domenica 22 dicembre 2013

L' Impegno di Tutti


I fine settimana, il più delle volte, sono da considerarsi un modo per staccare la spina rispetto al lavoro che svolgiamo durante gli altri giorni. Nella maggior parte dei casi, nel weekend, il relax è “l’attività” preferita. Ma nel nostro quartiere alcuni cittadini, proprio nei fine settimana hanno deciso di mettersi a disposizione per la comunità offrendo il loro impegno in iniziative per il quartiere. Perché è proprio il territorio il punto di partenza. E sapersi muovere sul territorio, per noi, è indice di grande maturità politica.

Negli appuntamenti di ottobre e Novembre, nella zona dell’Appio-Tuscolano (comprendente soprattutto la parte relativa al quadrante di Via Assisi, viale Amelia e via Nocera Umbra ) per esempio, lo Spazio Libero Tenaglia in collaborazione con i residenti del quartiere ha deciso di fare un’apertura straordinaria della sede (situata proprio a via Assisi 140) nei giorni festivi,  consentendo quindi a tutti coloro che avessero bisogno di informazioni, che volessero usufruire degli sportelli sociali messi a disposizione o che volessero semplicemente esporre problematiche relative al quadrante, di recarsi anche in giorni che di solito sarebbero chiusi. Per chi ancora non lo sapesse lo spazio libero Tenaglia mette a disposizione per tutti diversi servizi: dai corsi di lingue, agli sportelli legali, utili  a risolvere problemi più delicati. Inoltre l’assistenza fiscale può aiutarvi nel capire meglio come gestire la propria situazione finanziaria, e l’assistenza computer per far avvicinare giovani e anziani a comprendere meglio quel mondo tecnologico che ormai ci invade.

Tornando al discorso iniziato pocanzi possiamo far notare che mentre c’è chi fa aperture straordinarie di centri commerciali per incentivare acquisti e spese folli, c’è chi invece apre le porte ai cittadini offrendo però servizi utili senza mascherarsi dietro qualche offerta o promozione. C’è una bella differenza! E non finisce qui! In via Nocera Umbra si è allestito uno stand nella zona dell’area cani in cui abbiamo messo a disposizione,per gli amici a quattro zampe,un servizio per la consulenza veterinaria. Ottimo è stato il riscontro con diverse persone a passeggio con i loro animali che si sono confrontate con gli specialisti messi a disposizone.

Sulla stessa via i ragazzi del comitato di quartiere hanno anche avuto modo di giocare con i bambini del quadrante (nell’area giochi loro dedicata a Via Nocera Umbra) intrattenendoli con spettacoli di diverso tipo. In molti hanno quindi scoperto che il tempo libero ,se dedicato ad una giusta causa,è sempre utile.

Infine in Questi week end non è mancata nemmeno con la domenica ecologica. In una zona della capitale in cui il degrado ha raggiunto in passato proporzioni drammatiche, i residenti hanno indossato guanti e afferrato una scopa e dato inizio ad una pulizia territoriale che viene trascurata molte volte dal comune e dalla circoscrizione.

Il quartiere dunque è sempre in movimento, e lo spazio Libero Tenaglia sarà sempre un punto di riferimento per i cittadini dell’Appio Tuscolano.  

Ma Quello che ha fatto molto piacere, appunto, è stato il contatto con i cittadini che si sono congratulati con i ragazzi del Comitato di quartiere e con tutti quelli che hanno prestato il proprio aiuto. Cittadini uniti da un solo obiettivo: rendere la zona più vivibile e più funzionale.


Un diverso modo di fare politica a stretto contatto collaborativo con i cittadini è quindi possibile. Un diverso modo di fare politica rispetto a quei benpensanti in giacca e cravatta seduti dietro l’ufficio a firmare carte e cambiali per far contenta qualche loro amicizia stretta, è possibile.

E possiamo di certo affermare che chi ben comincia è a metà dell’opera.

domenica 15 dicembre 2013

Manolis e Giorgos Martiri d’Europa

 
Alba Dorata viene fondata nel 1993 da un matematico greco, l’attuale segretario Michaloliakos. Per circa quindici anni, però, i risultati politici furono di quelli insperati ( tra il 1996 e il 2004 era appena allo 0,07%)e fecero sì che il movimento restasse ai margini del grande elettorato politico.

Il suo programma che presenta il partito come “movimento laico di nazionalisti greci”, si batte principalmente per la creazione di un’area economica mediterranea al cui centro vi sia la Grecia, e che prevede l’uscita dall’Euro per la riconquista della sovranità politica e monetaria nazionalizzando le banche greche e ritenendo illegale il debito verso l’Europa. Sostiene il bisogno di un finanziamento statale per l’agricoltura, e di un fondo di incentivi per la maternità. Inoltre si batte contro il potere democratico corrotto che attanaglia il Parlamento greco ormai da decenni proponendo referendum popolari per ogni decisione fondamentale della politica sociale ed economica. Condanna, infine, la sfrenata immigrazione clandestina che sta distruggendo definitivamente l’identità e l’economia greca.
 
In poche parole, è un movimento non conforme rispetto alle politiche neoliberali del governo europeista di Antonis Samaras che sta privatizzando e svendendo ogni bene pubblico ai famosi “investitori internazionali”. Un partito scomodo che alla luce della profonda crisi economica che ha afflitto il popolo greco (la disoccupazione, per esempio, ha raggiunto livelli inauditi) ha ottenuto il 7% delle preferenze durante le ultime elezioni nazionali entrando in Parlamento per la prima volta. Un partito da debellare visto i crescenti consensi che sta ancora riscuotendo (le ultime stime, secondo il New York Times sarebbero del 15 – 17 % dei voti, mentre per l’agenzia di stampa greca Zougla, Alba Dorata, sarebbe già il primo partito greco al 25,5%).


Ma nel Settembre del 2013 un vero e proprio fulmine a ciel sereno colpisce il partito dei nazionalisti greci. Durante una partita di calcio di Champions League dell’Olimpiacos, in un pub di Atene scoppia una rissa per motivi calcistici e politici. Unica vittima di quella tragica serata fu un giovane rapper antifascista ucciso da colpi di pistola da parte di un quarantacinquenne greco iscritto ad “Alba Dorata”. Come solita prassi democratica, la strumentalizzazione politica di quell’omicidio non tardò ad arrivare. Tutto il mondo politico e giornalistico, greco e europeo, colse la palla al balzo per colpire l’intero movimento che nel frattempo aveva già giustamente preso le distanze dall’accaduto (d’altronde non fu un’esecuzione politica programmata ma probabilmente una reazione personale da parte dell’assassino contornata da motivi politici). Ben presto anche le organizzazioni internazionali vollero far sentire il loro disprezzo, tanto che Amnesty International condannò l’accaduto come violenza nazi fascista.

La magistratura, giustamente, arrestò l’assassino e i suoi complici (una quindicina di ragazzi presenti all’aggressione) ma inspiegabilmente emise più di trenta mandati di arresto nei confronti delle più alte cariche di “Alba Dorata”. Ben presto, perfino il leader Michaloliakos finì in manette con l’accusa di essere al vertice di un’organizzazione criminale. Chiaramente, come da prassi democratica, senza uno stralcio di prova o di sentenza passata in giudicato.
 
