domenica 22 dicembre 2013

L' Impegno di Tutti


I fine settimana, il più delle volte, sono da considerarsi un modo per staccare la spina rispetto al lavoro che svolgiamo durante gli altri giorni. Nella maggior parte dei casi, nel weekend, il relax è “l’attività” preferita. Ma nel nostro quartiere alcuni cittadini, proprio nei fine settimana hanno deciso di mettersi a disposizione per la comunità offrendo il loro impegno in iniziative per il quartiere. Perché è proprio il territorio il punto di partenza. E sapersi muovere sul territorio, per noi, è indice di grande maturità politica.

Negli appuntamenti di ottobre e Novembre, nella zona dell’Appio-Tuscolano (comprendente soprattutto la parte relativa al quadrante di Via Assisi, viale Amelia e via Nocera Umbra ) per esempio, lo Spazio Libero Tenaglia in collaborazione con i residenti del quartiere ha deciso di fare un’apertura straordinaria della sede (situata proprio a via Assisi 140) nei giorni festivi,  consentendo quindi a tutti coloro che avessero bisogno di informazioni, che volessero usufruire degli sportelli sociali messi a disposizione o che volessero semplicemente esporre problematiche relative al quadrante, di recarsi anche in giorni che di solito sarebbero chiusi. Per chi ancora non lo sapesse lo spazio libero Tenaglia mette a disposizione per tutti diversi servizi: dai corsi di lingue, agli sportelli legali, utili  a risolvere problemi più delicati. Inoltre l’assistenza fiscale può aiutarvi nel capire meglio come gestire la propria situazione finanziaria, e l’assistenza computer per far avvicinare giovani e anziani a comprendere meglio quel mondo tecnologico che ormai ci invade.

Tornando al discorso iniziato pocanzi possiamo far notare che mentre c’è chi fa aperture straordinarie di centri commerciali per incentivare acquisti e spese folli, c’è chi invece apre le porte ai cittadini offrendo però servizi utili senza mascherarsi dietro qualche offerta o promozione. C’è una bella differenza! E non finisce qui! In via Nocera Umbra si è allestito uno stand nella zona dell’area cani in cui abbiamo messo a disposizione,per gli amici a quattro zampe,un servizio per la consulenza veterinaria. Ottimo è stato il riscontro con diverse persone a passeggio con i loro animali che si sono confrontate con gli specialisti messi a disposizone.

Sulla stessa via i ragazzi del comitato di quartiere hanno anche avuto modo di giocare con i bambini del quadrante (nell’area giochi loro dedicata a Via Nocera Umbra) intrattenendoli con spettacoli di diverso tipo. In molti hanno quindi scoperto che il tempo libero ,se dedicato ad una giusta causa,è sempre utile.

Infine in Questi week end non è mancata nemmeno con la domenica ecologica. In una zona della capitale in cui il degrado ha raggiunto in passato proporzioni drammatiche, i residenti hanno indossato guanti e afferrato una scopa e dato inizio ad una pulizia territoriale che viene trascurata molte volte dal comune e dalla circoscrizione.

Il quartiere dunque è sempre in movimento, e lo spazio Libero Tenaglia sarà sempre un punto di riferimento per i cittadini dell’Appio Tuscolano.  

Ma Quello che ha fatto molto piacere, appunto, è stato il contatto con i cittadini che si sono congratulati con i ragazzi del Comitato di quartiere e con tutti quelli che hanno prestato il proprio aiuto. Cittadini uniti da un solo obiettivo: rendere la zona più vivibile e più funzionale.


Un diverso modo di fare politica a stretto contatto collaborativo con i cittadini è quindi possibile. Un diverso modo di fare politica rispetto a quei benpensanti in giacca e cravatta seduti dietro l’ufficio a firmare carte e cambiali per far contenta qualche loro amicizia stretta, è possibile.

E possiamo di certo affermare che chi ben comincia è a metà dell’opera.

domenica 15 dicembre 2013

Manolis e Giorgos Martiri d’Europa

 
Alba Dorata viene fondata nel 1993 da un matematico greco, l’attuale segretario Michaloliakos. Per circa quindici anni, però, i risultati politici furono di quelli insperati ( tra il 1996 e il 2004 era appena allo 0,07%)e fecero sì che il movimento restasse ai margini del grande elettorato politico.

