venerdì 23 dicembre 2011

Il Solstizio d’inverno: Elogio allo Spirito


Immersi ormai nella frenesia moderna, con i minuti contati e il portafogli vuoto, siamo praticamente giunti alla settimana che precede il Natale. Una sacra festa divenuta per molti semplicemente l’occasione per sottolineare la loro attitudine al vivere consumando.  


Eppure nelle civiltà arcaiche le cose erano alquanto differenti. Questo breve lasso di tempo infatti, non rappresentava un elogio alla materia, bensì allo spirito. E proprio per questo, allo stato attuale delle cose, è estremamente complesso spiegare la magia e l’importanza che rappresentava il solstizio d’inverno.


In astronomia il solstizio d’inverno non è altro che il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’ eclittica, il punto di declinazione più basso manifestando la sua durata minima di luce. Qui il Sole fa registrare il giorno più corto dell’anno per poi riprendere il suo percorso ascendente.


Nell’antichità questo evento cosmico assumeva un alto valore simbolico in tutte le sue forme. Intorno alla data del 25 Dicembre (più precisamente dal 19 al 23 Dicembre), quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini, soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo ; in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto “il Salvatore”; e ovviamente anche la religione cristiana festeggiava la nascita del “Messia”, Gesù Cristo.

Nella Romanità, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebrava solennemente la rinascita del Sole, il Dies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto, dopo l’introduzione, sotto l’Imperatore Aureliano, del culto del dio indo-iraniano Mithra nelle tradizioni religiose romane( praticamente incluso all’interno di un più vasto ciclo di festività che i Romani chiamavano Saturnalia, cioè le festività dedicate a Saturno Re dell’Età dell’Oro che finivano con le Larentalia o festa dei Lari, le divinità tutelari incaricate di proteggere i raccolti, le strade, le città, la famiglia).


Significativo è, anche, il passo evangelico in cui Giovanni Battista, nato nel giorno del Solstizio d’estate, rivolgendosi a Gesù, nato nel Solstizio d’Inverno, si pronunci in tal modo: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca”


Insomma questo è il momento in cui l’uomo rivive le tre tappe del processo alchemico: le tenebre s’infittiscono, l'alba s'imbianca, la fiamma risplende. Questo è il momento in cui, quando la notte diviene padrona, è necessario mantenere accesa la fiamma della fede, che al mattino, con l’alba, diverrà trionfante. Questo è il momento in cui la volontà dell’uomo trionferà sulle proprie paure e angosce.


Ma attualmente nella nostra civiltà, non solo a livello sociale, ma anche politico tutto ciò è quasi sparito. La materia ha trionfato sullo spirito.


“Oggi, sull’orizzonte dell’Europa, è solstizio d’inverno, un interminabile inverno di servitù e di vergogna. Ma noi crediamo, noi vogliamo credere all’imminente resurrezione della luce” 





giovedì 8 dicembre 2011

“Gli Italiani capiranno”. Speriamo di No!

