giovedì 27 settembre 2012

Primavera o Inverno Arabo?

Pochi giorni fa (come molti già sanno) sono stati uccisi in Libia l’ambasciatore americano e tre dei suoi uomini (tra cui due marines). A scatenare l’orda terroristica è stata la divulgazione di un film, ritenuto ingiurioso dai musulmani, sul profeta Maometto. Situazione analoga agli anni ’80 quando furono pubblicati i versetti satanici di Salman Rushdie allusivi alla figura dello steso profeta musulmano e ritenuti blasfemi dagli islamici. In quel caso nei confronti dello scrittore indiano (poi naturalizzato inglese successivamente al suo esodo nel Regno Unito per salvarsi la vita) cadde la “Fatwa”, la condanna a morte islamica. Oggi, invece, uccidere il diretto responsabile dell’offesa alla loro religione non è bastato. Infatti, in molti paesi del Medio Oriente e dell’Africa Centrale soprattutto c’è stata (e continua ad esserci) una vera e propria mobilitazione generale dei fedeli musulmani intenti a cacciare la maggior parte delle ambasciate americane (e non solo) dal loro territorio.
Dunque è facile pensare che il motivo di questa collera non è stato unico come vuol far credere la stampa atlantica. Una serie di problematiche ideologiche, politiche e sociali sono alla base di questi atti terroristici.
 
Questo agglomerato di problematiche è stato alimentato sicuramente negli ultimi mesi di politica medio orientale dalle potenze liberali mondiali con la ormai famigerata “primavera Araba”. Per la loro sfrenata sete di conquista e imperialismo hanno fomentato le masse islamiche egiziane, tunisine e libiche a rivoltarsi contro i loro decennali regimi (forse ormai scomodi perché autarchici e nazionalisti o forse semplicemente da rinnovare per una nuova strategia di potere israelo americana) e portandoli alla “vittoria”.
 
Il fatto principale però è che forse questa politica estera a stelle e strisce si sta dimostrando ancora una volta miope e irrazionale. Da queste ultime proteste contro i regimi consolidati Arabi pensavano di poter trarne vantaggio mantenendo sia quell’ordine e quella tolleranza con il mondo islamico che avevano difficilmente conquistato proprio grazie ai “vecchi dittatori” (Da Mubarak a Gheddafi) sia riuscendo a movimentare le masse popolari con lo stendardo della pace e della democrazia.
Ovviamente come volevasi dimostrare hanno giocato col fuoco. Ignari del fatto che i fedeli islamici non sono gli agnostici e materiali cittadini borghesi Occidentali, hanno promesso cose che non hanno mantenuto. Se si aggiunge il fatto che in quei paesi movimentati dal loro gioco, attualmente non c’è ordine, , non c’è lavoro, non c’è democrazia ma ci sono per lo più gruppi terroristici, guerra civile e fame il cerchio della disperazione è chiuso.
Insomma, altro che proteste solo per la divulgazione del film su Maometto.
 
Eppure questa loro linea di condotta ci appare davvero anomala e inspiegabile. Preso atto che loro stessi esplicitamente e direttamente hanno alimentato la “Primavera Araba” spodestando regimi che gli erano comodi in quanto moderati in politica estera (vedi Egitto in primis) non capiamo con quale logica hanno permesso l’instaurasi al potere di gruppi islamici come i “Fratelli Musulmani” (fino a poco tempo fa a loro avversi e dunque considerati terroristi). Ci chiediamo come mai venga sempre sotto elezione rievocato il “mito del terrorismo” quando i veri terroristi che hanno portato disperazione e fame in una larga porzione del mondo sono loro stessi. Ci chiediamo se questo periodo possa essere davvero considerato una rinascita del Mondo Arabo tale da guadagnarsi l’appellativo di “Primavera”.
 
