martedì 11 febbraio 2014

Mal Di Trasferta: L'Italia perde ancora



Sono passati due anni ormai da quando i due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono stati accusati dell’uccisione di due pescatori indiani in acque internazionali durante un operazione antipirateria.  Due anni di carcere ingiustificato, di accuse ridicole e di libertà totalmente privata. Ma soprattutto due anni di solitudine: l’Italia, infatti, si è dimostrata ancora una volta debole dal punto di vista diplomatico, poiché non è riuscita a riportare i nostri soldati in patria se non per un piccolo permesso di due settimane concesso dall’India. Una situazione che ha fatto emergere la poca sovranità del nostro paese.  Ma non è l’unico caso.

Giovedi 28 novembre 2013, si gioca la partita Legia Varsavia-Lazio, gara (inutile ai fini del risultato) di Europa League. Subito, però, Nel pre partita vengono fermati circa 150 tifosi biancocelesti. Il tutto a scopo preventivo perché di disordini veri e propri non ce ne sono stati. Forse qualche lancio di bottiglia contro una camionetta ad opera di una decina di tifosi ma nulla di più,niente auto incendiate,niente vetrine rotte, niente poliziotti contusi,nessun contatto tra opposte tifoserie: niente di niente. In effetti non si parla di arresti ma solo di fermi per identificazione. Ma per quale motivo? I laziali fermati vengono presi a caso,si pesca nel mucchio,come spesso succede non si fa distinzione tra uomini,donne e bambini. Vengono smistati nelle varie caserme della capitale polacca ed alcuni addirittura vengono portati in distretti distanti parecchi chilometri da Varsavia. Giusto il tempo di prendere i documenti per poi essere rilasciati e ricondotti allo stadio,qualcuno avrebbe pensato. Quelle persone lo stadio non lo vedranno mai. Ma facciamo un passo indietro,al giorno precedente la partita, quando un gruppo di circa 20 laziali si reca nella capitale polacca e viene a contatto con un altro gruppo di tifosi del Legia che li aveva nel frattempo intercettati. Morale della favola: laziali fermati,identificati e processati con l’obbligo di lasciare la Polonia e non farvi più ritorno.
Mettiamoci anche che nei giorni precedenti la stampa italiana in particolare aveva sottolineato il fatto che le due tifoserie fossero legate da orientamenti politici simili e che per di più entrambi i club avevano ricevuto una squalifica dall’Uefa per cori razzisti. Mettiamoci tutto, ma come ha reagito il nostro paese di fronte a questa notizia? Semplicemente non ha reagito! E la prova più eclatante è che esattamente due mesi dopo quella maledetta partita gli ultimi due tifosi laziali hanno lasciato il carcere di Bialoleka,scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. E ritornando a quel maledetto 28 novembre, alcuni tra i fermati sono ritornati a casa solo un paio di giorni dopo, altri dopo una settimana ma una parte di loro addirittura si è fatta settimane di carcere tra udienze, iter burocratici insensati e istanze di scarcerazione respinte. Famiglie che non avevano notizie dei loro figli e istituzioni italiane assenti. Questo era il quadro per una partita di calcio. Il bello è che tutto questo è avvenuto in un paese dell’Unione europea.
Solo dopo qualche giorno il capo del governo, Enrico Letta, si è recato personalmente a Varsavia per cercare di trovare una soluzione a quello che era successo. Il primo ministro polacco Tunsk aveva promesso all’Italia che sarebbe stato massimo l’impegno delle autorità polacche nell’accelerare le procedure, nonostante il ministro degli interni Sinklewicz abbia definito “banditi” i tifosi della lazio.
Ridicoli poi sono i reati imputati:  si va dal disturbo della quiete pubblica (“schiamazzi” per la precisione”) fino alla resistenza a pubblico ufficiale. Tutto inventato, chiaramente.  Inoltre L’Italia non è riuscita nemmeno a far concedere la residenza a Varsavia per evitare la scarcerazione. In poche parole quei tifosi, anzi quei cittadini italiani sono stati completamente abbandonati a se stessi e solo la vicinanza dei propri familiari,degli amici e di tutti quelli che hanno a cuore i propri cittadini ha reso la distanza tra Roma e Varsavia più breve.

Va ricordato, tra l’atro, che prima della gara di andata a Roma, abbiamo assistito a scene di saccheggio, e tentati scontri con la polizia. Ma alla fine nessuno ha pagato. In poche parole qui a casa nostra hanno fatto il bello e il cattivo tempo senza essere puniti e li è successo invece tutto il contrario. I tifosi laziali sono stati perfino costretti a firmato documenti scritti interamente in lingua polacca e senza un interprete nei quali c’era scritto che venivano accusati di cose mai fatte, chiedendo un patteggiamento e pagando delle multe senza un valido motivo.

Quello che ci rende felici è che finalmente questa vicenda sia finita. Tutti i ragazzi sono tornati a casa. Ma ripetiamo,la cosa che invece ci rende più amareggiati è stata l’assenza del nostro paese, l’incapacità di difendere i propri cittadini perfino in paesi giuridicamente arretrati.
Ieri i Marò, oggi i Laziali. Da domani, si salvi chi può.

 

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