Ma Alba Dorata non pagò quell’errore (se poi così può chiamarsi) solo con l’arresto dei suoi leader ma durante il pomeriggio del 1 Novembre 2013 due giovani militanti (Giorgos e Manolis rispettivamente di 20 e 23 anni) rimangono uccisi a colpi di pistola mentre stavano parlando con amici davanti la loro sezione politica nel quartiere di Neo Eraklio, ad Atene. Ad ucciderli un boia, sceso dalla sua moto, con una scorpion in mano e con il casco a copertura del viso.



Le reazioni furono questa volta molto pacate. C’è chi espresse un timido cordoglio e chi invitò la magistratura a fare degli accertamenti. Nei giornali uscì addirittura la vergognosa tesi che i giovani
militanti furono uccisi durante una sparatoria. Un tesi poi fortunatamente smontata dal video di una telecamera di un commerciante della zona che mostrò come le vittime non avevano alcuna arma a disposizione per difendersi da quel vile attacco terroristico.

Ma la risposta di Alba Dorata a questa serie di attacchi istituzionali e mafiosi nei suoi confronti è stata magistrale: nei giorni seguenti per celebrare le vittime, sono stati organizzati una serie di banchetti sociali nei quali venivano distribuiti viveri di prima necessità (finanziati dagli stipendi dei parlamentari di Alba Dorata stessa) alle famiglie greche in difficoltà. Alla faccia di chi li accusava di essere un’organizzazione criminale!

A noi Italiani, comunque, i recenti fatti greci non possono non farci tornare alla mente i nostri anni ’70 quando i servizi segreti al servizio della Repubblica democratica, ordivano ed emettevano esecuzioni terroristiche nei confronti dei militanti rossi e neri scomodi per il sistema politico attuale e soprattutto tesi a favorire la strategia della tensione che ovviamente favoriva politicamente (in termini pratici di consensi elettorali) i soliti partiti moderati.

Ci pare, dunque, alquanto anomala la rivendicazione antifascista dell’omicidio di Giorgos e Manolis avvenuta pochi giorni fa e motivata come pura vendetta nei confronti del rapper antifascista ucciso pochi giorni prima. Non ci sorprenderemmo affatto se i mandanti (e forse chissà anche gli esecutori) di questo duplice omicidio fossero proprio quegli oscuri uomini in giacca e cravatta seduti dietro una scrivania piena di pratiche burocratiche manovrate a loro piacimento, con folti occhiali da vista e il ghigno terroristico ci chi ambisce a mantenere il proprio potere assoluto.


In attesa di prove e delucidazioni migliori riguardo l’accaduto, esprimiamo comunque, solidarietà ad Alba Dorata e alle famiglie di Manolis e Giorgos. Ricordando per un attimo solo anche Mikis Mantakas, giovane ragazzo greco iscritto al FUAN ucciso nel 1975 a Roma da un vile plotone d’esecuzione antifascista, vorremmo concludere l’articolo citando le parole di una famosa canzone degli “Amici del Vento” che dedichiamo ai ragazzi di Alba Dorata e a tutti martiri d’Europa:

“… Le idee fanno paura a questa società, ma ancora più paura può far la Fedeltà. La Fedeltà a una terra, la Fedeltà a un amore, son cose troppo grandi per chi non le ha nel cuore …”

domenica 8 dicembre 2013

Ettore Muti, Eroe Italiano


Voi siete l’espressione del volere sovrumano,un impeto senza peso,un’offerta senza misura,un pugno d’incenso sulla brace,l’aroma di una vita pura”

Così parlava Gabriele D’annunzio di Ettore Muti,uomo d’altri tempi dotato di un’audacia straordinaria,osannato da chi gli stava intorno e temuto dai sui nemici.                                              
 
Ettore Muti ha rappresentato probabilmente la forma più pura di un eroismo andato perduto nel tempo… schiavo del proprio ego e sicuro dei propri mezzi scelse di vivere sempre la vita in prima persona anteponendo il suo istinto e la sua ambizione alla tentazione di condurre un’esistenza comoda,dietro una scrivania e con alle spalle una parete colma di medaglie e riconoscimenti.
 
Che fosse una “voce fuori dal coro” lo si capì molto preso: a tredici anni fu espulso da tutte le scuole del regno per aver preso a pugni un professore,ma orgoglioso com’era non si perse d’animo e scelse,appena un anno dopo,di fuggire di casa per arruolarsi come volontario nella I Guerra Mondiale dove ,respinto per l’età,non si arrese, riuscendo ad entrare l’anno seguente negli arditi. Proposto per la Medaglia d’Oro al Valor Militare,è costretto a rifiutare poichè sotto falso nome in quanto minorenne…ma se la prima medaglia fu solamente sfiorata,da questo momento in poi inizia,per Ettore Muti,una carriera militare superlativa,pari a quella di pochi altri nella storia dell’ Italia unita. Partecipa all’impresa di Fiume distinguendosi per le numerose imprese spericolate,dove oltre a conoscere Benito Mussolini,riceve da D’annunzio l’appellativo di “Gim dagli occhi verdi”.Tornato in Patria entra nei fasci di combattimento. La forte personalità e la voglia di primeggiare si manifestano come una linea direttrice di tutta la sua vita. Muti,del resto,non è un uomo disposto a confondersi nella massa ma, piuttosto, come gli antichi condottieri facevano con i loro popoli, combatte e guida i “suoi”mettendosi sempre in prima linea ed infatti il 29 Ottobre  1922,nelle operazioni svoltesi sul territorio nazionale contemporaneamente alla Marcia su Roma, è alla testa dei fascisti che occupano la prefettura di Ravenna. Raggiunge il grado di colonnello,si sposa,ha una figlia,subisce un attentato e viene trasferito a Trieste, ma non è felice e decide di mettersi alla ricerca di una nuova sfida. Si appassiona del volo e pur di entrare in Aeronautica accetta il declassamento al grado di tenente. Nella guerra d’Etiopia inizierà una vera e propria collezione di medaglie che nel 1939 saranno così tante da farlo definire  “il più bel petto d’Italia”e consentendogli di mantenere tutt’oggi il primato italiano per le medaglie ricevute in azioni di guerra. Mai domo ed appagato,quando acclamato come un eroe rientra in Italia nel ’36, è solamente di passaggio perché invece di godersi il meritato riposo,parte nuovamente,alla volta della Spagna,per guidare la sua squadriglia nei bombardamenti ai porti delle città controllate dai
repubblicani,in una guerra che fece tutta,dal principio alla fine,dove totalizzò qualcosa come quattrocento azioni di combattimento,con episodi di valore incredibile. Tornerà decorato con varie medaglie d’argento ed una medaglia d’oro nella cui motivazione vengono declamate centosettanta azioni di bombardamento e tredici vittoriosi duelli aerei in un anno. Ttornerà per modo di dire, però,visto che nel 1939 partecipa all’invasione dell’Albania,questa volta guidando le truppe motorizzate di terra. La scaltrezza,l’intraprendenza e l’eroismo dimostrati in ogni occasione presentatagli davanti spingeranno Mussolini,su proposta di Galeazzo Ciano, a nominarlo Segretario nazionale del Partito Fascista ad ottobre del ’39, ruolo di grande prestigio che gli conferì grandi poteri e gli permise di frequentare alti gerarchi. Ma non era un posto per lui: il Partito Fascista,infatti,cloroformizzato da una troppo lunga consuetudine di potere,si era “seduto” nella burocrazia,nella retorica e nel conformismo mentre Muti non era un uomo da scrivania ma uomo d’azione,spavaldo e spericolato oltre che sempre alla ricerca di nuove sfide da affrontare e vincere,tanto che decide di lasciare volontariamente l’incarico,appena un anno dopo,facendosi mandare,per usare una sua celebre frase, “là,dove c’è bisogno !”…ossia al fronte dove combattè prima in Francia e poi nei cieli dell’Inghilterra dimostrando sempre grande coraggio e stabilendo il record mondiale,tutt’ora imbattuto, di ore di volo in guerra.  

