
Ma l’era moderna è anche e soprattutto l’era dei paradossi. Batte di gran lunga, infatti, il IV E V Secolo a.C. della Grecia di Zenone e di Parmenide, che con i propri paradossi (il primo) e la propria filosofia (il secondo) continuano a lasciare a bocca aperta milioni di studenti. Non a caso, il primo fra questi moderni paradossi, è il solito sistema capitalista (anzi iper capitalista) nel quale verte tutta la porzione atlantica del mondo e nella quale anche i suoi più grandi geni economici non riescono ancora a capire come in realtà funzioni questa truffa (pardon, chiamiamolo per ora ancora “sistema”). Altro paradosso dell’era contemporanea, per esempio, può essere l’ignoranza della massa moderna, non tanto sul piano culturale quanto su quello logico. Per esempio, milioni di persone hanno conseguito lauree magistrali con ottime votazioni, ma nonostante ciò, dopo anni di studio robotico, ancora non sanno spiegarsi come mai la benzina continui ad aumentare nonostante siano state finanziate decine di missioni belliche atte a impossessarsi di quasi tutti i pozzi petroliferi mondiali; non capiscono che cosa sia il debito pubblico e perché siamo costretti a pagare tasse fittizie (vedi, IMU, IVA, Ecc); non capiscono come mai il futuro dei giovani lavoratori sia destinato ormai a non essere più tutelato dallo stato sociale costruito con tanto impegno da Giolitti, prima e Mussolini poi (e soprattutto). E quando cerchi di dargli un quadro più chiaro dell’economia globale, che sappia rispondere a molte più domande di quanto si possa immaginare ti denigrano con appellativi del tipo: complotti sta, eversivo. Pure questo è un altro paradosso.
Questo articolo vuole raccontarvi altri due paradossi. Strettamente connessi sul piano logico, ovviamente divisi dalla politica attuale europea.

Eppure l’Ungheria e l’Islanda sono ora “vittime di un complotto internazionale” (citazione ancora una volta di Viktor Orban riguardo però soltanto il suo paese) che le vedono completamente abbandonate sul piano economico dal resto dell’Europa (ricevendo inoltre anche delle sanzioni finanziarie), e soprattutto oscurate sul piano dell’informazione nazionale dei vari paesi Occidentali, i quali, nelle rare occasione di discussione su queste due tematiche, si limitano come sempre a parlare della manifestazioni delle opposizioni (davvero limitate) facendo passare come quasi illegittimi i governi ora al potere.
Il secondo paradosso è relativo alla situazione (drammatica) portoghese. Il suo spread è salito a circa 1200 punti. Oggi il governo di Lisbona è costretto a pagare il 14% sui titoli a 10 anni. Con i CDS (Credit Default Swap) (una specie di polizze che coprono il rischio di fallimento dei titoli) le cose vanno peggio: son saliti a più di 1300 punti. Se si pensa che solo due anni fa erano stabili a 112 punti, vien da chiedersi come mai. Nonostante, inoltre, i 78 miliardi di prestito chiesti (come l’Irlanda e la Grecia) alla Troika (BCE-FMI-UE) il Portogallo non riesce ad uscire da questa assurda situazione: il PIL è diminuito di quasi 3 punti percentuali, la disoccupazione è aumentata al 14 % (al 35% tra i giovani). Ad oggi questi tassi non li reggerebbe nemmeno la Cina, la più forte economia del mondo (fonte: il sole 24 ore) . Ma il paradosso è un altro: il Portogallo sta chiedendo aiuto a due sue ex colonie: Brasile e Angola. Due stati che stanno comprando alcuni titoli (oggi fermi al 4%) sulle società (una volta pubbliche ora private) portoghesi, per onorare il piano di austerity dettato dalla Troika. Vergognosamente aiuti non solo arrivati sul piano finanziario ma anche su quello sociale: è in atto, infatti, una grande migrazione di giovani portoghesi verso queste due nazioni: più di trecentomila in Brasile , più di centomila in Angola.
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