martedì 7 ottobre 2014

Storia e Spiritualità del Mitraismo

III secolo d.C., il secolo della “grande crisi”, della decadenza socio-economica all’interno dell’Impero romano. Anni in cui le strutture primarie dello stato perdono la propria centralità perché minacciate dall’incombenza di nuove tendenze centrifughe e spinte separatiste; anni in cui prevalgono gli interessi particolari, le istanze regionali; anni in cui si assiste al distacco ed alla reciproca diffidenza tra le classi più potenti ed il proletariato urbano. Anni oscuri e tormentati. Ma è proprio in questo scenario globale che la maggior parte della popolazione dell’Impero si affida forse all’unica possibilità di salvezza: la speranza in una vita migliore post mortem. Ovviamente, il mondo religioso e psicologico dell’epoca non era in alcun modo preparato all’assoluta novità che si manifesterà con l’avvento di alcune religioni, tra le quali assumono particolare importanza, il mitraismo ed il cristianesimo. Ed è proprio la città imperiale per eccellenza, Roma, il luogo in cui maggiormente si sviluppano le identità di queste due religioni contrastanti. 

Il culto del dio Mitra, divinità di origine persiana, nasce in Oriente, nell’altopiano iranico. In realtà, ancor prima di parlare di mitraismo, il culto professato dalla popolazione dell’antica Persia, era legato alla figura di Zoroastro, da noi comunemente denominato Zarathuštra.
Il mitraismo vero e proprio si diffuse a Roma, in alternativa alla religione ufficiale, a partire dal I secolo d.C., raggiungendo il periodo di massima diffusione al tempo degli Imperatori Severi.
L’apogeo di tale culto si ebbe, tuttavia, tra il II ed il III secolo d.C., in un periodo, come abbiamo ricordato, particolarmente travagliato. Il mitraismo occidentale presenta delle caratteristiche differenti rispetto al culto originario, proprio perché frutto di una lunga e complessa evoluzione. Diffusosi grazie all’influenza delle guarnigioni militari, il mitraismo, pur non diventando mai religione di stato, godette ugualmente di una vasta fortuna, oltre che nell’esercito, soprattutto tra le classi più modeste della società. 


Il culto di Mitra attirò l'attenzione del mondo romano soprattutto per le sue concezioni misteriosofiche, che ruotavano intorno all'idea dell'esistenza dell'anima e della sua possibilità di pervenire attraverso le sette sfere planetarie all'aeternitas.
Esistono due differenti leggende circa la nascita della divinità e del conseguente culto professato; entrambe però sono accomunate dalla scelta della divinità di incarnarsi al fine di sconfiggere il male cosmico e morale, salvaguardando il genere umano. Secondo la prima leggenda, Mitra sarebbe nato da una pietra, stringendo tra le mani una fiaccola ed una daga. La seconda leggenda narra la volontà del dio di manifestarsi nel mondo, incarnandosi nel ventre di una vergine, vedendo la luce in una grotta. 

Qualsiasi sia stata la sua nascita, la vita del dio fu una vita eroica: la prima azione che portò a compimento fu quella di soggiogare il Sole, per poi accordarsi con esso e ricevere in dono una corona luminosa. In un'altra sua impresa, Mitra catturò un toro, conducendolo poi in una caverna. Il toro riuscì a fuggire ed il Sole, memore del patto fatto, accorgendosene, inviò al dio un corvo, il quale riferì a Mitra di catturare nuovamente l’animale ed ucciderlo. Grazie all'aiuto di un cane, Mitra raggiunse in seguito il toro, afferrandolo per le froge e piantandogli un coltello nel fianco. Dal corpo del toro, una volta sgozzato, presero consistenza tutte le piante salutari, in particolar modo la vite, sviluppatasi dal suo sangue ed il grano dal suo midollo. Ma Ahriman, il Dio del Male, inviò un serpente e uno scorpione per contrastare questa profusione di vita. Lo scorpione cercò di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne bevve il sangue. Entrambi i tentativi risultarono però inutili. Alla fine il toro ascese alla Luna dando origine a tutte le specie animali. Così, Mitra ed il Sole suggellarono la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto sotto il nome di agape.


Essendo una religione misterica di iniziazione, al pari dei misteri eleusini, il mitraismo non diede luogo alla diffusione di un corpo di scritture rivelate, ed anche i suoi rituali erano tenuti segreti e riservati agli iniziati. Il centro del culto ed il luogo di incontro dei seguaci era il mitreo, una cavità o caverna naturale adattata, di preferenza già utilizzata da precedenti culti religiosi locali. I mitrei, così diversi dai grandi edifici templari dedicati alle divinità dei culti pubblici, si distinguevano anche per il fatto di essere di dimensioni modeste; il servizio di culto, che terminava in un banchetto comune, era officiato da una piccola comunità, solitamente formata da poche dozzine di persone. In ogni tempio mitraico, il posto d'onore era occupato da una rappresentazione del dio Mitra, in genere raffigurato nell'atto di uccidere un toro sacro, (tauroctonia); nelle iconografie la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresenterebbero il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita ed il freddo gelido della morte.
Come in tutti i misteri inoltre, anche a quello mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta, preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. L'ingresso era riservato ai soli uomini e l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia (Corvo, Sposo, Soldato, Leone, Persiano, Corriere del Sole, Padre) attraverso prove e cerimonie delle quali sappiamo, ovviamente, molto poco. Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia mitraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali.

