sabato 22 agosto 2015

Sintesi del quinto appuntamento con Gymnasium

Quinto e penultimo incontro a cura del Centro Studi Gymnasium, in attesa del conclusivo appuntamento in programma per Martedì 8 Settembre. Nel corso della lezione il Professor Mancini ha affrontato tematiche di fondamentale importanza, esortando i giovani presenti a far tesoro delle massime lette e commentate durante il pomeriggio.

Discutendo attivamente, il Professore ha raccontato episodi di particolare rilevanza, inerenti la vita del giovane Mussolini, funzionali per comprenderne la formazione. Tra i diversi aneddoti, è senza alcun dubbio obbligatorio citare la permanenza di Benito Mussolini in Svizzera, a ridosso dei primi anni del ‘900. E’ proprio durante questo periodo che egli riuscirà a forgiare il proprio animo: tra il 1902 ed il 1904 conoscerà leader e personalità di straordinaria importanza inerenti al socialismo massimalista, tra i quali Angelica Balabanoff, attivista russa, tra le prime a percepire la diversità in ambito politico del giovane, sottolineandone le capacità di credere fermamente nel concetto di volontarismo, di possedere una visione del mondo completamente nuova e soprattutto di aver fede in una determinata tipologia di sindacalismo rivoluzionario.
Durante la lezione, il Professore ha successivamente illustrato le figure di Badoglio e Pavolini, personalità sicuramente agli antipodi per etica e spirito.

Pietro Badoglio non può che essere considerato, nella migliore delle ipotesi, un soldato piuttosto incapace, un uomo talmente mediocre da esser ritenuto un personaggio dei nostri giorni. Il traditore dell’Italia, colui che assecondando i voleri del vincitore, verrà sempre e comunque ripudiato anche da quest’ultimo, poiché chi tradisce una volta, tradisce per sempre. La figura di Badoglio incarna non solo la sconfitta militare, ma anche ed in particolar modo la disfatta delle parole: nei giorni che precedettero l’8 Settembre, la morte della Patria e del senso identitario non vennero considerate degne di memoria e rispetto, come se la difesa dell’onore per l’onore fosse stata del tutto vana.

Completamente differente, per forza e temperamento, Alessandro Pavolini, giornalista, poeta e scrittore, capo delle Brigate Nere, uomo fedele, disposto a sacrificarsi in nome dei suoi ideali. Egli è colui che non tradirà; colui che è in grado di vivere la storia fino all’oggi, compiendo così il proprio destino; egli è il Pensiero e l’Azione. Il sangue di Pavolini rappresenta dunque, nel suo idealismo romantico, la compensazione della logica del tradimento: egli, a confronto, è capace di riscattare il senso dell’onore perduto.

Infine è stato ricordato Giuseppe Solaro, giovane federale del Partito Fascista Repubblicano di Torino, che il 12 ottobre del 1944 scrisse “I veri ribelli siamo noi”, un breve saggio contro quel mondo vecchio ed insulso dominato da capitalisti ed oppressori, contro le superate ideologie, contro tutti gli uomini falsi e bugiardi. “I veri ribelli siamo noi” rappresenta probabilmente l’ultimo fascismo, funge da monito in quanto ci ricorda che fortunatamente non siamo stati tutti Badoglio. I veri ribelli sono ribelli in nome di una santa causa, di una società giusta e ordinata nel rispetto del lavoro, della dignità nazionale e dell’amore per la Patria: “I vigliacchi vorrebbero negare il nostro valore, ed è a questo che noi ci ribelliamo.”

Solaro è dunque un uomo che non ha mai avuto paura di esprimere il proprio pensiero, anche se solo contro tutti. Considerando quindi emblematiche le sue parole, altro non si può aggiungere se non ribadire di credere fermamente in ciò che si è, di avere la forza di replicare dialetticamente in qualsiasi circostanza, di studiare e confrontarsi di continuo con chi ha strumentalizzato la storia, stravolgendo tutto e tutti, in difesa del nostro senso dell’orgoglio, del nostro senso identitario.

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