovrà firmare inoltre un protocollo d'intesa con la commissione europea e con il Fondo Monetario Internazionale, dopo di che il fondo, attraverso l'azione della Banca Centrale Europea, potrà essere attivato e svolgere la sua funzione. Il nodo centrale da sciogliere però resta quello politico, ossia: in base a quali condizioni sarà possibile richiedere l'intervento dell'ESM? Sono nodi che verranno sciolti nel prossimo Eurogruppo, in programma il 9 luglio.
 
Altro tema fondamentale che ha accompagnato il summit è stato quello del ruolo della sovranità nazionale nell'ambito politico-economico dell'Unione. Il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy ha evidenziato come la priorità assoluta per l'Eurozona sia una "Fiskalunion", un'unione delle politiche di bilancio, che permetta un maggiore controllo sulle scelte economiche dei singoli paesi membri. E' evidente che per realizzare tale progetto risulti indispensabile rinunciare ad ampie porzioni della propria sovranità nazionale, un fardello divenuto oramai troppo pesante per gli euro-tecnocrati. Un argomento, quello della sovranità, che fa il paio con quello riguardante lo stato sociale,
definito sempre dallo stesso Van Rompuy, come campo d'azione prediletto su cui impostare le prossime manovre: Vanno infatte "armonizzate", secondo il politico belga, le misure di welfare dei singoli paesi, al fine di un comune miglioramento della competitività dell'Eurozona.
 
Insomma: Debiti, Tagli alla spesa e Sovranità a rischio, l'ennesimo summit, lo stesso copione.

lunedì 25 giugno 2012

C’era Una Volta la Grecia. E l’Italia.


Solitamente si studia, in modo più o meno approfondito, la storia greca a cavallo tra il primo e il secondo anno di scuola superiore. Le gesta degli eroi ellenici, infatti, precedono lo studio della civiltà romana. Persino in letteratura, Omero, in questi anni di apprendimento, occupa uno spazio dominante: Iliade ed Odissea narrano il coraggio, le peripezie e i sacrifici dei soldati greci durante e dopo l’assedio di Troia. Nei libri di storia, invece, si trovano i racconti ormai divenuti leggendari della battaglia delle Termopili e del coraggio spartano, dell’astuzia di Temistocle e dell’intelligenza ateniese, della forza sociale ellenica che sconfigge il piano di dominio persiano. I professori più appassionati all’argomento consigliano di leggere “Lo scudo di Talos” di Valerio Massimo Manfredi, un vero e proprio excursus storico (molto semplice da leggere e alquanto scorrevole) nella Grecia arcaica (e non) vissuto dall’esperienza del protagonista stesso: Talos. Insomma, la storia della civiltà greca è nota, in linea di massima, a tutti fin dai 14-15 anni. E ai giorni d’oggi torna più utile che mai.

Da pochi giorni, infatti, in Grecia siede al governo, il leader di centrodestra Samaras  con l’appoggio inedito  della coalizione di centro sinistra. Una coalizione formata da conservatori (impegnati ovviamente a non abbandonare l’Euro e l’Europa), socialisti (stile cameriere dei banchieri Hollande, socialisti dunque solo di fama) e moderati (impegnati nella denuncia pubblica per il lavaggio del cervello degli attacchi fisici e morali contro le buone e sagge istituzioni greche da parte dei fascisti di “Alba Dorata”). Una coalizione dettata dalla finanza mondiale per attuare i piani di austerity voluti dalle banche centrali private al fine di ridurre il debito pubblico greco e ridurre alla povertà la popolazione ellenica

Eppure una buona parte del popolo greco , nonostante ormai siano passati già anni di sacrifici economici, alle ultime elezioni ha nuovamente dato fiducia ai partiti moderati, democratici, liberali, capitalisti ed usurai. Ha nuovamente preso le distanze dall’estrema sinistra e l’estrema destra greca (che comunque, hanno raggiunto risultati elettorali storici) come a dire: meglio la povertà e la finta libertà, che l’ordine rigoroso e la dignità. Ha nuovamente dato fiducia all’Euro nonostante tutti gli avvisi di austerità. Non ha avuto il coraggio di ribellarsi insieme a quei pochi coraggiosi che per mesi son scesi nelle piazze e nelle strade a manifestare (più o meno civilmente) la loro esigenza di lavoro per un futuro più prosperoso.

