martedì 21 ottobre 2014

Omosessualità: Diritti e Velleità



Recentemente abbiamo assistito a qualcosa che prima d’ora non era mai accaduto in Italia; In primis , il tribunale dei minorenni di Roma con una sentenza ha reso madri davanti alla legge una coppia gay, o meglio ha riconosciuto la genitorialità alla partner di una mamma biologica. Un caso unico e che nessuno immaginava potesse mai verificarsi nel nostro Paese. Inoltre solo pochi giorni fa il sindaco di Roma, Ignazio Marino ha trascritto nei registri del comune, i matrimoni di coppie omosessuali contratti all’estero, andando concretamente contro la legge.

Questi fatti hanno ovviamente suscitato numerosi dibattiti fra l’opinione pubblica e si è riaperta la parentesi sulla questione delle coppie gay e dei loro diritti, alcuni riconosciuti, altri spesso rivendicati ma non concessi.
La questione sulle coppie gay è sempre stato un tema molto discusso e allo stesso tempo molto delicato, e lo è ancora di più in un Paese come il nostro, l’Italia, dove la presenza dello Stato del Vaticano esercita un peso notevole e non indifferente sulle scelte dei tribunali e degli organi di governo, che nel più dei casi sono restii a soddisfare le numerose richieste che le coppie omosessuali rivendicano da tempo, richieste che in molti altri Stati hanno invece avuto una risposta positiva.

Una delle questioni da più tempo discusse è la legittimità o meno dei matrimoni fra coppie omosessuali. In Italia le unioni fra coppie gay, oltre a non essere effettuate ne’ dalla Chiesa ne’ dai Comuni, non vengono riconosciute come valide anche nel caso queste siano avvenute in Paesi dove la legge lo consente; in altre parole due individui dello stesso sesso fuori dall'Italia esistono giuridicamente come coppia, ma in Italia sono solo coinquilini senza doveri né diritti. Riguardo alla questione dei matrimoni ci sentiamo di poter spezzare una lancia a favore dei diretti interessati, a conti fatti dopotutto non c’è motivo alcuno di impedire l’unione a tutti gli effetti di una coppia gay che in ogni caso vivrebbe nella realtà dei fatti come se fosse una coppia regolarmente sposata; Perché negargli dunque un diritto assolutamente legittimo? Puntualizziamo che naturalmente, sempre in linea ipotetica, si parlerebbe di matrimoni effettuabili solo e soltanto nei Comuni, la Chiesa rimarrebbe giustamente legata alle sue regole e alla sua tradizione.

L’altra grande questione inerente all’universo dei gay è l’adozione, e qui le cose si fanno più delicate. Può una coppia gay adottare un bambino? Può essere in grado di crescere un figlio esattamente allo stesso modo di una famiglia tradizionale? Le domande sorgono spontanee. Il problema principale è molto chiaro: Quali sono i rischi a cui si va incontro se si fa crescere un bambino da due persone dello stesso sesso? Nessuno mette in dubbio tutto l’amore che una coppia gay sarebbe in grado di dare ad un figlio e tutti gli ottimi insegnamenti che potrebbero tranquillamente dare al pari di una coppia tradizionale, ma il bambino da parte sua come può reagire a certe situazioni nel tempo? La mente umana è un labirinto complesso, talmente complesso che cambia da persona a persona, ognuno di noi ragiona in modo più o meno diverso e ognuno di noi può reagire in modi differenti a determinate situazioni e può elaborare determinati avvenimenti in modo assolutamente imprevedibile. Quindi come possiamo pretendere di conoscere quelle che saranno le reazioni di un bambino durante la sua crescita in un determinato contesto famigliare? Un qualsiasi bambino, nella situazione di avere due padri o due madri andrebbe inevitabilmente incontro ad un confronto diretto con una realtà dove verrebbe continuamente additato e visto con diffidenza dagli altri. Quello che ci chiediamo è questo: chi siamo noi per imporre una decisione così importante ad una creatura vivente, ad un piccolo essere umano che ancora non è in grado di decidere per se stesso in modo  autonomo? Si, magari quel bambino crescerà normalmente e riuscirà ad integrarsi nella società come tutti gli altri, ma magari no, magari non avrà mai chiara la sua situazione famigliare, magari non sarà abbastanza forte da sopportare le prese in giro degli amichetti a scuola, o gli atti di bullismo quando sarà più grande, e magari il peso di tutto questo lo porterebbe a compiere chissà quali gesti sconsiderati!

