Circa un mese fa i nostri militanti per le vie del centro della capitale, hanno affisso oltre cinquecento manifesti riportanti la battaglia madre per la sovranità monetaria e politica d’Italia, per la giustizia sociale e per il lavoro, contro l’usura bancaria e il governo Monti. Insieme a questi vi erano anche alcuni manifesti nei quali veniva azzardato un pronostico: la svendita ormai prossima dei gioielli di Stato, Eni Enel e Finmeccanica (tra l’altro solo per il 33% circa, cioè le quote in mano al settore pubblico e non ancora privatizzate). È stato un rischio. Quei settori possono anche mai venir privatizzati, chi lo sa. Ma quando si è comunità militante, bisogna avere prima di un programma politico, una propria visione della vita. La nostra è rappresentata dal coraggio e dal sacrifico. Così il rischio diviene gioia.


Eliminarlo significa avere la strada ancor più spianata verso la privatizzazione dei nostri ultimi settori pubblici. Ma già se ne sta discutendo, e solo per quanto riguarda l’Italia. L’obiettivo di facciata sono: Eni, Enel e Finmeccanica. L’obiettivo reale è l’ennesimo passo in avanti verso la robotizzazione dell’essere umano, non avente più diritti lavorativi tutelati dallo Stato sociale d’appartenenza, e verso il licenziamento facilitato dalla mancata produttività dell’impiegato e giustificato dal “periodo di crisi”. E in questo grande progetto l’Italia avrà l’onore di svolgere il ruolo di cavia.
Già un mese fa eravamo scesi in strada a propagandare questo nostro pensiero, a dar seguito con l’azione ad una nostra idea. Già un mese fa sapevamo che ci sarebbero stati passi in avanti per la privatizzazione dei tre gioielli di Stato. Ma già da oggi sappiamo che questa società si sta avvicinando pericolosamente sempre di più ai canoni della distopia orwelliana. Già da oggi sappiamo che il futuro dei giovani lavoratori italiani sarà sempre più precario in quanto non protetto dallo stato sociale ma bensì succube dei progetti materiali dei privati imprenditori. Questo non è il futuro che vogliamo. Questa non è libertà. È arrivato il tempo di cominciare a capire ….
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