lunedì 16 luglio 2012

Fratelli Musulmani, vi(v)a la Democrazia!

Basterebbe semplicemente visitare la pagina loro dedicata su Wikipedia per scoprire l’opinione che l’informazione di massa ci propugna sui Fratelli Musulmani. Essi, infatti, costituirebbero una delle più importanti organizzazioni islamiche internazionali rifiutante l’influenza Occidentale.
In realtà, visto lo scenario politico attuale in Libia e soprattutto in Egitto (dove il partito “Libertà e Giustizia” guidato appunto dal gruppo dei Fratelli Musulmani può vincere, nel primo caso, e ha già vinto , nel secondo, le presidenziali) delle osservazioni (tre in particolare) a riguardo su questa organizzazione sono più che necessarie.
La prima si ricollega al finale dell’articolo del nostro giornale del 29 Novembre 2011 (badate bene più di sei mesi fa) quando i Fratelli Musulmani si ritirarono per chissà quale arcana ragione  dall’opposizione al regime militare del maresciallo Tantawi reo (per i manifestanti) di aver soppresso nel sangue la sete di diritti degli egiziani come il suo predecessore Mubarak.
La casta militare egiziana, come testimoniato da qualsiasi fonte informativa (internet, quotidiani, mass media vari), è indipendente dalle casse dello stato e parte dei suoi finanziamenti proviene casualmente dagli Stati Uniti d’America. 
Legittimo dunque pensare che quella ritirata fu strategica e concordata a tavolino. Da una parte i militari, appunto, forti del consenso dell’ONU, che chiedevano di non alimentare troppo le voci di opposizione durante il loro mandato di transizione (dalla fine del regime di Mubarak alle ultime elezioni nazionali). Dall’altra, i Fratelli musulmani, che chiedevano un appoggio politico, sociale e chissà forse, anche economico (tra l’altro molte fonti di contro informazioni non smentiscono l’ipotesi anzi l’avvallano)  per le presidenziali di Giugno 2012.
Una ragionevole chiave di lettura che però nelle ultime ore sembra essere messa in discussione. È recente infatti la notizia degli scontri a piazza Tahrir tra esponenti islamici e sostenitori della giunta militare per la decisione del nuovo presidente egiziano Morsi di ricorrere in appello riguardo la decisione della Corte Costituzionale che aveva decretato lo scioglimento dell’Assemblea legislativa de Il Cairo dopo aver giudicato incostituzionale la legge elettorale che aveva portato alla vittoria degli schieramenti islamici. Il neo presidente islamico, altrimenti, rischierebbe di rituffarsi in una nuova campagna elettorale (assai pericolosa visti i consensi in crescita per i liberali) per il mantenimento del potere.
La seconda osservazione è quella relativa alla situazione politica in Siria. Da mesi ormai, infatti, i Fratelli Musulmani si son detti favorevoli ad un intervento militare immediato delle Nazioni Unite per spodestare il regime nazional socialista di Al Assad.
La terza e ultima osservazione riguarda la reazione della Casa Bianca dopo i risultati elettorali in Egitto. Il presidente Obama,dopo essersi congratulato con Morsi telefonicamente, ha definito la vittoria dei Fratelli Musulmani come una “pietra miliare” (stessa identica affermazione di quella usata per la Libia) nella transizione dell’Egitto verso la Democrazia augurandosi (ovviamente) che l’Egitto rimanga pilastro mediorientale di pace, sicurezza e stabilità riguardo i rapporti con Israele soprattutto.  
Inevitabili dunque degli scetticismi a riguardo di questa organizzazione islamica ormai protagonista di quasi tutte le notizie di politica estera araba. Forse dietro di loro ci sono davvero gli Stati Uniti d’America. Forse, se ciò fosse confermato con il tempo, per l’intero popolo egiziano inizierebbe davvero una “nuova era”(citazione dello stesso Morsi) caratterizzata dalla schiavitù politica, sociale ed economica al dominio a stelle e strisce. Forse il New World Order (progetto di dominio del mondo) è già a buon passo dati che riesce ad assoggettare con facilità anche movimenti storicamente avversi.
Ma rimanendo queste solo ipotesi, ci fidiamo (per così dire) delle speranze del popolo egiziano e delle promesse di Democrazia di Obama & Co. Attendiamo anche noi allora, come più volte affermato, pace e diritti in tutto il medio Oriente. Nel frattempo, prendiamo però atto, di un dato incontrovertibile: i morti e gli attentati in tutto il territorio Arabo non si placano.






domenica 8 luglio 2012

L'altra faccia dell'ESM

Gli scorsi 28 e 29 giugno è andato in scena a Bruxelles l'ultimo di un'oramai lunghissima serie di summit tra i vertici dell'Eurozona, in questa fase molto concitata della crisi. Al centro di quest'ultimo importante incontro si colloca ildibattito sul "Fondo Salva-Stati", meglio noto come "ESM".
Per quanto riguarda il "Fondo Salva-Stati", negli articoli precedenti sono state tratteggiate le caratteristiche di questa nuova "creatura", ma che ruolo avrà l'ESM nelle politiche economiche dei singoli paesi? Nel concreto, qual è lo scopo di questo fondo e in che modo agirà?
 
Per dare una definizione concisa, il fine di tale fondo sarà quello di acquistare titoli di stato di paesi che, pur seguendo le direttive economiche emanate dall'Europarlamento, a causa,
ad esempio, dell'elevato debito pubblico, si ritrovano spesso sotto attacco della speculazione, riportando così i tassi d'interesse sui titoli di stato succitati a livelli stabili, o quantomeno, sostentenibili.
 
La disponibilità di liquidi di cui dovrebbe disporre il suddetto fondo ammonterebbe a più di 500 miliardi di euro, che potranno essere destinati all'acquisto di titoli sul mercato primario (ovvero in asta), oppure su quello secondario (ovvero sia quello in cui è possibile scambiare titoli di stato), oppure direttamente a prestiti destinati a Stati o alle Banche. Per poter usufruire dell'aiuto dell'ESM, il paese richiedente dovrà firmare inoltre un protocollo d'intesa con la commissione europea e con il Fondo Monetario Internazionale, dopo di che il fondo, attraverso l'azione della Banca Centrale Europea, potrà essere attivato e svolgere la sua funzione. Il nodo centrale da sciogliere però resta quello politico, ossia: in base a quali condizioni sarà possibile richiedere l'intervento dell'ESM? Sono nodi che verranno sciolti nel prossimo Eurogruppo, in programma il 9 luglio.
 
Altro tema fondamentale che ha accompagnato il summit è stato quello del ruolo della sovranità nazionale nell'ambito politico-economico dell'Unione. Il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy ha evidenziato come la priorità assoluta per l'Eurozona sia una "Fiskalunion", un'unione delle politiche di bilancio, che permetta un maggiore controllo sulle scelte economiche dei singoli paesi membri. E' evidente che per realizzare tale progetto risulti indispensabile rinunciare ad ampie porzioni della propria sovranità nazionale, un fardello divenuto oramai troppo pesante per gli euro-tecnocrati. Un argomento, quello della sovranità, che fa il paio con quello riguardante lo stato sociale,
definito sempre dallo stesso Van Rompuy, come campo d'azione prediletto su cui impostare le prossime manovre: Vanno infatte "armonizzate", secondo il politico belga, le misure di welfare dei singoli paesi, al fine di un comune miglioramento della competitività dell'Eurozona.
 
Insomma: Debiti, Tagli alla spesa e Sovranità a rischio, l'ennesimo summit, lo stesso copione.