domenica 3 febbraio 2013

Nord Irlanda: Ritorno al Passato?

Ad ogni uomo libero, sia esso militante o intellettuale, che vive lottando per la conquista della sovranità e la difesa dell’identità tradizionale del proprio paese, non può che non essere a cuore la questione Nord Irlandese. Questa, infatti, presenta tutte le caratteristiche di una vera e propria guerra per la salvaguardia della sovranità e dell’identità del popolo irlandese, per l’appunto, nei confronti dell’invasore britannico. 
 
Fin dai primi decenni del ‘900, dopo la guerra anglo-irlandese, vaste regioni dell’ Irlanda furono teatro di una vera e propria invasione coloniale inglese che vide i cittadini irlandesi come soggetti passivi in quanto costretti a subire discriminazioni nel trovare lavoro o nell’assegnazione delle case popolari proprio nelle loro stesse città governate però da reggenti stranieri. Tutto questo per motivi soprattutto religiosi: gli irlandesi erano prettamente cattolici, gli inglese protestanti. Inoltre le circoscrizioni territoriali introdussero un sistema elettorale (tutt’oggi in vigore) che permise ai protestanti (in minoranza) di vincere sempre e comunque le elezioni.
 
Il punto di conflitto massimo si raggiunse tra gli anni ’60 e ’90. Periodo nel quale tra civili, militari e militanti politici morirono ben 3000 persone. Tutto questo in un costante clima di guerra civile.
Le cose peggiorarono in realtà però solo dl 1976 quando il governo inglese abolì lo stato di prigioniero politico attribuito ai militanti irlandesi dell’IRA (Irish Republic Army; la più importante divisione paramilitare dei cattolici irlandesi ma anche un movimento politico per la conquista della sovranità della Repubblica Irlandese dal dominio britannico). Questi da quel giorno in poi non avrebbero goduto più dei privilegi attribuiti nelle carceri ai prigionieri politici ma sarebbero stati trattati come carcerati comuni. Come se il combattere per un’idea fosse paragonabile al rubare o all’uccidere per gloria o denaro. Inoltre furono utilizzate sempre meno guardie carcerarie regolari e sempre più militari della RUC (divisone para militare protestante opposta all’IRA).
 
Iniziarono proteste dentro e fuori dalle galere. Fuori ci fu una vera e propria guerra civile che cosò la vita a migliaia di persone. Dentro invece ci furono proteste inizialmente pacifiche come quella del rifiuto di indossare divisa carceraria rimanendo nudi o con una coperta addosso la notte. Dopo due anni di risultati fini a se stessi i carcerati decisero prima di non lavarsi e spargere le proprie feci sui muri delle carceri fino a passare veri e propri scioperi della fame. Questi costarono la vita, invece, a poco pi di venti eroi irlandesi (il primo tra i quali il celebre Bobby Sands) .
 
In questo breve excursus storico non si può certo dimenticare poi la tanto tragica quanto storica “Sunday Bloody Sunday”del 1972 che ha inspirato anche la nota canzone del gruppo rock irlandese degli U2. Quel giorno nella città di Derry nel Nord Irlanda la polizia e l’esercito inglese aprirono il fuoco contro i manifestanti filo repubblicani cattolici uccidendo quattordici persone.
 
Oggi, per amor del vero, la situazione è pressappoco migliorata. Ma negli ultimi mesi, in un clima sociale, politico e soprattutto economico davvero difficile per l’intera Irlanda, sovrastata dal debito, inflazione e disoccupazione, le cose peggiorano di giorno in giorno, facendo tornare alla mente ancora i tragici eventi del passato. Cristiani e protestanti a Belfast ancora in conflitto.
 
Son recenti, infatti, le notizie degli scontri, e dei numerosi conseguenti feriti (circa venti solo tra le forze dell’ordine), tra le due fazioni e la polizia locale dopo la storica decisione del governo nordirlandese di non far sventolare tutto l’anno ma solo in alcune date precise l’Union Jack, il vessillo britannico. I lealisti protestanti inglese la considerano come attacco alla loro identità, i cattolici irlandesi, invece, la considerano come primo passo verso il riconoscimento della propria indipendenza. Inoltre, sempre recenti sono le minacce di morte ricevute dal primo ministro nord irlandese, Robinson, da parte di alcuni estremisti politici ancora però non identificati dalla polizia inglese (solo un fermato di cui non si è svelato nome e fede politica) e gli attacchi dei militanti protestanti con molotov e sassi ai negozi e alle case di cattolici irlandesi.
 
In definitiva, l’Irlanda sta forse ritornando al passato. L’ideale di indipendenza e libertà politica, sociale ed economica non ha abbandonato gli animi de coraggiosi irlandesi. Il progetto di occupazione dell’isola da parte del dominio britannico sta forse davvero volgendo al termine.
Dunque l’augurio resta che questi uomini ci siano d’esempio sotto l’aspetto della tenacia e del coraggio. Che ci siano da guida spirituale sotto l’aspetto umano. E alla fine, verrà il nostra giorno.

Nessun commento:

Posta un commento