domenica 8 dicembre 2013

Ettore Muti, Eroe Italiano


Voi siete l’espressione del volere sovrumano,un impeto senza peso,un’offerta senza misura,un pugno d’incenso sulla brace,l’aroma di una vita pura”

Così parlava Gabriele D’annunzio di Ettore Muti,uomo d’altri tempi dotato di un’audacia straordinaria,osannato da chi gli stava intorno e temuto dai sui nemici.                                              
 
Ettore Muti ha rappresentato probabilmente la forma più pura di un eroismo andato perduto nel tempo… schiavo del proprio ego e sicuro dei propri mezzi scelse di vivere sempre la vita in prima persona anteponendo il suo istinto e la sua ambizione alla tentazione di condurre un’esistenza comoda,dietro una scrivania e con alle spalle una parete colma di medaglie e riconoscimenti.
 
Che fosse una “voce fuori dal coro” lo si capì molto preso: a tredici anni fu espulso da tutte le scuole del regno per aver preso a pugni un professore,ma orgoglioso com’era non si perse d’animo e scelse,appena un anno dopo,di fuggire di casa per arruolarsi come volontario nella I Guerra Mondiale dove ,respinto per l’età,non si arrese, riuscendo ad entrare l’anno seguente negli arditi. Proposto per la Medaglia d’Oro al Valor Militare,è costretto a rifiutare poichè sotto falso nome in quanto minorenne…ma se la prima medaglia fu solamente sfiorata,da questo momento in poi inizia,per Ettore Muti,una carriera militare superlativa,pari a quella di pochi altri nella storia dell’ Italia unita. Partecipa all’impresa di Fiume distinguendosi per le numerose imprese spericolate,dove oltre a conoscere Benito Mussolini,riceve da D’annunzio l’appellativo di “Gim dagli occhi verdi”.Tornato in Patria entra nei fasci di combattimento. La forte personalità e la voglia di primeggiare si manifestano come una linea direttrice di tutta la sua vita. Muti,del resto,non è un uomo disposto a confondersi nella massa ma, piuttosto, come gli antichi condottieri facevano con i loro popoli, combatte e guida i “suoi”mettendosi sempre in prima linea ed infatti il 29 Ottobre  1922,nelle operazioni svoltesi sul territorio nazionale contemporaneamente alla Marcia su Roma, è alla testa dei fascisti che occupano la prefettura di Ravenna. Raggiunge il grado di colonnello,si sposa,ha una figlia,subisce un attentato e viene trasferito a Trieste, ma non è felice e decide di mettersi alla ricerca di una nuova sfida. Si appassiona del volo e pur di entrare in Aeronautica accetta il declassamento al grado di tenente. Nella guerra d’Etiopia inizierà una vera e propria collezione di medaglie che nel 1939 saranno così tante da farlo definire  “il più bel petto d’Italia”e consentendogli di mantenere tutt’oggi il primato italiano per le medaglie ricevute in azioni di guerra. Mai domo ed appagato,quando acclamato come un eroe rientra in Italia nel ’36, è solamente di passaggio perché invece di godersi il meritato riposo,parte nuovamente,alla volta della Spagna,per guidare la sua squadriglia nei bombardamenti ai porti delle città controllate dai
repubblicani,in una guerra che fece tutta,dal principio alla fine,dove totalizzò qualcosa come quattrocento azioni di combattimento,con episodi di valore incredibile. Tornerà decorato con varie medaglie d’argento ed una medaglia d’oro nella cui motivazione vengono declamate centosettanta azioni di bombardamento e tredici vittoriosi duelli aerei in un anno. Ttornerà per modo di dire, però,visto che nel 1939 partecipa all’invasione dell’Albania,questa volta guidando le truppe motorizzate di terra. La scaltrezza,l’intraprendenza e l’eroismo dimostrati in ogni occasione presentatagli davanti spingeranno Mussolini,su proposta di Galeazzo Ciano, a nominarlo Segretario nazionale del Partito Fascista ad ottobre del ’39, ruolo di grande prestigio che gli conferì grandi poteri e gli permise di frequentare alti gerarchi. Ma non era un posto per lui: il Partito Fascista,infatti,cloroformizzato da una troppo lunga consuetudine di potere,si era “seduto” nella burocrazia,nella retorica e nel conformismo mentre Muti non era un uomo da scrivania ma uomo d’azione,spavaldo e spericolato oltre che sempre alla ricerca di nuove sfide da affrontare e vincere,tanto che decide di lasciare volontariamente l’incarico,appena un anno dopo,facendosi mandare,per usare una sua celebre frase, “là,dove c’è bisogno !”…ossia al fronte dove combattè prima in Francia e poi nei cieli dell’Inghilterra dimostrando sempre grande coraggio e stabilendo il record mondiale,tutt’ora imbattuto, di ore di volo in guerra.  

 

Dopo la caduta di Mussolini,Badoglio provò ad affidargli il comando di una divisione corazzata di camicie nere che non aveva alcuna intenzione di passare agli ordini del nuovo governo incontrando il rifiuto,scontato,di Muti. Coinvolto in un mai dimostrato progetto d’insurrezione per restituire a Mussolini la guida della Nazione,il 24 agosto ’43 lo stesso Badoglio diede l’ordine di esecuzione facendolo prelevare,in piena notte,presso la sua villetta di Fregene con un ordine di arresto fittizio che invece era in tutto e per tutto un omicidio studiato a tavolino,perché ,Muti,per Badoglio “rappresentava sempre una minaccia “ ! Scortato inspiegabilmente in una pineta dagli stessi carabinieri che invece erano andati ad “arrestarlo” con un autovettura ed un autocarro,nella notte fonda si sentì quello che probabilmente doveva essere un ordine,un fischio,poi un altro. Il cosiddetto “ricevuto!” Successivamente scoppi di bombe a mano e raffiche di mitra. Il tutto per due,tre minuti al termine dei quali Muti giaceva a terra privo di vita. Sebbene la vicenda non fu mai chiarita,la spiegazione ufficiale fornita,ovvero quella dove Muti avrebbe tentato la fuga grazie all’aiuto di “qualcuno” che sparò alla scorta,appare grossolana almeno per due ragioni:la prima risiede nel fatto che,alla fine di quella bolgia infernale,l’unico colpito fu lui. Le seconda consiste nel fatto che la famiglia riuscì a recuperare il suo berretto,dove erano presenti due fori di proiettile sparati a distanza ravvicinata. L’omicidio premeditato,con gli spari mascherati dal fracasso delle bombe,rimane l’ipotesi più accreditata,visti anche il prestigio e la scomodità di Muti, un fascista diventato eroe in due Nazioni diverse,dopo un lungo percorso cercato,voluto,essenzialmente ovvio per uno come lui che è sembrato,nell’arte del fare la guerra,quasi un predestinato capace di unire alla destrezza bellica ed al dono dell’imprevedibilità i valori del coraggio e della generosità,forgiando il tutto su una spavalderia che gli ha fatto da corazza sin dagli anni dell’adolescenza.
Il risultato è stato spaventosamente straordinario ,consegnandoci uno dei migliori della nostra
 
storia. Un personaggio audace,ma governato dalla coerenza delle proprie scelte,sempre spinte dall’ambizione. O forse,più semplicemente,un italiano fiero e spavaldo che in un periodo come quello dove ha vissuto,gremito di traditori,non ripudiò mai la sua idea e scelse di prendere la propria vita di petto. Sempre. Fino alla fine !

 
EIA EIA GIM !

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