
I vantaggi
derivanti dall’uscita dal’euro sono svariati, noi ci limiteremo per ora ad
esporre i due più interessanti:
1. In primis c’è da considerare la
riconquista della sovranità monetaria da parte dello Stato italiano, cosa che
gli consentirebbe nuovamente la possibilità di spendere a deficit, eliminando
l’ostacolo costituito dalla necessità di approvvigionarsi del denaro mediante
l’imposizione di tasse o la vendita di titoli di Stato sui mercati.
Oggi infatti, essendo utilizzatori di valuta ma non potendola emettere, per ogni centesimo che spendiamo dobbiamo necessariamente contrarre prestiti e i tassi d’interesse sono ovviamente sempre a nostro svantaggio.
Oggi infatti, essendo utilizzatori di valuta ma non potendola emettere, per ogni centesimo che spendiamo dobbiamo necessariamente contrarre prestiti e i tassi d’interesse sono ovviamente sempre a nostro svantaggio.
A questo punto è utile chiarire cosa sia la spesa
a deficit: fare un deficit
significa spendere più di quanto si incassa, teniamo presente poi che ad ogni
deficit corrisponde sempre un surplus; vale a dire che se ad un conto corrente
vengono sottratti dei soldi ad un altro conto corrente la stessa quantità di soldi
viene invece accreditata. In altre parole possiamo dire che con questo processo
è stato generato del lavoro; i soldi infatti vengono utilizzati per scambiare
beni e servizi tra le persone, quindi un certo movimento di soldi corrisponde
ad una certa quantità di lavoro.

2. In secondo luogo va considerata
una probabile quanto realistica ripresa della produzione industriale per il
nostro paese. Secondo analisi
approfondite è apparso chiaro come negli ultimi 20 anni l’Euro ha causato un
trasferimento massiccio di produzione industriale da tutti i paesi periferici
verso la Germania. Rimanere nel sistema dell’eurozona significherebbe
continuare su questa scia, ed osservare impotenti la crescita della Germania a
nostro discapito. Sciogliersi dal sistema dell’euro vorrebbe dire in parole
povere subire molto meno l’influenza del gigante tedesco e potersi concentrare
su una vera e non fittizia ripresa delle nostre industrie.
Ci siamo
limitati ad illustrare quelli che sarebbero i vantaggi principali per non
cadere in una noiosa arringa di un’ipotetica uscita dall’euro. Già questi da
soli, infatti, a nostro parere, basterebbero a giustificare l’abbandono della
moneta unica in nome di una ripresa (industriale e occupazionale) assolutamente
necessaria per un Italia da troppo tempo sfruttata e lasciata ai margini della
crescita europea e mondiale.
Essere
contro l’Euro e contro i suoi istituti di credito privati non significa essere
antieuropeisti. La nostra visione dell’Europa ci impone di difendere la
sovranità politica ed economica delle nazioni per una cooperazione tra paesi
più forte e più libera dagli interessi delle lobby private e internazionali.