Ed ora questa buona parte di popolo attende le misure del nuovo governo. Pronta ancora una volta a piangere in caso di ulteriori sacrifici economici. Pronta ancora una volta a blaterare in caso di fallimento politico. Pronta ancora una volta a scandalizzarsi per una rissa militante ma a tacere ed ad abbassare la testa per una truffa politica ed istituzionale. Pronta ancora una volta ad infangare l’onore dei propri avi che hanno donato la vita per difendere le coste greche dall’assedio straniero. Tutto questo a noi ricorda qualcosa. Ricorda un altro paese dal passato glorioso ma dal presente vergognoso.

Che la Grecia ci sia, quindi, ancora una volta, nel bene e nel male, di insegnamento. Che l’Italia non faccia la sua fine.

domenica 10 giugno 2012

Siria Contro Tutti. O Quasi!

Quando le Nazioni Unite, pilotate come al solito dai governi degli Stati Uniti e delle altre potenze occidentali, dichiararono guerra alla Libia, Sempre Domani denunciò questa vile e pericolosa aggressione con comunicati politici e affissioni di numerosi striscioni in tutta Roma. Ciò che andava sottolineato, ancora una volta, erano due punti fondamentali: primo (ma non per importanza) il progetto di dominio del mondo del neo liberismo americano che non incontrava ostacoli nel suo percorso ormai secolare e che stava colpendo inesorabilmente la porzione del mondo Nord Africano (vedi anche rivolte in Tunisia ed Egitto), secondo la totale mancanza di sovranità politica dell’Italia che rappresentata da un insieme di camerieri della grande finanza internazionale, non ha mai alzato la voce per sottolineare che ne sarebbe uscita danneggiata soprattutto a livello economico. Ovviamente la nostra fu una delle poche voci fuori dal coro e come tale tenuta lontana dai riflettori.

Oggi lo scenario si ripresenta. Forse diverso nella forma,ma non di certo nel contenuto.

In Siria, infatti, (come già riportato in un articolo di Marzo de “Il Maestrale”) è in atto una delle tipiche “rivoluzioni moderne”. Una di quelle rivoluzioni popolari sollevate dal volere finanziario e politico internazionale. Una di quelle rivoluzioni popolari giustificate dalla solita trama: la lotta per la pace in territori infetti dalla tirannia. Una di quelle rivoluzioni popolari che nel consumo di armi e nella divisione sociale ha trovato il suo habitat naturale. Una di quelle rivoluzioni popolari che è costata fin’ora la vita ad oltre diecimila civili (esclusi dunque militari).Una di quelle rivoluzioni popolari cieche, che non hanno una fine e soprattutto un fine (se non quello di spodestare governi scomodi per instaurare fantocci meglio pilotabili).

Il governo Siriano, nazionalista e socialista, è accusato dalle Nazioni Unite di aver represso nel sangue le legittime manifestazioni popolari democratiche negli ultimi mesi. Inoltre  è imputato per la strage di Hula di pochi giorni fa nella quale persero la vita 180 innocenti cittadini siriani (tra cui 40 bambini). Strage per la quale va precisato che il governo siriano si è dichiarato assolutamente estraneo ai fatti.
In realtà però è da anni nel mirino di molti poteri politici. Anche diversi tra loro. Da una parte le sue posizioni laiche non gli hanno attirato la simpatia di alcuni gruppi militari islamici come quello dei Fratelli Mussulmani. Dall’altra il suo sostegno economico ad Hezbollah (partito libanese) e la protezione del movimento palestinese Hamas non gli hanno certo fatto guadagnare un giudizio positivo sul versante atlantico. Inoltre, se si aggiungono le sue posizioni anti israeliane e filo iraniane, il quadro si completa. Insomma un paese scomodo questa  Siria. Non troppo vasto,non troppo ricco ma pur sempre da sconfiggere. 

Così, i neoliberali - imperialisti  atlantisti hanno in un primo momento deciso di mettere in pratica la strategia della “guerra fredda” attuando una seria di provocazioni indirette al governo locale. Hanno convinto migliaia di giovani a scendere in piazza con utopiche speranze. Hanno cacciato dal loro territorio gli ambasciatori siriani in quanto persone non gradite. Hanno sottolineato le atrocità (tutte però da provare)della dittatura di Al Assad, hanno indignato l’opinione pubblica.
Un giorno forse decideranno di attaccare di nuovo militarmente (magari dopo aver superato l’ultimo baluardo di resistenza europea in questa tematica, la Russia, contraria più che mai ad un cambio di regime in Siria). Per ora si godono i morti, gli attentati, la disperazione.