 

Dopo la caduta di Mussolini,Badoglio provò ad affidargli il comando di una divisione corazzata di camicie nere che non aveva alcuna intenzione di passare agli ordini del nuovo governo incontrando il rifiuto,scontato,di Muti. Coinvolto in un mai dimostrato progetto d’insurrezione per restituire a Mussolini la guida della Nazione,il 24 agosto ’43 lo stesso Badoglio diede l’ordine di esecuzione facendolo prelevare,in piena notte,presso la sua villetta di Fregene con un ordine di arresto fittizio che invece era in tutto e per tutto un omicidio studiato a tavolino,perché ,Muti,per Badoglio “rappresentava sempre una minaccia “ ! Scortato inspiegabilmente in una pineta dagli stessi carabinieri che invece erano andati ad “arrestarlo” con un autovettura ed un autocarro,nella notte fonda si sentì quello che probabilmente doveva essere un ordine,un fischio,poi un altro. Il cosiddetto “ricevuto!” Successivamente scoppi di bombe a mano e raffiche di mitra. Il tutto per due,tre minuti al termine dei quali Muti giaceva a terra privo di vita. Sebbene la vicenda non fu mai chiarita,la spiegazione ufficiale fornita,ovvero quella dove Muti avrebbe tentato la fuga grazie all’aiuto di “qualcuno” che sparò alla scorta,appare grossolana almeno per due ragioni:la prima risiede nel fatto che,alla fine di quella bolgia infernale,l’unico colpito fu lui. Le seconda consiste nel fatto che la famiglia riuscì a recuperare il suo berretto,dove erano presenti due fori di proiettile sparati a distanza ravvicinata. L’omicidio premeditato,con gli spari mascherati dal fracasso delle bombe,rimane l’ipotesi più accreditata,visti anche il prestigio e la scomodità di Muti, un fascista diventato eroe in due Nazioni diverse,dopo un lungo percorso cercato,voluto,essenzialmente ovvio per uno come lui che è sembrato,nell’arte del fare la guerra,quasi un predestinato capace di unire alla destrezza bellica ed al dono dell’imprevedibilità i valori del coraggio e della generosità,forgiando il tutto su una spavalderia che gli ha fatto da corazza sin dagli anni dell’adolescenza.
Il risultato è stato spaventosamente straordinario ,consegnandoci uno dei migliori della nostra
 
storia. Un personaggio audace,ma governato dalla coerenza delle proprie scelte,sempre spinte dall’ambizione. O forse,più semplicemente,un italiano fiero e spavaldo che in un periodo come quello dove ha vissuto,gremito di traditori,non ripudiò mai la sua idea e scelse di prendere la propria vita di petto. Sempre. Fino alla fine !

 
EIA EIA GIM !

martedì 3 dicembre 2013

Le Monete Alternative in Grecia: Strada per la Libertà


La disastrosa situazione economica che la Grecia sta vivendo è nota a tutti, ciò che invece è ancora poco noto, è il fatto che il popolo greco ha trovato un modo per reagire alla crisi aggirando il governo e l’Unione Europea. I greci hanno riscoperto il baratto e con esso l’utilizzo della moneta complementare, con la quale stanno cercando di allontanare quelli che sono diventati i loro due nemici principali: l’euro e le banche.

Ma cos’è questa moneta complementare e come funziona?

In sostanza, se è vero che nella Grecia ci sono molte risorse, le quali tuttavia non possono essere sfruttate poichè scarseggia l'Euro nelle tasche e nelle casseforti dei Greci, allora perchè non creare una moneta “alternativa” per effettuare gli scambi che sia sconnessa alle vicissitudini della finanza? Dove e quando manca moneta e l'economia finanziaria non funziona, è necessario tornare all'economia reale utilizzando monete complementari per aumentare il potere d'acquisto collettivo. Beni e servizi vengono scambiati senza l'utilizzo dell'Euro, bensì attraverso l'utilizzo di una moneta diversa da quella ufficiale che si limita ad essere utilizzata in aree geografiche più o meno limitate. In Grecia le monete alternative più note sono l’Obolo a Patrasso, il Tem a Volos, e il Kinò a Salonicco.

Il focolaio del fenomeno è stata la città di Aigion, a pochi chilometri da Patrasso. Da gennaio 2012 un gruppo di persone sempre crescente ha iniziato a sostituire la moneta con il cambio merce. I commercianti, per poter procedere al baratto, devono essere iscritti ad una specifica associazione che, con i suoi volontari, controlla l’equità degli scambi. In questo modo le persone possono preservare i pochi euro che la crisi gli ha lasciato nel portafogli, soldi indispensabili a pagare le bollette e tutto ciò che non può essere scambiato con il metodo “non ufficiale”.  Il modello del baratto è stato talmente vincente in questa città che in seguito molte altre hanno ne hanno seguito l’esempio traendone giovamenti nel corso del tempo.

Nei vari statuti che regolano l’organizzazione delle monete
alternative l’accento è posto sull’aiuto verso il prossimo e l’allontanamento da un sistema finanziario arbitrario che ha eroso la capacità economica del Paese e speculato sulla vita dei greci. Tutto ciò è confermato dal primo obiettivo che, chi aderisce a questo progetto, s’impegna a perseguire, ovvero la creazione di reti di solidarietà e di sostegno reciproco, a livello locale, per la protezione di chi è finanziariamente più debole.


La forma mista di scambio e autofinanziamento si è rivelata un successo, e con i primi soldi ottenuti è stato possibile intervenire a livello di infrastrutture pubbliche la cui manutenzione da parte dello Stato era stata da tempo ignorata e lasciata da parte.


Queste forme di micro economie locali dimostrano come i greci, in un momento di grande difficoltà, abbiano saputo reinventarsi e provare a riemergere con le sole loro forze. In un sistema di baratto, mercato solidale e moneta alternativa le banche 'tradizionali' appaiono quasi obsolete e così anche le imposizioni del sistema europeo. Certo questo sistema non può essere applicabile a tutto il Paese e non sono soluzioni gestibili su larga scala, ma possono comunque essere uno spunto per il rinnovamento, un punto di partenza per cambiare modo di pensare, e non si parla solo della Grecia ma anche della stessa Italia, un’Italia che, noi lo sappiamo bene, ne ha viste fin troppe negli ultimi anni e la crisi economica che sta vivendo ora rischia di dare il fatidico “colpo di grazia”.

domenica 1 dicembre 2013

SVENDESI TRASPORTO PUBBLICO 2.0


Cio’ che sta accandendo a Genova in questi giorni e’ il frutto di una politica inefficiente e appiattita sui diktat europei i quali, con la scusa del risanamento del debito  pubblico, indeboliscono quelli che si presentano come gli asset strategici ed i servizi dei singoli stati dell’UE.