Il suo programma che presenta il partito come “movimento laico di nazionalisti greci”, si batte principalmente per la creazione di un’area economica mediterranea al cui centro vi sia la Grecia, e che prevede l’uscita dall’Euro per la riconquista della sovranità politica e monetaria nazionalizzando le banche greche e ritenendo illegale il debito verso l’Europa. Sostiene il bisogno di un finanziamento statale per l’agricoltura, e di un fondo di incentivi per la maternità. Inoltre si batte contro il potere democratico corrotto che attanaglia il Parlamento greco ormai da decenni proponendo referendum popolari per ogni decisione fondamentale della politica sociale ed economica. Condanna, infine, la sfrenata immigrazione clandestina che sta distruggendo definitivamente l’identità e l’economia greca.
 
In poche parole, è un movimento non conforme rispetto alle politiche neoliberali del governo europeista di Antonis Samaras che sta privatizzando e svendendo ogni bene pubblico ai famosi “investitori internazionali”. Un partito scomodo che alla luce della profonda crisi economica che ha afflitto il popolo greco (la disoccupazione, per esempio, ha raggiunto livelli inauditi) ha ottenuto il 7% delle preferenze durante le ultime elezioni nazionali entrando in Parlamento per la prima volta. Un partito da debellare visto i crescenti consensi che sta ancora riscuotendo (le ultime stime, secondo il New York Times sarebbero del 15 – 17 % dei voti, mentre per l’agenzia di stampa greca Zougla, Alba Dorata, sarebbe già il primo partito greco al 25,5%).


Ma nel Settembre del 2013 un vero e proprio fulmine a ciel sereno colpisce il partito dei nazionalisti greci. Durante una partita di calcio di Champions League dell’Olimpiacos, in un pub di Atene scoppia una rissa per motivi calcistici e politici. Unica vittima di quella tragica serata fu un giovane rapper antifascista ucciso da colpi di pistola da parte di un quarantacinquenne greco iscritto ad “Alba Dorata”. Come solita prassi democratica, la strumentalizzazione politica di quell’omicidio non tardò ad arrivare. Tutto il mondo politico e giornalistico, greco e europeo, colse la palla al balzo per colpire l’intero movimento che nel frattempo aveva già giustamente preso le distanze dall’accaduto (d’altronde non fu un’esecuzione politica programmata ma probabilmente una reazione personale da parte dell’assassino contornata da motivi politici). Ben presto anche le organizzazioni internazionali vollero far sentire il loro disprezzo, tanto che Amnesty International condannò l’accaduto come violenza nazi fascista.

La magistratura, giustamente, arrestò l’assassino e i suoi complici (una quindicina di ragazzi presenti all’aggressione) ma inspiegabilmente emise più di trenta mandati di arresto nei confronti delle più alte cariche di “Alba Dorata”. Ben presto, perfino il leader Michaloliakos finì in manette con l’accusa di essere al vertice di un’organizzazione criminale. Chiaramente, come da prassi democratica, senza uno stralcio di prova o di sentenza passata in giudicato.
 
Ma Alba Dorata non pagò quell’errore (se poi così può chiamarsi) solo con l’arresto dei suoi leader ma durante il pomeriggio del 1 Novembre 2013 due giovani militanti (Giorgos e Manolis rispettivamente di 20 e 23 anni) rimangono uccisi a colpi di pistola mentre stavano parlando con amici davanti la loro sezione politica nel quartiere di Neo Eraklio, ad Atene. Ad ucciderli un boia, sceso dalla sua moto, con una scorpion in mano e con il casco a copertura del viso.



Le reazioni furono questa volta molto pacate. C’è chi espresse un timido cordoglio e chi invitò la magistratura a fare degli accertamenti. Nei giornali uscì addirittura la vergognosa tesi che i giovani
militanti furono uccisi durante una sparatoria. Un tesi poi fortunatamente smontata dal video di una telecamera di un commerciante della zona che mostrò come le vittime non avevano alcuna arma a disposizione per difendersi da quel vile attacco terroristico.

