martedì 24 giugno 2014

La "seconda Rivoluzione ungherese" di Viktor Orbàn



Fidesz (Unione Civica Ungherese) è il partito conservatore di centro destra ungherese fondato nel 1990, guidato dal suo storico leader Viktor Orbàn, che da circa cinque anni domina la scena politica nazionale avendo raggiunto il 53% dei consensi durante le amministrative del 2010 e il 48% in quelle del 2014. Dopo le ultime elezioni europee, è entrato prepotentemente anche nella scena internazionale inviando a Bruxelles i suoi deputati euro scettici.

In Italia, l’argomento è pressoché sconosciuto. Perché i media, al servizio della finanza internazionale, non possono permettersi certo di diffondere esempi positivi di paesi coraggiosi e sovrani.  Nostro compito, quindi, è quello di creare controinformazione e di diffondere la nostra visione della vita su fatti non noti all’opinione pubblica.

È bene, dunque, che si sappia che in Ungheria, l’attuale governo Orbàn ha tagliato per tre anni di seguito le bollette della luce, del gas e della nettenza urbana del 20%. , ha tagliato il numero di parlamentari da 386 a 199, ha tagliato il ticket dei trasporti del 10% e l’Iva per gli alimenti dal 27 al 5%. È bene che si sappia che l’Ungheria è un paese che nel 2015 vedrà il suo PIL crescere dell’1,2% e la sua disoccupazione scendere in soli cinque anni dall’11,8 all’ 8,1%.  È bene che si sappia che Orbàn ha alzato del 18% il salario minimo di tutti i lavoratori, privati e pubblici e che ha aumentato le tasse alla banche e alle imprese assicuratrici.

Manovre economiche e sociali rese possibili solamente grazie a coraggiose prese di posizione governative.

In primis, grazie alla schiacciante maggioranza ottenuta dopo le elezioni del 2010 che ha consentito agli uomini di Fidesz di ottenere 2/3 dei seggi in Parlamento, Orbàn ha dato il via libera alla modifica della  Costituzione. In questo modo: ha obbligato gli studenti magiari che si sono laureati con gli aiuti statali a non abbandonare il paese per 10 anni (evitando la famigerata “fuga di cervelli”), ha vietato la definizione di “famiglia” alle coppie non spossate o omosessuali, ha limitato la libertà di espressione se ferirà la dignità della nazione ungherese. Inoltre, ha nuovamente nazionalizzato la Banca Centrale Ungherese, ora sotto controllo governativo, che consentirà di stampare banconota in futuro senza chiedere prestiti agli enti privati internazionali. Ha anche anticipato  il pagamento in contanti del debito di venti miliardi (pagato in tre valute: dollaro, euro e sterlina) con il Fondo Monetario Internazionale liberandosi definitivamente del suo cappio alla gola.  A coronamento di ciò Orbàn ha recentemente dichiarato che “In Ungheria non c’è posto per l’Unione Europea al servizio delle banche private”

E in Italia cosa dicono sull’Ungheria? I media e i quotidiani più importanti generalmente tacciono. Su internet, invece, qualcosa si trova. Alcuni lodano giustamente le azioni coraggiose di Orbàn, altri, invece, le criticano (per lo più voci liberali e filo marxiste). La critica è composta soprattutto dalle solite ipocrite “etichette” di antisemitismo, ultra nazionalismo, razzismo che contraddistinguerebbe il governo magiaro. Accusano Orbàn di essere un nemico della democrazia, artefice di un vero golpe  che ha limitato i poteri della magistratura, ha reso “associazione criminale” il partito Comunista, è uno pseudo massone al servizio di altri grandi poteri internazionali (chiaramente non specificati). Inoltre, sostengono che l’Ungheria, economicamente crescerà nei prossimi anni, ma di poco. (Roba da ridere ma è tutto vero!). E infine la chicca: la sovranità monetaria viene criticata per la solita storia del rischio inflazione. Cioè c’è il rischio che il governo ungherese stampi banconota illimitatamente svalutando la propria moneta in futuro. Tradotto: la libertà nuoce per il rischio ipotetico che se ne abusi, quindi meglio la schiavitù e l’usura che invece ti controllano dettagliatamente.