Dobbiamo mettere in conto che dare in affidamento un bambino è qualcosa di estremamente delicato, quell’essere umano vivrà il resto della sua vita in funzione di una scelta presa da un tribunale, quindi la decisione deve essere assolutamente ponderata e deve escludere qualsiasi potenziale rischio ai danni del primo e diretto interessato, ovvero il bambino stesso.

Tutto quello che abbiamo detto fino ad ora è solo una piccola parte degli interrogativi che sorgono spontanei di fronte alla questione sugli affidamenti alle coppie gay. Si potrebbe scrivere ancora molto al riguardo, noi però intanto vi invitiamo a riflettere sugli aspetti pocanzi esposti; L’importante però è riflettere molto sulla questione. D’altronde chi siamo noi per decidere in maniera cosi radicale il destino di un bambino? Fortuna che per ora tutto ciò rimane una velleità e nulla di più…



venerdì 17 ottobre 2014

Gabriele D’Annunzio: uomo politico, poeta “Vate”, Legionario esemplare



“Bisogna fare della vita un’opera d’arte”, un principio prettamente esteta verso il quale  Gabriele D’Annunzio fu costantemente teso nel corso della propria  esistenza, facendo così della propria vita una delle sue opere più interessanti.

 Egli nacque nel 1863 a Pescara,da una famiglia borghese e studiò nel Collegio Cicognini di Prato ,una delle scuole italiane più aristocratiche  del tempo. Nel 1879,all’età di sedici anni pubblicò il suo primo libretto di versi “Primo vere”, con il quale attirò l’attenzione dei letterati di fama. A diciotto anni conclusi gli studi liceali, si trasferì a Roma per proseguire gli studi universitari, i quali non concluderà mai, in quanto prediligerà i salotti mondani e le redazioni di giornali. D’Annunzio seppe subito come farsi notare , scrivendo un gran numero di opere ,articoli che spesso avevano contenuto erotico e per una vita che suscitò altrettanto scandalo in quanto non conforme ai principi morali del tempo, principi borghesi che egli rifiutava, riconoscendo come regola di vita solo “Il bello”.

uestQuesta fase da “Esteta” ebbe una crisi intorno al 1890  quando nel panorama D’Annunziano subentra il mito del “Superuomo”,(il quale si ispira vagamente alle teorie del filosofo tedesco Nietzsche), un uomo proteso verso l'avventura e il desiderio di affermazione attraverso imprese eroiche ed eccezionali. Nonostante vi fu una svolta dal punto di vista letterario, egli continuava a condurre una vita negli agi, abitando nella villa della Capponcina sui colli del Fiesole e prediligendo ancora il “Vivere inimitabile” .
Immerso tra amori e diversi scandali , tra le storie di Gabriele, troviamo una storia lunga e tormentata, quella con l’attrice Eleonora Duse.

Ci fu solo una questione contraddittoria caratterizzante lo stile di vita dell’autore, ovvero il fatto che egli rifiutasse categoricamente la morale borghese e disprezzasse la massa ,alla quale però poi era costretto a vendersi, solleticandola e lusingandola tramite le proprie opere, per acquisire notorietà e ricchezza, in modo da ottenere abbastanza denaro,per poter mantenere i propri lussi ed il bisogno di sentirsi all’avanguardia.
Fu però in quel periodo, che si accese il fuoco dell’attivismo politico, quindi da una vita di soli agi nel 1897 tentò la strada da parlamentare come deputato di estrema destra , dimostrandosi contrario ai principi democratici ed egualitari , esaltando la grandezza di Roma e volendone restaurare la maestosità ,pensando inoltre una missione imperiale dell’Italia, per instaurare il dominio di una nuova aristocrazia che ripristinasse il  valore della bellezza contaminato dai principi borghesi. Nel 1898 egli si dedica al teatro e si può notare come la figura superomistica sia ancora confinata alla letteratura, in quanto ancora non vi sono riscontri con tra questo mito e la realtà del tempo. Nel 1910 D’Annunzio dovette rifugiarsi in Francia per fuggire dai creditori italiani , adattandosi all’ambiente letterario del posto, scrivendo addirittura opere teatrali in francese mantenendo però il  legame con la patria natia.

Durante gli anni della  prima guerra mondiale, finalmente per D’Annunzio, arriva la possibilità di effettuare un’azione eroica per la quale tornò in Italia  ed iniziò una campagna interventista la quale ebbe un notevole peso nello spingere l’Italia in guerra. Si arruolò come volontario all’età di 52 anni attirando ancora una volta l’attenzione su di se, mediante imprese clamorose come  la “Beffa dei buccari”, un ‘incursione nel Carnaro con una flotta di motosilurante e “Il volo su Vienna”. In quegli anni inoltre, si evidenzia l’interesse di D’Annunzio per l’avanguardia, infatti anche il suo modo di combattere in guerra ebbe un tocco di novità, egli non combatté sul suolo nelle trincee, bensì per via aerea, con una nuova arma ,l’aereo.
 
