giovedì 11 dicembre 2014

TTIP: Natura ed Effetti



Il TTIP o meglio, il Transatlantic Trade and Investment Partnership, è un accordo in fase di negoziazione tra il Nord America e l’Unione europea che ha per principale fine, la costruzione di un mercato unico per merci, investimenti e servizi.

Le trattative, iniziate nel giugno del 2013, dovrebbero trovare conclusione entro il 2015 e dalle entusiastiche dichiarazione del Premier Renzi che così quest’ottobre affermava “Ogni giorno che passa è un giorno perso per l’intesa, il nostro è un appoggio totale e incondizionato”, non dubitiamo che tale scadenza verrà rispettata.

Ma effettivamente cos’è questo tanto agognato TTIP?

L’obiettivo principale di questo trattato di libero scambio tra Europa e Nord America è quello di abolire i dazi doganali e uniformare i regolamenti dei due continenti, in modo da rimuovere ogni tipo di ostacolo alla libera circolazione delle merci e alla libertà di investimento e di gestione dei servizi: il tutto è fondamentale per la costituzione di un unico grande mercato. Per dare un’idea di quanto questo trattato inciderà sulla nostra economia (e non solo), basta dare uno sguardo agli argomenti in esso trattati: “l’accesso al mercato per i prodotti agricoli e industriali, gli appalti pubblici, gli investimenti materiali, l’energia e le materie prime, le materie regolamentari, le misure sanitarie e fitosanitarie, i servizi, i diritti di proprietà intellettuale, lo sviluppo sostenibile, le piccole e medie imprese, la composizione delle controversie, la concorrenza la facilitazione degli scambi, le imprese di proprietà statale”.

Ovviamente, una volta raggiunto questo accordo, agli Stati nazionali non resterà che uniformarsi a quanto in esso pattuito ma soprattutto è previsto che qualora uno stato contravvenisse sarebbe oggetto di azione legale, presso appositi tribunali sovranazionali, con potere di sanzione nei confronti degli stati contravvenienti.  In parole spicce, una qualsiasi multinazionale potrebbe citare in giudizio uno Stato se, avendo costruito uno stabilimento nel suo territorio, questo decidesse di adottare una politica differente da quella precedente(aumento dei salari minimi o rafforzamento delle misure di tutela di ambiente e salute).

Tutto ciò viene sottaciuto dai grandi giornali e dalla nostra classe “politichese” al grido di: “più posti di lavoro” “aumenterà il Pil ed il reddito pro capite” e, tanto per cambiare “ce lo chiede l’Europa”. Eppure ci chiediamo come possa un’ulteriore apertura, tra l’altro così radicale, ad un mercato globalizzato essere vantaggioso quando in paesi come gli Stati Uniti sia possibile coltivare prodotti OGM o non abbia alcun valore la determinazione dell’origine di un prodotto e le regole per la tutela dell’ambiente siano molto meno vincolanti.

A noi sembra che questo sia l’ennesimo attacco a tutta quella piccola-media industria italiana che si vedrebbe nuovamente contrapposta ad un nemico con cui non può competere, senza che questo Stato fantoccio faccia niente per tutelare le sue aziende invece che mandarle allo sfacelo. Complimenti vivissimi, Mister Renzi!

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