Alzi la mano chi non ha sentito parlare, ad oggi, almeno in linea di massima, della nuova manovra economica (ormai quasi attuata dal governo Monti). Pochi. Forse nessuno. Dunque, a primo impatto, sembrerebbe superfluo elencare di nuovo i punti salienti di questo prossimo decreto legge. Ma, per onestà intellettuale, prima di commentare secondo il nostro punto di vista (compito principale de “Il Maestrale”) bisogna comunque analizzare.
I due temi principali della manovra sono il ritorno dell’Ici (oggi chiamata IMU,imposta municipale unica) sulla prima casa, e l’aumento dell’età pensionabile per i lavoratori sia privati che pubblici. Per il primo punto, va, inoltre, aggiunto il fatto che ci sarà un aumento della rendita catastale (del 60% circa) degli immobili e che quindi la tassa salirà rispetto ai passati anni (le aliquote si stazioneranno sullo 0,4 % sulla prima casa e lo 0,75% sulle altre) . Per il secondo punto, va aggiunto, invece, poco o nulla: donne e uomini (dipendenti nel settore privato), non andranno in pensione nel 2012 prima dei 62 anni, nel 2014 prima dei 63.5 anni e nel 2018 prima dei 66 anni (questo il requisito minimo dal 2012  anche per i dipendenti pubblici, uomini e donne). Niente più pensioni privilegiate per gli infortuni sul lavoro (salvo qualche caso, per esempio per i lavoratori del settore difesa e soccorso pubblico).
A questi interventi se ne aggiungono altri: le aliquote dell’iva dall’Ottobre 2012 aumenteranno di circa due punti percentuali, nel 2014 ancora di 0.5 %. Aumenteranno anche la benzina e il gasolio (circa dell’8% a litro). Saranno bloccati tutti i grandi progetti sull’infrastruttura (treno ad alta velocità, il MOSE cioè il sistema di protezione per l’alta laguna a Venezia, la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina) e i finanziamenti per i vari interventi di manutenzione, soprattutto nel Mezzogiorno (per esempio la statale jonica, la metropolitana di Napoli e il porto di Taranto).
Per i più “privilegiati” invece aumenterà la tassa automobilistica (il famoso bollo), la tassa per lo stazionamento delle barche e degli aerei (questi ultimi in base al peso) e l’Irpef di circa un punto percentuale.
Infine, nella lista nera degli interventi ai danni del cittadino, il provvedimento (praticamente sconosciuto) che obbliga le pubbliche amministrazioni a pagare stipendi e pensioni con contante massimo fino a 500 euro. Per il restante, bisognerà fornirsi di strumenti elettronici (provate a indovinare quanti nuovi conti bancari verranno aperti in questi giorni).
L’ unico punto “positivo” della manovra è rappresentato dall’ incentivo statale verso le imprese che assumeranno donne e giovani (under trentacinque) a tempo indeterminato.
Le limitazioni alle cariche sociali da parte di banchieri e imprenditori, l’aumento di fondi (presi dall’8 per mille dello Stato) destinati alla protezione civile, all’accademia della Crusca e all’Accademia dei Lincei concludono in modo ipocrita la lunga serie di interventi del premier Monti.
Come è facile intuire, dunque, da questi semplicissimi dati, non ci sono state stangate per i ricchi ma solo ennesimi tagli al ceto medio del popolo italiano. Lo stato, non a caso, riceverà gran parte dei profitti della manovra non di certo dalle tasse sulle barche o sugli aerei di proprietà, ma bensì dall’IMU e dai tagli alle pensioni. Così, mediamente, ad ogni famiglia italiana la manovra costerà circa mille euro l’anno in più di spese e tasse.
Dagli esponenti del governo tutto ciò è stato giustificato come passo necessario per la salvezza del paese, e per il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013. Rischiavamo, per loro, il default. E per questo vi è poca flessibilità nei cambiamenti (anche se sindacati e lavoratori minacceranno scioperi e proteste).
Ma a quelli che hanno qualche minima conoscenza in ambito economico-finanziario certamente queste spiegazioni non sono apparse esaustive. Primo perché uno Stato non fallirà mai se non in maniera graduale (come stiamo già facendo da cinquanta anni) e secondo perché questi interventi sono solo i primi (tra l’altro anche quelli di minore importanza) di una lunga serie. L’Italia di certo non sarà salva dopo la recente manovra (come testimoniano gli ultimissimi numeri che ci vengono forniti dalle borse e dallo SPREAD in nuova ascesa). Questa potrebbe rappresentare infatti solo una semplice boccata d’ossigeno per le nostre casse (non basterà a coprire il debito pubblico di certo la parità di bilancio).
Inoltre questi oscuri banchieri non ci hanno ancora spiegato a chi andranno tutti questi soldi risparmiati e tagliati: cioè a chi deve denaro lo Stato? Anzi, a chi devono denaro i cittadini? Chi riscuote tutto ciò? Gli Stati Uniti? il resto dei paesi Europei? La Cina? La Russia? Non crediamo, visti i loro enormi debiti. E allora chi? Ovvio alle banche centrali (private) e tutti i loro affiliati (per esempio Draghi e Monti compresi, due tra i leader della Goldman Sachs) che da decenni lucrano sui popoli, indebitandoli e obbligandoli a vivere in uno stato di apparente ricchezza ma di reale mediocrità. A riguardo, è notizia di pochi giorni fa, in Islanda una vera e propria rivolta popolare ha preteso e ottenuto gli arresti dei banchieri ritenuti responsabili negli anni del loro periodo di crisi economica.
Alla luce di ciò vanno denunciati anche e soprattutto i comportamenti vili e meschini della classe politica italiana (silenziosa e obbediente dinanzi al proprio reale padrone, il potere bancario mondiale,e incurante dinanzi ai bisogni e i diritti del popolo) e dei mass media (atti a difendere e mistificare quotidianamente con la demagogia l’usura perpetrata ai nostri danni).
A questo governo, al quale fermamente ci opponiamo, non ci resta che porre delle ultime domande: Perché considerare beni di lusso, una casa, una pensione e un’ automobile? Non era proprio l’attuale sistema quello che aveva scardinato definitivamente i “cattivi” (rossi e neri) per regalare al proprio popolo una via dignitosa? Come possiamo uscire dalla crisi tagliando solamente senza preoccuparci di costruire? Cioè come puoi pensare di pagare milioni di pensioni, se non offri altrettanti lavori? Perché non attuare alcun provvedimento atti a lottare con veemenza gli evasori fiscali?
Parafrasando gli ormai celebri slogan del presidente del consiglio Mario Monti e del ministro del Lavoro Elsa Fornaro, all’indomani dell’attuazione della manovra economica: “Speriamo che gli italiani capiscano” e “L’Italia deve essere salvata” noi aggiungiamo un semplice:”Speriamo di No!” augurandoci che questa manovra non ci faccia di nuovo alzare le spalle ed abbassare la testa.

