martedì 22 ottobre 2013

Sul Tema Omosessualità...

Tra la fine del IX sec. e l’inizio del XX vigeva ancora all'interno del mondo scientifico una visione chiamata "Relativismo culturale" che faceva si che le scoperte, le analisi e le ricerche sociologiche e antropologiche di quegli anni, quando si imbattevano in culture o manifestazioni di comportamenti omosessuali, venivano sottaciute alla comunità scientifica, negati o tutt'al più minimizzati e analizzati solo da un punto di vista di problematica morale.

Per molto tempo furono, infatti, soltanto pochi illustri che si occuparono del fenomeno considerando il comportamento omosessuale come qualcosa di acquisito, fortuito e accidentale, un "peccato" in cui ogni essere umano poteva saltuariamente cadere e per cui poteva anche essere condannato. Il paradigma del "Relativismo culturale" venne superato soltanto grazie all'apporto della medicina, la quale, iniziando ad interessarsi del fenomeno omosessualità offrì nuove chiavi di lettura. Kinsey fu il primo a definire l'omosessualità come variante del comportamento sessuale umano.

Oggi, è noto a tutti che esistono coppie di fatto. Non tutti però vivono tale condizione con equilibrio e buon gusto, ma questo vale anche per troppe coppie etero.  Il problema non consiste nel fatto che tali unioni abbiano un riconoscimento di tipo civile e amministrativo, con l’attribuzione di determinati diritti e doveri alla coppia,quanto quello relativo ad ogni ipotesi di adozione di bambini a coppie gay. La possibilità di riconoscere un’unione civile (riguardante persone dello stesso sesso o meno) che contempli al suo interno determinati diritti e altrettanti doveri da riconoscere ai contraenti deve essere una garanzia di tutti

La  concezione dello Stato deve essere organica, inclusiva, e non può tollerare che larghe frange della cittadinanza siano costrette a comportamenti “carbonari”. Un’idea di Stato che contempla una sovranità forte e che  non accetta diktat morali, religiosi o settari, da parte dei proibizionisti come da quella degli esibizionisti.

Ne è la conferma l’ultimo episodio verificatosi dopo le dichiarazioni dell’imprenditore Barilla,condannato per le sue dichiarazioni; le reazioni del mondo gay non sono state altro che l'ennesimo specchietto per le allodole, volto a creare vuoto chiacchiericcio mentre l'asse produttivo dell'Italia viene spolpato. Sono armi di distrazione di massa, buone solo a spostare il dibattito politico verso tematiche inconsistenti, banali e conformiste.

Lo stesso istinto libertario contro facili pregiudizi e visioni stereotipate ci induce del resto a ritenere inconcepibile e indesiderabile qualsivoglia estensione di leggi liberticide come la Mancino, che anzi non ha di per sé già senso di esistere.

L’intolleranza si combatte rifondando la comunità nazionale su basi condivise. Queste iniziative sono solo facile fonte di guadagno (su pubblici finanziamenti) per associazioni che non hanno nessuna intenzione a far finire il problema “omofobia”  perché il problema stesso diventa fonte di reddito per associazioni di nicchia.


Insomma il mondo omosessuale non dovrebbe avere la sindrome del “panda”, della specie particolare in via di estinzione. Al contrario aspirare alla uniformità con il resto del popolo italiano. Uniformità di fronte allo Stato e di fronte alla legge. Quindi diritti civili e riconoscimento restano l'unico passo necessario anche culturale per porre fine non tanto alla discriminazione, ma al retaggio culturale secolare che la genera. Crediamo al contrario che tanti, troppi omosessuali organizzati, preferiscano bivaccare nel limbo dell'incertezza giuridica per cavalcare il clamore politico della questione omosessuale.

A nostro avviso oggi ci sono troppe battaglie per le libertà delle singole categorie e non c'è quella essenziale per la libertà contro il pensiero unico, globale e omologante.

Nessun commento:

Posta un commento