Poi però analizziamo la posizione degli americani e degli israeliani da un parte e dei fondamentalisti islamici dall’altra, cosi avversi in certe questioni di politica estera e sociale ma cosi stranamente d’accordo sempre e comunque per l’aggressione militare alla Siria di Assad e capiamo che in questo mondo ci sono piccole e grandi cerchie di uomini che da secoli stanno combattendo contro i paesi sovrani per instaurare un governo unico globale.
È per questo che, quali militanti liberi da logiche partitiche, rinnoviamo ancora la lotta al mondo massone, liberale e fondamentalista. Per gli Uomini Liberi, e le Nazioni Sovrane!

mercoledì 26 settembre 2012

Riforma Elettorale: Cambia la Forma, Resta lo Scempio

Prima era Mattarellum,poi cambiò in Porcellum. Sono le due riforme elettorali che hanno regolato il voto degli Italiani negli ultimi vent’anni. La prima si riferisce ad un sistema misto in cui si elegge sia con collegi uninominali,in cui vince il candidato che riceve più voti e sia col sistema proporzionale,senza preferenze e dove la quota di sbarramento per una lista è del 4%,discorso che vale sia per la Camera che per il Senato. La seconda riforma elettorale invece mette in luce un sistema proporzionale con liste bloccate,quindi non ci sono le preferenze ma la quota di sbarramento alla Camera è del 10% per le coalizioni,il 2% per le liste che ne fanno parte,il 4% per le liste che si presentano fuori dalla coalizione.
Oggi siamo di fronte ad una disputa sulla decisione di cambiare o no l’attuale legge elettorale. E come spesso accade,trovare un punto d’intesa è sempre più difficile. Se da una parte il leader dell’Udc,Pier Ferdinando Casini spinge per il ritorno alle preferenze,dall’altra parte Bersani propone i collegi uninominali bocciando le preferenze ed esaltando di più la coalizione che il singolo partito. Ma prima di arrivare alle elezioni vere e proprie che si terranno nella primavera del 2013 ogni partito deve fare i conti con le primarie in cui si sceglieranno i candidati che saranno alla guida del partito stesso. E anche qui c’è molta confusione come  tra Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà perché proprio Vendola risulta dubbioso sulle primarie,e in effetti si chiede se sono le primarie del PD o del centro sinistra tutto.  E ovviamente il presidente della regione Puglia parteciperà soltanto se fossero primarie più generali e non riferito al partito di Bersani. Alcuni parlamentari all’interno del Pd stanno rimarcando il fatto che il partito ha dei programmi e che quindi chi si imbatte in esso deve rispettarli,povero Vendola si potrebbe dire … Fate pace col cervello,come la giri la giri è sempre la stessa frittata! Rimanendo in tema primarie di centro sinistra si sta proponendo sempre con più forza la candidatura di Matteo Renzi, sindaco di Firenze,destinato a voler “rottamare” la vecchia classe politica. E allora come muoversi? Facile,chiedere il voto agli elettori delusi da Berlusconi visto che la parte più cospicua voterà in massa Bersani. Renzi, del resto,affascinato dal mito americano targato Obama si rifà a tutti quei temi cari al presidente a stelle e strisce, solidarietà, accoglienza per gli immigrati e così via ma andando ad analizzare la sua Firenze ci si accorge del degrado che emerge e che quindi rispecchia tutto il suo non lavoro svolto nel capoluogo toscano.
Si vengono così a creare delle alleanze,più di nome che di fatto, in cui da una parte troviamo Pdl,Udc e Lega che preferiscono un sistema proporzionale con preferenze con sbarramento al 5 % e premio di maggioranza al partito vincente. Dall’altra parte c’è il complicato tentativo di coalizione Bersani-Vendola che spinge per i collegi uninominali al posto delle preferenze e il premio lo vorrebbe alla coalizione piuttosto che al partito. Bersani dal canto suo però non vuole una replica del governo Monti,mentre per Casini da sempre l’obiettivo è proprio quello di promuovere il governo dei tecnici.
Quello che sembra delinearsi è quello di piccole modifiche al Porcellum, inserimento delle preferenze per la gioia del centro-destra col premio di maggioranza invariato che piace tanto al pd.
Questa girandola di finte alleanze fino a quanto può durare? Sembrano troppo forzate e rischiano di saltare da un momento all’altro,ma questo è il clima che si respira da molto tempo nella politica italiana. Parlamentari che di fronte alla crisi pensano solo a mantenere i propri privilegi sono lo specchio del nostro attuale quadro politico,c’è poco contatto tra politica e cittadini,questi ultimi anche spiazzati dai continui cambiamenti di fazione di quel particolare politico. E si perché un bel 17% degli attuali parlamentari ha effettuato una variazione di “squadra”,cioè un parlamentare su 6 si è meritato l’appellativo di voltagabbana. Da questo quadro nascono sempre nuovi partiti che cercano di emergere da questo turbine ma alla fine dei conti è sempre la stessa pasta,lo stesso movimento cinque stelle ideato da Beppe Grillo è il frutto dell’attuale sistema democratico che permette a tutti di fare un partito,l’importante è avere soldi ma di questo non c’è problema visto che quando si parla di bilanci di un partito vengono sempre fuori soldi per festini,automobili di lusso e cene di gala e quindi cosa farebbe la famosa società esterna per controllare i tornaconti di un partito proposta dal presidente della Camera Gianfranco Fini? E chissà perché non tutti sono d’accordo … Giudicate voi!
 E se c’è chi adotta un pensiero unico e non mutabile e pensa solo in un determinato modo,c’è chi invece questo pensiero unico lo combatte e cerca mediante l’attivismo sociale di forgiare un nuovo pensiero, c’è un’avanguardia che del binomio pensiero-azione ne fa uno dei suoi punti fondamentali.

