martedì 29 ottobre 2013

“La (dis)grazia italiana!”


 “La legge è uguale per tutti”. Questo è il principio basilare su cui venne fondato già dal 1942 l’intero ordinamento giuridico italiano, con l’emanazione del Codice Civile. Tutti uguali sotto ogni punto di vista: politico, economico, sociale. Non ci sono preferenze e non ci sono agevolazioni. L’Uguaglianza vince su tutto.

Purtroppo però in alcuni casi bisogna fare i conti con la realtà.

L’ordine naturale delle cose vuole che  se si viene ritenuti colpevoli, si sconta una pena. Sembra impensabile che ad alcuni cittadini italiani, condannati dalla giustizia ordinaria per motivi fiscali, possa venir accordata una grazia giuridica. Più che altro è impensabile che se ne parli ogni giorno sui media, sui quotidiani, sui social network solo perché il soggetto in questione si chiama Silvio Berlusconi, leader della coalizione di centro destra, ex presidente del Consiglio dei Ministri e noto imprenditore di fama mondiale, condannato dalla cassazione a quattro anni per frode fiscale e rinviato invece per discutere l’interdizione dai pubblici uffici.

Con regolarità marziale, da mesi a questa parte non si parla d’altro. Ci hanno inondato di dichiarazioni, confessioni, testimonianze, prese di posizione e sentenze. Secondo il Pdl Berlusconi è candidabile e la sua carica da senatore non deve decadere: la legge Severino non è applicabile perché i fatti per i quali è stato condannato sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge stessa e la norma non può avere valore retroattivo. Inoltre c’è chi rivendica che in seguito all’indulto concesso nel 2006, la condanna a quattro anni per frode fiscale sarebbe in pratica di un solo anno. Berlusconi poi non può andare in carcere e dovrebbe essere affidato ai servizi sociali o andare agli arresti domiciliari.

Insomma una marea di dichiarazione socialmente e giuridicamente ingiuste. Alle quali vanno aggiunte poi le dichiarazioni solidali degli altri esponenti della politica italiana, sempre in prima linea per difendere gli “innocenti” colleghi.

Ma gli interrogativi che questa inutile vicenda solleva sono veramente tanti. In primis si chiediamo perché si parli tanto di questa sentenza quando il signore Silvio Berlusconi è in attesa di giudizio definitivo per altre questioni. Vi ricordate, per esempio, il caso Ruby? Anche li in primo grado Berlusconi è stato condannato a sette anni di reclusione per concussione ai danni della questura.

Inoltre ci chiediamo come mai si possa solamente immaginare che il Presidente della Repubblica Napolitano debba concedere la grazie per motivi fiscali ad un cittadino evasore (fino a prova contraria). Come mai alcuni sono arrivati a  credere che Napolitano possa concedere la grazia a Berlusconi sotto ricatto? Io Napolitano ti do la grazia e tu Silvio esci dalla scena politica. Come mai il capogruppo Pdl al senato, Renato Schifani, è arrivato al punto di pensare che la grazia la debbano chiedere i figli di Berlusconi invece che gli esponenti del suo partito.

Ma in fin dei conti ci chiediamo come mai il PDL sia ancora al 20-22% nei sondaggi elettorali. Saremmo curiosi di conoscere chi ancora crede in questa gente, chi non si è stufato di questi ipocriti giochi di potere, di questa falsa informazione tesa a confondere le menti della popolazione e ad allontanarle dai problemi reali. Saremmo curiosi di conoscere chi non prova disprezzo per una magistratura faziosa, un classe politica succube dei poteri finanziari internazionali.


Ma in fin dei conti saremmo curiosi di conoscere chi crede che se fosse stato condannato lui stesso per frode fiscale, si sarebbe alzato comunque questo polverone.

Sveglia Italiani, che in Italia “la legge non è uguale per tutti”

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