mercoledì 26 agosto 2015

Esempi di Microcredito nel mondo

Il microcredito viene definito come un piccolo credito per attività economiche vulnerabili dal punto di vista monetario , per far fronte a spese inarrivabili.  Il microcredito quindi abbatte l’impossibilità delle piccole imprese ad accedere ad un prestito bancario, consentendo così il loro sviluppo.

Il tentativo di microcredito è quello di creare una completa autonomia per le piccole imprese in modo da evitare interventi monetari esterni. La storia del microcredito ha inizio in Bangladesh nel 1976 nella Bank, una banca creata con lo scopo di concedere prestiti ai più bisognosi, da Muhammed Yunus. Dopo la Grameen Bank,sono state molte le organizzazioni internazionali che hanno adottato programmi di microcredito al fine di sostenere l’economia dei paesi in via di sviluppo. Come ad esempio: CARE Internacional, FINCA Internacional, ACCION Internacional e ACODEP ( Asociacion de Consultores para el Desarrollo de la Pequena y Microempresa).

 Successivamente anche in America Latina, Africa e Asia sono sorte istituzioni per la gestione di microcrediti come : Vita Microbank in Benin, Fundasol in Uruguay, Financiera Calpia in El Salvador ecc. A livello europeo è nata invece una piattaforma sulla micro finanza che unisce numerosi attivisti europei, impegnati in progetti di microcredito verso i paesi del Sud del mondo. Lo scopo principale di questa piattaforma è quello di scambiare informazioni utili per la cooperazione tra tutti i partecipanti. Anche se con modalità e caratteristiche diverse, anche in Italia ci sono differenti esperienze di microcredito come ad esempio le MAG. 


Tra i principali network c’è Microventures con ben 12,5 milioni di euro di capitale. La condizione principale tra queste grandi piattaforme di micro finanza è l’equilibrio tra investitori e microproduttori. L’aspetto fondamentale che viene percepito nel microcredito va oltre l’aspetto monetario . Quella che viene riconosciuta è la fiducia al microimprenditore e il suo progetto. Il microcredito ha sicuramente cambiato il modo di pensare dell’economia ed è riconosciuto come uno strumento che stimola e amplifica l’attività produttiva . Inoltre si è convalidata, grazie agli esempi di attività di microcredito elencate precedentemente, una valida alternativa di finanziamento per le piccole imprese .

lunedì 24 agosto 2015

Intervista sul microcredito al professor Mario La Torre

Qualche settimana fa abbiamo contattato il professor Mario La Torre, docente di "Economia degli intermediari finanziari" nell’ateneo romano de "La Sapienza" per farci rilasciare un'intervista su una tematica ancora non approfondita in Italia, che può diventare in futuro un’ottima proposta politica se affrontata con attenzione e professionalità: il microcredito. L’intervista, come tutte le precedenti, servirà a spiegare al lettore, attraverso la voce autorevole del professore, grande conoscitore in merito all'argomento, vantaggi e le conseguenze di una politica pubblica tesa a favorire e finanziare il microcredito. Lo Ringraziamo, a nome di tutta la redazione, per la disponibilità e l'esaustitvità delle risposte che senza dubbio hanno arricchito le nostre conoscenze in merito.

Dunque professore...

- Che cos'è il microcredito?

Tecnicamente è un prestito di piccolo importo erogato, senza garanzie tradizionali, a soggetti svantaggiati; in un’ottica strategica è un prestito inclusivo, ovvero concepito in modo da facilitare l’accesso al finanziamento a persone capaci e volenterose, dotate di un progetto di lavoro autonomo ma non in condizioni di essere assistite dall’intermediario finanziario tradizionale.

- Nei vari paesi del mondo che ne hanno fatto uso, hanno avuto effetti positivi?

Il microcredito ha dimostrato di essere un potente strumento di inclusione finanziaria ma anche una via per valorizzare attitudini ed energie di soggetti che non hanno disponibilità finanziarie o garanzie reali per dialogare con il sistema finanziario. I dati ci raccontano di un basso tasso di default e di una forte capacità di penetrazione tra soggetti quali donne e giovani, generalmente meno serviti da banche e finanziarie.

