domenica 13 gennaio 2013

ILVA: Passato e Futuro

Società per azioni che si occupa principalmente della produzione e lavorazione dell’acciaio. Ha diverse filiali sparse in Italia ma lo stabilimento principale è quello di Taranto che è il più grande polo siderurgico in Europa e uno dei più grandi nel mondo. Questa è l’Ilva e solo per quello che rappresenta meriterebbe una sorte migliore rispetto a quella che invece sta accadendo. Ma partiamo dall’inizio. L’azienda viene fondata da un gruppo di industriali agli inizi degli anni novanta ma successivamente diviene un’azienda pubblica grazie all’IRI,l’ente pubblico italiano istituito nel 1933 durante il ventennio fascista. Segue poi una crisi del mercato dell’acciaio che porta a grandi problemi finanziari dell’azienda che viene rilevata dal gruppo privato Riva,tutt’oggi ancora a capo. Questa è la storia in breve dell’azienda.


Nell’estate del luglio 2012 il gip del tribunale di Taranto sequestra varie aree dell’azienda di Taranto,arrestando otto persone tra dirigenti ed ex dirigenti del gruppo Riva a causa dell’inquinamento ambientale prodotto dagli stabilimenti dell’azienda. Ovviamente i più danneggiati da questo provvedimento sono stati gli operai che lavorano in quegli stabilimenti e che prontamente hanno fatto sentire la loro voce. Il presidente della regione Puglia,Nichi Vendola apre dicendo subito che la regione si costituirà parte civile ma col passare del tempo e il trascorrere delle indagini si viene a sapere che il presidente della Regione Puglia avrebbe fatto pressioni indebite nei confronti del direttore dell’Arpa (società addetta al controllo dei livelli di inquinamento) per non far emergere i dati drammatici. Naturalmente il leader di Sinistra Ecologia e Libertà respinge le accuse come spesso accade, riponendo piena fiducia nei confronti della magistratura. E chissà che tipo di pressioni avrebbe fatto,mazzette,promesse di qualche tipo? Sta di fatto che si sta cercando di insabbiare la notizia.

Ci dispiace constatare il fatto che anche l’Ilva,ex azienda pubblica sia passata a dominio privato. Purtroppo il problema della privatizzazione di molte aziende ha afflitto il nostro Paese negli ultimi anni e viene messo in pratica lo stesso metodo utilizzato con l'Alitalia: si divide l'azienda in due parti, quella con i debiti rimane allo Stato e quella ripulita viene acquistata a prezzo super scontato dai privati. E tutto quello che sta accadendo questi giorni non sarebbe successo se ci fosse un governo eletto dal popolo,sicuramente la prima cosa che farebbe un tale governo è quella di togliere dalle mani private un’azienda che tanti anni fa era pubblica. E in tutto ciò l’Unione europea resta a guardare e declassa le produzioni vitali come quella siderurgica. Bell’Europa…

Nel 2006 alla vigilia delle elezioni politiche Emilio Riva finanzia le campagne elettorali di entrambi gli schieramenti contendenti,Forza Italia da una parte e Ds dall’altra,ma in quest’ultimo caso il finanziamento non arriva al partito vero e proprio ma va direttamente a Bersani che stava diventando ministro per lo sviluppo economico e controllore politico dell’Ilva. Si rientra quindi sempre nella logica partitica da cui sembra cosi difficile uscirne. Anche per questo oggi è importante uscire dagli schemi dei partiti e provare ad intraprendere una strada nuova che abbia alla base dei veri valori e che non si faccia influenzare dal particolare schieramento.
Si è proposto di spegnere lo stabilimento ma ciò è inaccettabile,troppi posti lavoro andrebbero persi e in un periodo come questo il fatto è ancor più pesante. Non ci si può permettere d’altro canto di uscire definitivamente dal settore della siderurgia,è un danno regionale ma soprattutto nazionale. Che poi documentandosi,ci si accorge che lo stabilimento è in regola con le emissioni e che non ci sono leggi o regole che prevedano la chiusura degli stabilimenti. Ma se proprio fosse vero che escono sostanze nocive dagli stabilimenti di Taranto si potrebbe tranquillamente affermare che a rimanere avvelenata sia stata solo la politica visto i “pericolosi” rapporti che intercorrevano e che intercorrono tutt’ora tra l’azienda e le istituzioni. L’esempio è sempre quello dei contatti frequenti tra dirigenti dell’azienda e presidente della provincia di Taranto e governatore della regione Puglia.

L’economia italiana non deve subire questo ulteriore danno,perché ad avvantaggiarsene sarebbero gli altri paesi europei e mondiali. Il lavoro e la produzione devono proseguire.
E poi chiudere un’azienda come questa è inaccettabile perché sarebbe una batosta all’economia italiana e al nostro sistema produttivo,si devono si ridurre le sostanze dannose(magari riconvertirle in un tipo di energia non dannosa) ma si deve sempre mantenere un minimo di produzione proprio come proposto dalla stessa azienda che ha stanziato una cifra per il risanamento ma che è stato ritenuto non congruo dal gip di Taranto.

Certo è che facendo un confronto con la vera Ilva di settanta anni fa e quella odierna male amministrata c’è da meditare,prima si praticava una vera politica sociale nei confronti dei dipendenti dell’azienda e per i familiari:assistenza sanitaria negli stabilimenti,asili e doposcuola sono solo alcuni esempi. Insomma l’azienda era molto più vicina alle famiglie ed era interessata ad una rinascita dell’industria italiana,esattamente il contrario di quello che sta accadendo oggi. Scusate se a volte siamo un po’ nostalgici ma i dati di fatto ci danno ragione.

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