venerdì 21 settembre 2012

MARCHIONNE – PINOCCHIO



Doppia recessione dell’economia nazionale. Avanti alle fandonie del risanamento dei conti pubblici “vicini al pareggio di bilancio”. Il costo del lavoro cresce del 2%. Il Pil è in calo del -0,6%. Disoccupazione, il prossimo anno, al 12,5%. Con questi dati “Tutti lavoriamo per la crescita”, dice l’illegittimo presidente del consiglio Monti. La Fornero pianse lacrime da coccodrillo qualche mese fa, ve lo ricordate ? Probabilmente il ministro già immaginava la catastrofe economica nazionale che da quel giorno, ad oggi, si sarebbe delineata numeri delle previsioni alla mano.
Alcoa, Ilva, Fiat: la destrutturazione dei grandi indotti industriali italiani è iniziata.
Il caso Fiat è quello che prosegue da più tempo, in un gioco delle parti degno del peggiore italiota, si procede con la delocalizzazione. Tutti conoscono l’a.d. Sergio Marchionne che, un paio di anni fa, chiedeva sacrifici ai lavoratori italiani degl’indotti perché “costavano troppo” rispetto ai colleghi polacchi e romeni.

Ad aprile 2010, quando venne presentato, il piano di rilancio della Fiat, si prevedeva il raddoppio della produzione di auto marcate lingotto nel nostro paese per così passare gradualmente da 650mila vetture a 1,4 milioni nel 2014.

In una nota del 13 settembre scorso, il lingotto ha dichiarato che la Fiat è una multinazionale –e lo sapevamo- e che ha “il diritto ed il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale (…) senza dimenticarsi dell’importanza dell’Italia e dell’Europa”.

La puzza di fregatura è evidente: la Fiat stessa ha già lanciato ufficialmente in Cina la “Viaggio”, sua nuova creatura, e valuta la possibile apertura di un secondo stabilimento mentre in Europa l’automobile che dovrebbe sostituire la “Punto” –simbolo nel vecchio continente del marchio stesso- è stata rimandata già più di due volte ed in nessun piano dell’azienda è prevista; così per lo meno da qui fino al 2015 a favore dei fegati e degli stomaci degl’operai di Melfi.
A Mirafiori investimenti inoltre sospesi per altri due modelli, uno con marchio Fiat ed uno firmato Jeep.

Riguardo i lavoratori, giusto per ringraziare Marchionne dell’impegno profuso per tutelare migliaia di lavoratori, si rammenta che Mirafiori, Cassino, Pomigliano e Melfi restano sottoutilizzati mentre Termini Imerese è già stato chiuso con i dipendenti da troppo tempo oramai in cassa integrazione totale o parziale.

Marchionne prese in giro gl’italiani e prosegue bellamente. Per Landini (Fiom – Cgil): l’azienda non mantiene le promesse. Palombella (Uilm) è più cauto ed invita a non allarmarsi.
Eppure le rappresentanze sindacali non ricordano come, tra il 2012 ed il 2013 si prevede un piano vendite Fiat in Italia non superiore alle 450 mila unità a fronte di quanto, nell’aprile 2010, affermato da Marchionne stesso che assicurava, ai nostri timidi sindacati che si sarebbe arrivati a questa cifra, che oramai è sogno e spauracchio, di 1,4 milioni di auto prodotte ?

Il Governo resta “alla finestra” in attesa di chiarimenti ed afferma categoricamente con Passera:”Che lo stato si sostituisca alle imprese per determinarne le scelte strategiche industriali e commerciali è lontanissimo dalle idee di questo governo”, insomma niente dirigismo e che la “tarantella” dei finti proclami, il siparietto dei “vorrei ma non posso” dei sindacati e le bugie di Marchionne proseguano pure.

Nel frattempo ringraziano 55 mila lavoratori degl’indotti ai quali tra un anno scadranno i fondi CIG previsti per la cassa integrazione –e non rinnovabili- che si aggiungono ad operai Alcoa ed Ilva vittime dei soliti, macabri scenari. 
Perché oggi “tutti dobbiamo fare sacrifici..che c’è la crisi”, ma senza scendere nel finto giustizialismo, siamo convinti che (citando gli SFS) “sotto sotto, gratta gratta” a farne le spese, saranno sempre i soliti.

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