Un gesto estremo che nella sua lettera argomenta magistralmente, incarnando con il suo gesto un modello di uomo ideale, di spirito, che è d’esempio per tutti quelli che si riconoscono nelle denunce di Venner e nelle sue critiche alla società moderna. Venner scrive, nella sua lettera rinvenuta subito dopo il suicidio:” … ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà. Offro quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali. … “ riferendosi all’anestetizzazione del popolo francese avanti ai grandi avvenimenti riformisti o pseudo tali che li ha visti in prima persona coinvolti. Un gesto che viene così spiegato:”Mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invadenti desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà plurimillenara.”, come un ultimo e profondo gesto di ribellione ai sistemi massivizzanti e globalisti che distruggono l’identità dei popoli che Venner, fino al giorno della propria morte, ha sempre tentato di ribadire e di difendere. Una battaglia generica a favore dell’identità di tutti i popoli europei, una denuncia che trasmigra la frontiera francese e si estende a tutta Europa e che noi potremmo allargare ad altri contesti geopolitici anche più distanti, come
Molti nel riportare la notizia della sua morte, hanno riferito di come Venner fosse indignato per l’approvazione della legge in favore dei matrimoni omosessuali e come la sua denuncia fosse in riferimento all’islamizzazione della società francese. A nostro giudizio l’analisi è riduttiva e non rende giustizia a quello che è stato il reale intento di Venner: dimostrare con l’esempio come un uomo debba essere disposto a tutto, anche all’estremo e più alto gesto umanamente concepibile, il suicidio, pur di affermare con forza il proprio dissenso. La ribellione di Dominique Venner è nei confronti di una classe politica lontana dalle istanze del popolo e di una società tutt’altro che dinamica e “assonnata” ed “ingannata” dai gruppi dirigenti, incapace di uno slancio attivo e realmente propositivo. Venner denuncia la dispersione dei valori tradizionali che privando il popolo della propria identità lo svuotano di quella coscienza idonea a contrastare le iniziative di chi tenta di unire con l’inganno a vantaggio di interessi individualistici e tutt’altro che solidali.
Dominique Venner, come Yukio Mishima, ha tentato di dare un esempio, ha tentato di offrire agliuomini un’occasione per riflettere donando la propria vita affinchè gl’uomini potessero fermarsi a riflettere. Un gesto disinteressato, che consacra Dominique Venner ad esempio di coerenza e coraggio ed a riferimento per tutti quegli uomini che ancora oggi non s’arrendono. Onore a Dominique Venner, samurai d’Occidente !
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