Ma la risposta di Alba Dorata a questa serie di attacchi istituzionali e mafiosi nei suoi confronti è stata magistrale: nei giorni seguenti per celebrare le vittime, sono stati organizzati una serie di banchetti sociali nei quali venivano distribuiti viveri di prima necessità (finanziati dagli stipendi dei parlamentari di Alba Dorata stessa) alle famiglie greche in difficoltà. Alla faccia di chi li accusava di essere un’organizzazione criminale!

A noi Italiani, comunque, i recenti fatti greci non possono non farci tornare alla mente i nostri anni ’70 quando i servizi segreti al servizio della Repubblica democratica, ordivano ed emettevano esecuzioni terroristiche nei confronti dei militanti rossi e neri scomodi per il sistema politico attuale e soprattutto tesi a favorire la strategia della tensione che ovviamente favoriva politicamente (in termini pratici di consensi elettorali) i soliti partiti moderati.

Ci pare, dunque, alquanto anomala la rivendicazione antifascista dell’omicidio di Giorgos e Manolis avvenuta pochi giorni fa e motivata come pura vendetta nei confronti del rapper antifascista ucciso pochi giorni prima. Non ci sorprenderemmo affatto se i mandanti (e forse chissà anche gli esecutori) di questo duplice omicidio fossero proprio quegli oscuri uomini in giacca e cravatta seduti dietro una scrivania piena di pratiche burocratiche manovrate a loro piacimento, con folti occhiali da vista e il ghigno terroristico ci chi ambisce a mantenere il proprio potere assoluto.


In attesa di prove e delucidazioni migliori riguardo l’accaduto, esprimiamo comunque, solidarietà ad Alba Dorata e alle famiglie di Manolis e Giorgos. Ricordando per un attimo solo anche Mikis Mantakas, giovane ragazzo greco iscritto al FUAN ucciso nel 1975 a Roma da un vile plotone d’esecuzione antifascista, vorremmo concludere l’articolo citando le parole di una famosa canzone degli “Amici del Vento” che dedichiamo ai ragazzi di Alba Dorata e a tutti martiri d’Europa:

“… Le idee fanno paura a questa società, ma ancora più paura può far la Fedeltà. La Fedeltà a una terra, la Fedeltà a un amore, son cose troppo grandi per chi non le ha nel cuore …”

domenica 8 dicembre 2013

Ettore Muti, Eroe Italiano


Voi siete l’espressione del volere sovrumano,un impeto senza peso,un’offerta senza misura,un pugno d’incenso sulla brace,l’aroma di una vita pura”

Così parlava Gabriele D’annunzio di Ettore Muti,uomo d’altri tempi dotato di un’audacia straordinaria,osannato da chi gli stava intorno e temuto dai sui nemici.                                              
 
Ettore Muti ha rappresentato probabilmente la forma più pura di un eroismo andato perduto nel tempo… schiavo del proprio ego e sicuro dei propri mezzi scelse di vivere sempre la vita in prima persona anteponendo il suo istinto e la sua ambizione alla tentazione di condurre un’esistenza comoda,dietro una scrivania e con alle spalle una parete colma di medaglie e riconoscimenti.
 