Nel frattempo, a Roma, c’è chi non si è arreso dinanzi a questo progetto di colonizzazione nonostante la totale inibizione della nostra classe politica. Il 16 Giugno, infatti, alle ore 17:00 avrà luogo a piazza del Popolo un manifestazione organizzata dal Comitato Italia - Siria per sostenere la sovranità, il legittimo governo, il popolo e tutta la nazione siriana.

Ovviamente invitati tutti gli uomini liberi !


domenica 20 maggio 2012

Brindisi, Strategia della Finzione

Sabato19 Maggio 2012. Brindisi. Istituto Morvillo Falcone. Ore 7.50: gli studenti si apprestano ad entrare a scuola. Esplodono tre bombole a gas collegate da un timer. Muore una ragazza. Melissa, 16 anni. Nell’esplosione ha perso un arto e ha il corpo bruciato per il 90% totale della sua superficie. Ci sono altri sei feriti, quasi tutti gravi. Alcuni subiscono immediate operazioni chirurgiche.

È l’ennesima strage. L’ennesimo attacco fisico e psicologico. Fisico, per i dati pocanzi forniti. Psicologico per la manipolazione delle menti effettuata subito dopo l’attentato. Infatti, non ancora certi di che cosa avesse fatto esplodere i tre ordigni a gas (se un telecomando o un timer), non ancora certi del numero di vittime totali, già la stampa nazionale e parte della politica italiana (come il sindaco stesso di Brindisi, Cosimo Consales) ,sicuri di sé, addossavano responsabilità alla criminalità organizzata. Già c’erano degli imputati. Già c’era un colpevole. L’opinione pubblica aveva già un cattivo da condannare.

Non importa se col passare delle ore, le indagini effettuate dalle forze dell’ordine hanno escluso svariate volte questa pista criminale. Non importa se la criminalità organizzata nella sua storia mai ha avuto come bersaglio giovani ragazze innocenti. Non importa se un passo falso come questo gli avrebbe messo non solo la città ma anche la regione contro. L’importante era fornire anche le cause (fittizie) dell’attentato: il nome della scuola (omaggio alla moglie del magistrato) rievocava la memoria di Giovanni Falcone (di cui quest’anno ricorre il ventennale della morte); la scuola aveva vinto un premio per un percorso sulla legalità; ieri proprio era attesa la carovana di manifestanti anti mafia giunta da Roma. Tutte cause che ovviamente giustificherebbero un attacco ad una scuola di minorenni da parte di alti esponenti della Sacra Corona Unita, ormai intenzionata più che mai ad intimidire le Istituzioni. Insomma, della serie: beato chi ci crede.

Ma soprattutto l’ennesima strategia della tensione. Anzi della finzione. Sempre la stessa vecchia storia: come agli inizi del 1990, lo Stato è in difficoltà: c’è corruzione parlamentare, perdita di fiducia del popolo nelle Istituzioni, crisi economica aberrante, crisi sociale altissima: le classi popolari sempre più divise. C’è bisogno di un collante, di un nemico comune, di un cattivo da condannare. Ieri era il terrorismo politico. Oggi è la mafia. Ma lo Stato vincerà. Con ogni mezzo (segreto,meschino, crudele che sia) attuerà il suo fine. Per il bene della democrazia e della libertà.

E così, nemmeno a farlo apposta, in questo quadro storico trasandato, ci tornano in mente due veri eroi nazionali: uno Giovanni Falcone,di cui tanto si parla in questi giorni, l’altro Paolo Borsellino, ucciso, dagli uomini di Riina, per dare una scossa decisiva alla trattative (guarda un po) tra stato e mafia secondo la logica e la politica giolittiana. Due veri eroi perché per una causa di legalità hanno donato la vita. Perché non con le parole ma colsacrifico hanno vinto il male. Perché non per denaro ma per amor di patria hanno dato l’esempio.