A parte citare queste ridicole critiche, ciò che va sottolineato è che in Europa oltre a Grecia, Francia, Austria, Danimarca e perfino Germania, anche l’Ungheria sembra essersi svegliata da un sonno profondo (seppur con una storia diversa dai paesi sopra citati) . Movimenti nazionali e sociali hanno finalmente raggiunto una buona base di consenso in tutto il vecchio continente smascherando ipocrisie e bugie dei movimenti democratici strumento della finanza internazionale.

Mancano, però, ancora tanti pezzi per unire questo puzzle europeo. Tra cui l’Italia. Una nazione ancora in coma, guidata da una classe politica educata dai diktat dell’Unione Europea. Ma, visti i risultati inattesi delle altre forze politiche nazionaliste in Europa, la speranza di rivoluzionare questo paese non ce la toglie nessuno. Stavolta la strada ce l’hanno anche tracciata. Sta a noi seguirla…..

mercoledì 11 giugno 2014

In Italia, senza Staminali si muore

Il metodo Stamina è un trattamento medico inventato da Davide Vannoni e proposto dalla Stamina Foundation, un'organizzazione da lui presieduta. Il trattamento con le cellule staminali è rivolto principalmente alle malattie neuro-degenerative e sembrerebbe che in certi casi i sintomi nel paziente vengano alleviati. Sebbene questo trattamento abbia comportato in alcuni casi effetti positivi sui malati, la comunità scientifica continua a non approvare il metodo non ritenendolo sicuro. Molti ancora chiedono di procedere con la verifica sperimentale del metodo per la quale è stata istituita, con gran fatica, una commissione dal ministero della Salute. Vannoni difatti non ha mai prodotto prove scientifiche relative all'efficacia del metodo nonostante ne abbia sempre propugnato la validità. Oltre Vannoni, a riferire di presunti benefici derivanti dal trattamento sono alcuni genitori di bambini malati e alcuni medici che hanno voluto aprirsi all’utilizzo di questo metodo non verificato.

Nel 2013 il metodo Stamina giunge sotto i riflettori dei media in seguito ad un servizio del programma televisivo Le Iene, che ne mostra l'utilizzo su alcuni bambini affetti da diverse malattie neuro-degenerative. Nel servizio si sostiene che le infusioni di staminali avrebbero generato significativi miglioramenti nello stato di questa malattia, e si suggerisce, senza certezza alcuna, che possa modificarne il decorso fatale. Il metodo Stamina diviene quindi oggetto di proteste popolari in favore della cura, molti sono i dibattiti che si aprono sulla questione e molte sono le voci importanti di medici, politici e personaggi dello spettacolo che si pronunciano in favore di questa presunta cura.

Sempre nel 2013 Vannoni pubblica alcuni studi delle cellule utilizzate, per rispondere alle accuse di non aver condotto valutazioni sulle cellule prodotte. I test mostrano dati positivi, ma ricevono critiche in quanto presentano “dati parziali”, “non contestualizzati”, “incoerenti” e su “campioni non significativi”.
Un tentativo di chiarimento sulla questione viene fatto quando la ministra della Salute Beatrice Lorenzin crea un comitato per decidere sulla possibile sperimentazione nel servizio pubblico. Il verdetto finale per molti era già scontato. La terapia è stata infatti giudicata come «fuori dai protocolli medici». Hanno prevalso le perplessità di gran parte dei membri del comitato, per i quali non ci sarebbero fondamenti scientifici tali da giustificare l’avvio della sperimentazione.

La scia positiva nei confronti del metodo Stamina incomincia a sfumare del tutto quando su Vannoni e la sua fondazione incominciano a piovere accuse gravi tra cui associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed esercizio abusivo della professione medica.
Ad oggi la questione è da considerarsi ancora del tutto aperta. Il metodo infatti non è ancora stato fatto oggetto di una vera e propria sperimentazione e nessuno è in grado di dire con assoluta certezza se il trattamento con le staminali porti benefici o meno ai pazienti. Al momento ci troviamo in una situazione anomala in cui ad avere potere decisionale sono più i Giudici che i Medici, nonostante la questione dovrebbe riguardare più i secondi che i primi. Senza contare poi i numerosi casi di bambini che stanno perdendo la vita o per mancanza di cure con il metodo Stamina o in altri casi, a detta di alcuni, proprio a causa della terapia stessa. Giudici che interrompono i trattamenti, giudici che invece dispongono il via libera alla terapia, neanche la Legge è in grado di dire SI o NO in modo definitivo. Ci troviamo insomma in una situazione di assoluta confusione e poca chiarezza riguardo un fatto così delicato ed importante. L’ennesima dimostrazione di come il sistema italiano non funzioni come dovrebbe, un sistema che continua a dare riprova della poca serietà e soprattutto della leggerezza con cui vengono affrontate certe questioni.