domenica 23 settembre 2012

LA SIRIA NON SI TOCCA


Il Comitato Italia Siria ha dato vita alla Manifestazione tenutasi il 20 settembre 2012 a Palazzo Montecitorio chiamando in causa chiunque abbia seguito con preoccupato interesse e partecipazione lo sconvolgente scenario che ha preso piede nel nostro paese nell’ultimo anno e mezzo. Si tratta di uomini e donne intenti ad abbracciare e sostenere la nostra causa, “apartitica e aconfessionale”,  trovando il coraggio di andare oltre “il pensiero unico” che i mass-media trasmettono assiduamente.
Tutto ciò è stato organizzato a sostegno del legittimo Governo Siriano di Bashar Al – Assad, vittima di un attacco concentrico, terroristico e destabilizzatore, realizzato dal fondamentalismo infeudato ai centri di potere atlantici per indebolire il Governo ed il suo Presidente in vista di un “intervento umanitario” da parte della NATO. Il governo Siriano, Nazionalista e Socialista, è accusato dalle Nazioni Unite di aver represso nel sangue le legittime manifestazioni popolari democratiche degli ultimi mesi e di aver commesso stragi dalle quali lo stesso si è dichiarato estraneo ai fatti. In realtà, le sue posizioni Laiche non gradite ai Fratelli Musulmani, il sostegno economico agli alleati del Partito Libanese Hezbollah, la protezione e il sostegno al Movimento Palestinese, le Sue posizioni anti – israeliane e Filo Iraniane dimostrano il contrario, ovvero, la chiara antipatia nei confronti del potere imperialista e coloniale atlantico.
Lo scopo dell’evento, perseguito attraverso una riuscita petizione popolare, è stato quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni tra cui il Ministro degli Esteri Terzi  attraverso un interrogazione collettiva urgente, in favore del legittimo governo di Siria Laico Socialista e Sovrano e la ripresa dei rapporti diplomatici, di amicizia tra i due paesi, interrotti dalla sudditanza di questo governo coloniale al servizio delle grandi potenze atlantiche.
Diversi tentativi di boicottaggio sono emersi da parte di nostalgici che avrebbero preferito strumentalizzare la manifestazione con uno stampo politico perdendo di vista quello che era l’obiettivo comune inerente alla difesa del legittimo governo siriano. Noi fortunatamente ci siamo ben difesi da questo attacco “divide et Impera” separando le persone oneste e in buona fede da quelle opportuniste e malvagie tenendo lontani colori, simboli e strumentalizzazioni politiche; non a  caso  tutti i partiti Patriottici della scena politica nazionale siriana sono uniti sullo stesso fronte in nome di questa causa anti – imperialista senza inutili fanatismi ideologi.  