Che fosse una “voce fuori dal coro” lo si capì molto preso: a tredici anni fu espulso da tutte le scuole del regno per aver preso a pugni un professore,ma orgoglioso com’era non si perse d’animo e scelse,appena un anno dopo,di fuggire di casa per arruolarsi come volontario nella I Guerra Mondiale dove ,respinto per l’età,non si arrese, riuscendo ad entrare l’anno seguente negli arditi. Proposto per la Medaglia d’Oro al Valor Militare,è costretto a rifiutare poichè sotto falso nome in quanto minorenne…ma se la prima medaglia fu solamente sfiorata,da questo momento in poi inizia,per Ettore Muti,una carriera militare superlativa,pari a quella di pochi altri nella storia dell’ Italia unita. Partecipa all’impresa di Fiume distinguendosi per le numerose imprese spericolate,dove oltre a conoscere Benito Mussolini,riceve da D’annunzio l’appellativo di “Gim dagli occhi verdi”.Tornato in Patria entra nei fasci di combattimento. La forte personalità e la voglia di primeggiare si manifestano come una linea direttrice di tutta la sua vita. Muti,del resto,non è un uomo disposto a confondersi nella massa ma, piuttosto, come gli antichi condottieri facevano con i loro popoli, combatte e guida i “suoi”mettendosi sempre in prima linea ed infatti il 29 Ottobre  1922,nelle operazioni svoltesi sul territorio nazionale contemporaneamente alla Marcia su Roma, è alla testa dei fascisti che occupano la prefettura di Ravenna. Raggiunge il grado di colonnello,si sposa,ha una figlia,subisce un attentato e viene trasferito a Trieste, ma non è felice e decide di mettersi alla ricerca di una nuova sfida. Si appassiona del volo e pur di entrare in Aeronautica accetta il declassamento al grado di tenente. Nella guerra d’Etiopia inizierà una vera e propria collezione di medaglie che nel 1939 saranno così tante da farlo definire  “il più bel petto d’Italia”e consentendogli di mantenere tutt’oggi il primato italiano per le medaglie ricevute in azioni di guerra. Mai domo ed appagato,quando acclamato come un eroe rientra in Italia nel ’36, è solamente di passaggio perché invece di godersi il meritato riposo,parte nuovamente,alla volta della Spagna,per guidare la sua squadriglia nei bombardamenti ai porti delle città controllate dai
repubblicani,in una guerra che fece tutta,dal principio alla fine,dove totalizzò qualcosa come quattrocento azioni di combattimento,con episodi di valore incredibile. Tornerà decorato con varie medaglie d’argento ed una medaglia d’oro nella cui motivazione vengono declamate centosettanta azioni di bombardamento e tredici vittoriosi duelli aerei in un anno. Ttornerà per modo di dire, però,visto che nel 1939 partecipa all’invasione dell’Albania,questa volta guidando le truppe motorizzate di terra. La scaltrezza,l’intraprendenza e l’eroismo dimostrati in ogni occasione presentatagli davanti spingeranno Mussolini,su proposta di Galeazzo Ciano, a nominarlo Segretario nazionale del Partito Fascista ad ottobre del ’39, ruolo di grande prestigio che gli conferì grandi poteri e gli permise di frequentare alti gerarchi. Ma non era un posto per lui: il Partito Fascista,infatti,cloroformizzato da una troppo lunga consuetudine di potere,si era “seduto” nella burocrazia,nella retorica e nel conformismo mentre Muti non era un uomo da scrivania ma uomo d’azione,spavaldo e spericolato oltre che sempre alla ricerca di nuove sfide da affrontare e vincere,tanto che decide di lasciare volontariamente l’incarico,appena un anno dopo,facendosi mandare,per usare una sua celebre frase, “là,dove c’è bisogno !”…ossia al fronte dove combattè prima in Francia e poi nei cieli dell’Inghilterra dimostrando sempre grande coraggio e stabilendo il record mondiale,tutt’ora imbattuto, di ore di volo in guerra.  

 

Dopo la caduta di Mussolini,Badoglio provò ad affidargli il comando di una divisione corazzata di camicie nere che non aveva alcuna intenzione di passare agli ordini del nuovo governo incontrando il rifiuto,scontato,di Muti. Coinvolto in un mai dimostrato progetto d’insurrezione per restituire a Mussolini la guida della Nazione,il 24 agosto ’43 lo stesso Badoglio diede l’ordine di esecuzione facendolo prelevare,in piena notte,presso la sua villetta di Fregene con un ordine di arresto fittizio che invece era in tutto e per tutto un omicidio studiato a tavolino,perché ,Muti,per Badoglio “rappresentava sempre una minaccia “ ! Scortato inspiegabilmente in una pineta dagli stessi carabinieri che invece erano andati ad “arrestarlo” con un autovettura ed un autocarro,nella notte fonda si sentì quello che probabilmente doveva essere un ordine,un fischio,poi un altro. Il cosiddetto “ricevuto!” Successivamente scoppi di bombe a mano e raffiche di mitra. Il tutto per due,tre minuti al termine dei quali Muti giaceva a terra privo di vita. Sebbene la vicenda non fu mai chiarita,la spiegazione ufficiale fornita,ovvero quella dove Muti avrebbe tentato la fuga grazie all’aiuto di “qualcuno” che sparò alla scorta,appare grossolana almeno per due ragioni:la prima risiede nel fatto che,alla fine di quella bolgia infernale,l’unico colpito fu lui. Le seconda consiste nel fatto che la famiglia riuscì a recuperare il suo berretto,dove erano presenti due fori di proiettile sparati a distanza ravvicinata. L’omicidio premeditato,con gli spari mascherati dal fracasso delle bombe,rimane l’ipotesi più accreditata,visti anche il prestigio e la scomodità di Muti, un fascista diventato eroe in due Nazioni diverse,dopo un lungo percorso cercato,voluto,essenzialmente ovvio per uno come lui che è sembrato,nell’arte del fare la guerra,quasi un predestinato capace di unire alla destrezza bellica ed al dono dell’imprevedibilità i valori del coraggio e della generosità,forgiando il tutto su una spavalderia che gli ha fatto da corazza sin dagli anni dell’adolescenza.
Il risultato è stato spaventosamente straordinario ,consegnandoci uno dei migliori della nostra
 
