Molti
affermano che "la vivisezione non esiste più". O non sanno di cosa
parlano, o sono in malafede. "Vivisezione" non è solo il sezionare la
rana viva, o gli atroci esperimenti del passato in cui i cani venivano legati
con cinghie a una tavola e poi sezionati. Oggi la vivisezione è ben altro. Molto
peggio.
Ogni
anno, solo in Italia, più di 974.000 animali
vengono utilizzati per prove di laboratorio. Queste prove forniscono
risultati inapplicabili all'uomo e di conseguenza, oltre ad essere inutili,
hanno di frequente fermato l'impiego di sostanze a noi preziose, così come
hanno causato infiniti danni farmacologici.
Gli
animali vengono avvelenati, ustionati, accecati, mutilati, obbligati ad
ingerire sostanze di ogni genere come i pesticidi; vengono privati dei genitori
per test psicologici, irradiati con raggi di ogni tipo, cosparsi di
"biocidi" ovvero insetticidi, disinfettanti, conservanti, resi
dipendenti da droghe, uccisi con virus e gas a scopo bellico. E L'anestesia?
Non è obbligatoria. Il vero scopo di questa pratica sembra essere in realtà il favoreggiamento di carriere scientifiche, basate sul numero di "pubblicazioni" prodotte, ma il più delle volte sono interessi commerciali o ancora per continuare ad incassare aiuti pubblici e privati destinati alla ricerca anche da generose raccolte fondi. E’ uno strumento per mettere sul mercato numerose specialità farmaceutiche, in gran parte inutili (oltre 13.000 nel nostro Servizio Sanitario, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità ne considera necessarie solo 400!): essa fornisce ai produttori, oltre ad una eventuale tutela giuridica, la possibilità di selezionare la risposta variando la specie animale o le condizioni dell'esperimento.
Inoltre, la sperimentazione sugli animali, la cui visione "meccanicista" dell'essere vivente consente di vedere nella cavia un modello da laboratorio, per l'uomo ha portato la medicina moderna a trascurare la sofferenza, anche quella del malato, ed a fare di quest'ultimo, in primo luogo, un consumatore di farmaci. Con il risultato che le resistenze agli antibiotici aumentano e le nuove malattie avanzano; che la prevenzione è stata dimenticata; che anche se si è allungata l'aspettativa di vita, non ne è certo migliorata in proporzione la qualità. Ma per la crescita dell'industria della "salute" è necessario il nostro stato di malattia...
Chi
pratica queste torture? Industrie chimiche, farmaceutiche, laboratori
ospedalieri, istituti pubblici ed università. Il decreto legislativo 116 del
1992, che regolamenta la sperimentazione animale ed impone ai laboratori
l'obbligo della registrazione, ha rivelato l'esistenza in Italia di oltre 500
centri di sperimentazione ufficialmente dichiarati. Ma questo si è potuto
sapere solo dopo un ricorso al TAR, vinto dalla LAV contro il Ministero della
Sanità che negava l'accesso ai dati.
Questa è
la vivisezione. Chi la pratica, preferisce chiamarla "sperimentazione
animale" o "ricerca in vivo", ma rimane, secondo la definizione
del dizionario, "vivisezione”. E tutto questo, non solo senza alcuna
necessità ma soprattutto senza alcuna utilità.
Il
paradosso più assurdo è che esistono già metodi alternativi , come lo sviluppo di colture in vitro di
cellule e tessuti, di rilevazioni microscopiche, di sistemi molecolari, di
simulazioni virtuali e di manichini computerizzati.
Già non si utilizzano più animali per test di impatto automobilistico e di gravidanza; molte aziende cosmetiche hanno indirizzato le loro ricerche in altre direzioni e gli Istituti Nazionali di Ricerca come il CNR e l'Istituto Superiore di Sanità ospitano laboratori di ricerca senza animali. Questo però purtroppo non fa il gioco dei potenti.
L’unico
modo quindi per sensibilizzare la popolazione riguardo questo scempio
quotidiano è farle conoscere quale e quanta sofferenza crei questo tipo di
sperimentazione e soprattutto che esistono alternative più che valide: dobbiamo
rendere i cittadini consapevoli di ciò che accade in quei
‘laboratori’ e liberarli dal meschino ricatto morale promosso dai sedicenti
baroni della medicina, i quali, foraggiati dai cospicui finanziamenti delle industrie
farmaceutiche, arrivano a chiamare cinicamente in causa la salute dei nostri
cari, specie dei bambini, pur di giustificare una pratica inutile e crudele.Già non si utilizzano più animali per test di impatto automobilistico e di gravidanza; molte aziende cosmetiche hanno indirizzato le loro ricerche in altre direzioni e gli Istituti Nazionali di Ricerca come il CNR e l'Istituto Superiore di Sanità ospitano laboratori di ricerca senza animali. Questo però purtroppo non fa il gioco dei potenti.
NON
CHIAMIAMOLA MEDICINA MA FALSA SCIENZA!
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