lunedì 20 agosto 2012

Ilva e WindJet: Il successo del privato!

È da sempre l’intrinseco volere dell’ideale capitalista: assoggettare le nazioni, indebolendo la loro sovranità politica, sociale ed economica per far divenire tutti i lavoratori oggetto dell’economia e della produzione dei privati. Chi non capisce questo o chi semplicemente si ostina a non crederci (definendo questa come una teoria complottista)mai potrà definirsi libero.


L’Italia, dal secondo dopoguerra in poi (specie negli ultimi due decenni), è definitivamente caduta nella trappola: ha venduto il lavoro e il sacrifico dei suoi cittadini alla mercè dei grandi finanzieri internazionali.In primis perdendo il potere di stampare le proprie banconote (sia con la Lira che con l’Euro), poi cominciando a far intervenire nella stesura della Costituzione volontà straniere e antisociali. Successivamente ha venduto buona parte dei suoi beni materiali pubblici e infine ha rafforzato e aumentato nel proprio ordinamento le norme a favore dei privati e a discapito del controllo statale.


Sembra la terribile descrizione della distopia Orwelliana, eppure è la scomoda e cruda realtà dei fatti. Solo negli ultimi giorni, due casi importanti vengono a supporto della nostra visione.


Il primo caso riguarda l’Ilva, la più grande azienda italiana ed europea (comunque privata) in merito alla lavorazione dell’acciaio, la quale consta diversi stabilimenti in tutto il territorio nazionale, e i più grandi in assoluto si trovano aTaranto e Genova. Proprio il primo di questi (in cui lavorano quotidianamente circa tredicimila operai), recentemente, è finito sotto l’occhio della magistratura in merito alla contaminazione tossica e l’inquinamento generico che l’industria quotidianamente emette a danno dei cittadini locali. La decisione del GIP è stata drastica: blocco della produzione fino alla bonifica degli impianti. Tutti i dipendenti, dunque, a casa finché l’industria non potrà assicurare alla città di Taranto una produzione sana e pulita.


Il secondo caso riguarda la compagnia low cost siciliana, Windjet. Questa per evidenti problemi economici (si parla di un buco di decine di milioni di euro) dovuti a chissà quale pessima politica aziendale (solo nel 2008 riuscì ad essere la prima, e sottolineiamo prima, compagnia aerea nazionale per numero di passeggeri) che in pochi anni (nata nel 2003) ha trasformato un buon progetto economico in un vero incubo capitalista. La chiusura del sito on-line, il mancato accordo di acquisizione con Alitalia,le decine di migliaia di passeggeri lasciati a terra o costretti a comprare un nuovo biglietto con altre compagnie (alcuni con un rincaro di ottanta euro per i voli nazionali e fino a centocinquanta euro per le tratte internazionali) si aggiungono alla problematica madre: oltre cinquecento dipendenti che rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro.


Se tutto ciò fosse successo ottanta anni fa, la problematica sarebbe presto rientrata. Lo stato sociale e sovrano italiano avrebbe intavolato trattative con le aziende private al fine di aiutarle sia nel bonifica graduale e non immediata degli impianti (nel tempo quindi, senza arrivare ad un punto di non ritorno a livello strutturale e funzionale), sia nella copertura del buco di milioni di euro di fatturato che quella nefasta gestione aveva provocato. Avrebbe finanziato di tasca propria le spese e avrebbe gestito direttamente la rinascita delle imprese. Questo semplicemente perché lo Stato controllava tutto ciò che nel suo territorio avveniva a livello industriale ed economico, tutelava il lavoratore e, soprattutto, era padrone della sua moneta consentendogli perciò di finanziare le sue aziende in crisi.


Oggi, invece, il panorama è assai differente: lo stato sociale è stato abbattuto consentendo ai privati di muoversi nella più ampia libertà immaginabile anche a livello legale (il nostro ordinamento lo consente). Il controllo della pubblica autorità sulla gestione privata delle azienda in alcuni casi è solo teorica, in altri è semplicemente inefficiente a contrastare i progetti degli imprenditori privati. Le casse dell’erario sono vuote e nonpermettono risollevare questa problematica e intervenire sulla gestione malsana appunto dei privati stessi. Il governo tecnico nonostante i proclami di “salvatore della patria” può fare ben poco contro la decisione della magistratura (nonostante il ministro dell’economia e delle finanze Grilli prometta battaglie per la salvaguardia dell’Ilva soprattutto).


Senza considerare il fatto che la chiusura anche se temporanea dell’Ilva di Taranto e il fallimento della WindJet, favoriscono ovviamente la concorrenza estera sempre spietata nel sistema capitalista. Le imprese francesi, tedesche e cinesi (in primis) son pronte come avvoltoi a comprare parte delle azioni dell’Ilva o a finanziare semplicemente la bonifica degli impianti pur di mettere le mani sulla produzione e gli utili della più grande industria siderurgica europea, rallentando magari la crescita dell’azienda stessa e favorendo dunque la loro produzione locale. A questo segue una nostra piu' che legittima domanda, come mai politici e magistrati in primis, sembra non lavorino mai per il bene dell'Italia? Il destino dell'Ilva forse ci dara' risposte piu' profonde di quanto possiamo immaginare in questo momento.


Che vedremo in futuro altre centinaia di disoccupati dovuti ad una nefasta amministrazione privata e ad un mancato controllo della P.A. , dunque, appare ad oggi un’ipotesi più che fondata.


Pian piano questo sistema però fortunatamente ci da l’idea che si stia autodistruggendo. Non è più, infatti, un capitalismo sano come dovrebbe essere che in sintesi con il controllo dei governi e con la forza lavoro degli operai crea occupazione e profitto ma ormai solo una terribile trappola usuraia che ha sottomesso ogni parte sociale. Un sistema di usura , infatti, che strozza le economie nazionali, rende flessibile e quindi precario il lavoro, che favorisce la sfrenata globalizzazione, come può ottenere i suoi tassi di interesse a noi imposti? In altre parole: come pagheremo se non guadagneremo?

Speriamo per loro che se accorgano presto: questo sistema, opera dei malvagi, è caduco.

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