storia. Un personaggio audace,ma governato dalla coerenza delle proprie scelte,sempre spinte dall’ambizione. O forse,più semplicemente,un italiano fiero e spavaldo che in un periodo come quello dove ha vissuto,gremito di traditori,non ripudiò mai la sua idea e scelse di prendere la propria vita di petto. Sempre. Fino alla fine !

 
EIA EIA GIM !

martedì 3 dicembre 2013

Le Monete Alternative in Grecia: Strada per la Libertà


La disastrosa situazione economica che la Grecia sta vivendo è nota a tutti, ciò che invece è ancora poco noto, è il fatto che il popolo greco ha trovato un modo per reagire alla crisi aggirando il governo e l’Unione Europea. I greci hanno riscoperto il baratto e con esso l’utilizzo della moneta complementare, con la quale stanno cercando di allontanare quelli che sono diventati i loro due nemici principali: l’euro e le banche.

Ma cos’è questa moneta complementare e come funziona?

In sostanza, se è vero che nella Grecia ci sono molte risorse, le quali tuttavia non possono essere sfruttate poichè scarseggia l'Euro nelle tasche e nelle casseforti dei Greci, allora perchè non creare una moneta “alternativa” per effettuare gli scambi che sia sconnessa alle vicissitudini della finanza? Dove e quando manca moneta e l'economia finanziaria non funziona, è necessario tornare all'economia reale utilizzando monete complementari per aumentare il potere d'acquisto collettivo. Beni e servizi vengono scambiati senza l'utilizzo dell'Euro, bensì attraverso l'utilizzo di una moneta diversa da quella ufficiale che si limita ad essere utilizzata in aree geografiche più o meno limitate. In Grecia le monete alternative più note sono l’Obolo a Patrasso, il Tem a Volos, e il Kinò a Salonicco.

Il focolaio del fenomeno è stata la città di Aigion, a pochi chilometri da Patrasso. Da gennaio 2012 un gruppo di persone sempre crescente ha iniziato a sostituire la moneta con il cambio merce. I commercianti, per poter procedere al baratto, devono essere iscritti ad una specifica associazione che, con i suoi volontari, controlla l’equità degli scambi. In questo modo le persone possono preservare i pochi euro che la crisi gli ha lasciato nel portafogli, soldi indispensabili a pagare le bollette e tutto ciò che non può essere scambiato con il metodo “non ufficiale”.  Il modello del baratto è stato talmente vincente in questa città che in seguito molte altre hanno ne hanno seguito l’esempio traendone giovamenti nel corso del tempo.

Nei vari statuti che regolano l’organizzazione delle monete
alternative l’accento è posto sull’aiuto verso il prossimo e l’allontanamento da un sistema finanziario arbitrario che ha eroso la capacità economica del Paese e speculato sulla vita dei greci. Tutto ciò è confermato dal primo obiettivo che, chi aderisce a questo progetto, s’impegna a perseguire, ovvero la creazione di reti di solidarietà e di sostegno reciproco, a livello locale, per la protezione di chi è finanziariamente più debole.


La forma mista di scambio e autofinanziamento si è rivelata un successo, e con i primi soldi ottenuti è stato possibile intervenire a livello di infrastrutture pubbliche la cui manutenzione da parte dello Stato era stata da tempo ignorata e lasciata da parte.