venerdì 21 settembre 2012

MARCHIONNE – PINOCCHIO



Doppia recessione dell’economia nazionale. Avanti alle fandonie del risanamento dei conti pubblici “vicini al pareggio di bilancio”. Il costo del lavoro cresce del 2%. Il Pil è in calo del -0,6%. Disoccupazione, il prossimo anno, al 12,5%. Con questi dati “Tutti lavoriamo per la crescita”, dice l’illegittimo presidente del consiglio Monti. La Fornero pianse lacrime da coccodrillo qualche mese fa, ve lo ricordate ? Probabilmente il ministro già immaginava la catastrofe economica nazionale che da quel giorno, ad oggi, si sarebbe delineata numeri delle previsioni alla mano.
Alcoa, Ilva, Fiat: la destrutturazione dei grandi indotti industriali italiani è iniziata.
Il caso Fiat è quello che prosegue da più tempo, in un gioco delle parti degno del peggiore italiota, si procede con la delocalizzazione. Tutti conoscono l’a.d. Sergio Marchionne che, un paio di anni fa, chiedeva sacrifici ai lavoratori italiani degl’indotti perché “costavano troppo” rispetto ai colleghi polacchi e romeni.

Ad aprile 2010, quando venne presentato, il piano di rilancio della Fiat, si prevedeva il raddoppio della produzione di auto marcate lingotto nel nostro paese per così passare gradualmente da 650mila vetture a 1,4 milioni nel 2014.

In una nota del 13 settembre scorso, il lingotto ha dichiarato che la Fiat è una multinazionale –e lo sapevamo- e che ha “il diritto ed il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale (…) senza dimenticarsi dell’importanza dell’Italia e dell’Europa”.

La puzza di fregatura è evidente: la Fiat stessa ha già lanciato ufficialmente in Cina la “Viaggio”, sua nuova creatura, e valuta la possibile apertura di un secondo stabilimento mentre in Europa l’automobile che dovrebbe sostituire la “Punto” –simbolo nel vecchio continente del marchio stesso- è stata rimandata già più di due volte ed in nessun piano dell’azienda è prevista; così per lo meno da qui fino al 2015 a favore dei fegati e degli stomaci degl’operai di Melfi.
A Mirafiori investimenti inoltre sospesi per altri due modelli, uno con marchio Fiat ed uno firmato Jeep.

Riguardo i lavoratori, giusto per ringraziare Marchionne dell’impegno profuso per tutelare migliaia di lavoratori, si rammenta che Mirafiori, Cassino, Pomigliano e Melfi restano sottoutilizzati mentre Termini Imerese è già stato chiuso con i dipendenti da troppo tempo oramai in cassa integrazione totale o parziale.

Marchionne prese in giro gl’italiani e prosegue bellamente. Per Landini (Fiom – Cgil): l’azienda non mantiene le promesse. Palombella (Uilm) è più cauto ed invita a non allarmarsi.
Eppure le rappresentanze sindacali non ricordano come, tra il 2012 ed il 2013 si prevede un piano vendite Fiat in Italia non superiore alle 450 mila unità a fronte di quanto, nell’aprile 2010, affermato da Marchionne stesso che assicurava, ai nostri timidi sindacati che si sarebbe arrivati a questa cifra, che oramai è sogno e spauracchio, di 1,4 milioni di auto prodotte ?

