lunedì 16 gennaio 2012

Gianluca Iannone, istigatore alla coerenza

La mattina del 12 Gennaio del 2012, viene diffusa su internet la notizia della morte del capo del pool antiterrorismo della Procura della Capitale, Pietro Saviotti. Colto da un malore improvviso, la sera del 11 Gennaio si accascia a terra a piazza Clodio, a Roma.
Una notizia semplice nella sua drammaticità. Una notizia, insomma, come molte altre. Una notizia che però ha ricevuto una esorbitante impennata di notorietà quando nel profilo facebook del Presidente di Casa Pound Italia, Gianluca Iannone, appare uno status personale : “Questo 2012 si prospetta come un anno interessante. Evviva “.
Subito nei quotidiani locali e nazionali (anche i più noti come il “Corriere della Sera” o “La Repubblica” nelle loro pagine web ovviamente) appare questa nuova notizia: “A Casa Pound piace la morte del capo antiterrorismo Saviotti”. Una sinapsi tanto elementare quanto errata. Eppure dotata di grande successo. Molti son stati, infatti, i commenti e le critiche degli utenti internet accorsi a rispondere alla notizia con grande veemenza.
Subito parte la denuncia per Gianluca Iannone di istigazione a delinquere. E fin qui tutto poco opinabile. Se non fosse per alcuni altri elementi che rendono la tematica molto interessante.
In primis va chiarito da subito che Pietro Saviotti, in qualità di capo del pool antiterrorismo di Roma, aveva fatto partire, qualche anno fa,  le denunce per i giovani ragazzi del Blocco Studentesco coinvolti negli scontri, anzi nell’assedio, di Piazza Navona. E non contento aveva ordinato l’arresto, stavolta pochi giorni fa, di Alberto Palladino, militante di CasaPound, accusato senza prove, di aggressione fisica ad alcuni ragazzi del Pd mentre erano in pacifica affissione. Ventotto giorni di carcere (non uno di meno) con l’accusa di rissa aggravata. Nessuno in Italia forse ha mai battuto questo record,come afferma Andrea Antonini, vice presidente di CasaPound Italia.
Per proseguire, poi, vanno considerati almeno altri elementi. Oltre al fatto che contro Casa Pound il volere mediatico si scaglia ormai da mesi senza alcuna prova (come dimostrano i fatti di Firenze), c’è da aggiungere che la mattina del 13 Gennaio (cioè nemmeno dopo due giorni dalla morte di Saviotti) decine di carabinieri hanno assediato lo stabile occupato di Via Napoleone III (in cui si trova l’abitazione privata di Iannone) semplicemente per sequestrare un computer e una pennetta USB al presidente di CPI. A titolo di cronaca Iannone è finito poi in questura insieme ad altri militanti. Per non parlare poi delle recenti minacce del presidente della comunità ebraica di Roma, Pacifici, il quale ha esplicitamente affermato che nei confronti di Iannone e Casa Pound è finta la pazienza, e che non avranno più vita facile. Parole sibilline e pericolosamente ambigue,soprattutto alla luce del fatto che tra Casapound e la comunità ebraica non esiste nel passato alcun precedente e significativo screzio.
Dunque sorgono spontaneamente altre perplessità. Come mai per una banale frase,seppur di cattivo gusto come ha peraltro ammesso spontaneamente Iannone, si è scatenato un tam-tam mediatico di così vaste proporzioni? Perché il 7 Gennaio in occasione dell’anniversario dei martiri di Acca Larentia nessuno, e sottolineiamo nessuno, ha alzato la voce contro quel pugno di antifascisti che  intonavano bellamente cori del tipo: “10,100,1000 Acca Larentia”. Ma soprattutto come mai una comunità militante, presa come ingiustificato bersaglio da un capo del pool antiterrorismo, deve OBBLIGATORIAMENTE piangere alla sua dipartita?
Forse gli inquirenti si son lasciati trasportare un po’ troppo dal clima politico incandescente degli ultimi mesi. Dal volere politico e mediatico di eliminare qualunque alternativa alla partitocrazia usuraia e meschina. Quindi vogliamo perdonarli, credendo che abbiano semplicemente sbagliato un termine. Iannone,per noi, non è un istigatore a delinquere. È un istigatore alla coerenza.

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