lunedì 10 agosto 2015

Breve storia del Microcredito

Iniziamo subito con una domanda banale. Perché una persona povera non può accedere a dei servizi finanziari? La risposta, in linea teorica, è una sola: mancanza di liquidità. Semplice. Una persona ricca invece può usufruire di qualsiasi strumento legato al circuito economico. Così facendo,il povero rimane povero e il ricco rimane ricco.  Così ogni Stato “vive” in pace, in equilibrio . Tutto funziona per il sistema.  Ma chi sono gli artefici di questo disastro? In primis le banche private che ti prestano i soldi e li rivogliono con una percentuale di interessi elevata, e poi quei centri di concentramento economico che hanno estinto la forza della tua moneta nazionale? Ebbene si,loro sono i mostri che ci hanno portato in situazioni di emergenza. Loro,affiancati da governi non legittimi e non eletti dal popolo o addirittura incapaci di governare.

Ma il caso vuole che proprio da un Paese povero venga un’idea che ha cambiato il modo di intendere l’economia. Siamo quindi in Bangladesh,anno 1976,quando Muhammad Yunus fonda la Grameen Bank,la banca villaggio. Una banca per i poveri. Una banca che poteva concedere prestiti ai poveri altrimenti esclusi dal grande giro dell’alta economia. Cosi facendo si andava ad aiutare quei Paesi che stavano in via di sviluppo,si andava rinforzando l’economia locale. In un articolo precedente vi abbiamo parlato anche delle monete locali/alternative che favorivano la ripresa dell’economia locale. Stiamo quindi ampliando il nostro discorso perché la teoria del microcredito ovviamente è successiva a quella del credito che ha origine in Babilonia intorno al 3400 a.C.



Se all’inizio il progetto della Grameen Bank poteva sembrare una perdita di tempo,oggi possiamo notare che questa banca conta più di 2,4 milioni di soci e beneficiari. La cosa interessante è che la percentuale di restituzione di un prestito è pressoché il 100%. E c’è di più. Con il denaro che ritornava da un prestito concesso,si andava a creare un’attività economica autonoma che andava a sostenere sia il beneficiario del prestito e sia la sua famiglia. Questa banca non è nata solo per favorire la ripresa economica delle persone meno abbienti ma anche per toccare argomenti importanti quali la salute,l’igiene,l’istruzione. Istruzione intesa anche come insegnamento al risparmio. Purtroppo se in origine questo progetto poteva sembrare valido,con il passare degli anni si sono interessati organi che oggi noi combattiamo e che per noi sono la causa principale della povertà. Ecco quindi che entrano in scena la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

Ma davvero questa teoria del microcredito o micro finanza se preferite nasce in Bangladesh oppure ha origini ancora più lontane? Se prendiamo come riferimento l’Europa abbiamo che le prime forme di credito a favore della bassa economia risalgono alla fine dell’800 dove Raffesein ha creato banche villaggio su responsabilità solidale. Nello stesso periodo sono nate cooperative di risparmio e di credito in ambiente urbano sviluppate da Schulze-Delitzsch. L’Italia seguiva lo schema di entrambi questi modelli e favorì lo sviluppo dell’economia agricola e artigiana. Sembra quindi che anche i poveri possano partecipare cosi alla vita economica di un Paese. Ma qui arriva un aspetto negativo. Questi strumenti di “bassa” economia con il passare del tempo vanno a confluire nell’economia classica e quindi,capite da soli,che si ritorna praticamente al punto di partenza ed ecco perché oggi l’Europa versa in condizioni economiche critiche. L’abbandono di un progetto iniziale valido porta con se tutte le conseguenze negative derivanti da un cambio di rotta forzato da poteri più forti. Dopo la prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale furono sviluppati sistemi di casse mutue rurali,che cercavano di sostituire alle garanzie reali(terra,costruzioni,bestiame)delle garanzie morali. Si andava a tastare la solidarietà dei debitori.


Oggi invece si vanno a tastare soltanto le tasche dei cittadini. Una piccola differenza c’era. Però a partire dagli anni 60 anche questi metodi fallirono a causa della decolonizzazione che fece fallire l’economia coloniale. Nei Paesi in via di sviluppo vennero create dai governi indipendenti delle banche di sviluppo, che però le rendevano simili alle banche private e quindi si distaccavano totalmente dal concetto di micro finanza. Arriviamo poi ai nostri giorni e la situazione,come sappiamo,è peggiorata notevolmente. La microfinanza attuale si concentra sempre su quelle persone più povere ma anche su quelle attività un po' informali che non sembrano dare un'affidabilità alle banche. L'accesso al credito dovrebbe essere accessibile a tutti. Si dovrebbe ripartire da questa affermazione. L’idea originale del microcredito è quella di individuare nuovi destinatari del fabbisogno finanziario e di estrapolarne il talento,il bisogno e la capacità di rimborso. Più che di finanza economica vera e propria possiamo parlare di finanza etica che esalta le pari dignità in ambito economico. Perchè poi andando ad analizzare i dati scopriamo che nell'ambito del microcredito si ha una percentuale di ritorno del prestito decisamente superiore rispetto alla finanza classica.


Noi che lottiamo per affermare la  giustizia sociale, la meritocrazia e il ritorno alla sovranità monetaria, non
possiamo che apprezzare il microcredito, quale progetto socio-politico volto a migliorare le condizioni economiche delle classi meno abbienti dimenticate e sfruttate dalle oligarchi finanziarie.



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