Quinto e penultimo incontro a cura del Centro Studi Gymnasium, in
attesa del conclusivo appuntamento in programma per Martedì 8 Settembre.
Nel corso della lezione il Professor Mancini ha affrontato tematiche di
fondamentale importanza, esortando i giovani presenti a far tesoro
delle massime lette e commentate durante il pomeriggio.
Discutendo
attivamente, il Professore ha raccontato episodi di particolare
rilevanza, inerenti la vita del giovane Mussolini, funzionali per
comprenderne la formazione. Tra i diversi aneddoti, è senza alcun dubbio
obbligatorio citare la permanenza di Benito Mussolini in Svizzera, a
ridosso dei primi anni del ‘900. E’ proprio durante questo periodo che
egli riuscirà a forgiare il proprio animo: tra il 1902 ed il 1904
conoscerà leader e personalità di straordinaria importanza inerenti al
socialismo massimalista, tra i quali Angelica Balabanoff, attivista
russa, tra le prime a percepire la diversità in ambito politico del
giovane, sottolineandone le capacità di credere fermamente nel concetto
di volontarismo, di possedere una visione del mondo completamente nuova e
soprattutto di aver fede in una determinata tipologia di sindacalismo
rivoluzionario.
Durante la lezione, il Professore ha
successivamente illustrato le figure di Badoglio e Pavolini, personalità
sicuramente agli antipodi per etica e spirito.
Pietro Badoglio
non può che essere considerato, nella migliore delle ipotesi, un soldato
piuttosto incapace, un uomo talmente mediocre da esser ritenuto un
personaggio dei nostri giorni. Il traditore dell’Italia, colui che
assecondando i voleri del vincitore, verrà sempre e comunque ripudiato
anche da quest’ultimo, poiché chi tradisce una volta, tradisce per
sempre. La figura di Badoglio incarna non solo la sconfitta militare, ma
anche ed in particolar modo la disfatta delle parole: nei giorni che
precedettero l’8 Settembre, la morte della Patria e del senso
identitario non vennero considerate degne di memoria e rispetto, come se
la difesa dell’onore per l’onore fosse stata del tutto vana.
Completamente
differente, per forza e temperamento, Alessandro Pavolini, giornalista,
poeta e scrittore, capo delle Brigate Nere, uomo fedele, disposto a
sacrificarsi in nome dei suoi ideali. Egli è colui che non tradirà;
colui che è in grado di vivere la storia fino all’oggi, compiendo così
il proprio destino; egli è il Pensiero e l’Azione. Il sangue di Pavolini
rappresenta dunque, nel suo idealismo romantico, la compensazione della
logica del tradimento: egli, a confronto, è capace di riscattare il
senso dell’onore perduto.
Infine è stato ricordato Giuseppe
Solaro, giovane federale del Partito Fascista Repubblicano di Torino,
che il 12 ottobre del 1944 scrisse “I veri ribelli siamo noi”, un breve
saggio contro quel mondo vecchio ed insulso dominato da capitalisti ed
oppressori, contro le superate ideologie, contro tutti gli uomini falsi e
bugiardi. “I veri ribelli siamo noi” rappresenta probabilmente l’ultimo fascismo, funge da monito in quanto ci ricorda che
fortunatamente non siamo stati tutti Badoglio. I veri ribelli sono
ribelli in nome di una santa causa, di una società giusta e ordinata nel
rispetto del lavoro, della dignità nazionale e dell’amore per la
Patria: “I vigliacchi vorrebbero negare il nostro valore, ed è a questo
che noi ci ribelliamo.”
Solaro è dunque un uomo che non ha mai
avuto paura di esprimere il proprio pensiero, anche se solo contro
tutti. Considerando quindi emblematiche le sue parole, altro non si può
aggiungere se non ribadire di credere fermamente in ciò che si è, di
avere la forza di replicare dialetticamente in qualsiasi circostanza, di
studiare e confrontarsi di continuo con chi ha strumentalizzato la
storia, stravolgendo tutto e tutti, in difesa del nostro senso
dell’orgoglio, del nostro senso identitario.
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