Nella nostra visione lo Stato deve garantire la gestione politica, economica e sociale all’interno di ogni singolo paese. Esso deve difendere lo sviluppo dei servizi per la cittadinanza, mantenendo cosi’ invariato il suo ruolo. In realta’ ci troviamo di fronte alla situazione opposta per la quale lo Stato, privatizzando i servizi, favorisce l’inserimento nei gangli vitali della nazione di interessi non solo privati, ma soprattutto sovranazionali. E’ dunque legittimo credere che il volano della svendita dei beni pubblici sia da ricercare nell’entrata in vigore della moneta unica, che rappresenta sia un sistema monetario integrato, ma in particolar modo la longa mano delle sempre piu’ asfissianti e inappellabili politiche di Bruxelles. A testimonianza di cio’ vi e’ la continua perdita degli ultimi rimasugli della sovranita’ nazionale.

Il paragone tra cio’ che si sta consumando a Genova e cio’ che in maniera piu’ diffusa si e’ verificato in Grecia e’ quantomeno scontato. E’ chiaro che la privatizzazione del trasporto locale e’ solo il primo passo per la svendita di tutti i beni pubblici come l’energia, l’acqua, le infrastrutture e le industrie strategiche.

Il governo Letta ed i principali partiti politici italiani sono l’ennesima compagine che avvalla e perpetra le politiche europee.



Nel caso specifico, a Genova, e’ in corso cio’ che precedentemente si era gia’ palesato a Firenze, dove l’azienda pubblica del trasporto (ATAF), e’ stata svenduta da parte del Sindaco Renzi, il quale oggi invece, per puro interesse politico, dichiara di essere contro le privatizzazioni attuate dal governo. L’ATAF, nonostante sia stata privatizzata, ha avuto forti ricadute negative sulla qualita’ dei servizi per i cittadini fiorentini, non risanando i bilanci ma peggiorando ancora di piu’ la situazione economica. E’ inoltre previsto per i primi giorni di dicembre lo spacchettamento in tre della stessa azienda.

Per  quanto riguarda la situazione genovese, dopo il via libera delle privatizzazioni indette dalla regione Liguria, sono seguite quelle del comune che ha in programma anche la privatizzazione di tutte le aziende con partecipazione pubblica, violando il risultato del referendum contrario alle suddette. Dopo quattro giorni di sciopero generale e manifestazioni dei lavoratori, con la conseguente paralisi della citta’, si e’ raggiunto un accordo tra le parti in causa, con la subdola partecipazione dei sindacati concertativi, i quali rappresentano sempre meno gli effettivi interessi dei lavoratori. Tale accordo, secondo il nostro punto di vista, e’ una vera e propria chimera che testimonia cio’ che inevitabilmente si concretizzera’. Rimarcando il fatto che le aziende sono in deficit, la loro unica soluzione e’ la privatizzazione. In realta’, la risposta a tutto cio’ e’ il risanamento della spesa,che non tocchi i lavoratori, ma gli stipendi d’oro dei dirigenti ed il taglio delle consulenze.


In conclusione e’ necessario riconoscere come le politiche liberiste attuate da qualsiasi partito di governo, senza alcuna distinzione, e la complice attivita’ dei sindacati, rappresentino due facce della stessa medaglia contro i lavoratori e gli interessi nazionali.

 

martedì 29 ottobre 2013

“La (dis)grazia italiana!”


 “La legge è uguale per tutti”. Questo è il principio basilare su cui venne fondato già dal 1942 l’intero ordinamento giuridico italiano, con l’emanazione del Codice Civile. Tutti uguali sotto ogni punto di vista: politico, economico, sociale. Non ci sono preferenze e non ci sono agevolazioni. L’Uguaglianza vince su tutto.

Purtroppo però in alcuni casi bisogna fare i conti con la realtà.

L’ordine naturale delle cose vuole che  se si viene ritenuti colpevoli, si sconta una pena. Sembra impensabile che ad alcuni cittadini italiani, condannati dalla giustizia ordinaria per motivi fiscali, possa venir accordata una grazia giuridica. Più che altro è impensabile che se ne parli ogni giorno sui media, sui quotidiani, sui social network solo perché il soggetto in questione si chiama Silvio Berlusconi, leader della coalizione di centro destra, ex presidente del Consiglio dei Ministri e noto imprenditore di fama mondiale, condannato dalla cassazione a quattro anni per frode fiscale e rinviato invece per discutere l’interdizione dai pubblici uffici.

Con regolarità marziale, da mesi a questa parte non si parla d’altro. Ci hanno inondato di dichiarazioni, confessioni, testimonianze, prese di posizione e sentenze. Secondo il Pdl Berlusconi è candidabile e la sua carica da senatore non deve decadere: la legge Severino non è applicabile perché i fatti per i quali è stato condannato sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge stessa e la norma non può avere valore retroattivo. Inoltre c’è chi rivendica che in seguito all’indulto concesso nel 2006, la condanna a quattro anni per frode fiscale sarebbe in pratica di un solo anno. Berlusconi poi non può andare in carcere e dovrebbe essere affidato ai servizi sociali o andare agli arresti domiciliari.

Insomma una marea di dichiarazione socialmente e giuridicamente ingiuste. Alle quali vanno aggiunte poi le dichiarazioni solidali degli altri esponenti della politica italiana, sempre in prima linea per difendere gli “innocenti” colleghi.

Ma gli interrogativi che questa inutile vicenda solleva sono veramente tanti. In primis si chiediamo perché si parli tanto di questa sentenza quando il signore Silvio Berlusconi è in attesa di giudizio definitivo per altre questioni. Vi ricordate, per esempio, il caso Ruby? Anche li in primo grado Berlusconi è stato condannato a sette anni di reclusione per concussione ai danni della questura.

Inoltre ci chiediamo come mai si possa solamente immaginare che il Presidente della Repubblica Napolitano debba concedere la grazie per motivi fiscali ad un cittadino evasore (fino a prova contraria). Come mai alcuni sono arrivati a  credere che Napolitano possa concedere la grazia a Berlusconi sotto ricatto? Io Napolitano ti do la grazia e tu Silvio esci dalla scena politica. Come mai il capogruppo Pdl al senato, Renato Schifani, è arrivato al punto di pensare che la grazia la debbano chiedere i figli di Berlusconi invece che gli esponenti del suo partito.

Ma in fin dei conti ci chiediamo come mai il PDL sia ancora al 20-22% nei sondaggi elettorali. Saremmo curiosi di conoscere chi ancora crede in questa gente, chi non si è stufato di questi ipocriti giochi di potere, di questa falsa informazione tesa a confondere le menti della popolazione e ad allontanarle dai problemi reali. Saremmo curiosi di conoscere chi non prova disprezzo per una magistratura faziosa, un classe politica succube dei poteri finanziari internazionali.


