Ha promesso una riforma al mese.
Lavoro, burocrazia, tassazione e via dicendo: “Ci siamo dati una cadenza ordinata per le nuove iniziative di legge. A
gennaio abbiamo provvedimenti su economia e finanza. A febbraio tocca
alla scuola. A marzo il Green Act – sull’economia e l’ambiente in vista
della grande conferenza di Parigi 2015. Aprile sarà il mese di cultura e
Rai. A maggio tutti i riflettori sul cibo, agricoltura, turismo, made
in Italy: arriva l’Expo. A giugno i provvedimenti sulle liberalizzazioni
e prima dell’estate il punto sullo sport anche in vista della
candidatura per le Olimpiadi del 2024“. Ed ancora diritti, unioni civili e ius soli temperato.
A
quanto pare Matteo Renzi perde il pelo ma non il vizio: continua
inesorabilmente ad essere affetto da questa strana forma di inconcludente
sproloquio. E nonostante il clima sia fervente per l’ elezione del Presidente
della Repubblica, non possiamo far finta di nulla, ed è pressoché impensabile
distogliere l’attenzione dall’imponente castello di carte costruito in tutti
questi mesi dal Premier. Ma procediamo per gradi, analizziamole davvero queste
“promesse”.
Legge
elettorale: nei giorni scorsi
l’Italicum, che contiene l’accordo di maggioranza ed il patto con Forza Italia,
è passato al Senato. Renzi come al solito esulta, si autoproclama paladino di
non si sa cosa, lancia e rilancia tweet ed hashtag privi di qualsiasi tipo di
logica. Un classico; ormai poco gli importa delle sempre più numerose bagarre
in Aula, dei senatori della minoranza Pd che hanno volutamente deciso di non
prendere parte alla votazione: cosa farsene dei dissensi se questa è
#lavoltabuona?
Altro
interrogativo imperante: cosa cambia fondamentalmente in questa legge
elettorale? Il nome. Da Porcellum ad Italicum la sostanza è la stessa: verranno
favoriti i partiti con più potere come centro-sinistra e centro-destra, verrà
svantaggiato il Movimento 5 Stelle, ed i partiti minori avranno una sempre più
impercettibile probabilità di essere rappresentati istituzionalmente. Italicum legato indissolubilmente alla riforma
che interessa il Senato: alla ricerca di un monocameralismo spinto che si
confà come una sorta di dittatura del Premier stesso.
Vogliamo
parlare delle auto blu? Della fantomatica riduzione garantita dal
Presidente la scorsa primavera, contemplata e mai attuata? Solo ora si scopre
che la Camera aveva disposto degli strumenti di legge per svuotare i parchi
auto degli enti statali. E il “decreto stadi”? In poche parole prevedeva di
assegnare le auto alle forze dell’ordine. Emendamento approvato ma mai
pervenuto. Che fine abbia fatto non è dato sapere: l’ennesima ridicola vendita
spacciata per chissà quale grande manovra.
E
della Legge di Stabilità che continua a paralizzare la grande
distribuzione? Risultato delle scelte sbagliate del governo che causano danni
ancora più ingenti alle imprese, oramai praticamente a secco di liquidi. I
ritardi nei pagamenti pesano sul fatturato delle aziende per 34 miliardi di
euro. Un male al quale si rischia di aggiungere il carico delle nuove norme sul
pagamento dell’Iva. Raffiche di licenziamenti ed imprese sull’orlo del
fallimento. Per evitare che centinaia di migliaia di contribuenti possano
ritrovarsi a pagare un’imposta doppia è obbligatoria una modifica della Legge
di Stabilità. Subito.
Come
ignorare infine la “Buona Scuola”, il decreto che fa acqua da tutte le
parti. Il dissenso in merito a questo punto nevralgico continua ad essere
ignorato. Poco importa, basta trovare mille persone “innamorate della scuola”
ed il gioco è fatto. Non a caso il 22 febbraio Renzi incontrerà davvero i
“Mille” rappresentanti del mondo scolastico: perché “la riforma non la fa solo
il governo, si fa con l’opinione pubblica, perché questa è la riforma delle
persone.” Solita propaganda demagogica, solita inopportuna copertura
all’incultura che avanza.
“La
parola del 2015 è Ritmo; l’Italia deve tornare a correre. (…) Mi sento come Al
Pacino in Ogni maledetta domenica.” Lo stesso Al Pacino che nel ruolo di Tony
D’amato affermava: “Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso «
certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare. »”.
Ecco, fermiamoci qui.
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