-In Italia è mai stato utilizzato?
L’Italia è uno dei Paesi più avanzati in tema di microcredito; il mercato è ancora emergente (si veda per dettagli il Rapporto dell’Ente Nazionale Per il Microcredito) ma il legislatore italiano ha definito un quadro legislativo e regolamentare ad hoc introducendo il microcredito nel Testo Unico Banche e prevedendo specifici intermediari abilitati alla erogazione microcreditizia. Inoltre, l’Italia è tra i pochissimi Paesi ad avere dato continuità all’invito delle Nazioni Unite del 2005 – Anno Internazionale del Microcredito – trasformando il Comitato del Microcredito del 2005 in un Ente pubblico non economico con scopo di promozione del mercato microcreditizio e diffusione della cultura della inclusione finanziaria. Anche grazie all’Ente Nazionale per il Microcredito la riforma legislativa ha potuto venire incontro alle diverse esigenze degli operatori, non ultima l’estensione del Fondo Centrale di garanzia per le pmi alle operazioni di microcredito.

- Qualcuno in Italia (partiti, associazioni, sindacati) l'ha mai proposto seriamente?

Il Microcredito è ormai da tempo nelle politiche comunitarie per l’inclusione sociale e la job creation; l’UE ha messo a disposizione fondi dedicati attraverso specifici programmi – gestiti tramite il FEI – come pure tramite i più classici fondi strutturali. La programmazione 2014-2020 ha riorganizzato la struttura delle misure dedicate al microcredito potenziandone la funzionalità. Inoltre, lo stesso piano Junker, nell’asse riferito alle pmi, prevede come specifica attività finanziabile quella del microcredito.

-Nel passato bimestre il nostro giornale ha affrontato il tema delle monete alternatiche che in questi giorni è tornato in voga nei quotidiani di tutta Europa per via delle ipotesi che balenavano nella testa di Varoufakis, ci chiedevamo se, secondo lei, sarebbe produttivo concedere il microcredito con moneta alternativa stampata da una banca pubblica?

In Italia il microcredito è una forma di credito regolamentata dal TUB, dunque è una attività interna al perimetro della vigilanza e, in quanto tale, è difficile immaginare un microcredito con moneta alternativa. Anche prescindendo da questo aspetto, mi sembra poco interessante l’idea di confinare il microcredito in una dimensione isolata rispetto al sistema finanziario tradizionale. Il microcredito è una soluzione efficacissima per la lotta all’esclusione finanziaria ma, in quanto tale, deve essere considerata come soluzione ponte, volta, cioè, a traghettare nel medio periodo i beneficiari da una situazione di esclusione finanziaria ad una dimensione di bancabilità. In questa prospettiva è bene che il microcredito cresca e si sviluppi con le proprie peculiarità ma dentro i confini – anche monetari - del sistema finanziario tradizionale.

Perfetto professore. Grazie ancora per il tempo che ci ha dedicato. Se ci saranno aggiornamenti in futuro, non esiteremo a contattarla per commentarli insieme.

sabato 22 agosto 2015

Sintesi del quinto appuntamento con Gymnasium

Quinto e penultimo incontro a cura del Centro Studi Gymnasium, in attesa del conclusivo appuntamento in programma per Martedì 8 Settembre. Nel corso della lezione il Professor Mancini ha affrontato tematiche di fondamentale importanza, esortando i giovani presenti a far tesoro delle massime lette e commentate durante il pomeriggio.

Discutendo attivamente, il Professore ha raccontato episodi di particolare rilevanza, inerenti la vita del giovane Mussolini, funzionali per comprenderne la formazione. Tra i diversi aneddoti, è senza alcun dubbio obbligatorio citare la permanenza di Benito Mussolini in Svizzera, a ridosso dei primi anni del ‘900. E’ proprio durante questo periodo che egli riuscirà a forgiare il proprio animo: tra il 1902 ed il 1904 conoscerà leader e personalità di straordinaria importanza inerenti al socialismo massimalista, tra i quali Angelica Balabanoff, attivista russa, tra le prime a percepire la diversità in ambito politico del giovane, sottolineandone le capacità di credere fermamente nel concetto di volontarismo, di possedere una visione del mondo completamente nuova e soprattutto di aver fede in una determinata tipologia di sindacalismo rivoluzionario.
Durante la lezione, il Professore ha successivamente illustrato le figure di Badoglio e Pavolini, personalità sicuramente agli antipodi per etica e spirito.

