sabato 17 marzo 2012

Giù le mani dal Golden Share

Essere avanguardia politica al mondo d’oggi è missione assai ardua. Vuoi per i notevoli gruppi politici esistenti, vuoi per l’abbondante mole informativa dei mass media, vuoi per il carattere arrogante di molti intellettuali. Essere avanguardia politica però è ancora possibile. Se si crede in ciò che si porta avanti, se si rischia un pò, se si cerca di gettare il cuore oltre l’ostacolo, si può guadagnare simile appellativo.
Circa un mese fa i nostri militanti per le vie del centro della capitale, hanno affisso oltre cinquecento manifesti  riportanti la battaglia madre per la sovranità monetaria e politica d’Italia, per la giustizia sociale e per il lavoro, contro l’usura bancaria e il governo Monti. Insieme a questi vi erano anche alcuni manifesti nei quali veniva azzardato un pronostico: la svendita ormai prossima dei gioielli di Stato, Eni Enel e Finmeccanica (tra l’altro solo per il 33% circa, cioè le quote in mano al settore pubblico e non ancora privatizzate). È stato un rischio. Quei settori possono anche mai venir privatizzati, chi lo sa. Ma quando si è comunità militante, bisogna avere prima di un programma politico, una propria visione della vita. La nostra è rappresentata dal coraggio e dal sacrifico. Così il rischio diviene gioia.

Alla luce di ciò, ci viene incontro una attacco della Commissione Europea (si, ancora una volta lei) al Golden Share, la normativa italiana (e non solo) varata agli inizi degli anni novanta, giudicata deleteria per il mercato in quanto impedisce l’arrivo di nuovi soci privati alla guida di aziende pubbliche e impedisce il trasferimento all’estero della sede direttiva.

Per chiarire brevemente, la “Golden Share” è un istituto giuridico facente parte di diversi ordinamenti (non solo quello italiano). Questo istituto riserva al governo poteri speciali a seguito della privatizzazione di un settore pubblico.  Per esempio, grazie a questa normativa il governo, una volta venduto il settore pubblico , può inserire un suo membro nel nuovo consiglio d’amministrazione e inoltre può comunque percepire ancora una parte delle azioni dell’azienda (anche se nella maggior parte dei casi, solo simbolicamente: 1%). La funzione primaria del “Golden Share” è ovviamente quella di tutelare l’interesse collettivo a discapito delle società private.
Eliminarlo significa avere la strada ancor più spianata verso la privatizzazione dei nostri ultimi settori pubblici. Ma già se ne sta discutendo, e solo per quanto riguarda l’Italia. L’obiettivo di facciata sono: Eni, Enel e Finmeccanica. L’obiettivo reale è l’ennesimo passo in avanti verso la robotizzazione dell’essere umano, non avente più diritti lavorativi tutelati dallo Stato sociale d’appartenenza, e verso il licenziamento facilitato dalla mancata produttività dell’impiegato e giustificato dal “periodo di crisi”. E in questo grande progetto l’Italia avrà l’onore di svolgere il ruolo di cavia. 
Già un mese fa eravamo scesi in strada a propagandare questo nostro pensiero, a dar seguito con l’azione ad una nostra idea. Già un mese fa sapevamo che ci sarebbero stati passi in avanti per la privatizzazione dei tre gioielli di Stato. Ma già da oggi sappiamo che questa società si sta avvicinando pericolosamente sempre di più ai canoni della distopia orwelliana. Già da oggi sappiamo che il futuro dei giovani lavoratori italiani sarà sempre più precario in quanto non protetto dallo stato sociale ma bensì succube dei progetti materiali dei privati imprenditori. 

Questo non è il futuro che vogliamo. Questa non è libertà. È arrivato il tempo di cominciare a capire ….

Nessun commento:

Posta un commento