Al termine della guerra egli si pose come interprete della “Vittoria mutilata” ,che aveva visto l’Italia vincitrice senza ottenere le terre che gli furono promesse in precedenza , ciò spinse D’Annunzio a marciare con altri volontari su Fiume, la occupò e vi instaurò un dominio personale , in segno di sfida nei confronti dello Stato Italiano .Nel 1920 vi fu cacciato con le armi ,sperando successivamente di meritare il ruolo di “Duce”  di un movimento reazionario che riordinasse il caos sociale post guerra, ma fu scavalcato da un più abile leader, Benito Mussolini, il quale per altro incarnava  molto bene le qualità del Superuomo D’Annunziano, capace di essere una guida per il paese, incantare gli altri, sedurre le donne e vivere una vita originalissima. Una vita fatta di nuovi valori, che divengono popolari capaci di dare scandalo o di incantare gli altri. Questa vita fatta di lussi e grandi imprese  si concluse infine nel 1938 nella Villa di Gardone che prese il nome di “Vittoriale degli Italiani” , dove l’autore visse i suoi ultimi anni da vivente , ossessionato dalla decadenza fisica  e scrivendo le sue ultime opere di memoria.
 
D’Annunzio, un uomo , un’intellettuale proclamato poeta “Vate”(guida), ma anche e soprattutto un legionario, il cui coraggio e sfrontatezza si possono riassumere in questa sua citazione: “Memento Audere Semper”.

mercoledì 15 ottobre 2014

L’intervista de “Il Maestrale” al Movimiento Social Republicano





Nel numero corrente di Settembre-Ottobre “Il Maestrale” inaugura una nuova rubrica contenente le interviste fatte ai responsabili delle realtà politiche estere più vicine alla nostra comunità militante. Gruppi politici che si battono per la difesa della propria identità nazionale contro la massificazione Occidentale, che si battono per la sovranità economica e politica contro l’usura e la speculazione internazionale, che si battono per una nuova concezione di Patria distinta dai confini geografici. E poi che credono nel principio dell’autodeterminazione dei popoli, nel lavoro come soggetto e non oggetto dell’economia, nella famiglia naturale come cardine principale della società, nella lotta all’immigrazione clandestina che oggi assume sempre più i connotati di una vera e propria “tratta degli schiavi” .

Abbiamo cominciato intervistando Victor Catellanos, militante del “Movimiento Social Republicano” e responsabile della "Liga Joven” , che si è subito reso disponibile a rispondere alle nostre domande, atte a conoscere meglio le loro origini e le loro attività. Lo ringraziamo già da ora per l’esaustività delle sue risposte. Di seguito l’intervista integrale:

Ciao Victor, ti chiediamo subito una breve introduzione sul “Movimiento Social Republicano” e “Liga Joven”:

Ciao Ragazzi, vi ringrazio per l’intervista che ci avete concesso vista la possibilità di farci conoscere anche in Italia. È un piacere rispondere alle vostre domande. Allora, viste le necessità di riformare il nazionalismo spagnolo, che era incentrato su  posizioni immobiliste e nostalgiche del passato, sorge la necessità politica di dare un nuovo impulso per attualizzare il messaggio. L' MSR è un partito politico che iniziò il suo cammino nell'anno 2000 da parte di giovane gruppo di militanti che voleva unire gli sforzi per proporre una vera alternativa politica e rinnovata ai cittadini spagnoli, possibile, sincera e vicina al popolo. La “Liga Joven”, invece, nasce qualche anno fa in seguito all'inquietudine di un gruppo di giovani studenti, stanchi di vedere come il proprio futuro fosse ogni giorno più oscuro, e decidendo di fare un passo avanti e prendere lo stendardo della lotta studentesca e giovanile.

Perfetto. Quali sono state le vostre azioni principali e perché adesso la scelta delle occupazioni?

