venerdì 21 marzo 2014

Ci hanno mandato Renzi: siamo solo all'inizio....

Chi far dei fatti vuole, deve far poche parole.

Sono ormai trascorsi diversi mesi da quando Matteo Renzi, sbandierando ai quattro venti inutili proclami e rendendosi protagonista di discutibili sceneggiate, ha scalzato un suo uomo di partito servendosi della Presidenza della Repubblica per ricoprire direttamente il ruolo di Presidente del Consiglio. Ma d’altronde, se è vero che l’abitudine è dura a morire, l’elezione di Renzi non fa altro che confermare ciò che da anni la politica italiana continua imperterrita a dimostrare. Prova lampante di tutto ciò è l’incostituzionalità che getta le basi del nuovo governo, il terzo di fila, per essere precisi. Un governo illegittimo, nato senza alcun mandato popolare, nessuna sfiducia in parlamento, testimonianza soltanto del solito gioco controverso attuato dalle segreterie di partito, ornato di mero bizantinismo.
 

Come possono queste premesse, contraddette dalle stesse parole del Presidente del Consiglio, che mai avrebbe accettato di ricoprire questo ruolo senza prima esser stato eletto dal popolo, indurre a credere che questo governo possa essere un reale punto di svolta non solo per la crisi economica ma anche e soprattutto per la crisi istituzionale, oramai endemica nel nostro paese? Renzi è stato solamente l’uomo giusto al momento giusto; ancora una volta, come è possibile pretendere una politica di rottura se è lo stesso Presidente a non incarnare la vera e propria sovranità nazionale?

Aspettarsi da Renzi una rivoluzione democratica passante per quale tipo di riforma è un pensiero alquanto vano. Se di adeguamento vogliamo parlare, certo è che Renzi si è inserito perfettamente all’interno del contesto politico grazie al suo carisma mediatico, sul quale hanno puntato tutti quei poteri forti nazionali e sovranazionali che continuano a decidere effettivamente l’andamento, e di conseguenza, le personalità di spicco, disinteressandosi invece dei problemi che affliggono il nostro paese, forse perché troppo occupati a gestire i loro conflitti interni, proponendo perciò false soluzioni per le oggettive e primarie difficoltà da risolvere, quali la svendita dei beni nazionali, del mercato del lavoro e dei legittimi interessi italiani all’estero.
Renzi non fa altro che ribadire ciò che più volte è stato già espresso dai suoi predecessori: tante promesse prive di qualsiasi fondamento. Un uomo che nei fatti ha contraddetto tutto ciò che aveva annunciato.

Simbolo inconfutabile dei primi fallimenti governativi è la tanto discussa legge elettorale “Italicum”, nata dalla collaborazione con Berlusconi, elogiata dai media nazionali come definitivo accordo politico per il bene futuro, approvata pochi giorni fa alla Camera e specificatamente indirizzata ad essa, si è rivelata un ennesimo fallimento a vantaggio solo della casta dei partiti liberali. Una nuova legge elettorale priva di qualsiasi principio di unità nazionale. Senza dimenticare poi l’aumento delle aliquote della Tasi (la tassa comunale) avvenuto dopo poche ore dall’insediamento a Palazzo Chigi. Eppure aveva promesso il taglio drastico delle tasse.
Inutili quindi fidarci delle promesse di un personaggio simile su tagli al cuneo fiscale, spesa pubblica, riforma del lavoro. Non prenda in giro gli italiani sulla vendita delle “auto blu” e sulla tassazione delle rendite finanziarie. Questo personaggio ci spieghi come otterrà il pareggio di bilancio che l’Unione Europea impone e dove troverà i soldi per il Fiscal Compact votato dal suo partito e in vigore dal 2015. Non sarà costretto, forse, a vendere definitivamente le ultime quote dei “gioielli di Stato”, da Finmeccanica all’Eni, passando per l’Enel?

Avremmo bisogno di un primo ministro, l’Europa e Napolitano ci hanno mandato Renzi: siamo solo all’inizio…