lunedì 5 dicembre 2011

Zippo Libero !

Nella giornata di mercoledì 30 Novembre, al ritorno da una missione umanitaria in Birmania volta all’aiuto del popolo Karen, Alberto Palladino, per gli amici “Zippo”, militante romano ventitreenne di CasaPound impegnato nel sociale, oltre che nella vita politica, studente universitario, incensurato, viene arrestato dalle forze dell’ordine. Bloccato all’uscita dell’aeroporto da una decina di uomini in borghese, viene portato al carcere di Regina Coeli, in attesa di giudizio. Tutto questo sotto gli occhi attenti delle telecamere dei giornalisti, accorsi entusiasticamente all’evento come se fosse stato, dopo diverso tempo, arrestato un temibile latitante.

Il capo d’accusa a lui rivolto è la presunta aggressione di qualche settimana fa perpetrata ai danni di alcuni giovani del Partito Democratico a Monte Sacro durante una semplice affissione. Una delle vittime, nonché capogruppo del Pd al IV municipio della capitale, Paolo Marchionne ha, infatti, dichiarato alla polizia prima e alla stampa poi che la violenza sarebbe stata effettuata da circa venti ragazzi “fascisti”, tutti a volto coperto e armati o con bastoni o con mazze ferrate. Uno di loro, però, durante l’aggressione si sarebbe scoperto il viso per farsi riconoscere appositamente (?). Costui è Alberto, il quale avrebbe anche schernito il buon Marchionne con frasi del tipo:”Noi due ci conosciamo bene”.

Effettivamente, almeno di nome, i due si conoscevano. Il buon esponente del Pd, infatti, durante l’occupazione a scopo abitativo di CasaPound a Val D’Ala (Roma, IV Municipio) aveva più volte denunciato (esplicitamente e pubblicamente) queste azioni “fasciste” e tutti i suoi responsabili (Zippo compreso) alimentando quel clima d’odio, poi sfociato in diverse manifestazione (non certo pacifiche e democratiche) contro l’occupazione dei militanti di CasaPound.

Una cosa, però, il buon Marchionne non ha raccontato: pochi settimane fa (durante l’occupazione di Val D’Ala, appunto), la famiglia di Zippo ha subito davanti la sua abitazione un attentato incendiario a chiaro titolo intimidatorio. Da chi non si sa, ma crediamo sia facile immaginarlo.
Oltre a Marchionne e i giovani democratici del PD, la loro “onesta” figura l’hanno fatta le forze dell’ordine e gli inquirenti. Non solo perché, nel far riconoscere alle vittime le immagini degli aggressori avevano disposto solo foto di militanti neofascisti, ma anche perché, con una semplice dichiarazione, e quindi senza uno stralcio di prova, hanno incarcerato (ormai quasi una settimana) un giovane incensurato. Senza contare il fatto che le armi a testimonianza dell’aggressione sono state portate in questura dalle stesse vittime e non ritrovate dagli inquirenti.
Così, ancora una volta la democrazia mostra la sua reale faccia, cioè quella di tirannia borghese: ipocrita e mistificatrice. E prendendo spunto dalla voce della fiaccolata organizzata al Gianicolo dalla Comunità Militante di Alberto per la sua stessa libertà, non ci resta che urlare ancora più forte: ZIPPO LIBERO!    

martedì 29 novembre 2011

Egitto Docet

Era il febbraio del 2011 quando milioni di cittadini egiziani esultarono per l’annuncio di dimissioni del presidente Mubarak. Celebri a riguardo furono le testimonianze di alcuni abitanti locali che davanti alle tv di mezzo mondo e presi da un’euforia fuori dal comune, ringraziarono apertamente gli Stati Uniti e l’ONU per aver condotto il proprio popolo verso la pace e la democrazia. C’era addirittura chi, senza tanti giri di parole, reclamava più diritti che pane quotidiano.

