giovedì 22 ottobre 2015

Pressione fiscale all'italiana

Ormai è cosa risaputa che in Italia la pressione fiscale abbia raggiunto livelli inaccettabili che stanno sempre più schiacciando famiglie e piccole-medie imprese. Ne abbiamo parlato già in passato e ne stiamo parlando in questo bimestre. Poche sono state le iniziative governative atte ad inventire il trend di crescita delle tasse e a finanziare l'industria, vero motore di un paese. Che sia frutto di un disegno più alto, non è dato saperlo con certezza, ma certo ormai è difficile non pensare che ci sia qualcosa sotto. Non serve una laurea in economia e commercio per capire che l'austerità non porta benefici all'economia reale. Non serve una laurea in scienze politiche per capire che l'impoverimento porta malumore sociale e quindi instabilità politica. Eppure i sapientoni dell'alta politica italiana continuano a fare finta di nulla...

Secondo i calcoli dell'Ufficio studi Confcommercio, il peso del fisco in Italia è al 53,2% del Pil. La cifra più alta del mondo. Più delle storiche alte pressioni fiscali danese o francese. Sempre secondo questi recenti dati, a fronte di un aumento della pressione fiscale in Italia del 5% dal 2000 al 2013, il Pil procapite è sceso del 7%. Insomma, aumentano le tasse e aumentano i danni. E lo sapete qual è il bello? Che abbiamo avuto anche governi "tecnici" con gente lureata alla Bocconi che millantava titoli di studio per risolvere problematiche della nazione. Ma andiamo avanti...


Pochi giorni fa il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'economia Padoan hanno illustrato quelli che sono i loro progetti di finanziaria per la fine dell'anno. Lo hanno chiamato "Patto con gli italiani". Praticamente, secondo loro, gli italiani rinnoveranno loro la fiducia elettorale. Anzi gliela concederanno per la prima volta, visto che sono al governo solo grazie a un ricchissimo quanto inutile ottantenne di nome Giorgio Napolitano, per gli amici "Re Giorgio", mentre il governo si impegnerà ad abbassare le tasse di cinquanta miliardi in cinque anni. Prima via le tasse sulla casa (che loro votarono, sempre sotto il potere di Re Giorgio), successivamente diminuizione dell'Ires, e infine tagli ll'irpef. Insomma un garande impegno che è costato al duo Renzi-Padon ben sei mesi di ricerca delle coperture per questi cinquanta miliardi. Finalmente Renzi ha trovato un altro motivo per apire bocca e vantarsi di risultati ancora mai ottenuti. Non a caso sulle coperture ancora non c'è certezza (sei mesi ci hanno messo per cercarle). L'unico dato che sappiamo è che le accise aumenteranno, mentre nel caso in cui il governo non coprisse la manovra, l'IVA aumenterebbe di nuovo (la clausola l'ha inserita il governo stesso l'anno scorso col bonus degli ottanta euro). Ma uno pensa: va bè ma dietro ogni finanziaria ci sono previsioni e ogni governo alla fine ha coperto la propria manovra, anche perchè ormai è l'Europa che ci controlla. Bene, a queste persone noi rispondiamo che solo l'anno scorso il governo Renzi fece delle previsioni di Spending Review che non diedero i frutti sperati (tra cui l'aumento delle tasse sulle rendite finanziarie)e che quindi per mantenere gli ottanta euro di bonus (o paghetta, come preferite chiamarla) dovette ricorrere a drammatici tagli, tra cui quelli alla sanità e al fondo per i disabili, ormai sempre più asciutto. Chiaramente con il benestare dell'Europa...


In poche parole, con un velo di umorismo, abbiamo voluto sottolineare un dato di prima importanza sia politica che economica: siamo in mano a degli incapaci, camerieri dell'alta finanza mondiale, travestiti da professoroni universitari impegnati quotidianamente a dirci cosa dobbiamo pensare e perchè farlo. E soprattutto di non fare i populisti e di credere nelle loro capacità di problem solving. Perchè loro sono laureati alla Bocconi, noi al massimo all'università pubblica. E i frutti del loro lavoro si vedono tutti....

1 commento:

  1. Buongiorno
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