martedì 14 aprile 2015

Sintesi del Terzo appuntamento con Gymnasium

Nel terzo appuntamento con “Gymnasium” il professore si è soffermato su alcuni degli argomenti più importanti ai fini della comprensione delle ragioni che scatenarono la Grande Guerra,, e per apprendere quel filo logico fondamentale che intercorre tra le delusioni degli ex-combattenti della stessa guerra, il socialismo rivoluzionario ed il Fascismo.

Una lezione che a noi appare fondamentale perché proprio quest’anno ricorderemo il sangue versato dai soldati italiani per definire i confini della nostra nazione, gli stessi soldati che, ritornati nelle loro case, furono umiliati dalle istituzioni che non furono capaci di far valere le ragioni dell’Italia a livello politico internazionale (vedi vittoria mutilata, Fiume) e né diedero il giusto risalto a quell’enorme sforzo compiuto da questi soldati lasciandoli fuori dalla vita politica italiana e non ricompensandoli come a questi effettivamente spettava.
Non ci sentiamo di esagerare affatto quando sosteniamo che fu proprio in questa guerra, fu proprio nelle trincee che questi soldati, provenienti da tutta Italia,  formarono quel concetto astratto di popolo che per noi resta oggi un caposaldo da riconquistare: comunità di destino. Ebbene fu la trincerocrazia della Grande Guerra a creare il popolo italiano.



Durante la lezione abbiamo ovviamente analizzato le ragioni scatenanti del conflitto ed i rapporti che intercorrevano tra i vari Stati, smascherando anche il falso storico del “volta gabbana” italiano alla Francia, infatti i rapporti tra i due paesi erano già da tempo molto tesi; abbiamo analizzato la figura fondamentale di Otto Von Bismarck e la sua visione, già all’epoca, europeista. Infine, Filippo Corridoni. Personaggio fondamentale per comprendere il filo conduttore tra socialismo rivoluzionario e Fascismo, ed ancor di più lo spirito volontaristico che spingeva questi italiani ad arruolarsi per combattere, ma non solo: Corridoni, date le sue non ottimali condizioni di salute, fu relegato nei reparti di assistenza sanitaria, ma insieme ad altri due soldati egli scappò per unirsi alle prime linee, fermato e processato per insubordinazione fu presto rilasciato e gli fu concesso di combattere in trincea. 


Più di tutti lo riassume la sua storica frase: “Morirò in una buca, contro una roccia o nella corsa di un assalto ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico, come per andare più avanti ancora!”.

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