Tutto faceva pensare all’inizio di una nuova era. Un'era di benessere e libertà.

Ma quando, dietro a questa sensazione di indipendenza, vi è la mano a stelle e strisce, c’è poco da gioire.

A riguardo, i nostri lettori più attenti, noteranno che nel numero de “Il Maestrale” di Marzo ed Aprile 2011 uscì un articolo estremamente profetico. Intitolato “no fly-zone, no party” , riportava brevemente la cronaca delle missioni delle Nazioni Unite in Nord Africa, con relativo commento e considerazioni sul futuro di quest’ultime. Precisamente per l’Egitto si cercava di placare questa ingiustificata euforia sottolineando come il nuovo governo, retto dalla casta militare del paese indipendente a livello economico dalla finanza dallo stato, fosse solo una brutta copia della dittatura di Mubarak in quanto sarebbe andata a proteggere solo i privilegi di quelle poche migliaia di “intoccabili” a discapito di numerosi sacrifici socio economici dei ceti medio - bassi. Il popolo egiziano ben presto per noi sarebbe tornato in piazza.

Così, quando a metà Novembre, i nostri quotidiani sono stati invasi dalle drammatiche notizie di protesta dei cittadini egiziani contro la giunta militare, noi non siamo di certo rimasti sorpresi.

Per chiarire meglio la situazione (stavolta ai meno attenti), attualmente in Egitto (a Il Cairo, Alessandria e Suez principalmente) il popolo locale insorge contro il potere assoluto esercitato fino ad oggi (dalle dimissioni del presidente Mubarak, ovviamente) da un governo fantoccio guidato in realtà dalla casta dei militari (circa duemila in tutto). Governo instaurato, neanche a farlo apposta, dalle Nazioni Unite per garantire la “giusta stabilità alla democrazia egiziana”.Casualmente e a titolo di cronaca, però, questa casta”guerriera”è finanziata ormai da decenni proprio dagli Stati Uniti d’America.

Dopo giorni di guerriglia urbana, dopo 50 morti e 1500 feriti all’incirca , dopo l’arresto di noti personaggi pubblici (come per esempio la giornalista liberale Bothaina kamel ) il governo dei militari sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) essere arrivato davvero al capolinea. Tantawi il maresciallo settantaseienne (in un paese in cui i 2/3 della popolazione è under 30) ha infatti dichiarato che le elezioni nazionali saranno anticipate a Giugno 2012 e che il governo attuale a breve darà le dimissioni. Secondo alcune indiscrezioni, il compito di traghettatore del paese in questi mesi con molta probabilità spetterà a ELBaradei Mohammed(in passato nobel per la pace).

Dunque a pochi mesi dalla “liberazione” ecco una nuova rivolta del popolo egiziano contro la tirannia, stavolta rappresentata dal canone “democratico” statunitense. Sanguinosa e drammatica allo stesso tempo, ma che potrebbe però non essere ancora l’ultima: i”Fratelli Musulmani” (gruppo leader di opposizione al regime militare), infatti, si son ritirati clamorosamente dalla protesta dopo le ultime remissive dichiarazioni del governo, alimentando quindi le voci di un possibile “tradimento”, cioè un accordo tra essi e la casta militare per la spartizione del potere.

L’Egitto è nuovamente avvisato: la democrazia è ancora troppo lontana.

Viva La "Libera" Informazione

Il terzo millennio. L’era della tecnologia e del progresso. L’era di internet e facebook. L’era nella quale puoi trovare notizie di cronaca, politica, economia, finanza, sport, cultura, gossip in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. L’era della libera informazione.
Eppure, vi sono storie volontariamente dimenticate dai grandi strumenti di comunicazione di massa. Storie di notevole importanza che fanno pensare. Storie che potrebbero mettere in crisi un sistema basato sull’ipocrisia.
Per esempio chi ha mai sentito parlare di Federico Aldovrandi, Aldo Branzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi? Vi hanno mai raccontato chi era Nanni de Angelis?
No. Perché sono ormai leggende vecchie e sotto giudizio della magistratura.