Ad oggi il metodo Stamina è risultato essere un ottimo oggetto per fare notizia. Non essendo medici, a nostro parere personale al momento non si può pensare di essere pro’ o contro il Protocollo Stamina, non prima di aver effettuato una sperimentazione a 360 gradi. Ma una cosa sola è certa: senza le staminali per malattie neuro-degenerative si muore e non ci sono farmaci alternativi e altrettanto validi. Con le staminali alcuni bambini migliorano le loro tragiche condizioni … Ai posteri l’ardua sentenza!

domenica 8 giugno 2014

“Jobs act”, il famoso progetto sul lavoro di Matteo Renzi



Si chiama “Jobs act” o “Decreto Poletti”( dal nome del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti), il decreto legge sul lavoro approvato dalle camere con 279 voti favorevoli, 143 contrari e 3 astenuti ed entrato in vigore il 21/03/2014. Successivamente è stato convertito in legge , quando il 13 Maggio 2014  è stata votata la fiducia, ricevendo 333 voti favorevoli e 159 contrari. Ci si domanda però,  in cosa consista realmente e quali siano i benefici , che i cittadini ed i giovani in cerca di occupazione ne possano trarre.

Dal contenuto di tale legge infatti, emergerebbero alcune modifiche riguardo alla durata del rapporto a tempo determinato, la quale viene incrementata da 1 a 3 anni, con un massimo di 5 proroghe ( abolita quindi la pausa obbligatoria tra la fine del contratto ed il rinnovo dello stesso), il contratto stesso inoltre, può essere stipulato senza che vi sia indicata la causale. La suddetta ha introdotto  altresì un “Tetto”, il quale non consente che all’interno di un’azienda, vi siano un numero di contratti a tempo determinato che superino il 20%  dei contratti a tempo indeterminato; qualora tale direttiva non fosse rispettata, è prevista una sanzione amministrativa al 20%  ed al 50% della retribuzione per i mesi di durata del rapporto di lavoro. Questo “Tetto”  previsto dalla nuova legge però, non riguarda il settore della ricerca, nel quale i lavoratori, nonché ricercatori scientifici, possono avere un contratto a tempo determinato che abbia la durata del progetto al quale prendono parte.

Sono state poi introdotte delle disposizioni in materia di apprendistato, che introducono ulteriori modifiche nei rapporti lavorativi con componente formativa, i quali precedentemente prevedevano al termine del contratto, una soglia di stabilizzazioni pari al 30% per le aziende aventi più di 10 lavoratori. Attualmente invece, un datore di lavoro avente un numero minore a 50 dipendenti nella propria azienda, non incorre nell’obbligo di assunzione, ciò comporta inevitabilmente ad una riduzione della stabilizzazione al 20%. Per quanto riguarda invece la retribuzione dell’apprendista, fatta salva l’autonomia della contrattazione collettiva, si prevede che, in considerazione della componente formativa del contratto di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, si debba tener conto delle ore di formazione almeno in misura del 35% del relativo monte ore complessivo. Tutto ciò  favorirà, un incremento di contratti a termine e di apprendistato, i quali raggiungeranno circa l’80% degli avviamenti al lavoro.

Alcune delle disposizioni previste dal “Jobs act” del governo Renzi, sono volte a garantire il diritto di precedenza delle donne in congedo di maternità, integrando la stessa maternità nella durata del contratto a termine, sicché sia possibile il raggiungimento dei sei mesi, indispensabili per vedersi riconosciuto il sopracitato diritto. Inoltre viene tutelato il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodici mesi, in relazione alle medesime mansioni oggetto del contratto a termine. Ciò significa che la l’applicabilità di suddetto diritto si estende, non solo ai contratti a tempo indeterminato, bensì anche a quelli a tempo determinato. Infine, si stabilisce che il datore di lavoro ha l’obbligo di richiamare espressamente il diritto di precedenza del lavoratore nell’atto scritto con cui viene fissato il termine del contratto.