Che lo sappiamo i corrotti e controllati mass media. Che lo imparino i nostri benpensanti e ben pagati parlamentari: questo sistema è giunto al capolinea …

giovedì 17 maggio 2012

Tor Vergata Esempio Politico

Alle elezioni 2012 dell’ateneo di Tor Vergata vince il “The Camp”, la nuova sigla studentesca, prettamente universitaria e completamente apartitica, nata dall’idea dei ragazzi di CasaPound e Sempre Domani. Entrano un senatore Accademico, Patrizio Gabrielli, con la bellezza di 1107 voti (il primo tra gli eletti) e diversi consiglieri degli studenti, tra cui il nostro Carlo Pezzolesi (ormai alla seconda nomina dopo quella di consigliere di facoltà nelle scorse elezioni). Al Nucleo di Valutazione e al Consiglio d’Amministrazione vengono eletti rispettivamente Gabriele Ghio e Filomena Russo, i quali avevano concorso insieme al “The Camp”.
Una vittoria costruita grazie ad un programma innovativo e dinamico che prevede come punto principale quello della lotta alla robotizzazione dello studente modello, quasi paragonato ad un dipendente statale che timbra in modo alienante quotidianamente il cartellino e che quando finisce il suo compito se ne torna a casa. L’organizzazione di brunch nelle facoltà, eventi culturali diurni e notturni, creazione di gruppi facebook per la guida alle matricole sono state le prime iniziative per cercare di creare un gruppo organico di studenti che sappia guardare all’università, sia come fonte di sapere e trampolino culturale nonché professionale, ma soprattutto come luogo di confronto e crescita.
Una vittoria costruita grazie anche agli altri punti del programma: favoreggiamento dell’università pubblica e della chiarezza del bilancio, promozione di un tutoraggio migliore per le matricole, spinta verso un maggiore controllo per l’erogazione di borse di studio e alloggi universitari.
Infatti già da tempo "The Camp"(anche se in maniera non ufficiale) si era battuto contro l'aumento dei prezzi del bar (settembre 2010), l'aumento delle tasse previsto per quest'anno accademico ma soprattutto per il rinvio degli appelli d'esame durante l'emergenza neve.
Una vittoria, però, costruita principalmente con il sudore e il sacrificio. Il sudore e il sacrificio dei militanti che per mesi hanno lavorato a queste votazioni: hanno conosciuto e aiutato le matricole ad inserirsi nel contesto universitario, hanno fatto tarda notte per concludere gli eventi culturali e sociali da loro organizzati, si son svegliati all’alba per i raduni pre-elezioni. Il sudore e il sacrifico di chi abituato a navigare disprezza la logica di chi si è lasciato cadere in mare.
Agli avversari, invece, rimane poco e niente. Solo parole, moralismi e tanta invidia. Come risulta dai loro vari comunicati e articoli in cui sottolineano soltanto le vicinanze all’ideologia neofascista del ”The Camp” senza soffermarsi sulle cause della loro (ennesima) sconfitta.
Se l’Europa vede crescere con ammirazione una gioventù audace e laboriosa sia in Francia che in Grecia, l’Italia può gioire guardando questi suoi nuovi figli. Che sia l’alba di una nuova era per il vecchio continente è presto per dirlo, certo i presupposti e le volontà ci sono tutte ..

mercoledì 2 maggio 2012

Il Caso Marò e la sovranità Politica


Politica interna,politica estera Il cuore pulsante di una nazione. Tutto quello che avviene entro i confini di uno Stato rimbalza all’esterno e tutto quello che si fa al di fuori ritorna al mittente,una sorta di specchio che riflette in entrambe le direzioni il comportamento di una nazione,il famoso principio di azione-reazione molto caro ai fisici ma che trova applicazione in tutti i campi. Una nazione forte comanda sul proprio territorio e si fa valere anche fuori le proprie mura guadagnando il rispetto delle altre nazioni. Quando valgono entrambe le condizioni possiamo dire che si è raggiunti uno status di stato sovrano. Ma non sempre però è facile guadagnarsi questo appellativo e il più delle volte le parole surclassano i fatti quando invece dovrebbe essere il contrario.