Ma recentemente chi ha sentito la tragica storia di Cristian De Cupis?
Pochi. E allora ve la raccontiamo noi.
Cristian (in foto sulla sinistra) è un ragazzo romano di trentasei anni, che abita alla Garbatella. Il 9 Novembre 2011 viene arrestato dalla polizia ferroviaria per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Il 12 Novembre muore all’ Ospedale di Viterbo, nell’area riservata ai detenuti. La famiglia viene avvisata dell’arresto e della morte del figlio, solo dopo il decesso di questo.
Secondo le voci dei testimoni, De Cupis avrebbe denunciato le gravi percosse che aveva subito al momento del fermo.
Una storia breve, date le pochissime fonti a nostra disposizione. Una storia che ci lascia molte perplessità.
Come e perché è morto Cristian? Perchè i familiari sono stati avvisati solo dopo l’uccisione del proprio caro? Aveva davvero subito percosse dalle forze dell’ordine?

A rigor di logica, a queste domande non avremo mai risposta. Come per i casi sopra elencati.
Ma un’ultima domanda ci viene spontanea: perché in pochi hanno raccontato questa breve storia?

Così, non ci resta che affermare: viva la "libera" informazione.

I Black Bloc. Chi?

Fa, solitamente, sempre piacere vedere le proprie piazze gremite di persone che con fervore manifestano la propria idea. Specie in un periodo nel quale il popolo italiano è vittima di una corrente nichilista fuori dal normale. È motivo di gioia in quanto testimonia la vitalità di una nazione che vuol partecipare alla vita politica del paese. È simbolo d’amore e passione.

Fa, invece, letteralmente ribrezzo quando il “popolo”(senza una vera identità, mischiato di liberali, comunisti, anarchici, pacifisti, riformisti, modernisti ecc. , ecc.) non solo si limita a ignorare i motivi e i relativi responsabili che l’hanno portato a protestare (facendola cadere nel ridicolo e prestandosi ad una strumentalizzazione di enorme portata), ma addirittura si spinge oltre i confini del reale distruggendo materialmente proprietà private di comuni e innocenti cittadini. È simbolo di stoltezza.

Il primo caso che abbiamo descritto, in Italia, è ormai più unico che raro. Il secondo è molto più frequente. L’ultima conferma per esempio è arrivata il 15 Ottobre 2011 a Roma.

L’occasione? La manifestazione internazionale degli uomini e delle donne che si oppongono al potere capitalista (nel nostro paese sinonimo di Berlusconi): gli indignati. Ovviamente, causa l’enorme ignoranza politica ormai diffusa nel bel paese (superiore a quella estera, che comunque è riuscita a portare sorprendentemente in piazza decine di migliaia di persone), gli unici a provocare disordini a livello pubblico sono stati proprio i manifestanti italici. A fine protesta, dopo ore di scontri con le forze dell’ordine, si contavano danni per migliaia di euro (sia per strutture statali che per beni privati), pochi arresti e numerosi feriti.

I responsabili? I Black Bloc. Chi? I Black Bloc.

Cercando su internet, sono “solamente” dei facinorosi anarchici senza un’organizzazione gerarchica (ovviamente) che in occasione delle manifestazioni popolari sfogano il loro dissenso al mondo globalizzato. Sono stati i protagonisti degli scontri al G8 di Genova e hanno partecipato singolarmente anche ai disordini provocati in Val Di Susa contro il TAV.

Premesso ciò, sorgono spontanei alcuni interrogativi: possibile che esistano individui che manifestano la propria idea solo quattro - cinque volte ogni dieci anni? Se si, Perché? Dove si incontrano prima delle proteste? Quali ideali propugnano? Perché le forze dell’ordine non riescono a individuare questi soggetti e li fermano preventivamente?

