giovedì 25 ottobre 2012

In Kosovo Vendono Organi

Son passati ormai più di dieci anni dal termine del conflitto in Kosovo, ma i postumi della guerra e della infinità crudeltà politica ancora sono ben evidenti. Che il Kosovo, infatti, pur dichiaratosi ufficialmente indipendente dalla Serbia nel 2008, non sia ancora terra di pacifica convivenza tra le varie etnie, è cosa risaputa in Geopolitica. Numerosi, ormai da anni, sono i casi di violenza che interessano (sul lato passivo) soprattutto la minoranza serba all’interno del paese balcanico. Intoccabili e protetti dalla comunità internazionale (NATO e ONU in primis) , invece, ieri come oggi, i terroristi albanesi impegnati nella lotta per la liberazione del Kosovo dalle genti serbe.
Non a caso dal 1999 ad oggi davvero poche son state le notizie apparse nei nostri quotidiani o mass media riguardanti sviluppi della situazione in Kosovo. Il vile mondialismo, infatti, dovendo mistificare in qualche modo gli atti terroristici dei loro alleati nel Balcani ha preferito proprio non parlarne.
E così, non casualmente, ecco che Internet torna ad essere strumento utile ai fini della contro informazione, della resistenza al mondialismo e la battaglia al pensiero unico.
Da qualche mese a questa parte, infatti, apprendiamo da siti praticamente oscurati dal grande palcoscenico dell’informazione occidentale che il senatore svizzero Dick Marty ha denunciato alla commissione europea il traffico di organi in Kosovo messo in atto dai terroristi albanesi ai danni dei prigionieri serbi. Più precisamente, dopo le macabre dichiarazioni (anzi confessioni per la verità) di un ex terrorista albanese dell’AKSH (esercito separatista kosovaro) si è aperta una vera e propria indagine politica che ha rivelato nuovamente le falle di questo progetto di dominio mondiale. In Kosovo, da anni, i prigionieri serbi vengono prima rapiti e poi portati in stanze sotterranee per essere sdraiati in squallidi lettini ed essere privati, da vivi, dei loro organi vitali (reni, soprattutto). Gli strumenti per le amputazioni sono semplici coltelli e pinze. Non solo, inoltre, questa gratuita violenza viene attuata per un ideale politico (l’odio tra albanesi e serbi, infatti, ha visto cose anche peggiori in passato) ma anche per un rendiconto economico: gli organi vengono venduti in ogni angolo del pianeta in un vero e proprio mercato illegale e internazionale.
Già diversi anni fa il giornale tedesco “Spiegel” diffuse la notizia, ma nessun organo istituzionale al mondo dette grande risonanza a queste informazioni. Negli ultimi anni, sulla spinta oltre che del senatore Marty anche di molti e certificati decessi, l’Unione Europea ha finalmente aperto un’inchiesta riguardo questi atroci fatti, la quale ovviamente favorevole il presidente della Repubblica serba Nikolic che ha espresso piena collaborazione e fiducia verso le istituzioni europee, sottolineando che “la Serbia aspettandosi molto dalle indagini di Clint Wlliamson (responsabile operativo di queste indagini) offrirà a lui e ai suoi uomini piena collaborazione”.
Ma il peggio non ha mai fine. Infatti, in un comunicato ufficiale, l’AKSH ha dichiarato che ”se il governo serbo continuerà ad alimentare queste indagini e permetterà ai suoi cittadini residenti in Kosovo di votare per le elezioni parlamentari, una nuova ondata di violenza si abbatterà nei Balcani”.
D’altronde questi “audaci terroristi” son forti dell’appoggio anche del governo kosovaro, il quale in una nota recente ha sostenuto la tesi che le voci riguardo l’espropriazione e la vendita di organi serbi sono solo “pura propaganda da guerra fredda” e che sono notizie false messe in giro da Belgrado nel tentativo di “offuscare un grande giorno per il Kosovo”.
Ma alla luce delle svariate notizie di contro informazione giunte da ogni angolo dell’Europa, appare davvero difficile credere ai terroristi albanesi o al governo kosovaro. Non a caso in Kosovo sono tante le cose che non vanno negli ultimi anni: dalla situazione politica che ancora non riesce a trovare stabilità, al fatto che molti paesi del mondo (anche tra i più importanti come Russia e Cina) non riconoscono la sua indipendenza, passando per una crisi sociale ed etnica senza precedenti e per le continue morti dei militari dell’Onu (tra i quali anche soldati italiani) per svariati motivi (anche accidentali).
Ma il mondialismo mai ammetterà l’errore dell’intervento armato nei Balcani. Continuerà a sostenere l’idea falsa che il Kosovo abbia un diritto alla sua indipendenza, che i terroristi albanesi non sono poi tanto dalla parte del torto, che la Serbia fa pressioni ingiustificate all’Europa per un proprio tornaconto nazionale.
Fortuna, però, che a crederci son sempre di meno.

 

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