Il Governo resta “alla finestra” in attesa di chiarimenti ed afferma categoricamente con Passera:”Che lo stato si sostituisca alle imprese per determinarne le scelte strategiche industriali e commerciali è lontanissimo dalle idee di questo governo”, insomma niente dirigismo e che la “tarantella” dei finti proclami, il siparietto dei “vorrei ma non posso” dei sindacati e le bugie di Marchionne proseguano pure.

Nel frattempo ringraziano 55 mila lavoratori degl’indotti ai quali tra un anno scadranno i fondi CIG previsti per la cassa integrazione –e non rinnovabili- che si aggiungono ad operai Alcoa ed Ilva vittime dei soliti, macabri scenari. 
Perché oggi “tutti dobbiamo fare sacrifici..che c’è la crisi”, ma senza scendere nel finto giustizialismo, siamo convinti che (citando gli SFS) “sotto sotto, gratta gratta” a farne le spese, saranno sempre i soliti.

domenica 9 settembre 2012

Nuove Tasse, Vecchie Scuse

Nell’ultimo decreto del governo Monti, quello firmato dal Ministro della Salute Balduzzi, non è presente un solo articolo (tra i ventisette) condiviso dalle parti sociali. È stato giudicato come un totale fallimento. Elencare tutti, o alcuni, tra questi punti sarebbe ad oggi inutile proprio perché il premier Monti ha rimandato agli inizi di Settembre (dunque in questi giorni) la verifica (e speriamo la modifica) del decreto sulla Salute.
 
Ciò che preme invece sottolineare e che ci fa pensare, da menti e penne libere quale siamo, è il clima politico, sociale ed economico nel quale versa il nostro bel paese e soprattutto il nuovo ingresso in campo di ennesime inutili tasse. Questo decreto, infatti, non fa altro che delineare sempre meglio quelli che sono i tratti generali del sistema usuraio odierno.
 
Per ordinare le idee ancora una volta: al governo c’è un gruppo di tecnici, non eletto dal popolo (nessuno ha parlato in merito della violazione dei “principi fondanti della Costituzione”), che sta attuando la distruzione di tutti gli ultimi istituti che componevano ormai lo Stato sociale. Non essendo politici, ma grandi banchieri, finanzieri e massoni stanno mettendo in atto la loro politica antinazionale a favore delle grandi lobby economiche internazionali consapevoli del fatto che pur non avendo il sostegno dell’elettorato poco importa, tanto a fine mandato tornano tutti nelle loro poltrone. Per compiere questo programma ben definito, stanno avendo il pieno appoggio dalla classe politica italiana che come ben sappiamo, si dimostra ancora una volta succube ai poteri forti finanziari del resto del mondo. Alla faccia della sovranità (venite a dirci poi che siamo un paese democratico che da la possibilità al cittadino di votare chi governa; al massimo ci danno l’opportunità, tra l’altro tutta da verificare, di eleggere chi serve in silenzio gli affamati banchieri internazionali). Da mesi, inoltre, questo fantomatico gruppo di grandi tecnici (così definiti dalla stampa di regime) sta riducendo il popolo italiano alla povertà più totale. Tasse, tagli, tasse, tagli e ancora tasse. D’altronde la motivazione è semplice (ma non esaustiva e onesta): “Vogliamo ottenere il pareggio di bilancio, e dobbiamo ridurre il debito pubblico. Ce lo chiede l’Europa”.
Il popolo italiano, del resto come è nella sua indole, è ancora ammaestrato e addomesticato dalla fandonie raccontate da deputati e giornalisti al soldo del regime bancario. Poche volte scende in piazza, e se lo fa è solo perché è stato toccato un suo interesse materiale. Poche volte denigra questo sistema democratico ormai destinato al fallimento, e anzi continua a non credere alle alternative di politica sociale e nazionale. Moltissime volte invece apre bocca e alle belle parole non fa seguire coerentemente dei concreti fatti.
 