Per la prima volta in Spagna negli ultimi anni si decide di partecipare e unirsi a proteste sociali e studentesche che erano riservate solo a organizzazioni di estrema sinistra. Restituendo una coscienza sociale a un nazionalismo addormentato che fino ad allora si mobilizzava solo contro l'aborto o il terrorismo. Per quaranta anni le organizzazioni patriottiche hanno vissuto fronteggiate e ossessionate da un elettoralismo autodistruttivo, mentre la sinistra è andata prendendo la strada quartiere per quartiere, noi le abbiamo ceduto stupidamente questo spazio. Ispirati da movimenti come CasaPound Italia, si decide di adottarle ai nostri quartieri,dimostrando che con misure audaci e temerarie si è riuscito a entusiasmare e a far conoscere un programma politico e sociale diverso. Questa rottura per uscire dalla marginalità e dalla negligenza non è stata per niente facile, voleva dire far fronte tanto alla violenza antifascista, quanto a forti sanzioni di giudici, polizia e delle costanti campagne infamatorie da parte dei media. Pero gli stupendi risultati ottenuti ci hanno fatto apprezzare e fatto conoscere un discorso che fino ad allora era riservato solo ad i grandi partiti. I mass media quanto più diffamavano e mentivano, più promovevano il nostro progetto . Finirono per posizionare tutti gli indignati con le istituzioni alla nostra causa, mentre l'estrema sinistra si posizionava senza saperlo con il proprio Stato che diceva di odiare. Non solo si è riusciti ad uscire dalla marginalità al quale ci aveva condannato il sistema, ma anche a unire tutte le organizzazioni patriottiche fino ad allora combattute, restituendo l'entusiasmo a tanti camerati di trenta e quaranta anni che avevano smesso di militare stanchi dei costanti fallimenti elettorali.


Invece, per quanto riguarda i vostri progetti per la politica nazionale?

Riconquistare la strada, costruire una base sociale forte nella quale siamo carenti e che perdemmo per delle circostanze storiche del passato. Scommettiamo sulla mobilizzazione e l'attivismo sociale di rottura e d’avanguardia, che apra nuovi fronti e che cerchi una battaglia ideologica contro il sistema in tutti i suoi campi, creando comunità attraverso una solidarietà attiva, costruendo una società dentro la società individualista e senza valori. Perciò diventa necessario un partito strutturato e gerarchico che faccia da leader e apporti un messaggio dottrinario che sia portabandiera di un movimento tanto ampio e eterogeneo.

E cosa ne pensate degli ultimi avvenimenti di politica estera e qual è la vostra linea?

Siamo totalmente contro il Wahabismo Salafista della dittatura dell'Arabia Saudita e del Qatar che servono solo al progetto dell'imperialismo americano sionista che vuole solo dividere i popoli arabi fratturando la convivenza religiosa e politica per soddisfare i suoi benefici. È molto curioso che il fondamentalismo islamico sorga solo in zone ricche di importanti risorse energetiche come in Algeria, Libia Nigeria Siria o Iraq, come lo stesso accade in occidente con l'indottrinamento in Europa della dittatura tecnocrate che propone una doppia morale di condannare da un lato i governi legittimi di Siria e Palestina mentre appoggia la politica di Israele e EE.UU che sono gli unici responsabili di violenze dirette a destabilizzare diverse zone per mantenere la sua egemonia politica ed economica mediante la forza.

Che tipo di rapporti avete instaurato con le altre forze politiche spagnole?

Nel mondo di rovine in cui viviamo in cui a farla da padrona è la dittatura del denaro si sente la necessità di una rivoluzione che non coinvolga solo la destra e la sinistra. Tutte le organizzazioni che aspirano ad essere rivoluzionarie necessitano di una dottrina avanguardista critica e di "rottura" che non si deve confondere con le parole "ultra" e "radicale" come una parte dell'estrema sinistra e dell'estrema destra credono. Si deve trasmettere gradualmente una coscienza sociale e nazionale a tutti i settori dissidenti con il sistema. In Spagna come in Portogallo abbiamo una politica distinta, che non si può paragonare a nessuno stereotipo o cliché, quindi dobbiamo offrire una terza via alternativa che non è la sinistra o la destra liberale.

Ultima domanda: I vostri riferimenti politici in Italia? Avete in mente di collaborare con qualche gruppo italiano per battaglie comuni?

Senza alcun dubbio il nostro referente ideologico è Casapound, non solo perchè rappresenta valori estremamente positivi ma per il suo attivismo dinamico e creativo, molto costruttivo che non ha nulla a che vedere con posizioni populiste (per esempio sul tema immigrazione), ma abbraccia più questioni molto rilevanti che gli pone di fronte il sistema ( vero problema dell'attuale crisi mondiale). Per quella che è una società tanto globalizzata e internazionalista come l'attuale, sarebbe molto interessante coordinare delle campagne su molti temi che passano attraverso Bruxelles e Washington dove i mercati vogliono privarci della libera volontà dei nostri popoli.





martedì 14 ottobre 2014

Se la Scozia fosse uscita dal Regno Unito….




“Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa farete? Combatterete? Certo, chi combatte può morire, chi fugge resta vivo, almeno per un po'... Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l'occasione, solo un'altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà! “

In questo celebre discorso William Wallace sottolineò l’importanza del concetto di libertà soffocato dalla tirannia inglese in quel periodo. Dopo più di 700 anni si torna a parlare ancora di libertà perché il 18 settembre 2014 è stato indetto il referendum per decidere se la Scozia dovesse separarsi dal Regno Unito, frutto di un accordo tra il governo britannico e il governo scozzese noto come accordo di Edimburgo firmato il 15 ottobre 2012.

Per ottenere l’indipendenza bastava raggiungere la maggioranza semplice e furono chiamati al voto anche i residenti in Scozia che avevano compiuto 16 anni. In quella stessa sera non ci fu un alba perché il 55% del popolo scozzese decise “better together”(meglio insieme). La domanda più importante in tutto ciò è: quali vantaggi avrebbe avuto la Scozia in caso di separazione?

Il primo tra tutti è che il governo scozzese non prenderebbe più ordini dal governo britannico in quanto i 59 deputati scozzesi abbandonerebbero Westminster costituendo un nuovo parlamento; si garantirebbero fondi petroliferi nel mare del nord in quanto la Scozia ha delle riserve di petrolio e gas naturali pari al 60% d’Europa diventando cosi una delle nazioni più ricche del continente; si creerebbero più posti di lavoro: la Scozia potrebbe diventare uno dei fornitori leader di elettricità a livello mondiale grazie alle sue numerose risorse naturali che consentono l'energia sostenibile e per questo settore si verrebbero a creare numerosi posti di lavoro. Inoltre, con l'indipendenza, servirebbero uffici fiscali, motorizzazione e altri che ora sono centralizzati; uscita dall’U.E., diminuzione del debito pubblico, nascita di una nuova moneta(anche se gli indipendentisti vogliono mantenere la sterlina), accentramento del servizio sanitario nazionale a Edimburgo.

 Dal punto di vista politico è evidente anche il rischio dell’effetto domino: la proclamazione dell’indipendenza della Scozia accelererebbe sicuramente i tempi anche per un futuro distacco dell’Irlanda, creando così un effetto domino che finirebbe per sgretolare definitivamente quel che resta dell’Impero britannico riducendo i territori della Gran Bretagna al solo Galles oltre l’Inghilterra.  Gli svantaggi, invece, sarebbero stati quasi tutti per l'Inghilterra, visto soprattutto l’ eventuale crollo della sterlina inglese nel mercato della borsa.

Ma la Scozia ha deciso di non liberarsi della corona. William Wallace è stato sconfitto dal suo stesso popolo. 

giovedì 9 ottobre 2014

La Verità Non è Uguale per Tutti: Il Caso Speziale.



Riprendiamo in questo articolo un argomento che era stato già trattato in precedenza da "Il Maestrale" ,ossia la violenza negli stadi. Ci sono molti casi in cui il gioco del calcio fa parlare di se sotto l'aspetto "meno giocato" spostando l'attenzione su quello che succede all'esterno degli stadi e purtroppo a volte il culmine degli incidenti può sfociare in tragedia.

Vincenzo Paparelli,Stefano Furlan,Antonio De Falchi,Gabriele Sandri sono solo alcuni nomi di ragazzi che hanno perso la vita per seguire la propria squadra del cuore. Non saremo noi a giudicare se abbiano sbagliato oppure no,perchè ognuno sceglie una particolare strada e sinceramente non ci sentiamo padroni nel dire cosa è bene e cosa è male. Anzi si,una cosa di male che possiamo notare c'è: la giustizia in molti di questi casi è lenta e spesso anche non portatrice di verità. Ogni caso ha le sue particolarità e sarebbe difficile per noi giudicarli nel complesso. Per questo oggi ci soffermiamo su un caso che ha fatto molto parlare di se e che ancora oggi trova molto spazio nella cronaca.

Era il 2 febbraio 2007,si giocava la partita di calcio di serie A Catania-Palermo,un match molto sentito in Sicilia evidenziato dalle forti rivalità tra le due tifoserie. Prima della fine della partita si verificano scontri tra gli ultras del Catania e la polizia. Muore Filippo Raciti,ispettore di polizia. Questa è la cronaca in breve di quello che è successo quel giorno. Tutto il resto viaggia su una linea sottile che può essere spezzata a seconda del punto di vista con cui si analizza l'intera vicenda. Tutto è appeso ad un filo e molte sono ancora le zone d'ombra.