Ma la vera novità è questa, nonché l’introduzione dei contratti a tutele crescenti, che consistono si, in veri e propri contratti a tempo indeterminato, ma i quali prevedono che per i primi tre anni, il dipendente non sia tutelato contro i licenziamenti senza giusta causa (tutela stabilita dall’art.18 dello Statuto dei Lavoratori)  e che per 36 mesi esso non avrà mai diritto a essere reintegrato all’interno dell'azienda, ma soltanto ad un risarcimento in denaro. Solo dal quarto anno in poi, il dipendente potrà godere della tutela prevista per gli altri lavoratori con maggiore anzianità lavorativa. Dal testo della legge-delega,  emergerebbe che l’introduzione di questo tipo di contratto potrebbe avvenire inizialmente in via sperimentale, dopo aver consultato le parti sociali, nonché qualora si arrivasse ad un accordo tra governo e sindacati. Inoltre, potrebbero essere eliminati alcuni contratti di lavoro già esistenti, come quelli precari o flessibili , i quali rischiano di confliggere con le altre nuove forme di assunzione introdotte dal governo.

La disoccupazione e la mancanza di stabilità lavorativa in Italia sono dilaganti, infatti secondo i dati Istat aggiornati al mese di marzo 2014, il tasso di disoccupazione nazionale è ancora stabile al 12,7% ,ma risultano disoccupati 4 giovani su 10 ed  in alcune regioni del sud si supera addirittura il 50%. L’introduzione di tali cambiamenti in ambito legislativo per quanto riguarda l’argomento lavoro, lascia un po’ perplessi, in quanto queste disposizioni, continuano sulla stessa scia delle riforme attuate da governi precedenti, non creando vere opportunità di lavoro per i giovani , la forza-lavoro sulla quale il Paese dovrebbe investire, bensì la lascia ancora inattiva. Si continua in questo modo, a potenziare fenomeni, come il precariato, apprendistati che nella maggior parte dei casi non prevedono al loro termine l’assunzione, oppure i contratti a tempo determinato. Tutto ciò  non permette ai cittadini la stabilità lavorativa indispensabile per condurre un’esistenza dignitosa, in quanto in concreto, non vi è ancora una reale tutela della figura del lavoratore.

 

giovedì 5 giugno 2014

Arrivederci e Grazie Italia....


Il “Made in Italy” ha sempre rappresentato un motivo di orgoglio nazionale. Essere consapevoli che un determinato prodotto veniva concepito in Italia ci trasmetteva una forte sensazione di potenza,quasi a sottolineare il fatto che,anche se indirettamente,noi stessi potevamo dire che avevamo contribuito alla sua nascita e realizzazione. Era bello sapere che quell’ “oggetto” nazionale andava ad abbracciare anche altri paesi. Ci sentivamo al centro del mondo perché la nostra cultura arrivava in ogni angolo della Terra. Il nostro marchio di fabbrica era il punto di forza e nessuno era in grado di essere alla nostra altezza. Forse questa visione un po’ presuntuosa è dettata dal fatto che purtroppo oggi le cose sono peggiorate e quindi ci aggrappiamo ad un po’ di sana nostalgia.

Questo nostro pessimismo trova riscontro quando nominiamo la Fiat. Essa rappresenta il simbolo della decadenza delle aziende italiane. La nuova azienda Fiat-Chrysler diventa una società internazionale avendo spostato la sede legale in Olanda e la sede fiscale nel Regno Unito. Perché questo spostamento,anzi questa delocalizzazione? Le risposte immediate che ci vengono in mente sono abbastanza conosciute:tassazione minore. E già perché l’Olanda è considerato un paradiso fiscale dove le tasse sulle rendite sono a zero e l’Inghilterra ha pur sempre una moneta propria nonostante sia in Europa.

