martedì 17 febbraio 2015

Scandali del Mose e dell' Expo: Il vero volto della Democrazia Italiana

Il 2014 per l’Italia è stato senza dubbio l’anno degli scandali. “Mose”, “Expo” e “Mafia Capitale” sono state le tre grandi macchie che hanno contribuito ad arricchire il curriculum nero del nostro “Bel Paese”. E noi italiani, che non ci facciamo mancare mai niente, abbiamo ottenuto anche un altro primato in questo modo; l’Italia nel 2014 risulta infatti il Paese più corrotto di tutta l’Europa.

Negli ultimi mesi, però, si è parlato e sparlato solo del caso "Mafia Capitale" che ha praticamente fatto dimenticare le altre due inchieste della magistratura che vedono coinvolte tutte le forze politiche moderate e liberali del nostro paese.

L’inchiesta Veneziana del Mose è il classico esempio di bustarelle all’italiana. Il Mose è un progetto di ingegneria civile e ambientale tuttora in fase di realizzazione, finalizzato alla difesa di Venezia e della sua laguna dalle acque alte, attraverso la costruzione di schiere di paratoie mobili a scomparsa. Il Mose, insieme ad altri interventi come il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni, garantirà, presumibilmente, la salvaguardia della città e di tutti i suoi beni storici da qualsiasi evento legato alle maree e agli allagamenti. Il 4 giugno 2014, nell'ambito di un'inchiesta anticorruzione da parte della magistratura italiana, sono scattati 35 arresti e più di 100 sono gli indagati tra politici di primo piano e funzionari pubblici, per reati contestati quali creazione di fondi neri, tangenti e false fatturazioni. Un progetto come quello del Mose che dovrebbe rappresentare l’interesse comune a salvaguardare le ricchezze del nostro Paese si trasforma in un altro dei tanti esempi di strumentalizzazione dei progetti pubblici. Qualsiasi opera pubblica diventa un pretesto per “quelli che stanno in alto” per arricchirsi alle nostre spalle, ed inevitabilmente compromettere la realizzazione dell’opera stessa.

L’inchiesta sull’Expo di Milano offre invece un chiaro esempio di corruzione nell’ambito degli appalti. E’ paradossale pensare che l’Expo, evento importantissimo che nell’estate 2015 dovrebbe contribuire a rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo, ha alle spalle una serie di eventi che tutto rappresentano fuor che l’immagine di un Paese pulito e in linea con le leggi vigenti. La cosa più sconcertante è pensare che la Prefettura di Milano avrebbe potuto benissimo impedire l’ingresso negli appalti Expo di società che sono senza alcun dubbio invischiate con la criminalità organizzata, e tuttavia ha deciso di non farlo. E’ stato dato il via libera alla criminalità e si è puntato piuttosto che alla legalità, alla realizzazione dell’evento nei tempi prestabiliti. Oggi il Prefetto di Milano si trova infatti a dover scegliere se difendere la legalità con la conseguenza di rallentare i lavori e mettere a rischio l’intera manifestazione, oppure chiudere un occhio alleggerendo le norme antimafia e lasciando così il via libera a manovre del tutto illegali.


La più grande opera pubblica del momento, che conta al momento quasi tre miliardi di spesa totale, diventa così la metafora di un Paese alla deriva, un Paese che si regge su una falsa democrazia, un sistema fantoccio dove tutti, ma in realtà nessuno, hanno le stesse possibilità, gli stessi diritti e gli stessi obblighi sociali rispetto agli altri cittadini e allo Stato.



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