
Negli ultimi mesi, però, si è parlato e sparlato solo del caso "Mafia Capitale" che ha praticamente fatto dimenticare le altre due inchieste della magistratura che vedono coinvolte tutte le forze politiche moderate e liberali del nostro paese.

L’inchiesta sull’Expo di Milano offre invece un chiaro esempio di corruzione nell’ambito degli appalti. E’ paradossale pensare che l’Expo, evento importantissimo che nell’estate 2015 dovrebbe contribuire a rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo, ha alle spalle una serie di eventi che tutto rappresentano fuor che l’immagine di un Paese pulito e in linea con le leggi vigenti. La cosa più sconcertante è pensare che la Prefettura di Milano avrebbe potuto benissimo impedire l’ingresso negli appalti Expo di società che sono senza alcun dubbio invischiate con la criminalità organizzata, e tuttavia ha deciso di non farlo. E’ stato dato il via libera alla criminalità e si è puntato piuttosto che alla legalità, alla realizzazione dell’evento nei tempi prestabiliti. Oggi il Prefetto di Milano si trova infatti a dover scegliere se difendere la legalità con la conseguenza di rallentare i lavori e mettere a rischio l’intera manifestazione, oppure chiudere un occhio alleggerendo le norme antimafia e lasciando così il via libera a manovre del tutto illegali.

La più grande opera pubblica del momento, che conta al momento quasi tre miliardi di spesa totale, diventa così la metafora di un Paese alla deriva, un Paese che si regge su una falsa democrazia, un sistema fantoccio dove tutti, ma in realtà nessuno, hanno le stesse possibilità, gli stessi diritti e gli stessi obblighi sociali rispetto agli altri cittadini e allo Stato.
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