Il 9 febbraio 2010 il Tribunale dei Minori di Palermo condannò Antonino Speziale alla pena di 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e il 22 marzo 2010 la Corte di Assise di Catania ha irrogato la pena di 11 anni a Daniele Natale Micale. Nel 2011 la Corte d’Assise d’Appello di Catania ha confermato la condanna a 11 anni di reclusione per Daniele Micale per omicidio preterintenzionale e la Corte d’Appello per i minorenni di Catania ha ridotto quella di Antonino Speziale a 8 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Circa un anno dopo, la Corte di Cassazione ha confermato le sentenze di appello. Questa è in sintesi la cronistoria di ciò che è il dopo rispetto alla morte di Raciti. Sembra tutto chiaro ma non è così. Siamo in Italia e la trasparenza non è una qualità del nostro Paese.

Gia il fatto che si parli di omicidio preterintenzionale suppone che non ci sia volontà di uccidere. Alcune versioni affermano che l'ispettore sia stato ucciso da un sottolavello scardinato dai bagni dello stadio Massimino e lanciato verso le forze di polizia ma due diverse telecamere non riescono a riprendere il momento dell'impatto,si vedono alcune persone con l'oggetto che viene usato ma poco dopo lo stesso oggetto si vede per terra a qualche metro di distanza dall'ispettore. Non ci sono prove quindi! Addirittura i ris di Parma hanno risimulato l'accaduto disegnando traiettorie diverse di questo sottolavello ma in molti casi l'oggetto non produce tagli come quelli rinvenuti sul giubbotto dell'ispettore. L'autopsia rivela quattro costole rotte,molto difficile essere state provocate solo da un sottolavello. Ad alimentare ancor di più i dubbi ci sono le versioni di Salvatore Lazzaro,l'autista del Discovery su cui viaggiava Raciti che prima afferma di aver sentito una botta mentre faceva retromarcia e quindi di aver visto l'ispettore portarsi le mani sulla testa poi invece cambia versione dicendo che quell'urto era invece un boato provocato dal lancio di una bomba carta e che Raciti era distante una decina di metri. Secondo parecchie persone è stato proprio il mezzo di polizia a fare una retromarcia troppo avventata colpendo Raciti.

Poco tempo fa questa vicenda è ritornata di attualità perchè un tifoso del Napoli indossava la maglietta con scritto "Speziale libero". Nessun insulto quindi ma solo un pensiero,che a tanti cittadini è sembrato un'offesa alla famiglia Raciti. Noi non ci vediamo nulla di grave,anzi se proprio vogliamo dirla tutta suggeriamo a chi si sta occupando di questa triste vicenda di andare veramente a fondo. Non è giusto che stia pagando un ragazzo su cui non si ha nessuna prova della sua colpevolezza. Sappiamo che è facile trovare un capro espiatorio ma questo giochetto deve finire una volta per tutte. Questa famigerata giustizia
uguale per tutti non c'è, non esiste e allora noi cittadini italiani pretendiamo il regolare svolgimento delle indagini e qualora non ci siano prove confutabili,vogliamo la restituzione della libertà a chi è in carcere

Noi ad oggi ci schieriamo dalla parte di chi è in carcere ingiustamente,di chi viene arrestato senza uno stralcio di prove e condanniamo invece la vera violenza,quella dei mass media che ci vogliono inculcare nelle nostre teste storie che non esistono. Questa società ci vuole rendere schiavi del sistema,ci vuole incollare davanti una televisione e ci vuole dare in pasto concetti preconfezionati utili solo a distruggere il nostro cervello. E ovviamente il tutto viene alimentato usando leggi anticostituzionali sottolineando,per chi ancora non se ne fosse accorto,che viviamo in una società figlia della finta democrazia. Per fortuna che noi abbiamo una mente non addomesticata e alla parola libertà diamo il giusto valore. E ripetiamo lo slogan che tante volte sentiamo negli stadi d'Italia: "Non ci avrete mai come volete voi"!

martedì 7 ottobre 2014

Storia e Spiritualità del Mitraismo

III secolo d.C., il secolo della “grande crisi”, della decadenza socio-economica all’interno dell’Impero romano. Anni in cui le strutture primarie dello stato perdono la propria centralità perché minacciate dall’incombenza di nuove tendenze centrifughe e spinte separatiste; anni in cui prevalgono gli interessi particolari, le istanze regionali; anni in cui si assiste al distacco ed alla reciproca diffidenza tra le classi più potenti ed il proletariato urbano. Anni oscuri e tormentati. Ma è proprio in questo scenario globale che la maggior parte della popolazione dell’Impero si affida forse all’unica possibilità di salvezza: la speranza in una vita migliore post mortem. Ovviamente, il mondo religioso e psicologico dell’epoca non era in alcun modo preparato all’assoluta novità che si manifesterà con l’avvento di alcune religioni, tra le quali assumono particolare importanza, il mitraismo ed il cristianesimo. Ed è proprio la città imperiale per eccellenza, Roma, il luogo in cui maggiormente si sviluppano le identità di queste due religioni contrastanti. 