Ma in fin dei conti saremmo curiosi di conoscere chi crede che se fosse stato condannato lui stesso per frode fiscale, si sarebbe alzato comunque questo polverone.

Sveglia Italiani, che in Italia “la legge non è uguale per tutti”

martedì 22 ottobre 2013

Sul Tema Omosessualità...

Tra la fine del IX sec. e l’inizio del XX vigeva ancora all'interno del mondo scientifico una visione chiamata "Relativismo culturale" che faceva si che le scoperte, le analisi e le ricerche sociologiche e antropologiche di quegli anni, quando si imbattevano in culture o manifestazioni di comportamenti omosessuali, venivano sottaciute alla comunità scientifica, negati o tutt'al più minimizzati e analizzati solo da un punto di vista di problematica morale.

Per molto tempo furono, infatti, soltanto pochi illustri che si occuparono del fenomeno considerando il comportamento omosessuale come qualcosa di acquisito, fortuito e accidentale, un "peccato" in cui ogni essere umano poteva saltuariamente cadere e per cui poteva anche essere condannato. Il paradigma del "Relativismo culturale" venne superato soltanto grazie all'apporto della medicina, la quale, iniziando ad interessarsi del fenomeno omosessualità offrì nuove chiavi di lettura. Kinsey fu il primo a definire l'omosessualità come variante del comportamento sessuale umano.

Oggi, è noto a tutti che esistono coppie di fatto. Non tutti però vivono tale condizione con equilibrio e buon gusto, ma questo vale anche per troppe coppie etero.  Il problema non consiste nel fatto che tali unioni abbiano un riconoscimento di tipo civile e amministrativo, con l’attribuzione di determinati diritti e doveri alla coppia,quanto quello relativo ad ogni ipotesi di adozione di bambini a coppie gay. La possibilità di riconoscere un’unione civile (riguardante persone dello stesso sesso o meno) che contempli al suo interno determinati diritti e altrettanti doveri da riconoscere ai contraenti deve essere una garanzia di tutti

La  concezione dello Stato deve essere organica, inclusiva, e non può tollerare che larghe frange della cittadinanza siano costrette a comportamenti “carbonari”. Un’idea di Stato che contempla una sovranità forte e che  non accetta diktat morali, religiosi o settari, da parte dei proibizionisti come da quella degli esibizionisti.

Ne è la conferma l’ultimo episodio verificatosi dopo le dichiarazioni dell’imprenditore Barilla,condannato per le sue dichiarazioni; le reazioni del mondo gay non sono state altro che l'ennesimo specchietto per le allodole, volto a creare vuoto chiacchiericcio mentre l'asse produttivo dell'Italia viene spolpato. Sono armi di distrazione di massa, buone solo a spostare il dibattito politico verso tematiche inconsistenti, banali e conformiste.

Lo stesso istinto libertario contro facili pregiudizi e visioni stereotipate ci induce del resto a ritenere inconcepibile e indesiderabile qualsivoglia estensione di leggi liberticide come la Mancino, che anzi non ha di per sé già senso di esistere.

L’intolleranza si combatte rifondando la comunità nazionale su basi condivise. Queste iniziative sono solo facile fonte di guadagno (su pubblici finanziamenti) per associazioni che non hanno nessuna intenzione a far finire il problema “omofobia”  perché il problema stesso diventa fonte di reddito per associazioni di nicchia.


Insomma il mondo omosessuale non dovrebbe avere la sindrome del “panda”, della specie particolare in via di estinzione. Al contrario aspirare alla uniformità con il resto del popolo italiano. Uniformità di fronte allo Stato e di fronte alla legge. Quindi diritti civili e riconoscimento restano l'unico passo necessario anche culturale per porre fine non tanto alla discriminazione, ma al retaggio culturale secolare che la genera. Crediamo al contrario che tanti, troppi omosessuali organizzati, preferiscano bivaccare nel limbo dell'incertezza giuridica per cavalcare il clamore politico della questione omosessuale.

A nostro avviso oggi ci sono troppe battaglie per le libertà delle singole categorie e non c'è quella essenziale per la libertà contro il pensiero unico, globale e omologante.

venerdì 18 ottobre 2013

Solo Al Tenaglia, Weekend con i Cittadini


Il Comitato di Quartiere del Quadrante di Via Assisi ha organizzato per il weekend del 19 e 20 Ottobre, una serie di iniziative sociali per combattere il degrado della zona e per sottolineare ancora una volta come la militanza riesca a coprire il ruolo svolto dalle inefficienti istituzioni locali.

Per la Giornata di Sabato 19 è prevista l’apertura straordinaria di tutti gli sportelli sociali, da quello fiscale a quello legale, passando per l’assistenza computer. Per domenica 20 Ottobre, invece, oltre alla consulenza veterinaria gratuita e all’intrattenimento dei bambini (presso lo spazio loro riservato a Via Nocera Umbra), è prevista la pulizia del quadrante intero.

Sono chiaramente invitati tutti i cittadini stanchi della noncuranza della politica comunale e municipale, lontana anni luce dalle istanze e dalle urgenze sociali. Sono invitati i cittadini che fino ad oggi ci hanno sostenuto perché hanno creduto che solo con l’azione concreta possiamo aver voce in capitolo e sollevare problematiche che stanno cominciando a divenire pian piano sempre più gravi.

Contro il Degrado e l’abbandono, non resteremo a guardare!

 

Comitato di Quartiere Quadrante Via Assisi

 

giovedì 17 ottobre 2013

Dominique Venner, Samurai d'Occidente

Dominique Venner naque il 16 aprile 1935 a Parigi, a diciotto anni si arruolò volontario come paracadutista nell’esercito francese durante gli anni della guerra d’indipendenza Algerina. Militante politico della Jeune Nation e dell’OAS fondò il gruppo Europe-Acion negli anni sessanta. Storiografo, e saggista vinse nel 1981 un premio dell’Académie Française con un saggio sulla guerra civile russa. E’ stato autore di numerosi libri, intellettuale d’area e studioso, reso maggiormente noto al mondo per il suo gesto estremo, sulle orme di Yukio Mishima, quando, il 21 maggio 2013 si toglie la vita presso la cattedrale di Notre Dame con un colpo di pistola.

Un gesto estremo che nella sua lettera argomenta magistralmente, incarnando con il suo gesto un modello di uomo ideale, di spirito, che è d’esempio per tutti quelli che si riconoscono nelle denunce di Venner e nelle sue critiche alla società moderna. Venner scrive, nella sua lettera rinvenuta subito dopo il suicidio:” … ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà. Offro quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali. … “ riferendosi all’anestetizzazione del popolo francese avanti ai grandi avvenimenti riformisti o pseudo tali che li ha visti in prima persona coinvolti. Un gesto che viene così spiegato:”Mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invadenti desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà plurimillenara.”, come un ultimo e profondo gesto di ribellione ai sistemi massivizzanti e globalisti che distruggono l’identità dei popoli che Venner, fino al giorno della propria morte, ha sempre tentato di ribadire e di difendere. Una battaglia generica a favore dell’identità di tutti i popoli europei, una denuncia che trasmigra la frontiera francese e si estende a tutta Europa e che noi potremmo allargare ad altri contesti geopolitici anche più distanti, come la Siria stessa.
 

