mercoledì 10 agosto 2016

Italiani Popolo di Indebitati

Secondo i dati Eurostat, l’Italia si situa tra i Paesi più cari dell’Ue per la bolletta energetica a carico delle famiglie e delle aziende. Il costo del gas in Italia è il quarto più alto nell’Ue in termini assoluti. Ben sopra la media Ue anche l’impatto fiscale sulle bollette. Questo è pressappoco il panorama che si sono trovati ad affrontare gli italiani durante questi ultimi mesi, cercando di racimolare tra i propri risparmi per non farsi trovare impreparati al consueto appuntamento con le bollette.

Questo panorama poco confortante emerge in seguito all'analisi trimestrale del sistema energetico italiano realizzata da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). La principale criticità del sistema italiano riscontrata dal report è legata come abbiamo detto al costo dell’energia, che incide sulla competitività del sistema produttivo.

I prezzi medi dell’energia elettrica pagati dall’industria italiana, al netto di IVA e altre imposte detraibili, risultano tendenzialmente superiori a quelli sostenuti da imprese appartenenti alle altre principali economie europee. Più nello specifico, il prezzo pagato dall’industria italiana, sia nella fascia più bassa che in quella intermedia, risulta essere di circa 4 centesimi più alto rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue. Anche nel caso dei prodotti petroliferi, pur registrando un forte calo, i prezzi restano superiori alla media Ue. Per quanto riguarda il prezzo al consumo del gasolio per trasporti, si evidenzia un andamento decrescente negli ultimi anni nei diversi Paesi europei, chiaramente conseguente al crollo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, e sempre per lo stesso motivo rimane tuttavia elevata l’incidenza di tasse e imposte sul prezzo finale. Nel caso del Gas i prezzi italiani sul mercato sono sì allineati a quelli europei, ma restano differenze legate alla fiscalità, che creano uno squilibrio fra grandi imprese e PMI (piccole e medie imprese). Le differenze tra i prezzi del gas pagati dai consumatori industriali italiani e i quelli pagati dai consumatori degli altri Paesi europei sono dunque sostanzialmente legate alla diversa incidenza della componente fiscale. L’Italia si caratterizza per un sistema d’imposte che penalizza sopratutto i consumatori industriali che utilizzano meno energia. Nel caso delle PMI l’aggravio di costo è inoltre accresciuto dal fatto che la maggior parte di queste sono allacciate alla rete di distribuzione, ulteriore componente di costo che grava sul prezzo finale e che invece non tocca i clienti industriali di grandi dimensioni, allacciati alla rete di trasporto nazionale.


Come se non bastasse, accanto alle sofferenze legate alle tasse, ben 2 italiani su 3 risultano essere debitori di qualcosa. Se analizziamo i dati al dettaglio, fortunatamente ci accorgiamo che la maggior parte di questi debiti si aggirano su cifre abbastanza ragionevoli: si tratta infatti di 1.547 euro, frutto di una media di 2.312 euro per i debiti con banche e finanziarie e invece di 551 euro di debiti con società di gas, luce e telefoni. Quello che preoccupa tuttavia è comunque l’elevato numero di persone che accumulano debiti annualmente, numero in forte crescita soprattutto negli ultimi anni. Sembrerebbe strano che una famiglia non ce la faccia a saldare 1.500 euro e cessare di essere un “cattivo pagatore”. Ma il punto purtroppo è che proprio le famiglie più povere accumulano prima di tutto un debito con il fornitore di luce o gas, quindi non pagano più il cellulare, poi si ritrovano a non pagare l’affitto, a non restituire i soldi alla banca, a non rimborsare le rate per l’auto. Insomma, si innesca quello che viene definito il “circolo diabolico” del sovra-indebitamento dal quale uscirne è sempre più difficile.

Bisogna comunque osservare che sempre il cittadino italiano dal canto suo non rinuncia in ogni caso alle spese di piacere. Nell’ultimo anno è addirittura accresciuto il numero di italiani che hanno trascorso, o stanno ancora trascorrendo, le proprie vacanze all’estero o in qualche rinomata località turistica anche italiana. Lo stesso discorso può essere fatto poi per le spese prettamente consumistiche, come per esempio quelle legate ai cellulari di ultima generazione, ai televisori ultramoderni e a tutti quei prodotti eapparecchi di tendenza che permettono di “rimanere al passo coi tempi” e di poter far sfoggio del meglio in ambito di tecnologia e strumenti all’avanguardia.



Questa crescente tendenza a non voler rinunciare a nulla, anche a discapito della propria stabilità (se così la si può chiamare) economica, è una tendenza che sta prendendo sempre più piede ogni giorno e che fa sorgere molti interrogativi sulle possibili conseguenze che potrebbero esserci sul già disastrato panorama economico nazionale. Le uniche armi che possiamo utilizzare per scagionare qualsiasi ulteriore complicazione per il nostro quieto vivere sono semplicemente una maggiore accortezza, responsabilità e soprattutto un maggiore spirito di sacrificio. Meglio qualche piccola fatica oggi che un grande problema da affrontare domani.

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