Il culto del dio Mitra, divinità di origine persiana, nasce in Oriente, nell’altopiano iranico. In realtà, ancor prima di parlare di mitraismo, il culto professato dalla popolazione dell’antica Persia, era legato alla figura di Zoroastro, da noi comunemente denominato Zarathuštra.
Il mitraismo vero e proprio si diffuse a Roma, in alternativa alla religione ufficiale, a partire dal I secolo d.C., raggiungendo il periodo di massima diffusione al tempo degli Imperatori Severi.
L’apogeo di tale culto si ebbe, tuttavia, tra il II ed il III secolo d.C., in un periodo, come abbiamo ricordato, particolarmente travagliato. Il mitraismo occidentale presenta delle caratteristiche differenti rispetto al culto originario, proprio perché frutto di una lunga e complessa evoluzione. Diffusosi grazie all’influenza delle guarnigioni militari, il mitraismo, pur non diventando mai religione di stato, godette ugualmente di una vasta fortuna, oltre che nell’esercito, soprattutto tra le classi più modeste della società. 


Il culto di Mitra attirò l'attenzione del mondo romano soprattutto per le sue concezioni misteriosofiche, che ruotavano intorno all'idea dell'esistenza dell'anima e della sua possibilità di pervenire attraverso le sette sfere planetarie all'aeternitas.
Esistono due differenti leggende circa la nascita della divinità e del conseguente culto professato; entrambe però sono accomunate dalla scelta della divinità di incarnarsi al fine di sconfiggere il male cosmico e morale, salvaguardando il genere umano. Secondo la prima leggenda, Mitra sarebbe nato da una pietra, stringendo tra le mani una fiaccola ed una daga. La seconda leggenda narra la volontà del dio di manifestarsi nel mondo, incarnandosi nel ventre di una vergine, vedendo la luce in una grotta. 

Qualsiasi sia stata la sua nascita, la vita del dio fu una vita eroica: la prima azione che portò a compimento fu quella di soggiogare il Sole, per poi accordarsi con esso e ricevere in dono una corona luminosa. In un'altra sua impresa, Mitra catturò un toro, conducendolo poi in una caverna. Il toro riuscì a fuggire ed il Sole, memore del patto fatto, accorgendosene, inviò al dio un corvo, il quale riferì a Mitra di catturare nuovamente l’animale ed ucciderlo. Grazie all'aiuto di un cane, Mitra raggiunse in seguito il toro, afferrandolo per le froge e piantandogli un coltello nel fianco. Dal corpo del toro, una volta sgozzato, presero consistenza tutte le piante salutari, in particolar modo la vite, sviluppatasi dal suo sangue ed il grano dal suo midollo. Ma Ahriman, il Dio del Male, inviò un serpente e uno scorpione per contrastare questa profusione di vita. Lo scorpione cercò di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne bevve il sangue. Entrambi i tentativi risultarono però inutili. Alla fine il toro ascese alla Luna dando origine a tutte le specie animali. Così, Mitra ed il Sole suggellarono la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto sotto il nome di agape.


Essendo una religione misterica di iniziazione, al pari dei misteri eleusini, il mitraismo non diede luogo alla diffusione di un corpo di scritture rivelate, ed anche i suoi rituali erano tenuti segreti e riservati agli iniziati. Il centro del culto ed il luogo di incontro dei seguaci era il mitreo, una cavità o caverna naturale adattata, di preferenza già utilizzata da precedenti culti religiosi locali. I mitrei, così diversi dai grandi edifici templari dedicati alle divinità dei culti pubblici, si distinguevano anche per il fatto di essere di dimensioni modeste; il servizio di culto, che terminava in un banchetto comune, era officiato da una piccola comunità, solitamente formata da poche dozzine di persone. In ogni tempio mitraico, il posto d'onore era occupato da una rappresentazione del dio Mitra, in genere raffigurato nell'atto di uccidere un toro sacro, (tauroctonia); nelle iconografie la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresenterebbero il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita ed il freddo gelido della morte.
Come in tutti i misteri inoltre, anche a quello mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta, preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. L'ingresso era riservato ai soli uomini e l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia (Corvo, Sposo, Soldato, Leone, Persiano, Corriere del Sole, Padre) attraverso prove e cerimonie delle quali sappiamo, ovviamente, molto poco. Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia mitraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali.