Molti nel riportare la notizia della sua morte, hanno riferito di come Venner fosse indignato per l’approvazione della legge in favore dei matrimoni omosessuali e come la sua denuncia fosse in riferimento all’islamizzazione della società francese. A nostro giudizio l’analisi è riduttiva e non rende giustizia a quello che è stato il reale intento di Venner: dimostrare con l’esempio come un uomo debba essere disposto a tutto, anche all’estremo e più alto gesto umanamente concepibile, il suicidio, pur di affermare con forza il proprio dissenso. La ribellione di Dominique Venner è nei confronti di una classe politica lontana dalle istanze del popolo e di una società tutt’altro che dinamica e “assonnata” ed “ingannata” dai gruppi dirigenti, incapace di uno slancio attivo e realmente propositivo. Venner denuncia la dispersione dei valori tradizionali che privando il popolo della propria identità lo svuotano di quella coscienza idonea a contrastare le iniziative di chi tenta di unire con l’inganno a vantaggio di interessi individualistici e tutt’altro che solidali.

Dominique Venner, come Yukio Mishima, ha tentato di dare un esempio, ha tentato di offrire agliuomini un’occasione per riflettere donando la propria vita affinchè gl’uomini potessero fermarsi a riflettere. Un gesto disinteressato, che consacra Dominique Venner ad esempio di coerenza e coraggio ed a riferimento per tutti quegli uomini che ancora oggi non s’arrendono. Onore a Dominique Venner, samurai d’Occidente !

venerdì 4 ottobre 2013

Le Ottobrate, Tradizione Romana

Tradizionalmente le Ottobrate, erano le feste che a Roma chiudevano la stagione della vendemmia. I romani, per festeggiare, erano soliti andare “fori porta” tra vigne e Osterie, specie nelle zone tra Testaccio, San Giovanni, Ponte Milvio, Monte Mario e Porta Pia. Nel corso dei secoli la gita domenicale di ottobre si consolidò come forma di svago per tutta la popolazione: dai ceti più bassi e poveri ai nobili più ricchi.

Le giornate erano caratterizzate da sfrenata allegria e voglia di bere buon vino. Si giocava a bocce, a ruzzola e all’altalena. Poi si beveva ovviamente, si cantava e si ballava il “saltarello” e si mangiava (parecchio). Mai mancavano gnocchi, trippa, abbacchio. 

Per partecipare alla festa era solito recarsi con le “Carrattelle”  (trainati da cavalli bardati e adornati sfarzosamente) sulle quali sedevano le ragazze vestite a festa e ornate di fiori e piume. Gli uomini, parenti e amici, invece, seguivano il carro a piedi. Anch’essi comunque erano soliti portare durante queste giornate vestiti sfarzosi.

La tradizione delle Ottobrate toccò l’apice di partecipazione durante il governo papale, ma rimase viva anche fino ai primi decenni del XX Secolo. Non a caso, oggi si può ancora sentire qualche persona più anziana citare il detto “che bella ottobrata” per sottolineare la soleggiata giornata di Ottobre.

Per creare un ponte, sia ideale che concreto, tra passato e presente e per non far cadere nell’oblio una delle più antiche tradizioni romane all’insegna della socialità e dell’allegria (due fattori che certamente non caratterizzano questa vita moderna frenetica) l’associazione calcistica del Pro Appio ha organizzato per domenica 13 Ottobre alle ore 19:00 una bella ottobrata romana presso il centro sportivo Cucchiella (Via Appia Nuova, km 18) dove non mancheranno certo vino, allegria e musica.

Non mancare all'appuntamento con la tradizione romana
 

 

lunedì 23 settembre 2013

Giù le Mani dal Medio Oriente

Il Mondo può finalmente tirare un sospiro di sollievo: l’attacco degli Stati Uniti d’America alla Siria di Assad è per ora annullato. Il rischio terza guerra mondiale, quindi di una guerra nucleare è scongiurato. E per questo bisogna ringraziare la Russia di Putin. Infatti, solamente grazie alla proposta del ministro degli esteri russo Lavrov, che ha avanzato l’ipotesi della consegna all’Onu di tutte le armi chimiche in possesso del governo Assad, l’asse favorevole alla guerra (U.S.A., Francia, Turchia, Lega Araba su tutti) ha alzato bandiera bianca.

Ma al di la della cronaca dei fatti che ormai tutti conoscono, alcuni aspetti geopolitici andrebbero analizzati in modo più approfondito.

In Primis il rapporto dell’Onu e le considerazioni politiche internazionali. Sebbene gli inviati dell’ONU abbiano confermato l’uso di gas Sarin in Siria, non hanno comunque accertato che siano stati utilizzati dai soldati del regolare esercito siriano al fianco del governo Assad. Eppure
 
Washington, Londra e Parigi hanno fin da subito accusato le autorità di Damasca in quanto ,a loro giudizio, solo l’esercito regolare poteva (chissà poi perché) possedere armi chimiche. Di fronte alla realtà, insomma, hanno comunque dovuto portare avanti una menzogna da loro creata ad arte.
Obama, Cameron e Hollande, quali buoni servitori del New World Order, cercano di oscurare il fatto che sulle testate chimiche ritrovate in Siria siano state trovate scritte in cirillico, la lingua usata dai terroristi ceceni al fianco dei “ribelli” per portare avanti la Jihad. Oscurano la storia, non ricordando che gli U.S.A. hanno sulla coscienza migliaia di civili giapponesi sterminati a guerra terminata per dimostrare al mondo quanto potente fosse la loro bomba atomica e dimenticano pure l’uso criminale di Napalm-B in Vietnam che sconvolse l’intero pianeta. Ma poche persone in tutto il mondo, per fortuna, hanno creduto alla favola delle armi chimiche, come dimostrano i milioni di americani contrari all’aggressione alla Siria (solo il 30% favorevoli, ai minimi storici).


Inoltre, è poco chiaro il motivo della chiamata di Obama al premier iraniano Rouhani subito dopo l’accordo politico raggiunto con la Russia. Infatti, il premio nobel per la pace ha subito minacciato l’Iran di interrompere i suoi test nucleari in quanto vero ed unico pericolo alla pace mondiale. Come a testimoniare l’ipotesi, fino ad oggi ritenuta complottista, che il vero obiettivo della Primavera Araba e della guerra armata in Siria è soltanto l’Iran del gas e dell’indipendenza energetica.
Infine, la stampa internazionale, finanziata dalla grande finanza, non ricorda mai all’opinione pubblica che la Siria di Assad è l’unico paese laico nel Medio oriente e che i cristiani vengono sterminati quasi quotidianamente dai terroristi ribelli musulmani (ultimo tra questi il massacro di Maaloula). Non ricordano che questi “ribelli” sono prevalentemente nord africani, ceceni, turchi ma che ultimamente sono composti anche da membri dell’Uck Kosovaro e israeliani. In poche parole: un insieme di terroristi internazionali, che proprio gli Stati Uniti dopo l’11 Settembre avevano promesso di catturare e giustiziare.