Nessun articolo, nessun commento, nessun comunicato ha mai sedato la nostra sete di conoscenza. Inoltre lo spettacolo offerto successivamente alla manifestazione dalla giustizia italiana e dai mass media nazionali, ci lasciano più di una perplessità. In primis perché questi meschini personaggi rimangono impuniti in quanto non giudicabili da un sistema normativo inefficiente e basato sulla reticenza. E in secondo luogo perché giornali, radio e televisione hanno giocato fino ad oggi a nascondere la reale identità di questi criminali, inventando questa fantomatica squadra d’assalto chiamata Black Bloc (ovviamente per mascherare i soliti noti, cioè coloro che della violenza, dell’ipocrisia e dell’ignoranza ne hanno fatto il proprio cavallo di battaglia)

Passato, comunque, un mese da quel famigerato corteo la situazione politica italiana è cambiata: oggi a Palazzo Chigi vi è seduto Mario Monti, noto banchiere della Goldman Sachs, anziché il tanto odiato Silvio Berlusconi. Chissà che ne pensano gli indignati e i black bloc ….

venerdì 25 novembre 2011

Atac: Si al Trasporto Pubblico, No Alla Svendita

Ci eravamo lasciati il 2 novembre con un comunicato pubblicato sul sito: sempredomani.org, dove dicevamo no alla svendita dell’ azienda capitolina. Oggi quelle nostre preoccupazioni assumono dei risvolti concreti e reali, ne è la prova la nomina a Presidente del Consiglio, del senatore Mario Monti; un uomo di nota provenienza, legato da sempre ai poteri forti, all’alta finanza, consulente della Goldman Sachs, la banca più potente al mondo che detiene gran parte del debito pubblico greco, ex commissario UE, legato al Fondo Monetario Internazionale e membro della Bilderberg, il club più potente al mondo.
Il menu che il cameriere Monti ci illustra viene somministrato a tutti noi dalla BCE e il menu è un peso per il nostro stomaco. Flessibilità estrema, liberalizzazioni, cancellazione delle pensioni di anzianità, randellate al pubblico impiego con mobilità volta al licenziamento, privatizzazioni con un particolare riguardo alla svendita degli ultimi gioielli di stato (vedi ENI), e per ultimo la privatizzazione di tutte le municipalizzate (trasporto pubblico, Raccolta rifiuti ecc…). Questo è il menu BCE e per tutti noi, cittadini, questa è pura macelleria sociale. Privatizzare le municipalizzate significa non avere più certezze anche sull’integrità sociale ed assistenziale di un servizio reso ai cittadini. Privatizzare le municipalizzate significa ridiscutere con i nuovi acquirenti i contratti collettivi nazionali dei lavoratori senza avere garanzie da parte delle istituzioni. Privatizzare è fonte di indebitamento, perdita di posti di lavoro e fallimento. Quando si usa spesso la parola “ carrozzone” per definire un azienda pubblica in debito e non produttiva, si dimentica di dire che sono le persone che la dirigono che la rendono inefficiente. Privatizzare non è la soluzione di ogni male, ciò che ci vorrebbe invece, è la presentazione di un vero e responsabile piano industriale che metta in primo piano, la trasparenza sulle gare d’ appalto, meritocrazia per i dipendenti, stop alle consulenze esterne di dirigenti politicizzati, stop alla lottizzazione delle cariche e delle poltrone, taglio agli sprechi, sblocco dei fondi che la Regione Lazio deve a Roma Capitale e all’ ATAC, assunzione nei settori operativi, riqualificazione dei dipendenti amministrativi in esubero nei settori dell’esercizio aziendale; autisti, bigliettai, operatori di stazione, controllori, manutentori.
La fine del governo Berlusconi non garantisce ai lavoratori pubblici o parastatali un destino diverso da quello già designato a livello europeo con il summit del G20 tenutosi nei giorni scorsi e che ha ribadito la fine dello stato sociale, la forte contrazione dei diritti e la riduzione degli stipendi e delle garanzie, la crescita delle tariffe dei servizi pubblici e della pressione fiscale e contributiva sui redditi da lavoro dipendente. Ritornando al menu BCE, il più facile licenziamento dei dipendenti pubblici sarà solo l’antipasto da servire prima delle portate sostanziose, ovvero il taglio di altri rami della Pubblica Amministrazione e la consegna ai mercati di quei servizi ancora pubblici. Ci saranno forti mobilitazioni per tutto il mese di novembre e dicembre da parte di quei lavoratori che vogliono rimettere al centro la questione della sopravvivenza dei servizi pubblici a partire dal rinnovo dei contratti nazionali di lavoro dei pubblici dipendenti. Bisogna combattere fino alla fine per difenderci dai banchieri e dai poteri forti, perché altrimenti non ci vorrà molto a capire come andrà a finire. A pagare saremo noi umili cittadini che crediamo in un ‘ Italia sovrana, libera dagli usurai, dalla loro moneta (euro) e da questi camerieri di maggioranza e opposizione.