Pietro Badoglio non può che essere considerato, nella migliore delle ipotesi, un soldato piuttosto incapace, un uomo talmente mediocre da esser ritenuto un personaggio dei nostri giorni. Il traditore dell’Italia, colui che assecondando i voleri del vincitore, verrà sempre e comunque ripudiato anche da quest’ultimo, poiché chi tradisce una volta, tradisce per sempre. La figura di Badoglio incarna non solo la sconfitta militare, ma anche ed in particolar modo la disfatta delle parole: nei giorni che precedettero l’8 Settembre, la morte della Patria e del senso identitario non vennero considerate degne di memoria e rispetto, come se la difesa dell’onore per l’onore fosse stata del tutto vana.

Completamente differente, per forza e temperamento, Alessandro Pavolini, giornalista, poeta e scrittore, capo delle Brigate Nere, uomo fedele, disposto a sacrificarsi in nome dei suoi ideali. Egli è colui che non tradirà; colui che è in grado di vivere la storia fino all’oggi, compiendo così il proprio destino; egli è il Pensiero e l’Azione. Il sangue di Pavolini rappresenta dunque, nel suo idealismo romantico, la compensazione della logica del tradimento: egli, a confronto, è capace di riscattare il senso dell’onore perduto.

Infine è stato ricordato Giuseppe Solaro, giovane federale del Partito Fascista Repubblicano di Torino, che il 12 ottobre del 1944 scrisse “I veri ribelli siamo noi”, un breve saggio contro quel mondo vecchio ed insulso dominato da capitalisti ed oppressori, contro le superate ideologie, contro tutti gli uomini falsi e bugiardi. “I veri ribelli siamo noi” rappresenta probabilmente l’ultimo fascismo, funge da monito in quanto ci ricorda che fortunatamente non siamo stati tutti Badoglio. I veri ribelli sono ribelli in nome di una santa causa, di una società giusta e ordinata nel rispetto del lavoro, della dignità nazionale e dell’amore per la Patria: “I vigliacchi vorrebbero negare il nostro valore, ed è a questo che noi ci ribelliamo.”

Solaro è dunque un uomo che non ha mai avuto paura di esprimere il proprio pensiero, anche se solo contro tutti. Considerando quindi emblematiche le sue parole, altro non si può aggiungere se non ribadire di credere fermamente in ciò che si è, di avere la forza di replicare dialetticamente in qualsiasi circostanza, di studiare e confrontarsi di continuo con chi ha strumentalizzato la storia, stravolgendo tutto e tutti, in difesa del nostro senso dell’orgoglio, del nostro senso identitario.

giovedì 13 agosto 2015

Il Microcredito, Natura e prospettive

Come abbiamo potuto constatare nell' articolo precedente il microcredito si risolve sostanzialmente in uno strumento abbastanza efficace per la lotta alla povertà e all’esclusione finanziaria. Sempre in precedenza abbiamo visto che il microcredito è a tutti gli effetti un finanziamento che si basa solo ed esclusivamente su un rapporto di fiducia tra beneficiario ed erogatore, le uniche garanzie di restituzione del prestito sono quindi la sostenibilità e le potenzialità del progetto stesso che si sta andando a finanziare.

Favorire l’accesso al credito alle piccole imprese, che costituiscono la parte prevalente del tessuto economico, rappresenta un importante obiettivo per sostenere lo sviluppo della nostra economia, creare nuove opportunità di lavoro e contrastare l’esclusione finanziaria e sociale che interessa circa il 30% delle nostre imprese. La recente attivazione del microcredito operata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con il Decreto n.176/2014 rappresenta quindi per le microimprese un’importante opportunità. Con l’attivazione disposta dal M.E.F. il microcredito si trasforma in uno strumento ordinariamente offerto dagli Istituti bancari e inquadrato come strumento di sviluppo economico-sociale piuttosto che come solo strumento di “emergenza”.

