venerdì 12 luglio 2013

Morsi Game Over

Che l’Egitto in mano ai Fratelli Musulmani avesse suscitato in noi qualche perplessità lo avevamo già sostenuto negli articoli di qualche anno fa. Non era molto chiaro come mai, infatti, l’asse Occidentale avesse lasciato in mano ad un organizzazione vicina ai salafiti e dunque radicale, le redini del paese più forte sul piano economico e militare del mondo arabo, permettendogli di spodestare un regime-amico come quello di Mubarak. Non era nemmeno chiaro come mai l’esercito (finanziato praticamente “in toto” dagli Stati Uniti d’America), il vero e ormai storico ago della bilancia politica egiziana ,avesse permesso l’instaurarsi di un governo estremista.  Forse a più di due anni dalla prima rivolta a piazza Tahrir, contro il “tiranno” Mubarak, possiamo avere qualche risposta.


In Egitto, come ormai tutti sanno, visto il bombardamento mediatico che stiamo subendo da dieci giorni a questa parte, il premier Morsi, eletto col 51% delle preferenze nelle ultime elezioni amministrative, è stato deposto e arrestato da parte dell’esercito egiziano guidato da El Sissi. Insieme a lui son finiti in manette anche altri leader del partito radicale dei “Fratelli Musulmani”. Le accuse sono svariate e cominciano dall’ incitamento alla violenza, fino all’accusa di essere nemici del popolo. La costituzione è stata sospesa, mentre è alla stessa corte costituzionale che sono stati spostati temporaneamente i poteri di governo, oltre alla responsabilità di organizzare le elezioni e di mettere nuovamente mano alla carta fondamentale dello stato.

L’Egitto, però. si trova senza un governo stabile (per ora affidato al liberale El Beblawi affiancato dal leader democratico e filo americano El Baradei) , sull’orlo di una guerra civile e religiosa, e vicina alla catastrofe economica. Insomma, la storia si ripete dopo la caduta di Mubarak. Infatti, dopo l’arresto di Morsi ,ci sono state in tutto il paese delle contro manifestazionI dei Fratelli Musulmani che hanno provocato  scontri con l’esercito,  decine di morti e vigliaccherie sadiche come 
l’uccisione nella zona del Sinai di un innocente prete copto. Non mancano, poi, le accuse delle donne egiziane di abusi sessuali subiti durante le manifestazioni pubbliche sotto gli occhi delle forze governative, impassibili e omertose.
 
In poche parole un paese spaccato, diviso, fortemente a rischio tracollo economico. Con il Turismo, fonte maggiore di reddito e ricchezza per gli Egiziani, completamente immobile viste le gravi vicissitudini politiche e sociali.
Nel frattempo, l’Onu, gli Stati Uniti e l’Europa delle Banche mostrano preoccupazione per quello che succede in Egitto; sicuramente preoccupati dall’instabilità economica di uno dei più grandi partner commerciali in Medio Oriente. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, mettendo in guardia gli egiziani dal ricorrere a vendette e dall'escludere partiti e comunità dalla vita politica, dopo il colpo di stato tecnico che ha deposto il presidente islamista Mohamed Morsi, afferma con tutta la solita ipocrisia del caso:” Seguo con crescente preoccupazione gli sviluppi della crisi egiziana, da cui arrivano inquietanti notizie di arresti e restrizioni della libertà di espressione e orribili racconti di violenze sessuali.” Il segretario generale dell'Onu ha chiesto alle forze di sicurezza di «proteggere i manifestanti e impedire scontri violenti» e ha invitato chi scende in piazza a farlo «in modo pacifico».

Ma forse dietro questa crisi, c’è proprio la mano del New World Order. La crisi sociale egiziana che porta instabilità politica ed economica, infatti, giova, guarda caso, solo ad Israele che nel Medio oriente vede ora accrescere sempre più la sua egemonia e che può minacciare ancor di più e sempre senza tanti problemi, la Siria e l’Iran. Solo il tempo, comunque, potrà confermare questa tesi.