Poco, dunque, viene ancora detto sulla Siria e sul Medio Oriente. La Geopolitica non sembra attirare le attenzioni degli italiani preoccupati solo di un’ipotetica terza guerra mondiale, preoccupati più che per valori morali, per paura di perdere possedimenti materiali (compresa la vita, valutata ai giorni nostri non come innalzamento etico ma come ricchezza da cullare possibilmente per cento anni). Ma fortunatamente non tutto il mondo è vile come l’Italia partigiana. Infatti, gli U.S.A. non sono più l’unica potenza militare ed economica in questo pianeta. E non possono più fare il bello e il cattivo tempo per i loro sporchi affari i internazionali. La loro egemonia decennale sta conoscendo la propria fine: la Russia, soprattutto, ha tutte le intenzioni di opporsi ai loro piani di dominio mondiale. E stavolta, non è la Russia Comunista.

La Siria e l’Iran per ora possono dormire sonni tranquilli: il mondo sta conoscendo una nuova alba…

martedì 10 settembre 2013

Un Governo di Volpi per un Popolo di pecore

La Storia dirà che il governo Monti non bastò agli Italiani.

L’austero, europeista e ultra liberale moderatismo italiano, capeggiato dal Partito Democratico e dal Popolo della Libertà, nonostante il voto a favore per le inutili manovre del professor Monti che di certo non crearono ne occupazione ne svilupparono la crescita del PIL (e che giusto per ricordare a titolo informativo: aumentarono la pressione fiscale introducendo  l’IMU sulla prima casa, liberalizzarono farmaci e licenze per taxi rendendo sempre più precario il mondo del lavoro, mandarono in pensione in ritardo migliaia di lavoratori creando gli ormai celebri “ esodati ” , aumentarono il prezzo della benzina, del gasolio e dell’elettricità, minacciarono tagli ulteriori a sanità, sicurezza e istruzione, si resero disponibili alla delocalizzazione totale della FIAT) , ottennero alle elezioni nazionali, regionali e comunali ancora una volta larga parte dei consensi degli italiani.
 
Tramite la solita strategia della finzione, durante le campagne elettorali post governo Monti, il PD  e il PDL fecero finta (appunto) di essere avversari.  Ci fu chi promise lo sviluppo della crescita e chi addirittura l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa (forse dimenticando che era stata votata dai propri rappresentanti solo qualche mese prima). Fatto sta, che tra una bugia e un’altra, ottennero in totale quasi il 60% delle preferenze. Le loro coalizioni, da sole, però non ottennero la maggioranza dei voti perché l’antagonista Beppe Grillo riuscì a strappare poco meno del 30% dei voti al centro destra-sinistra. A quel punto non avendo da soli la forza e i numeri per mandare avanti un esecutivo, decisero nuovamente di firmare un nuovo Connubio politico alle spalle dei poveri italiani (l’aggettivo non è casuale). Così affidarono con l’aiuto del “saggio Napolitano” (una figura inutile e complice che costa a noi Italiani 250.000 Euro l’anno, visto che si è anche aumentato lo stipendio), il governo al giovane Enrico Letta, un uomo “super partes”,  con un passato nel centro sinistra ma con diversi parenti importanti nel centro destra, un europeista convinto, un liberale affermato, un democratico conosciuto. E per concludere in bellezza: un membro del gruppo Bilderberg (se non sapete cos’è è preoccupante, ma potete sempre recuperare cercando in internet). Insomma, un servo perfetto del sistema bancario internazionale. Un burattino che dovrebbe portare avanti le riforme strutturali affinché l’Italia divenga colonia completa della speculazione internazionale. E come al solito, il centro destra-sinistra lo presentò come il “Salvatore”, colui che se venisse a mancare provocherebbe il caos sul piano politico italiano (almeno stando a quanto detto dai giornali e dai media controllati dai banchieri internazionali). Il suo governo è necessario, per il Pd e il Pdl. D’altronde un governo stabile, ce lo chiede l’Europa.
Ma dopo circa sei mesi dall’insediamento del governo Letta a Palazzo Chigi, un solo decreto è stato portato avanti: “Il decreto del fare”. Un decreto che tra i punti più importanti abolisce la pignorabilità della prima casa da parte degli enti di riscossione delle tasse come Equitalia (mossa sicuramente dettata dalla rivolta popolare passiva che è costata la vita a decine di disoccupati disperati che vedevano togliersi, da agenti sconosciuti  e spietati, l’unico bene materiale primario della loro vita.), fornisce più borse di studio agli studenti meritevoli universitari. Inoltre, il governo ha ufficialmente abolito l’IMU per la prima casa. Un successo fatto passare all’opinione pubblica come merito del Popolo della Libertà che ha voluto fortemente difendere il diritto all’abitazione. Dimenticando, lo ripetiamo, che l’istituzione di questa tassa l’avevano votata loro stessi pochi mesi prima durante l’esecutivo legislativo del professor Monti.  Infine, il governo Letta è attivissimo per cercar di abbassare il prezzo dell’elettricità agli italiani (si parla di un poderoso risparmio che oscillerebbe tra i cinque e i sette euro l’anno a famiglia) e si batte in prima fila, grazie al ministro Kyenge, per i diritti degli immigrati e la loro integrazione nel mondo del lavoro (a 500 € al mese, trattati da schiavi e costretti a vivere in abitazioni fatiscenti, utili solo per arricchire il padrone italiano).

Insomma , un governo che alla luce dell’aumento della disoccupazione giovanile, dell’ennesimo calo del Pil, delle ennesime previsioni pessimistiche sulla ripresa economica del nostro paese e presentato da tutte le parti politiche come unico "salvatore" del paese, ha già fallito. Niente è stato fatto per creare posti di lavoro (eppure dopo pochi mesi dalla formazione del governo, Letta aveva promesso 200.000 assunzioni a tempo indeterminato per i giovani determinati) e niente è stato fatto per favorire l’industria italiana e rilanciarla nel panorama internazionale (anzi l’ILVA è nella situazione che tutti sappiamo e l’Eni, La Finmeccanica e l’Enel stanno per essere totalmente privatizzate).
Ma nel frattempo si parla del successo dell’ IMU, nascondendo il fatto che per coprire le spese ci saranno anche ulteriori tagli alle linee ferroviaria pubbliche e alle forze di polizia e oscurando il fatto che gli unici due miliardi che lo stato ha incassato dalla tassa sull’abitazione principale li ha devoluti alla banca privata della Montepaschi di Siena in profonda crisi di liquidità per oggettive responsabilità dei dirigenti. Si parla di diritti costituzionali per immigrati, dimenticando il fatto che la stragrande maggioranza degli immigrati in Italia entra povera ed esce schiava. Si parla di processi, grazia giuridica a Silvio Berlusconi e modifica della legge Severino, ma non si parla di riforma elettorale cioè l’unica soluzione pratica a questo status di stand by in cui versa la politica italiana.
E sapete di chi è la colpa? Di chi li ha nuovamente rivotati …

lunedì 9 settembre 2013

Fine della missione in Siria per Fronte Europeo e Solid - a breve campagna raccolta e invio materiali dall'Europa

 
Roma, 9 sett. - Rientra in Italia la delegazione del Fronte Europeo per la Siria e di Sol.id. Termina così dopo 10 giorni la prima missione in Siria. Il viaggio portato a termine nel momento più delicato, durante l’acuirsi della crisi siriana dovuta alle pressioni e minacce che alcuni paesi occidentali, in primis gli USA, stanno perpetrando contro il legittimo governo siriano, e’ stato un importante segnale politico e solidale. La delegazione ha avuto modo di incontrare le più alte autorità politiche siriane, i feriti ed i giovani soldati di leva dell’esercito nazionale, importanti autorità religiose e ha toccata da vicino la grande forza di spirito dei siriani. Un popolo che mostra una capacita’ di resistenza incredibile, una profonda identità e una granitica appartenenza ad una terra viva, forte di una civiltà millenaria.

