venerdì 25 novembre 2011

Atac: Si al Trasporto Pubblico, No Alla Svendita

Ci eravamo lasciati il 2 novembre con un comunicato pubblicato sul sito: sempredomani.org, dove dicevamo no alla svendita dell’ azienda capitolina. Oggi quelle nostre preoccupazioni assumono dei risvolti concreti e reali, ne è la prova la nomina a Presidente del Consiglio, del senatore Mario Monti; un uomo di nota provenienza, legato da sempre ai poteri forti, all’alta finanza, consulente della Goldman Sachs, la banca più potente al mondo che detiene gran parte del debito pubblico greco, ex commissario UE, legato al Fondo Monetario Internazionale e membro della Bilderberg, il club più potente al mondo.
Il menu che il cameriere Monti ci illustra viene somministrato a tutti noi dalla BCE e il menu è un peso per il nostro stomaco. Flessibilità estrema, liberalizzazioni, cancellazione delle pensioni di anzianità, randellate al pubblico impiego con mobilità volta al licenziamento, privatizzazioni con un particolare riguardo alla svendita degli ultimi gioielli di stato (vedi ENI), e per ultimo la privatizzazione di tutte le municipalizzate (trasporto pubblico, Raccolta rifiuti ecc…). Questo è il menu BCE e per tutti noi, cittadini, questa è pura macelleria sociale. Privatizzare le municipalizzate significa non avere più certezze anche sull’integrità sociale ed assistenziale di un servizio reso ai cittadini. Privatizzare le municipalizzate significa ridiscutere con i nuovi acquirenti i contratti collettivi nazionali dei lavoratori senza avere garanzie da parte delle istituzioni. Privatizzare è fonte di indebitamento, perdita di posti di lavoro e fallimento. Quando si usa spesso la parola “ carrozzone” per definire un azienda pubblica in debito e non produttiva, si dimentica di dire che sono le persone che la dirigono che la rendono inefficiente. Privatizzare non è la soluzione di ogni male, ciò che ci vorrebbe invece, è la presentazione di un vero e responsabile piano industriale che metta in primo piano, la trasparenza sulle gare d’ appalto, meritocrazia per i dipendenti, stop alle consulenze esterne di dirigenti politicizzati, stop alla lottizzazione delle cariche e delle poltrone, taglio agli sprechi, sblocco dei fondi che la Regione Lazio deve a Roma Capitale e all’ ATAC, assunzione nei settori operativi, riqualificazione dei dipendenti amministrativi in esubero nei settori dell’esercizio aziendale; autisti, bigliettai, operatori di stazione, controllori, manutentori.
La fine del governo Berlusconi non garantisce ai lavoratori pubblici o parastatali un destino diverso da quello già designato a livello europeo con il summit del G20 tenutosi nei giorni scorsi e che ha ribadito la fine dello stato sociale, la forte contrazione dei diritti e la riduzione degli stipendi e delle garanzie, la crescita delle tariffe dei servizi pubblici e della pressione fiscale e contributiva sui redditi da lavoro dipendente. Ritornando al menu BCE, il più facile licenziamento dei dipendenti pubblici sarà solo l’antipasto da servire prima delle portate sostanziose, ovvero il taglio di altri rami della Pubblica Amministrazione e la consegna ai mercati di quei servizi ancora pubblici. Ci saranno forti mobilitazioni per tutto il mese di novembre e dicembre da parte di quei lavoratori che vogliono rimettere al centro la questione della sopravvivenza dei servizi pubblici a partire dal rinnovo dei contratti nazionali di lavoro dei pubblici dipendenti. Bisogna combattere fino alla fine per difenderci dai banchieri e dai poteri forti, perché altrimenti non ci vorrà molto a capire come andrà a finire. A pagare saremo noi umili cittadini che crediamo in un ‘ Italia sovrana, libera dagli usurai, dalla loro moneta (euro) e da questi camerieri di maggioranza e opposizione.

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