Una Siria, però, sempre più unita e sempre più al centro dello scenario geopolitico mondiale. che sta dando una lezione militare, economica e sociale a tutti i suoi avversari. Pian piano stanno crollando tutti: dai Fratelli Musulmani in Egitto a Erdogan in Turchia. E dire che Assad doveva essere spodestato, secondo i loro piani, in meno di un anno e mezzo!

È questo, dunque, forse l’unico motivo di gioia della crisi egiziana: il fondamentalismo islamico, nemico numero uno della Siria laica del legittimo presidente Assad è giunto al capolinea del suo apogeo. Non ci resta che salutarli con un ironico: Bye Bye Morsi, Game Over!

sabato 6 luglio 2013

Il Problema dell'Immigrazione Clandestina

Una delle principali cause di impoverimento sociale,culturale ed economico è quel macchinoso ingranaggio infernale dell’immigrazione illegale che riversa tutte le sue negatività nelle popolazioni coinvolte,siano esse ospiti che ospitanti;mentre invece,unici beneficiari di questo sistema neoschiavista formato da apolidi e diseredati in cerca di fortuna sembrano essere le solite oligarchie istituzionali che mascherando i propri interessi economici,religiosi e ideologici dietro a false politiche d’accoglienza non fanno altro che fomentare i rancori e alimentare quella guerra tra poveri che sfocia inevitabilmente in dinamiche multirazziste.


Esempio di una nazione che non ha più il controllo dei suoi cittadini,siano essi  immigrati legali o illegali che italiani,è l’episodio successo il mese scorso a Milano quando un ghanese  ha ucciso un uomo a colpi di piccone e ,cosa più grave oltre l’episodio in se, è risultata essere esplicata nelle varie dichiarazioni di politici e giornalisti che ancor prima di qualsiasi perizia psichiatrica hanno definito l’assassino un povero folle malato.Riguardo la sua vita fino a prima dell’episodio non si sa nulla,un vero fantasma,l’unica cosa certa è che avesse solo gravi precedenti e quello più grave ancora è che il lassismo di magistrati incompetenti  intrecciati in una folle burocrazia abbia lasciato correre i suoi precedenti  e non abbia invece provveduto alla sua immediata espulsione prima che si arrivasse al peggio.
Posto il fatto che la violenza di Kabobo,questo il suo nome, non rappresenta l’intera comunità degli immigrati è pur vero, però che l’immigrazione clandestina è per la maggior parte criminogena e il mistero che circonda il soggiorno italiano di questo criminale ne è la testimonianza. Quello che è successo a Milano da parte del ghanese può anche  essere considerato frutto di un raptus isolato, ma il contesto in cui tale tragedia si è consumata verte intorno a quella concezione  dell'immigrazione sfruttata sottoforma di  importazione di forza lavoro senza diritti; il tutto mascherato da una finta accoglienza caritatevole.
La cosa più grave è la devastante  deregulation per cui sta irresponsabilmente spingendo il ministro Kyenge, che al di là della retorica buonista porterebbe solo al far-west sociale e  alla completa realizzazione dello sciagurato modello multi razzista attraversoil quale la strategia globalizzativa annulla il concetto di sovranità culturale e identitaria.
Da un punto di vista etico e morale infatti la proposta del suddetto ministro di cambiare le leggi che regolano la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati,ovvero da un originario principio di jus sanguinis all’introduzione dello jus soli,sta a dimostrare per l’ennesima volta l’affermare delle istanze cosmopolite di frange politiche progressiste apparentemente perbeniste all’interno delle istituzioni che contano. Lo jus soli rappresenterebbe quell’individualismo e quella disintegrazione identitaria  voluta e sostenuta che ridurrebbe la nazionalità in una mera etichetta da attaccare e cambiare a proprio piacimento.
In Europa,da secoli,esiste quel legame che ha tenuto salde intere generazioni fondato sul principio di jus sanguinis che rischia ,dietro false concessioni umanitarie, di sfaldarsi e scadere in un incalzante razzismo,come se la cittadinanza fosse un regalo da concedere a chi non è nato italiano per potersi innalzare al nostro livello.