Raggiunto l’obiettivo di questa prima missione, il progetto di aiuto solidale è stato sottoposto alle autorità, prossimamente partirà la prima campagna europea di raccolta materiali da inviare in Siria, in particolar modo dedicata ai bambini, tra i più colpiti non solo da questi 28 mesi di guerra terroristica, il cui principale obiettivo è quello di distruggere il tessuto economico siriano. Basti pensare che nella sola provincia di Aleppo i terroristi hanno colpito le più importanti infrastrutture e smantellato e consegnato alla Turchia più di 1.600 fabbriche, difficoltà che si vanno ad aggiungere all'embargo trentennale a cui è sottoposto il popolo siriano.

Il Fronte europeo e Sol.id daranno vita ad un importante ponte solidale e slancio volontaristico di respiro europeo. Un sentito ringraziamento va alla comunita’ siriana in Italia con la quale abbiamo affrontato questo viaggio e con la quale condividiamo in abbraccio fraterno, da due anni, ogni iniziativa tesa a sostenere la Siria laica, socialista e nazionalista. L’Europa dei popoli e degli uomini liberi è oggi più che mai accanto al popolo siriano

Incontri a Damasco con presidente parlamento siriano e ministro dell'Informazione - Fronte Europeo e Solid

 

DAMASCO, 1 set. - Prosegue la missione in Siria del Fronte Europeo e di Solid. Oggi la delegazione, insieme ai rappresentanti della comunità siriana in Italia, si è recata in visita al parlamento siriano ed è stata ricevuta per l'occasione dal Presidente Jihad Allaham, che ha ribadito "la determinazione delle autorità e del popolo siriano di resistere agli attacchi eterodiretti all'interno dai gruppi terroristici, e all'esterno da parte degli stati che li sostengono".
"Oggi manderemo una lettera al congresso Usa - ha detto il presidente Allaham - siamo per il dialogo ma pronti a difenderci. Dal Congresso Usa ci aspettiamo un nuovo schiaffo per Obama dopo quello ricevuto dal parlamento inglese".
Successivamente la nostra delegazione è stata in visita al Ministero dell'Informazione dove è stata lungamente a colloquio con il ministro Omran Al Zoubi. Nell'occasione è stato ribadito il difficile compito per i media siriani, già oscurati dai principali satelliti del mondo arabo, arabsat e nilesat, di contrastare efficacemente la distorta informazione ad opera dei principali media occidentali ed arabi. "Esiste una guerra mediatica contro la Siria - ha spiegato il ministro Al Zoubi - come dimostra la bufala dell'utilizzo di armi chimiche da parte del governo di Assad. Ad utilizzare le armi chimiche sono i cosiddetti ribelli, in particolare i fondamentalisti di Al Nusra che hanno attaccato con i gas velenosi nel quartiere di Jobar".
Per dare voce al governo siriano in Italia e in Europa abbiamo proposto al ministro una più stretta collaborazione tra le nostre piattaforme internet ed i network siriani in modo da diffondere in maniera più efficace le notizie provenienti dalla Siria.
 

Vita quotidiana nella città che aspetta l'attacco - da Damasco Fronte Europeo per la Siria e Solid

Damasco, 31 agosto - Il fumo dei narghilè affolla la sala, tra ragazzi che giocano a carte ed altri che esultano per il gol del Bayern Monaco. Non fosse per qualche colpo di mortaio in sottofondo e i punti di controllo dell'esercito, Damasco potrebbe tranquillamente essere scambiata per una caotica capitale mediorientale o mediterannea, ben lontana dall'immaginario distruttivo creato dai media occidentali. La vita dei siriani scorre tranquilla sì, ma sempre nella consapevolezza di un attacco imminente. Lo Stato e le istituzioni sembrano in grado di reggere un peggioramento ulteriore della situazione, nonostante stiano già procedendo con l'evacuazione degli edifici pubblici. C'è preoccupazione ma grande compattezza, il popolo ed il governo si stringono attorno al presidente Assad e all'esercito.Un orgoglio al quale da italiani siamo disabituati, già percepibile al nostro arrivo alla frontiera tra Libano e Siria, tra i sorrisi dei soldati di guardia.
La presenza di europei, di italiani, solidali con la causa siriana, crea entusiasmo anche tra i rappresenttanti delle
istituzioni. "Sappiamo di avere amici anche in Italia. Esiste una unità nella nostra storia, nello stare al fianco dei
popoli che lottano per la propria sovranità. So che esiste una differenza tra i popoli occidentali e i loro governi", ci ha detto il primo ministro Wael al - Halqui dopo averci ricevuto nella sede del Parlamento. "Noi non abbiamo armi chimiche", ha specificato, "ad utilizzarle sono i 38mila terroristi stranieri che stanno combattendo nel nostro paese, a dargliele sono Qatar, Turchia e Arabia Saudita. La realtà è che gli Stati Uniti sono in crisi e hanno trovato nella Siria un nuovo capro espiatorio".
Parole non molto lontane da quelle del viceministro degli esteri Faisal Mekdad, che ha ricevuto la delegazione del Fronte Europeo e della comunità siriana in Italia subito dopo. "Sono più di 5 mesi - ha spiegato - che chiediamo di mandare gli ispettori dell'Onu per constatare l'uso di armi chimche da parte dei cosiddetti ribelli. In un attacco nella zona di Aleppo 22 persone sono morte, molti di questi erano nostri soldati. E invece dobbiamo ascoltare le menzogne di Kerry, che tra l'altro non ha la benché minima idea di quello di cui sta parlando".
Dopo aver espresso anche al viceministro la volontà di instaurare un rapporto duraturo di solidarietà, abbiamo visitato l'ospedale militare 621. "Stiamo subendo un'ingiustizia, ci difenderemo perché è un nostro diritto", ci dice un soldato che ci accompagna in ascensore. Anche l'ospedale militare è in fase di evacuazione; nelle sue stanze restano ancora qualche decina di militari feriti. Nonostante "l'assedio" della nostra delegazione e delle tv siriane (con il conseguente affollamento delle stanze) i soldati si mostrano disponibili, chi ce la fa rilascia interviste. Uno ha una vistosa ferita sulla testa. E' stato colpito con una pallottola ci dicono. Consegnamo anche a lui la maglietta del fronte europeo: ci fa il segno di vittoria e batte con la mano sul cuore. Torniamo in albergo, vediamo preoccupazione tra i ragazzi della comunità siriana in Italia. "Il governo si aspetta l'attacco", ci dicono. Intanto giunge l'ora di cena, qualcuno propone di prendere dei felafel. In fondo la vita continua.