Attualmente a livello europeo, così come a livello internazionale, non esiste una disciplina normativa specifica dedicata al microcredito. Il microcredito è stato solo oggetto di atti prodotti dalla Commissione e dal Consiglio europeo. Risulta tuttavia chiaro come nell’attuale contesto europeo sia senza dubbio fondamentale coltivare questa realtà costituita dai microfinanziamenti, strumenti assolutamente funzionali alla lotta alla povertà e con un ruolo importante per la nostra politica di sviluppo. Va ricordato che in Europa il settore del microcredito è ancora molto giovane ed è caratterizzato da una grande varietà di prodotti finanziari e non. Anche i tassi d’interesse praticati in ambito europeo sono molto diversi a seconda del Paese preso in esame. Il contesto normativo ed in particolare l’esistenza di leggi contro l’usura costituiscono le principali cause che giustificano l’applicazione di tassi d’interesse differenti.

Il contesto istituzionale attuale negli Stati membri non sempre permette al microcredito di svilupparsi in maniera favorevole. Nella realtà, spesso il microcredito non viene neppure preso in considerazione dalla normativa nazionale o comunitaria. La Commissione incoraggia quindi gli Stati membri ad adottare i provvedimenti necessari per creare un contesto giuridico, istituzionale e commerciale più favorevole allo sviluppo del microcredito. In tal senso viene perseguito l’obiettivo di creare un contesto che consenta lo sviluppo di organismi di microfinanza per tutte le tipologie di clientela. Nei paesi industrializzati, trattandosi di realtà più progredite, il microcredito, più che svolgere un ruolo di promozione dello sviluppo e della produzione, costituisce un elemento volto a ridurre l’esclusione finanziaria e le ineguaglianze sociali causate dagli squilibri del sistema economico e da politiche sociali non sempre ottimali. Il microcredito nel corso degli anni ha dimostrato di essere uno strumento dalle molteplici e differenti caratteristiche che ha fatto delle sue peculiarità la chiave per adattarsi in modo efficace ai diversi contesti sociali ed economici dei paesi di applicazione. Alcuni studiosi ritengono inoltre che tra microcredito sociale e microcredito per l’impresa esista una relazione di interdipendenza e di complementarità tale che si rende necessaria una trattazione unitaria delle due forme di credito, e che quindi per ottenere il massimo del risultato queste due forme di finanziamento vadano applicate insieme, senza che vengano scisse.

Alla luce di queste semplici constatazioni, che non presentiamo tanto come descrizione approfondita e dettagliata della questione ma piuttosto come analisi basilare dell’argomento, la considerazione finale che possiamo avanzare è in linea con il pensiero di molti esperti economisti che si sono schierati a favore di questa misura anticrisi del microfinanziamento. La microeconomia potrebbe essere una delle principali
ancore di salvezza per quest’Europa soffocata dalla disoccupazione, dalla crisi economica e dalle molteplici difficoltà organizzative che non creano altro che nuove lacune da colmare.

lunedì 10 agosto 2015

Breve storia del Microcredito

Iniziamo subito con una domanda banale. Perché una persona povera non può accedere a dei servizi finanziari? La risposta, in linea teorica, è una sola: mancanza di liquidità. Semplice. Una persona ricca invece può usufruire di qualsiasi strumento legato al circuito economico. Così facendo,il povero rimane povero e il ricco rimane ricco.  Così ogni Stato “vive” in pace, in equilibrio . Tutto funziona per il sistema.  Ma chi sono gli artefici di questo disastro? In primis le banche private che ti prestano i soldi e li rivogliono con una percentuale di interessi elevata, e poi quei centri di concentramento economico che hanno estinto la forza della tua moneta nazionale? Ebbene si,loro sono i mostri che ci hanno portato in situazioni di emergenza. Loro,affiancati da governi non legittimi e non eletti dal popolo o addirittura incapaci di governare.

