martedì 14 giugno 2016

La crisi del welfare anche nei seggi elettorali




Proprio in questi giorni a Roma e in altri comuni sparsi in tutta Italia si stanno eleggendo i nuovi sindaci e i consiglieri comunali in carica. Le elezioni comunali, così come qualsiasi altro tipo di elezione volta a scegliere dei rappresentanti del popolo, dovrebbero avere come obiettivo quello di individuare le persone più competenti, più preparate, e quindi più idonee a svolgere il compito per cui verranno elette. La ricerca di un buon sindaco per una città si traduce anche in questo: individuare un uomo/donna abbastanza competente da poter migliorare, o addirittura garantire, il cosiddetto stato di Welfare.

"Il welfare state", o stato del benessere, o ancora stato sociale, può essere definito come uno stato che garantisce ad ogni suo cittadino, come diritto politico e non come carità, degli standard minimi di reddito, di alimentazione, di salute, di abitazione, di educazione. Pertanto è un’organizzazione istituzionale, politica ed economica che si pone come obiettivo la produzione di benessere e di sicurezza sociale attraverso la politica sociale. Il welfare state utilizza il proprio potere organizzativo per modificare il gioco delle forze di mercato in almeno tre direzioni: “garantendo agli individui ed alle famiglie un reddito minimo indipendentemente dal valore di mercato del loro lavoro e della loro proprietà; restringendo l’arco dell’insicurezza, mettendo individui e famiglie in condizione di far fronte a certe ‘contingenze sociali’ (malattia, vecchiaia, disoccupazione) assicurando che a tutti i cittadinivengano offerti gli standard più alti in relazione ad una gamma riconosciuta di servizi sociali.

Queste elezioni che dovrebbero in qualche modo rappresentare una nuova possibilità e una speranza di migliorare il nostro stato di benessere generale, partono invece in maniera scoraggiante e con i presupposti più sbagliati anche nelle piccole questione sociali.


In occasione di queste votazioni per eleggere il nuovo primo cittadino di Roma sono stati coinvolti per le operazioni di seggio moltissimi dipendenti Atac e Ama. Nello specifico sono stati circa ottocento i permessi retribuiti a dipendenti Atac, in gran parte come scrutatori. Più contenuti ma non meno rilevanti i numeri relativi all’Ama, che contava ben quattrocento spazzini di servizio nei seggi.

La corsa di tutti questi dipendenti delle due aziende capitoline a fare i rappresentanti di lista mostra chiaramente l’alto grado di politicizzazione e di sindacalizzazione del personale. Ovviamente l’assenza sui posti di lavoro di questi dipendenti che nella loro quotidianità ricoprono ruoli essenziali per il corretto funzionamento della città e per il quieto vivere dei cittadini ha creato notevoli disagi. Le due aziende Municipalizzate sono costantemente alle prese con ricorrenti disservizi, numerosi sono gli scioperi che si susseguono nella capitale e in continuazione gettano un’intera città nel blocco totale. Ovviamente alcuni di questi scioperi c’erano stati anche prima della fase preliminare di queste elezioni, e il susseguirsi di questo ulteriore disagio relativo all’assenza dei dipendenti Atac e Ama dai posti di lavoro ha definitivamente gettato ancora una volta la città nel caos. Ed ecco che lo Stato già viene meno a quello che è il 3° punto fondamentale per un corretto welfare state.





Il meccanismo di selezione dei lavoratori ai seggi è una delle tantissime procedure che andrebbero riviste e modificate. L’inefficienza della legge italiana si vede anche in queste piccole cose. E’ assurdo che a fare gli scrutatori vadano categorie di lavoratori legati a servizi essenziali per il cittadino e vengano invece esclusi disoccupati, cassintegrati o quantomeno studenti e liberi professionisti che in ogni caso avrebbero la possibilità di organizzare in modo funzionale i loro impegni e il loro lavoro. E se vogliamo qui viene anche meno quello che sarebbe il 1° punto dello welfare state, visto e considerato che lo Stato pur potendo mettere a disposizione posti di lavoro (seppur a prestazione occasionale) a chi di lavoro non ne ha, concede invece la precedenza a chi il lavoro per sua fortuna già lo possiede.

Queste sono solo alcune considerazioni che potrebbero essere ulteriormente approfondite portando ad esempio tante altre situazioni anomale e prive di logica che possiamo riscontrare anche personalmente
ogni giorno in prima persona. Noi come al solito siamo abituati a soffermarci in particolare sul panorama romano essendo quello che ci tocca più direttamente, ma ovviamente lo Stato è uno, e la situazione nel resto d’Italia non è tanto differente da città a città.



Come ben sappiamo il prossimo fine settimana ci sarà una nuova chiamata alle urne, bisognerà decretare il nuovo sindaco di Roma con la fase di ballottaggio. Viene spontaneo chiedersi: verranno presi in considerazione gli errori di organizzazione delle recenti votazioni? Dubitarne ormai è diventata cosa lecita per noi italiani. Ma siamo sicuri che nulla cambierà, nè riguardo gli scrutatori nè tantomeno riguardo il nuovo sindaco (che vinca uno o l'altro è indifferente) e le sue proposte di miglioramento dello stato sociale e dei servizi offerti ai romani. Per esempio, si aprirà l'era degli autobus colorati, non dell'efficenza dei trasporti. D'altronde è quello che vogliono i romani...

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