Pare un incubo dal quale non si può più uscire. Eppure c’è sempre quella gioventù che non crede alle loro parole, che sa che stiamo pagando qualcosa che non riusciremo mai a saldare definitivamente, che non ci sarà crescita e occupazione, che questo sistema democratico è una trappola ben costruita ma che sta per essere smascherata, che ad un pensiero fa seguire un’azione, che lotta per la difesa dell’identità nazionale contro la globalizzazione sfrenata, che cerca giustizia sociale contro giustizia divisa per caste.
Da che parte stare tocca a voi deciderlo. Nel frattempo, che ci tassino anche le bibite gassate e l’alcool. Che ci dicano ancora che ce lo chiede l’Europa. Noi tanto abbiamo un’altra sete: la Rivoluzione!

domenica 2 settembre 2012

Israele-Iran: Analisi Del Conflitto

Al di là dell’ormai probabile attacco bellico di Israele nei confronti dell’Iran, la situazione tra i due paesi è comunque giunta ad un punto di non ritorno.
Il premier israeliano Netanyahu, infatti, è sempre più convinto di poter aggredire le difese iraniane senza infliggere più di qualche centinaia di vittime tra i suoi civili e militari e soprattutto senza chiedere alcun aiuto agli Stati Uniti. Le sue convinzioni son basate su due nuove “tecniche di guerra”: un servizio di sms ai cittadini per avvisare della controffensiva missilistica iraniana (e non solo) e un kit di sopravvivenza contro l’attacco chimico batteriologico per ogni israeliano. Il suo obiettivo sono le centrali nucleari iraniane (ormai giunte ad un livello di arricchimento dell’uranio). Lo scopo è fermare il “nuovo olocausto” del popolo israeliano.
Fortunatamente però le opposizioni a questo suo spietato, sfacciato e opinabile progetto son numerose e decisamente importanti: in primis quella del Mossad (i servizi segreti e i reparti speciali militari israeliani) non convinti del tutto di questa semplicità riguardo l’attacco ad Ahmadinejad; quella degli Stati Uniti e del governo Obama, concentrato sulle prossime elezioni presidenziali e conscio del fatto che una nuovo fallimento diplomatico in Medio Oriente potrebbe giocare un ruolo decisivo nella vittoria finale e dunque nel suo proseguimento alla guida della prima potenza mondiale; e quella degli stessi cittadini israeliani, che poco sono abituati a entrare nell’ordine di idee della guerra e dei sacrifici che questa inevitabilmente porta.
Inoltre non va sottovalutato un altro fronte: quello di Hezbollah. Sicuramente durante l’ipotetico conflitto, il numero di attentati in territorio israeliano crescerebbe notevolmente.
Dall’altra parte, invece, c’è l’Iran. Un paese meno ricco, meno potente sul piano militare, con un appoggio internazionale minore rispetto a Israele e che negli ultimi anni nel suo progetto di indipendenza energetica ha incontrato notevoli difficoltà.
D’altronde per qualsiasi medio (ma anche minimo)quoziente intellettivo è difficile credere alle mistificazioni della stampa Occidentale su questo conflitto. Come si può credere che l’Iran costruisca due bombe atomiche da contrapporre a centinaia di testate nucleari israeliane e americane? Ma soprattutto come si può credere che l’Iran possa usare armi atomiche contro un paese così vicino sul piano territoriale? È semplice utopia.
Che la guerra sia la risoluzione di questa crisi diplomatica è forse presto per dirlo (e anche difficile da immaginare) ma la risposta a queste nostre domande stavolta ce la da proprio uno dei padri fondatori del pensiero illuminista e illuminato, liberale e massone, Maximilien de Robespierre:”La guerra è sempre il principale desiderio di un governo potente che vuole divenire ancora più potente”.