Ma il caso vuole che proprio da un Paese povero venga un’idea che ha cambiato il modo di intendere l’economia. Siamo quindi in Bangladesh,anno 1976,quando Muhammad Yunus fonda la Grameen Bank,la banca villaggio. Una banca per i poveri. Una banca che poteva concedere prestiti ai poveri altrimenti esclusi dal grande giro dell’alta economia. Cosi facendo si andava ad aiutare quei Paesi che stavano in via di sviluppo,si andava rinforzando l’economia locale. In un articolo precedente vi abbiamo parlato anche delle monete locali/alternative che favorivano la ripresa dell’economia locale. Stiamo quindi ampliando il nostro discorso perché la teoria del microcredito ovviamente è successiva a quella del credito che ha origine in Babilonia intorno al 3400 a.C.



Se all’inizio il progetto della Grameen Bank poteva sembrare una perdita di tempo,oggi possiamo notare che questa banca conta più di 2,4 milioni di soci e beneficiari. La cosa interessante è che la percentuale di restituzione di un prestito è pressoché il 100%. E c’è di più. Con il denaro che ritornava da un prestito concesso,si andava a creare un’attività economica autonoma che andava a sostenere sia il beneficiario del prestito e sia la sua famiglia. Questa banca non è nata solo per favorire la ripresa economica delle persone meno abbienti ma anche per toccare argomenti importanti quali la salute,l’igiene,l’istruzione. Istruzione intesa anche come insegnamento al risparmio. Purtroppo se in origine questo progetto poteva sembrare valido,con il passare degli anni si sono interessati organi che oggi noi combattiamo e che per noi sono la causa principale della povertà. Ecco quindi che entrano in scena la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

Ma davvero questa teoria del microcredito o micro finanza se preferite nasce in Bangladesh oppure ha origini ancora più lontane? Se prendiamo come riferimento l’Europa abbiamo che le prime forme di credito a favore della bassa economia risalgono alla fine dell’800 dove Raffesein ha creato banche villaggio su responsabilità solidale. Nello stesso periodo sono nate cooperative di risparmio e di credito in ambiente urbano sviluppate da Schulze-Delitzsch. L’Italia seguiva lo schema di entrambi questi modelli e favorì lo sviluppo dell’economia agricola e artigiana. Sembra quindi che anche i poveri possano partecipare cosi alla vita economica di un Paese. Ma qui arriva un aspetto negativo. Questi strumenti di “bassa” economia con il passare del tempo vanno a confluire nell’economia classica e quindi,capite da soli,che si ritorna praticamente al punto di partenza ed ecco perché oggi l’Europa versa in condizioni economiche critiche. L’abbandono di un progetto iniziale valido porta con se tutte le conseguenze negative derivanti da un cambio di rotta forzato da poteri più forti. Dopo la prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale furono sviluppati sistemi di casse mutue rurali,che cercavano di sostituire alle garanzie reali(terra,costruzioni,bestiame)delle garanzie morali. Si andava a tastare la solidarietà dei debitori.


Oggi invece si vanno a tastare soltanto le tasche dei cittadini. Una piccola differenza c’era. Però a partire dagli anni 60 anche questi metodi fallirono a causa della decolonizzazione che fece fallire l’economia coloniale. Nei Paesi in via di sviluppo vennero create dai governi indipendenti delle banche di sviluppo, che però le rendevano simili alle banche private e quindi si distaccavano totalmente dal concetto di micro finanza. Arriviamo poi ai nostri giorni e la situazione,come sappiamo,è peggiorata notevolmente. La microfinanza attuale si concentra sempre su quelle persone più povere ma anche su quelle attività un po' informali che non sembrano dare un'affidabilità alle banche. L'accesso al credito dovrebbe essere accessibile a tutti. Si dovrebbe ripartire da questa affermazione. L’idea originale del microcredito è quella di individuare nuovi destinatari del fabbisogno finanziario e di estrapolarne il talento,il bisogno e la capacità di rimborso. Più che di finanza economica vera e propria possiamo parlare di finanza etica che esalta le pari dignità in ambito economico. Perchè poi andando ad analizzare i dati scopriamo che nell'ambito del microcredito si ha una percentuale di ritorno del prestito decisamente superiore rispetto alla finanza classica.


Noi che lottiamo per affermare la  giustizia sociale, la meritocrazia e il ritorno alla sovranità monetaria, non
possiamo che apprezzare il microcredito, quale progetto socio-politico volto a migliorare le condizioni economiche delle classi meno abbienti dimenticate e sfruttate dalle oligarchi finanziarie.