Il primo grado di iniziazione è rappresentato dal Corvo, il quale simboleggiava la morte del neofita. Nella Persia antica era abitudine esporre cadaveri sulle torri funerarie perché fossero mangiati dai corvi. Il neofita, una volta deceduto, nasceva nuovamente seguendo un ciclo spirituale. Gli veniva assegnato un mantra da ripetere e veniva purificato con dell’acqua, pronto per entrare nel nuovo mondo della luce. Il grado del Corvo veniva protetto da Mercurio. 

Il secondo grado di iniziazione è rappresentato dallo Sposo, simbolo di rinascita. Ad esso è affiancata l’immagine della crisalide, ed è sotto la protezione di Venere.

Il terzo grado iniziatico, il Soldato, rappresenta la battaglia. Il neofita doveva inginocchiarsi nudo, bendato e con le mani legate. Gli veniva in seguito offerta una corona sulla punta di una lancia. Una volta incoronato, egli poteva disfarsi della benda e tagliare le corde grazie all’arma. Questa rappresentava la sua liberazione dalla materialità del mondo.
Rimuoveva poi la corona dalla testa e la metteva sulla sua spalla, ripetendo: "Mitra è la mia sola corona". Ciò testimoniava anche la rimozione dell’intelletto stesso, ed il permesso concesso a Mitra di rivestire il ruolo di guida. Il soldato era sotto la protezione di Marte. 

Il quarto grado, il Leone, è l’elemento del fuoco. Una volta raggiunto questo traguardo, all’iniziato si apriva, dinanzi a sé, il mondo fenomenico, il cui accesso era consentito tramite un atto di vigorosa forza interiore. Al neofita era offerto del miele, simbolo di purezza e fertilità,  per lavare le mani e sciacquare la propria lingua; i Leoni consegnavano il pasto, che veniva preparato dagli iniziati di rango inferiore. Il banchetto rituale, costituito da pane e vino, rappresentava l’ultima cena di Mitra con i suoi compagni, prima dell’ascesa al cielo sul carro del Sole. Il Leone gode della protezione di Giove.

Il quinto grado, il Persiano, è rappresentato da Cautopates, il pastore con la torcia abbassata. Protetto dalla Luna, questo grado testimonia l’affiliazione dell’iniziato all’unica razza in grado di ricevere la più alta rivelazione del dio. 

Il sesto grado iniziatico è invece rappresentato dal Corriere del Sole, ovvero Cautes, il quale sollevando la torcia preannunciava l’alba. In questa fase, l’iniziato aveva il privilegio di sedersi, durante il banchetto, accanto al dio, vestito di rosso. Questo grado è ovviamente sotto la protezione del Sole stesso.

L’ultimo e più alto grado, il settimo, era infine rappresentato dal Padre, ed era protetto da Saturno.
Il Padre incarnava il dio sulla terra, simboleggiava la luce del paradiso personificato, fungeva da insegnante della congregazione, e portava sempre con sé un bastone, emblema della sua carica spirituale. 

All'incirca nel III secolo, i culti popolari di Apollo e Mitra iniziarono a fondersi nel sincretismo romano e nella stessa epoca comparve il culto del Sol Invictus; nel 274 l'imperatore Aureliano (la cui madre era una sacerdotessa del Sole) rese ufficiale il culto di questa divinità, costruendogli un nuovo tempio e dedicandogli un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti): l'imperatore attribuì al dio le sue vittorie in Oriente. Questo periodo segnò anche l'inizio del declino del mitraismo: poco dopo l'Impero romano perse la Dacia e le invasioni dei popoli del nord distrussero molti templi lungo la frontiera dell'Impero, la principale roccaforte del culto. La diffusione del Cristianesimo all'interno dell'Impero, sostenuta dal favore di Costantino verso la nuova religione, fece la sua parte. Il regno dell'imperatore Giuliano, che cercò di restaurare il culto e di limitare l'avanzata della religione cristiana, e l'usurpazione di Flavio Eugenio, rinnovarono le speranze dei seguaci di Mitra, ma il decreto stilato da Teodosio nel 391, che vietava qualsiasi culto non cristiano, sancì definitivamente la fine del mitraismo. Tarde sopravvivenze del culto mitriaco si possono trovare fino al V secolo in alcuni luoghi delle Alpi e nelle regioni orientali. Il suo posto, come religione persiana passata poi in Occidente, fu preso dal manicheismo.

Testimonianza preziosa di questo culto sono i mitrei presenti sul territorio romano, purtroppo non tutti visitabili con facilità. Tra i più importanti, il mitreo di San Clemente, il mitreo del Circo Massimo ed il mitreo Barberini.