Ma non sono solo queste le motivazioni che spingono un’azienda a migrare,c’è anche un minore costo dell’energia,una giustizia più veloce e una burocrazia certamente più snella rispetto a quella italiana. Tutti ingredienti che fanno pendere la bilancia a favore di questa migrazione dell’industria italiana. Il caso Fiat è solo il caso più eclatante ma molte altre aziende hanno seguito lo stesso percorso per gli stessi motivi. Secondo un’analisi dell’Istat nel periodo 2001-2006 circa 3000 imprese hanno applicato il processo di delocalizzazione. L’Europa è stata la meta più ambita,seguiti da Cina,Usa e Canada. In futuro si prevedono investimenti in India e in Africa.

Questo spostamento prevede che chi mantiene stabilimenti sul nostro territorio paghi sempre le tasse locali e regionali;quella che non viene pagata è la tassa sul reddito imponibile.  Il buon Marchionne ha aspettato il momento in cui i mercati erano al minimo e grazie agli aiuti americani ha acquistato la Chrysler. Anche l’ex ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni dimenticando che eravamo uno stato nazionale indipendente si è venduto all’Europa. Per lui gli stabilimenti rimangono dei centri di costo mentre i centri di profitto vengono spostati dove è più comodo. La stessa confindustria di Giorgio Squinzi si dichiara contraria ad uscire dall’Euro,e ciò non ci sorprende visto che i grandi imprenditori che stanno al suo vertice hanno già delocalizzato.

Pensiero furbo si direbbe questo della delocalizzazione,peccato che poi molti lavoratori operanti negli stabilimenti fiat in Italia non la pensino in ugual modo. Ma oltre alle sedi fisiche l’Italia perde qualcosa di molto più importante,perde la competenza che trova riscontro nella fuga di professionisti qualificati,ricercatori,laureati e manager. E per quelli che rimangono a lavorare in Italia le notizie purtroppo non sono positive. Si pensi che tra il 2002 e il 2012 i posti di lavoro persi dalla fiat a causa del fenomeno delle delocalizzazioni sono stati ben 20000. Come la fiat ecco anche Omsa,Dainese,Bialetti,Rossignol,Geox e tante altre ancora. E quando vediamo che tanti lavoratori vengono messi in cassa integrazione in seguito a ristrutturazione aziendale sappiamo benissimo che il più delle volte è una copertura,il motivo vero è proprio dettato dal fenomeno della delocalizzazione,figlio di questa nuova globalizzazione in cui non sappiamo però che ruolo stiano giocando le aziende italiane.

E purtroppo il popolo italiano continua ad andare a votare i soliti personaggi che rendono la nostra politica vecchia e troppo schiava dell’Europa. Il fallimento industriale italiano è dovuto anche a questa posizione di sottomissione alla Germania che ci considera inferiori. E non basta certo un video della famosa canzone “Happy” girato all’interno degli stabilimenti Fiat di Melfi a mascherare il brutto periodo che stiamo passando. Gli operai che ballano insieme al direttore dello stabilimento sono il falso volto del nostro Paese,calcolando che molti di quegli operai sono in cassa integrazione e che,facendo un piccolo esempio,per la realizzazione della grande punto sono stati soppressi dei turni di lavoro. Purtroppo siamo il solito Paese che vuole mostrarsi forte all’esterno ma che in realtà all’interno è praticamente vicino al tracollo. M oltre il danno anche la beffa: infatti se prima il nostro paese era svenduto solo alle potenze occidentali ora anche paesi emergenti come Brasile e Cina mettono le mani sui nostri gioielli. Insomma chiunque voglia può attingere nel piatto!! Non è certo la fine migliore che ci auguravamo. Ci vorrebbe un bel piano di ricostruzione industriale capace di far riemergere il nostro settore industriale.

Noi, da buoni nostalgici e protezionisti come amano definirci, lanciamo una proposta: ricostruiamo l’IRI. D’altronde altre alternative valide non le vediamo ….

 

lunedì 2 giugno 2014

Thomas Sterne Eliot, interprete di un'epoca


Provare a descrivere, con semplici parole, la personalita' disarmante di Eliot e' un compito assai arduo; la sua altissima coscienza artistica fa si che egli sia da considerare come uno dei poeti che piu' lucidamente hanno interpretato il XX secolo.

