martedì 21 ottobre 2014

Omosessualità: Diritti e Velleità



Recentemente abbiamo assistito a qualcosa che prima d’ora non era mai accaduto in Italia; In primis , il tribunale dei minorenni di Roma con una sentenza ha reso madri davanti alla legge una coppia gay, o meglio ha riconosciuto la genitorialità alla partner di una mamma biologica. Un caso unico e che nessuno immaginava potesse mai verificarsi nel nostro Paese. Inoltre solo pochi giorni fa il sindaco di Roma, Ignazio Marino ha trascritto nei registri del comune, i matrimoni di coppie omosessuali contratti all’estero, andando concretamente contro la legge.

Questi fatti hanno ovviamente suscitato numerosi dibattiti fra l’opinione pubblica e si è riaperta la parentesi sulla questione delle coppie gay e dei loro diritti, alcuni riconosciuti, altri spesso rivendicati ma non concessi.
La questione sulle coppie gay è sempre stato un tema molto discusso e allo stesso tempo molto delicato, e lo è ancora di più in un Paese come il nostro, l’Italia, dove la presenza dello Stato del Vaticano esercita un peso notevole e non indifferente sulle scelte dei tribunali e degli organi di governo, che nel più dei casi sono restii a soddisfare le numerose richieste che le coppie omosessuali rivendicano da tempo, richieste che in molti altri Stati hanno invece avuto una risposta positiva.

Una delle questioni da più tempo discusse è la legittimità o meno dei matrimoni fra coppie omosessuali. In Italia le unioni fra coppie gay, oltre a non essere effettuate ne’ dalla Chiesa ne’ dai Comuni, non vengono riconosciute come valide anche nel caso queste siano avvenute in Paesi dove la legge lo consente; in altre parole due individui dello stesso sesso fuori dall'Italia esistono giuridicamente come coppia, ma in Italia sono solo coinquilini senza doveri né diritti. Riguardo alla questione dei matrimoni ci sentiamo di poter spezzare una lancia a favore dei diretti interessati, a conti fatti dopotutto non c’è motivo alcuno di impedire l’unione a tutti gli effetti di una coppia gay che in ogni caso vivrebbe nella realtà dei fatti come se fosse una coppia regolarmente sposata; Perché negargli dunque un diritto assolutamente legittimo? Puntualizziamo che naturalmente, sempre in linea ipotetica, si parlerebbe di matrimoni effettuabili solo e soltanto nei Comuni, la Chiesa rimarrebbe giustamente legata alle sue regole e alla sua tradizione.

L’altra grande questione inerente all’universo dei gay è l’adozione, e qui le cose si fanno più delicate. Può una coppia gay adottare un bambino? Può essere in grado di crescere un figlio esattamente allo stesso modo di una famiglia tradizionale? Le domande sorgono spontanee. Il problema principale è molto chiaro: Quali sono i rischi a cui si va incontro se si fa crescere un bambino da due persone dello stesso sesso? Nessuno mette in dubbio tutto l’amore che una coppia gay sarebbe in grado di dare ad un figlio e tutti gli ottimi insegnamenti che potrebbero tranquillamente dare al pari di una coppia tradizionale, ma il bambino da parte sua come può reagire a certe situazioni nel tempo? La mente umana è un labirinto complesso, talmente complesso che cambia da persona a persona, ognuno di noi ragiona in modo più o meno diverso e ognuno di noi può reagire in modi differenti a determinate situazioni e può elaborare determinati avvenimenti in modo assolutamente imprevedibile. Quindi come possiamo pretendere di conoscere quelle che saranno le reazioni di un bambino durante la sua crescita in un determinato contesto famigliare? Un qualsiasi bambino, nella situazione di avere due padri o due madri andrebbe inevitabilmente incontro ad un confronto diretto con una realtà dove verrebbe continuamente additato e visto con diffidenza dagli altri. Quello che ci chiediamo è questo: chi siamo noi per imporre una decisione così importante ad una creatura vivente, ad un piccolo essere umano che ancora non è in grado di decidere per se stesso in modo  autonomo? Si, magari quel bambino crescerà normalmente e riuscirà ad integrarsi nella società come tutti gli altri, ma magari no, magari non avrà mai chiara la sua situazione famigliare, magari non sarà abbastanza forte da sopportare le prese in giro degli amichetti a scuola, o gli atti di bullismo quando sarà più grande, e magari il peso di tutto questo lo porterebbe a compiere chissà quali gesti sconsiderati!

Dobbiamo mettere in conto che dare in affidamento un bambino è qualcosa di estremamente delicato, quell’essere umano vivrà il resto della sua vita in funzione di una scelta presa da un tribunale, quindi la decisione deve essere assolutamente ponderata e deve escludere qualsiasi potenziale rischio ai danni del primo e diretto interessato, ovvero il bambino stesso.

Tutto quello che abbiamo detto fino ad ora è solo una piccola parte degli interrogativi che sorgono spontanei di fronte alla questione sugli affidamenti alle coppie gay. Si potrebbe scrivere ancora molto al riguardo, noi però intanto vi invitiamo a riflettere sugli aspetti pocanzi esposti; L’importante però è riflettere molto sulla questione. D’altronde chi siamo noi per decidere in maniera cosi radicale il destino di un bambino? Fortuna che per ora tutto ciò rimane una velleità e nulla di più…



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