Il primo grado di iniziazione è rappresentato dal Corvo, il quale simboleggiava la morte del neofita. Nella Persia antica era abitudine esporre cadaveri sulle torri funerarie perché fossero mangiati dai corvi. Il neofita, una volta deceduto, nasceva nuovamente seguendo un ciclo spirituale. Gli veniva assegnato un mantra da ripetere e veniva purificato con dell’acqua, pronto per entrare nel nuovo mondo della luce. Il grado del Corvo veniva protetto da Mercurio. 

Il secondo grado di iniziazione è rappresentato dallo Sposo, simbolo di rinascita. Ad esso è affiancata l’immagine della crisalide, ed è sotto la protezione di Venere.

Il terzo grado iniziatico, il Soldato, rappresenta la battaglia. Il neofita doveva inginocchiarsi nudo, bendato e con le mani legate. Gli veniva in seguito offerta una corona sulla punta di una lancia. Una volta incoronato, egli poteva disfarsi della benda e tagliare le corde grazie all’arma. Questa rappresentava la sua liberazione dalla materialità del mondo.
Rimuoveva poi la corona dalla testa e la metteva sulla sua spalla, ripetendo: "Mitra è la mia sola corona". Ciò testimoniava anche la rimozione dell’intelletto stesso, ed il permesso concesso a Mitra di rivestire il ruolo di guida. Il soldato era sotto la protezione di Marte. 

Il quarto grado, il Leone, è l’elemento del fuoco. Una volta raggiunto questo traguardo, all’iniziato si apriva, dinanzi a sé, il mondo fenomenico, il cui accesso era consentito tramite un atto di vigorosa forza interiore. Al neofita era offerto del miele, simbolo di purezza e fertilità,  per lavare le mani e sciacquare la propria lingua; i Leoni consegnavano il pasto, che veniva preparato dagli iniziati di rango inferiore. Il banchetto rituale, costituito da pane e vino, rappresentava l’ultima cena di Mitra con i suoi compagni, prima dell’ascesa al cielo sul carro del Sole. Il Leone gode della protezione di Giove.

Il quinto grado, il Persiano, è rappresentato da Cautopates, il pastore con la torcia abbassata. Protetto dalla Luna, questo grado testimonia l’affiliazione dell’iniziato all’unica razza in grado di ricevere la più alta rivelazione del dio. 

Il sesto grado iniziatico è invece rappresentato dal Corriere del Sole, ovvero Cautes, il quale sollevando la torcia preannunciava l’alba. In questa fase, l’iniziato aveva il privilegio di sedersi, durante il banchetto, accanto al dio, vestito di rosso. Questo grado è ovviamente sotto la protezione del Sole stesso.

L’ultimo e più alto grado, il settimo, era infine rappresentato dal Padre, ed era protetto da Saturno.
Il Padre incarnava il dio sulla terra, simboleggiava la luce del paradiso personificato, fungeva da insegnante della congregazione, e portava sempre con sé un bastone, emblema della sua carica spirituale. 

All'incirca nel III secolo, i culti popolari di Apollo e Mitra iniziarono a fondersi nel sincretismo romano e nella stessa epoca comparve il culto del Sol Invictus; nel 274 l'imperatore Aureliano (la cui madre era una sacerdotessa del Sole) rese ufficiale il culto di questa divinità, costruendogli un nuovo tempio e dedicandogli un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti): l'imperatore attribuì al dio le sue vittorie in Oriente. Questo periodo segnò anche l'inizio del declino del mitraismo: poco dopo l'Impero romano perse la Dacia e le invasioni dei popoli del nord distrussero molti templi lungo la frontiera dell'Impero, la principale roccaforte del culto. La diffusione del Cristianesimo all'interno dell'Impero, sostenuta dal favore di Costantino verso la nuova religione, fece la sua parte. Il regno dell'imperatore Giuliano, che cercò di restaurare il culto e di limitare l'avanzata della religione cristiana, e l'usurpazione di Flavio Eugenio, rinnovarono le speranze dei seguaci di Mitra, ma il decreto stilato da Teodosio nel 391, che vietava qualsiasi culto non cristiano, sancì definitivamente la fine del mitraismo. Tarde sopravvivenze del culto mitriaco si possono trovare fino al V secolo in alcuni luoghi delle Alpi e nelle regioni orientali. Il suo posto, come religione persiana passata poi in Occidente, fu preso dal manicheismo.

Testimonianza preziosa di questo culto sono i mitrei presenti sul territorio romano, purtroppo non tutti visitabili con facilità. Tra i più importanti, il mitreo di San Clemente, il mitreo del Circo Massimo ed il mitreo Barberini.

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