Analizzando il nostro Paese ci si accorge che ci sono problemi soprattutto in politica estera. È di questo periodo la notizia della cattura da parte di autorità indiane di due Marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori del Kerala,stato meridionale dell’India. In quella zona sono frequenti gli attacchi di pirati verso navi che transitano in quelle acque e niente esclude che i nostri militari abbiano sparato al peschereccio su cui si trovavano i due pescatori,proprio come rivelano fonti indiane. Però,l’ulteriore presenza di una nave greca che ha anche diffuso la notizia di un tentativo di abbordaggio da parte di pirati,sta a sottolineare che la ricostruzione dell’incidente non è cosi banale come sembra e che quindi,secondo la tesi italiana,i colpi esplosi possono essere partiti da qualche altra nave presente sul posto. L’Italia ha chiesto che venga fatta l’autopsia sul corpo dei pescatori per capire il calibro usato nell’uccisione ma l’India ha respinto la richiesta. Ora tralasciando inizialmente il fatto se i due militari abbiano sbagliato oppure no resta il fatto che l’episodio è avvenuto in acque internazionali e quindi la giurisdizione del caso dovrebbe essere affidata al nostro Paese ma ad oggi i due Marò sono ancora in territorio indiano e i tempi per cercare di rimpatriarli si allungano,condizionati anche dal fatto che in quel periodo ci sono state le elezioni politiche amministrative nel Kerala e che ciò abbia contribuito ulteriormente ad allungare i tempi. Ma come è possibile che non si riesca a portarli e giudicarli nel nostro Stato? A parti inverse sicuramente i fatti sarebbero andati diversamente visto che la giurisdizione indiana è molto più rigida e severa. Ma chi salvaguarda i diritti dei nostri Marò? La risposta sicuramente sta in un’altra domanda: e se invece i due catturati fossero stati ricchi,disonesti e famosi? A voi la risposta,con un piccolo aiuto,in India avviene che anche i diritti di alcuni poveri pescatori sono difesi dalle istituzioni mentre le nostre forze di stato maggiore della difesa non riescono a difendere i diritti di due militari con passaporto diplomatico.

Vi ricordate il fatto successo nel Cermis? In quel caso un aereo militare statunitense decollato dalla base aerea di Aviano per un volo di addestramento tranciò i cavi della funivia facendo cadere la cabina con a bordo venti persone provocandone la morte. L’Italia richiese di processare i quattro marines responsabili in Italia, ma alla fine la giurisdizione sul caso spettò agli Stati Uniti. A conclusione di ciò soltanto due dei quattro marines vennero processati e per di più vennero anche prosciolti dall’accusa di omicidio colposo. Come si dice: dopo il danno anche la beffa!

Gli esempi sono quelli che colpiscono di più,e allora spostiamoci in Africa,precisamente in Nigeria. Un nostro connazionale e un cittadino inglese vengono rapiti da un gruppo estremista islamico. Gli stati coinvolti sono ovviamente l’Italia e l’Inghilterra ma succede che sia quest’ultima ad organizzare il blitz per tentare di liberarli e che purtroppo finisce in tragedia con l’uccisione dei due uomini. Più che blitz si può proprio parlare di una vera e propria operazione militare in pieno giorno che ha visto la partecipazione di decine di uomini. Nessun avvertimento al nostro Paese,nessun preavviso ma solamente una libera iniziativa inglese senza sentire cosa ne pensasse l’Italia. Bella politica estera,si nota benissimo che l’Italia ha un peso importante fuori dai propri confini!!

Ma forse questa non politica estera è figlia dei nostri giorni? Direi proprio di no,perché la nota vicenda Cesare Battisti non è proprio attuale ma a renderla “omologata” alla condotta in politica estera da parte dell’Italia ci vuole ben poco. L’ex leader dei proletari armati del comunismo,condannato dall’Italia per quattro ergastoli,evaso dal carcere,scappato in Francia,Messico e poi in Brasile,non ha mai più messo piede in Italia per essere processato. È sempre stata negata l’estradizione in Italia e gli è stato “consegnato” lo status di rifugiato politico sostenendo che in Italia sarebbe stato oggetto di persecuzione.

Come si può notare dagli esempi citati sopra,non sembra che l’Italia abbia un peso significante in politica estera. Aggiungiamoci poi che l’Italia ha sul suo territorio basi militari in cui lavora gente di nazionalità estera e molte cose che succedono in queste basi sono sconosciute anche alle nostre autorità. Sappiamo che uno stato per essere sovrano deve essere in grado di avere capacità di giurisdizione all’interno dei propri confini. Ma allora possiamo considerare il nostro Paese tale? Si può considerare sovrano un Paese in cui chi governa non è stato eletto dal popolo? E si può considerare sovrano un Paese governato dalle banche in cui la banca centrale europea ha il potere di gestire l’economia di intere nazioni? Le risposte le lasciamo a voi,a rigor di logica siamo ancora in grado di esprimere una nostra opinione,ancora non siamo arrivati a manipolare le menti umane.