Queste forme di micro economie locali dimostrano come i greci, in un momento di grande difficoltà, abbiano saputo reinventarsi e provare a riemergere con le sole loro forze. In un sistema di baratto, mercato solidale e moneta alternativa le banche 'tradizionali' appaiono quasi obsolete e così anche le imposizioni del sistema europeo. Certo questo sistema non può essere applicabile a tutto il Paese e non sono soluzioni gestibili su larga scala, ma possono comunque essere uno spunto per il rinnovamento, un punto di partenza per cambiare modo di pensare, e non si parla solo della Grecia ma anche della stessa Italia, un’Italia che, noi lo sappiamo bene, ne ha viste fin troppe negli ultimi anni e la crisi economica che sta vivendo ora rischia di dare il fatidico “colpo di grazia”.

domenica 1 dicembre 2013

SVENDESI TRASPORTO PUBBLICO 2.0


Cio’ che sta accandendo a Genova in questi giorni e’ il frutto di una politica inefficiente e appiattita sui diktat europei i quali, con la scusa del risanamento del debito  pubblico, indeboliscono quelli che si presentano come gli asset strategici ed i servizi dei singoli stati dell’UE.

Nella nostra visione lo Stato deve garantire la gestione politica, economica e sociale all’interno di ogni singolo paese. Esso deve difendere lo sviluppo dei servizi per la cittadinanza, mantenendo cosi’ invariato il suo ruolo. In realta’ ci troviamo di fronte alla situazione opposta per la quale lo Stato, privatizzando i servizi, favorisce l’inserimento nei gangli vitali della nazione di interessi non solo privati, ma soprattutto sovranazionali. E’ dunque legittimo credere che il volano della svendita dei beni pubblici sia da ricercare nell’entrata in vigore della moneta unica, che rappresenta sia un sistema monetario integrato, ma in particolar modo la longa mano delle sempre piu’ asfissianti e inappellabili politiche di Bruxelles. A testimonianza di cio’ vi e’ la continua perdita degli ultimi rimasugli della sovranita’ nazionale.

Il paragone tra cio’ che si sta consumando a Genova e cio’ che in maniera piu’ diffusa si e’ verificato in Grecia e’ quantomeno scontato. E’ chiaro che la privatizzazione del trasporto locale e’ solo il primo passo per la svendita di tutti i beni pubblici come l’energia, l’acqua, le infrastrutture e le industrie strategiche.

Il governo Letta ed i principali partiti politici italiani sono l’ennesima compagine che avvalla e perpetra le politiche europee.



Nel caso specifico, a Genova, e’ in corso cio’ che precedentemente si era gia’ palesato a Firenze, dove l’azienda pubblica del trasporto (ATAF), e’ stata svenduta da parte del Sindaco Renzi, il quale oggi invece, per puro interesse politico, dichiara di essere contro le privatizzazioni attuate dal governo. L’ATAF, nonostante sia stata privatizzata, ha avuto forti ricadute negative sulla qualita’ dei servizi per i cittadini fiorentini, non risanando i bilanci ma peggiorando ancora di piu’ la situazione economica. E’ inoltre previsto per i primi giorni di dicembre lo spacchettamento in tre della stessa azienda.

Per  quanto riguarda la situazione genovese, dopo il via libera delle privatizzazioni indette dalla regione Liguria, sono seguite quelle del comune che ha in programma anche la privatizzazione di tutte le aziende con partecipazione pubblica, violando il risultato del referendum contrario alle suddette. Dopo quattro giorni di sciopero generale e manifestazioni dei lavoratori, con la conseguente paralisi della citta’, si e’ raggiunto un accordo tra le parti in causa, con la subdola partecipazione dei sindacati concertativi, i quali rappresentano sempre meno gli effettivi interessi dei lavoratori. Tale accordo, secondo il nostro punto di vista, e’ una vera e propria chimera che testimonia cio’ che inevitabilmente si concretizzera’. Rimarcando il fatto che le aziende sono in deficit, la loro unica soluzione e’ la privatizzazione. In realta’, la risposta a tutto cio’ e’ il risanamento della spesa,che non tocchi i lavoratori, ma gli stipendi d’oro dei dirigenti ed il taglio delle consulenze.


In conclusione e’ necessario riconoscere come le politiche liberiste attuate da qualsiasi partito di governo, senza alcuna distinzione, e la complice attivita’ dei sindacati, rappresentino due facce della stessa medaglia contro i lavoratori e gli interessi nazionali.