martedì 13 agosto 2013

Vivisezione: Non Chiamiamola Medicina Ma Falsa Scienza

Per vivisezione, secondo la definizione dell’enciclopedia “Treccani”, si intende qualsiasi operazione su animali vivi,svegli o in anestesia,PRIVA DI FINALITA’ TERAPEUTICHE ma tendente a promuovere, attraverso il metodo sperimentale, lo sviluppo delle scienze biologiche, o a integrare l’attività didattica o l’addestramento a particolari tecniche chirurgiche, o, più raramente, a fornire responsi diagnostici .

Molti affermano che "la vivisezione non esiste più". O non sanno di cosa parlano, o sono in malafede. "Vivisezione" non è solo il sezionare la rana viva, o gli atroci esperimenti del passato in cui i cani venivano legati con cinghie a una tavola e poi sezionati. Oggi la vivisezione è ben altro. Molto peggio.
Ogni anno, solo in Italia, più di 974.000 animali  vengono utilizzati per prove di laboratorio. Queste prove forniscono risultati inapplicabili all'uomo e di conseguenza, oltre ad essere inutili, hanno di frequente fermato l'impiego di sostanze a noi preziose, così come hanno causato infiniti danni farmacologici.
Gli animali vengono avvelenati, ustionati, accecati, mutilati, obbligati ad ingerire sostanze di ogni genere come i pesticidi; vengono privati dei genitori per test psicologici, irradiati con raggi di ogni tipo, cosparsi di "biocidi" ovvero insetticidi, disinfettanti, conservanti, resi dipendenti da droghe, uccisi con virus e gas a scopo bellico. E L'anestesia? Non è obbligatoria. 

Il vero scopo di questa pratica sembra essere in realtà il favoreggiamento di carriere scientifiche, basate sul numero di "pubblicazioni" prodotte, ma il più delle volte sono interessi commerciali o ancora per continuare ad incassare aiuti pubblici e privati destinati alla ricerca anche da generose raccolte fondi. E’ uno strumento per mettere sul mercato numerose specialità farmaceutiche, in gran parte inutili (oltre 13.000 nel nostro Servizio Sanitario, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità ne considera necessarie solo 400!): essa fornisce ai produttori, oltre ad una eventuale tutela giuridica, la possibilità di selezionare la risposta variando la specie animale o le condizioni dell'esperimento.


Inoltre, la sperimentazione sugli animali, la cui visione "meccanicista" dell'essere vivente consente di vedere nella cavia un modello da laboratorio, per l'uomo ha portato la medicina moderna a trascurare la sofferenza, anche quella del malato, ed a fare di quest'ultimo, in primo luogo, un consumatore di farmaci. Con il risultato che le resistenze agli antibiotici aumentano e le nuove malattie avanzano; che la prevenzione è stata dimenticata; che anche se si è allungata l'aspettativa di vita, non ne è certo migliorata in proporzione la qualità. Ma per la crescita dell'industria della "salute" è necessario il nostro stato di malattia...

Chi pratica queste torture? Industrie chimiche, farmaceutiche, laboratori ospedalieri, istituti pubblici ed università. Il decreto legislativo 116 del 1992, che regolamenta la sperimentazione animale ed impone ai laboratori l'obbligo della registrazione, ha rivelato l'esistenza in Italia di oltre 500 centri di sperimentazione ufficialmente dichiarati. Ma questo si è potuto sapere solo dopo un ricorso al TAR, vinto dalla LAV contro il Ministero della Sanità che negava l'accesso ai dati. 
Questa è la vivisezione. Chi la pratica, preferisce chiamarla "sperimentazione animale" o "ricerca in vivo", ma rimane, secondo la definizione del dizionario, "vivisezione”. E tutto questo, non solo senza alcuna necessità ma soprattutto senza alcuna utilità.
Il paradosso più assurdo è che esistono già metodi alternativi  , come lo sviluppo di colture in vitro di cellule e tessuti, di rilevazioni microscopiche, di sistemi molecolari, di simulazioni virtuali e di manichini computerizzati.
Già non si utilizzano più animali per test di impatto automobilistico e di gravidanza; molte aziende cosmetiche hanno indirizzato le loro ricerche in altre direzioni e gli Istituti Nazionali di Ricerca come il CNR e l'Istituto Superiore di Sanità ospitano laboratori di ricerca senza animali. Questo però purtroppo non fa il gioco dei potenti.
L’unico modo quindi per sensibilizzare la popolazione riguardo questo scempio quotidiano è farle conoscere quale e quanta sofferenza crei questo tipo di sperimentazione e soprattutto che esistono alternative più che valide: dobbiamo rendere i cittadini consapevoli di ciò che accade in quei ‘laboratori’ e liberarli dal meschino ricatto morale promosso dai sedicenti baroni della medicina, i quali, foraggiati dai cospicui finanziamenti delle industrie farmaceutiche, arrivano a chiamare cinicamente in causa la salute dei nostri cari, specie dei bambini, pur di giustificare una pratica inutile e crudele.

NON CHIAMIAMOLA MEDICINA MA FALSA SCIENZA!


Nessun commento:

Posta un commento