Discutendo attivamente, il Professore ha raccontato episodi di particolare rilevanza, inerenti la vita del giovane Mussolini, funzionali per comprenderne la formazione. Tra i diversi aneddoti, è senza alcun dubbio obbligatorio citare la permanenza di Benito Mussolini in Svizzera, a ridosso dei primi anni del ‘900. E’ proprio durante questo periodo che egli riuscirà a forgiare il proprio animo: tra il 1902 ed il 1904 conoscerà leader e personalità di straordinaria importanza inerenti al socialismo massimalista, tra i quali Angelica Balabanoff, attivista russa, tra le prime a percepire la diversità in ambito politico del giovane, sottolineandone le capacità di credere fermamente nel concetto di volontarismo, di possedere una visione del mondo completamente nuova e soprattutto di aver fede in una determinata tipologia di sindacalismo rivoluzionario.
Durante la lezione, il Professore ha successivamente illustrato le figure di Badoglio e Pavolini, personalità sicuramente agli antipodi per etica e spirito.
Pietro Badoglio non può che essere considerato, nella migliore delle ipotesi, un soldato piuttosto incapace, un uomo talmente mediocre da esser ritenuto un personaggio dei nostri giorni. Il traditore dell’Italia, colui che assecondando i voleri del vincitore, verrà sempre e comunque ripudiato anche da quest’ultimo, poiché chi tradisce una volta, tradisce per sempre. La figura di Badoglio incarna non solo la sconfitta militare, ma anche ed in particolar modo la disfatta delle parole: nei giorni che precedettero l’8 Settembre, la morte della Patria e del senso identitario non vennero considerate degne di memoria e rispetto, come se la difesa dell’onore per l’onore fosse stata del tutto vana.
Completamente differente, per forza e temperamento, Alessandro Pavolini, giornalista, poeta e scrittore, capo delle Brigate Nere, uomo fedele, disposto a sacrificarsi in nome dei suoi ideali. Egli è colui che non tradirà; colui che è in grado di vivere la storia fino all’oggi, compiendo così il proprio destino; egli è il Pensiero e l’Azione. Il sangue di Pavolini rappresenta dunque, nel suo idealismo romantico, la compensazione della logica del tradimento: egli, a confronto, è capace di riscattare il senso dell’onore perduto.
Infine è stato ricordato Giuseppe Solaro, giovane federale del Partito Fascista Repubblicano di Torino, che il 12 ottobre del 1944 scrisse “I veri ribelli siamo noi”, un breve saggio contro quel mondo vecchio ed insulso dominato da capitalisti ed oppressori, contro le superate ideologie, contro tutti gli uomini falsi e bugiardi. “I veri ribelli siamo noi” rappresenta probabilmente l’ultimo fascismo, funge da monito in quanto ci ricorda che fortunatamente non siamo stati tutti Badoglio. I veri ribelli sono ribelli in nome di una santa causa, di una società giusta e ordinata nel rispetto del lavoro, della dignità nazionale e dell’amore per la Patria: “I vigliacchi vorrebbero negare il nostro valore, ed è a questo che noi ci ribelliamo.”

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