Nacque nel 1888 a Saint Louise, nel Missouri, da una famiglia trasferitasi nel Middle West, le cui origini americane erano legate al New England. Frequento' fin da giovane ambienti intellettuali assai vivi e stimolanti, che risultarono fondamentali per la sua formazione culturale. E' in questi anni che Eliot intraprende la conoscenza dei maggiori esponenti del postsimbolismo francese, dei metafisici ed attraverso la mediazione di Ezra Pound, degli stilnovisti, approfondendo il genio di Dante Alighieri. Dopo diversi spostamenti nelle principali citta' europee, si stabili' definitivamente a Londra, ottenendo la cittadinanza inglese nel 1927, convertendosi all'anglicanesimo e dedicandosi in modo definitivo all'attivita' letteraria. Nel 1948 gli venne conferito il premio Nobel per la Letteratura. Mori' a Londra il 4 gennaio 1965.

L'estro critico-poetico di Eliot assume una diversa connotazione nel momento in cui egli decide di convertirsi. Negli anni che precedono tale scelta, i suoi versi esprimono con estrema potenza un mondo privo di significato, in cui il crollo degli antichi valori tradizionali e' tale da impedire la rinascita di nuove certezze. Un mondo pienamente sintetizzato in quel poema considerato il suo piu' autentico capolavoro: "La terra desolata".


433 versi in cui la potenza linguistica si concretizza in immagini simboliche troppo spesso male interpretate dalla critica. Pietra miliare della poesia moderna, all'interno dell'opera confluiscono diversi aspetti del mito e della tradizione letteraria, della filosofia orientale, dell'antropologia, dell'ermeneutica e delle profezie bibliche: un sapere enciclopedico di straordinaria bellezza. Impossibile ignorare il grande contributo dato da Ezra Pound, al quale l'opera e' interamente dedicata. Pound, "il miglior fabbro", il lettore ideale, colui che non ha bisogno di alcuna spiegazione per comprendere l'alto significato di ogni singola parola, proprio colui che esegui' la "cesarea Operazione", ridimensionando il poema cosi' come si presenta allo stato attuale.
Con la conversione all'anglicanesimo Eliot sembra aver trovato una soluzione ai demoni che tanto lo hanno influenzato, invitando l'uomo all'umilta', al distacco ed al raccoglimento.

Propugna un metodo critico-poetico intriso di intelletto e sentimento. L'esperienza delle due guerre lo tocco' profondamente: per questo motivo cerco' di elaborare e dominare il caos generato da questi avvenimenti con la composizione di articoli e saggi critici, in cui la sua ideologia risulta sempre piu' conservatrice. Ma e' con "Tradizione e talento individuale" che Eliot esprime coerentemente la sua vera ed essenziale poetica. Il classicismo di Eliot e' lontano dall'impassibilita' dei parnassiani e dall'astratto intellettualismo di Valery. Per il poeta cio' che conta e' il senso storico che egli deve avere di se' e del proprio tempo: " la tradizione non e' un patrimonio che si possa facilmente  ereditare; chi vuole impossessarsene deve conquistarla con grande fatica. Essa esige che si abbia, anzitutto, un buon senso storico (...); avere senso storico significa essere consapevoli non solo che il passato e' passato, ma che e' anche presente." E dunque: " il presente, quando sia consapevolezza, e' consapevolezza del passato in un senso e in una misura mai raggiunta come consapevolezza di se'."

Classicismo e' dunque concepire il passato come premessa organica del presente. I temi del tempo e della salvezza ricorrono costantemente nelle opere del poeta: dall'incapacita' di agire all'essere successivamente coinvolto nelle trame del proprio essere. La meditazione sulla storia e sul rapporto del divino con essa rimarra' fondamentale in Eliot, fino a costituire nei "Quattro quartetti" la spiegazione finale della sua stessa poesia. La sua razionale scelta religiosa nasce dunque dalle ceneri dell'intelletto; il sentimento del tempo e' tale per Volonta' divina.


Dall'uso del correlativo oggettivo alle polemiche antiromantiche, dalla visione tradizionale ai rapporti con illustri maestri, dalle scelte radicali ai mutamenti poetici, Eliot e' e rimarra' culmine e principio della poesia moderna, fautore "dopotutto di un grande periodo letterario." (E. Pound)